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Capitolo 3 Il governo della casa

3.3 Cambio di prospettiva: le lettere delle figlie

Silvia, oltre che di sette figli maschi, era madre anche di Antonia, andata in sposa al cugino Girolamo figlio del marchese Fabio Leandro Colloredo, e di Teresa, maritata al nobile Sigismondo, figlio di Francesco Attimis.

Va subito detto che non posso fare luce sul ruolo materno di Silvia attraverso le lettere da lei scritte – che sono poche, solo quattro missive a Teresa e nessuna ad Antonia – ma posso assumere un punto di vista speculare prendendo in considerazione quelle – numerose, invece - inviatele dalle figlie. La scarsità delle lettere in uscita potrebbe essere attribuita ad una pluralità di cause - la dispersione accidentale, per esempio41 - ma sicuramente, come ho detto, non è imputabile ad una mancata corrispondenza tra madre e figlie, poiché il fondo restituisce oltre cento lettere scritte da Teresa e una ventina da Antonia, a testimonianza del dialogo epistolare intercorso tra loro. Sembra improbabile attribuire a Silvia scarsa considerazione nella tenuta del proprio archivio. Al contrario, c'era molta consapevolezza nella conservazione delle carte che produceva e riceveva. Infatti, noi conosciamo le lettere scritte ai figli grazie alle minute che ella teneva presso di

trascritta da Silvia).

41 O una particolare collocazione all'interno del fondo senza riscontro visibile nell'inventario. Va tenuto sempre presente, infatti, che le lettere su cui si basano le riflessioni di queste pagine sono il frutto di una selettiva all'interno del fondo.

sé e questo - per il tipo di archivio, per il periodo, per il sesso della scrivente - è un fatto ancora inusuale e a maggior ragione sintomatico dell'importanza attribuita alla conservazione della propria memoria. Inoltre, Silvia aveva cura non solo delle minute spedite e degli originali ricevuti dai vari mittenti, ma si preoccupava anche di trascrivere parte delle missive che i figli si inviavano reciprocamente e che probabilmente le giungevano per una lettura condivisa, pratica assai consueta in Antico Regime42. Posto dunque che la nobildonna aveva piena coscienza del valore del suo archivio, e che era sua consuetudine conservare copia di quanto spediva, dobbiamo forse leggere la mancanza delle minute alle figlie come il frutto di una selezione volontaria dovuta ad una minore considerazione di quel segmento di corrispondenza? Non sono in grado di rispondere anche se ho la certezza di una assunzione di responsabilità e valorizzazione del ruolo di madre differente a seconda del sesso della propria prole43.

In ogni caso le lettere delle figlie contribuiscono a completare lo spaccato di vita familiare delineato finora e a mostrare attorno a quali argomenti e in quali modi si articolasse il rapporto con la madre. Prenderò spunto dalle lettere che Teresa invia a Silvia, considerato che le poche lettere rimaste di Antonia ricalcano abbastanza da vicino quelle, molto più numerose, della sorella44.

Prima però di addentrarmi nell'analisi tematica delle lettere, qualche breve considerazione sulla modalità di scrittura di Teresa.

42 Sulla corrispondenza di Antico Regime si legga M. D'AMELIA, Lo scambio epistolare tra Cinque e Seicento...cit.

43 Significativa, a questo proposito, è una lettera che Silvia scrive per chiedere l'ammissione a corte di uno dei figli in qualità di paggio: “Essendo rimasta vedova carica di numerosa prole devo per legge di natura procurarne ogni sollievo per l'educazione vantaggiosa ad onore della medema, e massime col procurare l'avanzamento dè Figli Maschi, acciochè li medemi come li loro Antenati abbiano l'onore di servire a Sovrani prencipi, per acquistarne la loro Grazia e Clementissime Protezioni”, ASUD, Perusini, b. 588, f. 3, lettera senza data.

44 Nel fondo Perusini sono conservate 116 lettere di Teresa alla madre, scritte fra il gennaio del 1764 e il gennaio del 1798. Per un caso di studio di lettere tra figlia e madre, anche se di periodo precedente, rimandiamo a M. P. FANTINI, Lettere alla madre Cassandra Chigi (1535-1556): grafia, espressione, messaggio, in G. ZARRI (a cura di), Per lettera...cit., pp. 111-150.

Le sue missive sono lunghe, introdotte da ampi preamboli, si concludono con estese formule di saluto, riportano tante brevi notizie ma non si soffermano su alcuna in particolare. Il lessico è adeguato, corretto l'uso dei segni di interpunzione, pochi gli errori di ortografia; forse Teresa, che scriveva meglio di Silvia in termini grammaticali e lessicali, aveva potuto contare su una migliore forma di istruzione; questa però è solo una supposizione perché dalle lettere non emergono riferimenti a studi o a qualche luogo di educazione, quale un monastero, ad esempio. Al di là comunque del livello di abilità grafica, grammaticale, lessicale, ciò che distingue la scrittura di madre e figlia è l'uso che di questa si fa; un utilizzo comunicativo per Silvia, più relazionale per Teresa.

Queste brevi premesse servono ad introdurre un rapporto epistolare che inizia nel 1764, quando Teresa, maritata di recente, vive a Cordovado, lontano dalla madre. Nelle lettere scritte nei primi anni di matrimonio Teresa racconta delle beghe insorte in famiglia dopo la morte della suocera, delle difficoltà di adattamento in una casa in cui i ruoli sono già definiti e lei deve sottostare alle disposizioni dei cognati soprattutto per ciò che riguarda l'eventuale spartizione dei beni, dei piccoli problemi di gestione domestica che affronta giornalmente. Di questo primo segmento di corrispondenza conosciamo solo qualche frammento – otto lettere in circa cinque anni – già però emblematico di quello che sarà il suo principale tema comunicativo anche negli anni a venire: la vita domestica e le esigenze della famiglia. Anche al centro degli interessi della madre c'è la famiglia, ma dalle lettere di Silvia emerge principalmente un'attenzione ad un'idea di casato, di unione inscindibile di beni e di ideali per la quale può anche essere sacrificato l'interesse del singolo; per Teresa è soprattutto la casa, la famiglia di cui parla è un luogo di sentimenti, di protezione e assistenza reciproca nei confronti dei propri figli ma anche dei fratelli. L'atteggiamento di Teresa lo si può cogliere in più occasioni grazie a numerosi passi delle sue lettere in cui esprime sollecitudine per il benessere di qualche congiunto. Teresa così scrive alla madre parlando di uno

dei fratelli che si trova a passare qualche tempo presso di lei:

Ho piacere che si tratenghi qui, ancor un pocco, prima, per godere la sua compagnia, e poi per aggiustarli quella pocca di biancheria, che è molto di malle, di camicie, ed pegio di calze, che se non ne ha altre in udine, sta malle assai, ed immagino, che Vostra Signoria Illustrissima avrà intenzione di farne fare Se non potessero le sue donne, mi mandi la tella, che le farò far io, ed le calze, se comanda le farò venir da venezia una dozzena, ho mezza come lei comanda, perche non e da lasciarlo ritornar in regimento cosi sprovisto....scusi della libertà che mi prendo, in dirli queste cose ma mi fa compassione, ed se io ne avessi non parlerei, si acerti che il mio fratello non sa nulla di quanto li scrivo sollo io li ricercai se aveva altra robba in Regimento, e mi disse di no...di nuovo le chiedo scusa della mia tropa libertà di parlare ma so che se Vostra Signoria Illustrissima potesse farebbe molto di più ma chi sa se più lo vederemo, così bisogna mandarlo via consolato almeno questa volta45

La premura per le necessità personali del fratello, il timore della sua morte in un campo di battaglia, la verbalizzazione dei sentimenti – la compassione – mostrano un modello familiare fatto di corresponsione di affetti. Le premure espresse in questa lettera percorrono, in realtà, un po' tutta la corrispondenza di Teresa da cui emerge una forte solidarietà verso i fratelli e la sorella, frequentemente citati anche solo per rivolgere loro un saluto finale o per la richiesta dello stato di salute, ad esempio46. Non si tratta solamente di un rapporto a distanza, alimentato dalle notizie trasmesse dalla madre, ma di frequentazioni reali perché spesso Teresa dà conto delle visite dei fratelli. Infatti frasi come “consegnaro al conte Cesare con l'incontro che e venutto a ritrovarmi in quest'oggi”47 sono in grado di farci comprendere come le relazioni orizzontali

45 ASUD, Perusini, b. 561, f. 3, lettera dell'11 gennaio 1775.

46 Sulla pregnanza delle relazioni fraterne: A. ARRU- S. BOESCH GAJANO (a cura di), Fratello/Sorella, numero tematico di «Quaderni Storici», XXVIII (1993); una particolare chiave di lettura del binomio fratello/sorella attraverso l'appropriazione fisica di spazi e cose è quello suggerito da B. BORELLO, Prossimi e lontani: fratelli aristocratici a Roma e Siena (secoli XVII-XIX), in R. AGO – B- BORELLO (a cura di), Famiglie. Circolazione di beni, circuiti di affetti in età moderna, Roma, 2008, pp. 117-140; per una panoramica europea rimando ai diciassette saggi contenuti in N. J. MILLER – N. YAVNEH (eds.), Sibling relations and gender in the early Modern World: Sisters, Brothers and Others, Aldershot, 2006; una rassegna di lungo periodo invece in C. H. JOHNSON – D. W. SABEAN (eds.), Sibling relations and the transformations of european kinship. 1300-1900, New York-Oxford, 2011.

fossero conservate grazie a visite e contatti periodici. Era stata forse Silvia con i suoi richiami all'armonia e solidarietà familiari a porre le basi di queste relazioni? Non lo so per certo ma ciò che è palese è la solidarietà tra Teresa e i fratelli.

Dalle lettere di Teresa affiorano solo marginalmente i contrasti legati alla suddivisione del patrimonio che era stato uno dei temi centrali nella corrispondenza di Silvia con i figli maschi48. Teresa, da parte sua, faceva cenno ad argomenti che toccavano la sfera dell'economia familiare soprattutto per sottolineare il suo disagio emotivo nell'assistere a contrasti tra congiunti, mostrandosi informata delle loro discordie ma mantenendo un atteggiamento di sostanziale distacco dall'argomento49.

Ciò che invece continuerà negli anni a costituire il cuore tematico della comunicazione epistolare con la madre, riguarda la trasmissione delle notizie inerenti la sfera intima e privata, propria e di tutti i familiari. Nelle lettere troverà spazio, come già anticipavo, la soddisfazione dell'avanzamento sociale dei fratelli - Carlo che diviene cavaliere, Giuseppe nominato capitano - la soddisfazione per i parti “felici” delle cognate, la circolazione delle notizie sui parenti. Rimane invece ai margini l'uso della corrispondenza come strumento di cronaca della società del tempo: Teresa è concentrata sulla sua famiglia, d'origine e d'acquisizione, e filtrano solo poche altre notizie generalmente legate a matrimoni, nascite, morti di altra nobiltà.

48 Sulle relazioni fratello/sorella e l'accesso al patrimonio familiare G. DELILLE, Famiglia e proprietà nel regno di Napoli. XV-XIX secolo, Torino, 1988 (ed. orig, 1985)

49 “Dopo molto tempo che non ho lettere di Vostra Signoria Ilustrissima ne ricevei una la quale di consolarmi, molto mi conturbò nel sentirla così in affano, si dia coraggio, ed si diriga con la sua prudenza, e pacienza, che vedrà non sarà tanto malle, ed non abadi a ciarle e non creda il tutto quello che vien detto, perchè il mondo e malignio, ed procura di far nascere disscusione in casa. Spero che della nostra famiglia non avrano questo contento, ed non creda quanto li e statto detto di Checo, che se fosse qualche cosa, io lo saprei più degli altri, così di Beppo, mi consolo intendere che sia in buona opinione del Conte Cesare ed conviene tutti dacordo farli finezze, che così non farà malle ad alcuno. Se non si contentano di quel che ano fatto scritura, puo il fratello Cesare farli vedere quello, e di sua parte senza dividere, possono sapere cosa ano e possono pretendere, al prò di quello li tocca; noi non possiamo far altro che raccomandarli al Signore, e sperare bene e darli coraggio, per non morire inanci al tempo”, ASUD, Perusini b. 29, lettera di Teresa a Silvia del 20 settembre 1780.

Nella descrizione di questa quotidianità – ricordiamolo, della figlia, sebbene indirettamente possa essere osservata anche quella della madre – due elementi sono quasi sempre presenti: l'aggiornamento continuo circa lo stato di salute e un costante riferimento a un modello religioso improntato alla cristiana rassegnazione.

Se le relazioni affettive erano parte importante nella conversazione tra Teresa e Silvia, altri argomenti, decisamente materiali questa volta, costituiscono il nucleo essenziale della corrispondenza tra Silvia e il suocero, Giulio Cesare di Colloredo.