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Silvia Rabatta tra incombenze domestiche e interessi del casato

Capitolo 3 Il governo della casa

3.1 Silvia Rabatta tra incombenze domestiche e interessi del casato

Nel gennaio del 1961 Gaetano Perusini, etnografo e noto collezionista, acquistava sul mercato antiquario una notevole quantità di materiale archivistico proveniente dall'ormai disperso archivio della famiglia Colloredo1. Si trattava perlopiù delle carte degli esponenti di una linea collaterale del secondo ramo dei Colloredo - quello di Bernardo - redatte essenzialmente tra il XVIII e il XIX secolo. Qualche anno più tardi, nel 1963, Giuseppina Antonini Perusini, madre di Gaetano, pittrice, scrittrice, nonché abile cuoca, utilizzava quelle carte e pubblicava un libro di cucina dichiarando di aver tratto buona parte delle ricette dalle note di cucina di una nobildonna vissuta nel XVIII secolo, Silvia Rabatta

1 A testimonianza di quest'operazione di recupero, rimangono in molte buste gli appunti su cui lo stesso Perusini annotava la data dell'acquisto fornendo, al contempo, una descrizione sommaria del pezzo comprato. Talvolta l'indicazione comprende anche il nome del venditore. Su Gaetano Perusini si veda almeno: C.G. MOR, Il pensiero e l'opera storica di Gaetano Perusini, «Ce fastu?», LIII (1977), pp.7-12; N. CANTARUTTI - G.P. GRI, Ricordo di Gaetano Perusini, «Sot la nape», III (1987), pp. 71-84. Sulla famiglia comitale dei Colloredo: G. B. DI CROLLALANZA, Memorie storico-genealogiche della stirpe Waldsee-Mels e piu particolarmente dei conti di Colloredo, con documenti, Pisa, 1875; e anche P. ANTONINI, I baroni di Waldsee o Walsee, i visconti di Mels, i signori di Prodolone e di Colloredo. Accenni genealogici e note storiche, Firenze, 1877. Di qualche anno fa invece G. C. CUSTOZA, Colloredo. Una famiglia e un castello nella storia europea, Udine, 2003.

Colloredo2. Di Silvia non venivano fornite notizie biografiche né indicazioni di altro genere: ciò che in quella sede interessava erano appunto le ricette. Il testo della Antonini Perusini era destinato ad avere una discreta fortuna tanto da essere ripubblicato più volte negli anni successivi e meritare quasi sempre una menzione nei volumi sulla cucina friulana. Così, da allora, anche Silvia è stata spesso citata senza tuttavia che studi mirati ne abbiano ricostruito la figura attraverso la pur ricca documentazione conservata nel Perusini3, anzi, più in generale, si può dire che il fondo, almeno per quanto riguarda le carte ascrivibili ai Colloredo, sia in gran parte inesplorato4.

In queste pagine punterò marginalmente l'attenzione sui “Libri di cibarie” o su quelli di “Spese per cucina”5, mentre cercherò di mettere a fuoco quanto emerge dalle sue lettere, un epistolario molto ricco e di lunga durata: 380 missive scritte tra l'aprile del 1734 e il gennaio del 1801.

Ciò che ne emerge è una rete epistolare che lascia intravedere tre ambiti di scrittura: uno interno alla famiglia, alimentato dalla corrispondenza con i figli e le figlie, il consorte, ma anche il suocero, la sorella, i nipoti; un altro esterno alla famiglia, che riguarda contatti occasionali con artigiani, commercianti e vari altri esponenti di pari ceto sociale, nonché con alcune personalità di rango; infine un terzo, intermedio rispetto agli altri due ambiti, rappresentato dai rapporti tessuti con gli assistenti di casa, gli agenti posti a conduzione delle proprietà, i fattori,

2 G. PERUSINI ANTONINI, Mangiar friulano, Venezia, 1963 (e successive edizioni ed integrazioni).

3 L'unico studio interamente dedicato a Silvia Rabatta di Colloredo è una tesi di laurea discussa qualche anno fa: V. LOT, L'epistolario e le carte private di Silvia Rabatta Colloredo (XVIII-XIX secolo), Università degli Studi di Udine, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007-2008. Questa tesi non è però consultabile, quindi ignoro quali aspetti della vita di Silvia siano stati indagati e con quale grado di approfondimento.

4 A titolo informativo preciso che più volte, nel corso della mia ricerca di dottorato, ho materialmente tolto la piombatura con cui la Sovrintendenza del Friuli Venezia Giulia – depositaria, per un certo periodo dopo la morte di Perusini, del fondo archivistico- aveva provveduto a sigillare le buste prima della loro consegna all'archivio di Stato di Udine. 5 ASUD, Perusini, b. 750 e b. 672, a titolo di esempio.

relazioni si collocano tra il familiare e il padronale.

Proverò quindi a far luce sul ruolo svolto da Silvia quale punto di riferimento per la famiglia e sull'uso della scrittura dalla scrittura che trae origine da diverse motivazioni: le preoccupazioni e le ambizioni per la carriera dei figli, gli affanni per i matrimoni imprudenti, le ansie per la stabilità del casato, le incombenze derivanti dalla gestione delle proprietà.

Questa scrittura legata alla dimensione domestica e del governo della casa dà conto di situazioni tangibili, di scelte operative concrete, saldamente ancorate alla sfera del quotidiano6. Ne deriva un lessico essenziale, lontano da ogni ricercatezza, vicino invece al linguaggio colloquiale. Si tratta di un uso prettamente comunicativo della corrispondenza, che non presupponeva necessariamente un buon livello lessicale e una sicura padronanza grafica. Abilità che Silvia non possedeva, infatti, ma che non le impedivano di tenere un fitta corrispondenza fuori e dentro la famiglia, sebbene alcune sue lettere, specialmente quelle inviate a destinatari di spicco, siano state scritte da un segretario7. Va comunque sottolineato che il basso profilo dell'esecuzione non inficia il messaggio contenuto nelle lettere, che è generalmente chiaro e preciso, con ben rare possibilità di fraintendimento. Vediamo, dunque, quanto scrive Silvia.

6 Per un carteggio simile si veda P. SALVADORI, La gestione di un casato. Il carteggio di Lucrezia Tornabuoni dei Medici, in «Memoria», 18 (1986), pp. 81-89, o anche, pur con qualche differenza rispetto al nostro caso, I. FOSI, "Molto illustre et Amatissimo figlio": lettere di Laura Marsili a Fabio Chigi (1629-39), in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», I (2004), pp. 207-229.

7 Ausilio importante in tema di scrittura femminile, come ho già sottolineato, anche se nel Settecento questa figura aveva ormai un ruolo diverso, generalmente più defilato, rispetto a quello dei secoli precedenti. Sul ricorso a questa figura A. PETRUCCI, Scrivere per gli altri...cit., e anche S. S. NIGRO, Il segretario, in R. VILLARI (a cura di), L'uomo barocco, Roma-Bari, 1991, pp. 91-108.