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Nell’immaginario calviniano due sono le figure che più si ricollegano a questa dicotomia ordine – disordine: il cristallo e la fiamma. Il primo è un’immagine geometrica molto cara a Calvino: egli la cita più volte non solo in saggi e interviste, ma la prende in esame anche come protagonista di alcuni suoi racconti e pensieri. Nella lezione riguardante l’esattezza, ad esempio, egli afferma:

Il cristallo, con la sua esatta sfaccettatura e la sua capacità di rinfrangere la luce, è il modello di perfezione che ho sempre tenuto come un emblema, e questa predilezione è diventata ancor più significativa da quando si sa che certe proprietà della nascita e della crescita dei cristalli somigliano a quelle degli esseri biologici più elementari, costituendo quasi un ponte tra il mondo minerale e la materia vivente.10

In questa riflessione c’è un riferimento, probabilmente involontario, alla teoria dello scienziato John Conway, il quale nel 1970 progettò una sorta di gioco, conosciuto con il nome Life11. Esso si presenta come un grande tabella piena di quadretti vuoti: il giocatore annerisce delle celle e dà poi il via al gioco. Il significato di tutto ciò è molto più complesso di quanto non ci si immagini: la scacchiera rappresenta l’intero universo, le celle annerite dal giocatore sono in realtà delle cellule. Azionando il gioco esse iniziano a moltiplicarsi, rispettando alcune regole (ad esempio un cellula è viva, e quindi il quadratino è annerito, se attorno ad essa ci sono almeno tre cellule vive, e via dicendo), creeranno degli schemi, che sono poi gli stessi schemi seguiti dalle leggi della

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ITALO CALVINO, Lezioni Americane – Sei proposte per il prossimo millennio, in Romanzi e Racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, vol. I, Milano, Mondadori, 1995, p. 688.

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popolazione. Ma non solo, gli scienziati hanno notato che tali raffigurazioni rappresentato il più delle volte anche crescite di oggetti inanimati (come appunto i cristalli) e leggi della fisica, quali il moto dei corpi, o le leggi di gravitazione. Quello che però è certo è che non è stato trovato un modo per determinare quali situazioni di partenza portino a certe configurazioni descriventi fenomeni naturali, piuttosto di altre. In sostanza, le particelle si urtano fra di loro creando situazioni di entropia, ma non si sa perché.

Tornando alla figura del cristallo calviniano, esso è frattale, e cioè, secondo il coniatore di tale termine Benoit Mandelbrot, è una figura, per così dire, dotata di omotetia interna. Ciò significa che se prendiamo una porzione di tale oggetto, anche minima, essa è identica all’intero oggetto, un po’ come nel caso dei fiocchi di neve, o dei cristalli, per l’appunto. Nel 1987 lo studioso Luciano Pietronero arriva alla conclusione

che l’universo intero ha una str * #

e noi stessi ci riflettiamo in esso. Infatti, come diceva Calvino, l’uomo è una possibilità che ha il mondo di poter narrare se stesso, è dunque un suo riflesso. E così come il taglio di un cristallo determina il modo in cui esso riflette la luce, è in base alla forma che noi diamo del mondo che il mondo ci riflette.

Dall’altra parte, l’immagine della fiamma rimanda a un dinamismo interno, ad un’autoformazione cinetica. Il fuoco, il volto di un Mercurio sempre in continuo movimento, si presenta come un messaggero tra l’ordine della struttura geometrica e il caos delle sue involuzioni, come un continuo aggregarsi e disgregarsi di atomi e particelle, con la sua forma mai stabile, mai definita. Fiamma e cristallo sono due figure

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indissolubili, due strutture sempre presenti entrambe nelle opere calviniane. Infatti, come afferma lo studioso Antonello,

nei suoi racconti, anche i più strenuamente geometrici, c’è sempre un pertugio, un quadrato della scacchiera, una maglia nella rete, dove il disordine o l’elemento scardinante che comporta il disordine (la rottura della simmetria genetica) appare, in una imperfezione del disegno come condanna12.

Il caos, il disordine per Calvino, così come per la letteratura in generale, non deve venir visto come contrapposizione all’ordine: esso è semplicemente l’inizio di tutto, la «radice genetica»13. Quindi, permettere ad esso di penetrare nella trama del testo significa, implicitamente, lasciare spazio al concetto di origine di farsi largo tra la filigrana, con la possibilità di recuperare un archetipico sapere perduto grazie alla sua presenza. Più che come condanna, questa rappresenta un’occasione inevitabile per poter fondere insieme l’idea di presente con il concetto di passato, uniti e proiettati verso il futuro. Perché il racconto, la narrazione, per Calvino, deve riuscire a comprendere e inglobare tutti e tre i tempi, in un unicum continuo che li rappresenti, proprio come la fiamma è inglobata nel cristallo. «Il cristallo di Calvino è un cristallo in fiamme»14, una sorta di festina lente rappresentato dalla lentezza della formazione del cristallo e dalla velocità con il quale la fiamma al suo interno brucia.

L’ordine, quindi, non viene mai separato dal disordine, proprio come la scienza non viene mai separata dalla letteratura e viceversa:

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PIERPAOLO ANTONELLI, L’entropia del cristallo – Le scienze di Italo Calvino, in Enciclopedia: arte,

scienza e letteratura, a cura di Marco Belpoliti, Milano, Marcos y Marcos, 1991, p. 211.

13 Ivi, p. 212. 14 Idem.

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Cristallo e fiamma, due forme di bellezza perfetta da cui lo sguardo non sa staccarsi, due modi di crescita nel tempo, di spesa della materia circostante, due simboli morali, due assoluti, due categorie per classificare fatti e idee e stili e sentimenti. Ho accennato poco si potrebbe fare per il partito della fiamma. Io mi sono sempre considerato un partigiano dei cristalli, ma la pagina che ho citato m’insegna a non dimenticare il valore che ha la fiamma come modo d’essere, come forma d’esistenza. Così vorrei che quanti si considerano seguaci della fiamma non perdessero di vista la calma e ardua lezione dei cristalli.15

Il cristallo presenta sempre in sé una costante di entropia che influenza la sua crescita. Infatti, sebbene la formazione della sua struttura tridimensionale segua degli specifici algoritmi geometrici, alla semplice osservazione visiva il minerale appare organizzato in maniera casuale e disordinata, con escrescenze disomogenee. Il cristallo, in conclusione,

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è l’entropia della fiamma a generale l’ordine minerario, un po’ come secondo la mitologia antica dal caos è nato il cosmo, dall’informe disordine è nata la geometrica schematicità delle forme. Ma un dubbio rimane: se il cosmo è stato generato dal caos, ancora non è stato detto cosa abbia generato quest’ultimo, cosa abbia innescato la fiamma molle e serpentina che ha poi dato il via al nostro universo di cristallo.

15 I

TALO CALVINO, Lezioni Americane – Sei proposte per il prossimo millennio, in Romanzie Racconti, vol.

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II. 3 Il disordine ordinato