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Dossier I: villa Longo a Fiessetto A.

B. C.Vi., ms 487, fasc 3, Dis 11 (cc 49-50)

Sul verso del foglio Antonio Longo registrò: «S. Agnese del Zamberlan» (c. 50)

Disegno architettonico eseguito a mano libera.

Rappresenta una sezione orizzontale di un progetto di complesso residenziale composto di 6 moduli abitativi disposti su due piani e collegati da rampe di scale indipendenti.

Sono riportate le misure perimetrali di ciascun vano, molto probabilmente espresse in piedi, l’unità di misura veneziana. Il perimetro complessivo dello stabilimento misura piedi 80x97 (m. 27.84x33,75), mentre nel lato corto è segnato, in alto, «69»; sul lato lungo «101».

Cap. 3

3.1

Un “muraro” (e ingegnere ?) di Bassano.

Gli anni della formazione e dell’affermazione professionale

Uno dei capitoli che della vicenda di Francesco Zamberlano è rimasto più a lungo quasi totalmente insondato è proprio quello iniziale, della nascita e dell’identificazione del nucleo famigliare; della formazione e delle prime esperienze nel campo dell’ingegneria idraulica: alla luce delle attestazioni documentarie riguardanti la futura attività del Bassanese come consulente della Repubblica nella vasta materia delle acque e del valore specifico dei suoi interventi registrati in quei documenti (þ 3.2 e 3.4), infatti, una tale pratica dovette essere stata coltivata per tempo e, molto probabilmente, in modo costante, permettendo di accumulare un bagaglio di conoscenze tali da consentirgli, entro il marzo del 1567 – intorno ai quarant’anni –, di presentarsi al concorso per l’incarico pubblico di proto al

Magistrato alle Acque di Venezia, sicuro di poter aspirare a un

tale incarico (þ 3.2).

Ma quei primi anni dovettero anche rappresentare l’avviamento e l’inserimento nel mondo dell’arte edile, ovvero nello sfaccettato universo dell’architettura, del quale i maggiori suoi famigliari risulta partecipassero da almeno due generazioni, relativamente al contesto bassanese e vicentino: sulla famiglia di Francesco – quegli «Zamberlani» a cui farà scarno riferimento anche il Chiuppani nella sua cronaca bassanese (þ 1.1) –, alcune emergenze documentarie verranno indicate a partire dallo Zorzi, con la segnalazione dell’iscrizione del padre Matteo, nel 1549, alla fraglia vicentina dei tagliapietra29 e, quindi, dal Mantese che raccolse nuova documentazione sul fratello del padre di Francesco, Agostino, dando conto dell’esistenza anche del padre di questi e di Matteo, Francesco, l’avo del Nostro e anch’egli «murator», e su alcuni altri non meglio collocati discendenti, in un paragrafo della storia della Chiesa vicentina dedicato alla focalizzazione delle principali famiglie di mureri operanti a

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Bassano nel Cinquecento30. Da quanto risulta da quelle nuove precisazioni documentali, lo zio paterno, Agostino si distinse in modo particolare a Bassano, nel 1539, per essere stato il costruttore delle nuove prigioni insieme a Giovanni Maria Bressan, e, in età ormai avanzata (dato che solo nel 1551 aveva maritato la figlia Elisabetta31) nel gennaio del 1580, fu coinvolto come ideatore, stando all’interpretazione di Mantese, di una parte, almeno, della ristrutturazione del monastero di San Fortunato, per la quale dovette consegnare un disegno32 (Mantese 1980, pp. 167-168). Accanto all’attività principale di «murer» – per la quale ricevette tributo pubblico fin dagli anni della maturità con l’iscrizione lapidaria a memoria dell’avvenimento del 153933 –, Agostino risulta avesse assunto anche il ruolo pubblico di perito della Comunità34, mentre ancora sfocata risulta essere l’attività bassanese del fratello Matteo, padre di Francesco, per il quale non sono note, fin’ora altre evidenze documentali se non che, entro il maggio 1549 (e non prima del febbraio dello stesso anno dato che risulta ancora a Bassano testimone di un battesimo35), dovette trasferirsi, per un tempo imprecisato, a Vicenza, forse, per raggiungere il cantiere del Palazzo della Ragione giusto allora allestito per la costruzione delle logge palladiane36.

Nonostante la scarsità delle evidenze documentarie ad oggi disponibili riguardanti il contesto famigliare di Francesco, la netta configurazione dell’attività principale di alcuni dei suoi membri che quelle stesse trasmettono, spinge a ritenere, in ogni caso, che il Bassanese, seguendone le orme, si fosse formato all’interno di una logica ancora tradizionale e corporativa, la quale, negli anni di formazione gli avrebbe consentito di esercitare una tale e, probabilmente, sfaccettata, esperienza nel campo dell’arte edile da farsi apprezzare ben prima degli anni della maturità, quando sarebbe stato in grado di superare anche il

30 Mantese 1974, pp. 1389-1397. 31 Mantese 1974, p. 1393. 32 Mantese 1974, p. 1392. 33 Chiupani 1749, s.n.c.. 34 Mantese 1974, p. 1394. 35

A.P.S.M.C.Ba., Registro dei Battesimi n. 1 (1523-1561). 36

banco di prova rappresentato dall’esigente, nobile committenza veneziana: documentatamente a partire dall’inizio del 1566 (þ 2.1), Francesco dimostrerà valore e capacità tali da vedersi riconoscere, nel 1577, una reputazione stabile di «stimato» architetto, attestata, nel ricordo encomiastico del Marucini (þ 1.1), anche se di poco, comunque già prima dell’acquisizione di un ruolo preciso nell’intervento a Palazzo Ducale, seriamente danneggiato da un nuovo incendio, alla fine dello stesso ‘77, con un coinvolgimento tanto nella fase nell’inchiesta preliminare37, quanto, probabilmente, durante gli interventi di restauro veri e propri38.

Che il periodo di formazione dell’architetto fosse definitivamente compiuto entro la prima metà degli anni Sessanta la documentazione oggi tornata in luce permette di suffragare: da un lato, è possibile, infatti, stabilire come termine post quem, il periodo a cavallo tra la fine del 1565 e il marzo del 1566, quando Francesco Zamberlano elaborò e presentò un modello e una pianta per la costruzione della «magnifica» casa domenicale del senatore veneziano Antonio Longo, a Fiessetto di Strà (þ 3.2). Mentre, dall’altro, nuove emergenze documentali accertano come lo stesso Zamberlano fosse stato impiegato, fin dall’inizio del decennio, in opere architettoniche di pertinenza della Comunità di Bassano: una serie di pagamenti effettuati all’indirizzo di «Franc[esc]o Za[m]berla[n]» e denunciati dal sindaco Locatelli nei registri dei rendiconti cittadini, testimoniano che tra il 22 giungo del 1563 e il 9 marzo 1564 Francesco venne pagato, verosimilmente in corso d’opera, con dieci saldi parziali, per un totale di lire 279, soldi 15 (ducati 45 ca.)39 – ai quali dev’essere

37

Zorzi 1957, pp. 19-23. 38

Ragionamenti e prove indiziarie su questo punto, rimasto ancora oscuro: Zorzi 1957, pp. 42-46.

39

M.B.A.Ba, Archivio dell’Antica Comunità, Quaderni VII, Quaderno 1555-1590, n. 17, c. 95: «[…] co[n]tadi a M[aestr]o Franc[esc]o Za[m]berla[n], fu a lì 22 Z[ug]no lire vinti sete, s[oldi] 4: val L[ire] 27, s[oldi] 4.

[…] co[n]tadi al ditto, fu u[ltimo] Z[ug]no 1563 lire trenta: [val] L[ire] 30.

[…] co[n]tadi a lui fu a lì 6 se[ttem]bre 1563 lire v[en]ti q[u]attro, s[oldi] 1: [val] L[ire] 24, s[oldi] 1.

[…] co[n]tadi al ditto fu a lì 13 ditto, lire trenta otto: [val] L[ire] 38.

[…] co[n]tadi al ditto fu a lì 20 ditto, lire v[en]ti una s[oldi] 8: [val] L[ire] 21, s[oldi] 8. […] co[n]tadi al ditto fu a lì 25 ditto, lire dodese: [val] L[ire] 12.

aggiunto un ulteriore credito, di poco meno di 8 ducati, reso pagabile dagli esattori comunali già dal 18 ottobre del 156340 –, forse per il progetto, sicuramente per la realizzazione del rifacimento del Padiglione («pavion») della Fiera di Bassano, promosso e finanziato durante il governo del podestà Francesco Barbaro41. Posto extra moenia, di quello stabile, sede del potere giudiziario durante la fiera annuale (trasformato radicalmente, all’inizio del Novecento, in zona residenziale42), sopravvive oggi un’immagine del tutto approssimativa nel settore sinistro della mappa dalpontiana (fig. 12).

A tutt’oggi senza alcuna certificazione documentaria rimane la tradizionale attribuzione allo Zamberlano della Porta delle

Grazie (fig. 13), situata nell’angolo settentrionale delle mura di

Bassano, opera di ristrutturazione di una più antica porta della cittadina, come promossa dal Podestà e Capitano Giovanni Tagliapietra che la inaugurò nel 1560: inizialmente attribuita al Palladio43, dopo la confutazione di ogni plausibile correlazione

stilistica44, venne assegnata, con cautela, all’architetto

bassanese45 e senza altri riscontri, con tale paternità acquisita alla storia dei monumenti bassanesi e come tale rimasta fino ai giorni nostri46. Ma proprio il confronto con gli stilemi adottati per la tipologia monumentale della porta/portale come sono riprodotti (sebbene con l’accento titubante di una fase di studio più che di un modello grafico da presentazione) nel disegno di un portale scenografico da giardino (Documento I/scheda 10, fig. 11) –

[…] co[n]tadi al ditto fu a lì 27 ditto, lire v[en]ti q[u]atro: [val] L[ire] 24. […] co[n]tadi al ditto fu a lì 3 marzo [1564] lire vi[n]ti ci[n]que: [val] L[ire] 25. […] co[n]tadi al ditto fu a lì 7 ditto lire sedese: [val] L[ire] 16.

[…] co[n]tadi al ditto fu a lì 9 ditto lire vi[n]ti: [val] L[ire] 20.» 40

M.B.A.Ba, Esattori comunali, parte I: «18 ottobre 1563. Commettemo a vui eredi del qm. ser Piero del Sala olim massaro nostro del Comun che dar debbiate delli denari de esso Comun a ser Francesco Zamberlan Muraro creditor in Comun per sua mercede de aver fatto il pavigion lire quarnatanove et soldi 2 val L. 42 sol.2». Il documento fu intercettato dallo Zorzi e inserito nella raccolta documentaria preparata in vista del saggio sul Bassanese, poi rimasto inedito: B.C.B.Vi., C.Zo., IX, cc. 1-6.

41 Petoello 2003, pp. 111-112. 42 Petoello 2003, p. 112. 43 Temanza 1762, p. 00 Milizia 1781, p. 38. 44 Vittorelli 1833, p. 12. 45 Gerola 1910, p. 68 46 Tua 1930, p. 336-338; Forlati 1947, p. 60