• Non ci sono risultati.

CAMMINO LENTO

Nel documento BOLZANO BOZEN MAGAZINE (pagine 60-63)

61

S

tiamo parlando dell’altipiano del Renon, una zona nota a tutti i residenti, e non solo, ma celebre fin dai tem-pi di Freud e Nietzsche per l’aria titem-picamente salubre di mezza montagna e per un sole mite anche nei giorni in-vernali.

Tuttavia, nemmeno gli illustri frequentatori del tempo po-tevano sapere che proprio tra Collalbo e Costalovara, a partire dalla stazione di Stella - raggiungibile col famoso trenino che ha origine da Soprabolzano - si dipana un percorso di alcune ore attraverso boschi con peculiarità floreali uniche e ricchi di sorprese archeologiche.

Da qualche tempo, infatti, l’Associazione Turistica Renon con l’aiuto di guide esperte del territorio propone pas-seggiate di 5/6 chilometri che conducono verso il lago di Costalovara, suggerendo al visitatore di porre attenzione con tutti i sensi a ciò che lo circonda. Si comincia con l’osservare, dopo aver camminato in direzione ovest dal-la stazione Steldal-la, un antico maso risalente al 1400, oggi sede di un originale museo delle api. Plattner il nome di questo primo testimone del passato, con la tipica dispo-sizione a est della cucina per catturare più luce diurna, necessaria alla preparazione degli alimenti.

Poi, come se si varcasse una porta verso una dimensione parallela, proseguendo il cammino tra esemplari di pino mugo e di cembro (cirmolo), si accede a un tratto di sen-tiero segnato dalla fitta vegetazione e dalla presenza di muschio scuro che ricopre le rocce e che attutisce i passi creando tutt’intorno un silenzio avvolgente. Shirin-yoku, così lo chiamano i giapponesi, una “immersione nel bo-sco” che richiede concentrazione e assenza di rumori per poter ascoltare la voce delle piante. Secondo alcuni botanici, essa consisterebbe in un linguaggio articolato in molecole odorose che si diffondono nell’aria, dette terpeni. La conversazione può risultare superflua o addi-rittura fuori luogo, perciò la guida proporrà di restare in totale silenzio per la durata di attraversamento di questo tratto, in attesa di scoprire ciò che ci attende una volta

“riemersi dal bosco”.

IT

©8a

Dopo aver camminato in direzione sud e aver supe-rato il lago di Costalovara, si arriva a una collina che ospita i resti di un fortificato risalente al 2000 a.C. cir-ca. Testimoni di questo sito sono un altare di pietra per sacrifici ignei e il piccolo lago Mitterstieler: un’i-potesi suggestiva e avanzata di recente vuole che gli antichi abitanti del luogo celebrassero il culto dell’ac-qua insieme a quello del fuoco. L’uno e l’altra, difatti, potevano essere fondamentali per la sopravvivenza tanto nella preparazione del cibo quanto nella difesa dagli animali predatori. Non deve allora stupirci se a pochi passi dai resti del fortificato sono ancora pre-senti le antiche trappole per catturare i lupi: si tratta di buche scavate nel terreno che venivano ricoperte con rami e muschio, le più recenti ancora visibili e non più vecchie di un secolo circa. La toponomastica, inoltre, può aiutarci a capire quanto importante fosse questa pratica venatoria: la frazione del Renon che oggi por-ta il nome di Wolfsgruben (letteralmente: “fosse per i lupi”) non può che aver tratto origine da qui.

Giunti a metà circa del percorso, è possibile allonta-narsi di poco dal sito archeologico in direzione sud, per regalarsi una piccola pausa e godersi una vista mozzafiato sulla corona delle Dolomiti, prima di ri-prendere il cammino che dal versante est del lago di Costalovara riconduce verso la stazione Stella.

Ma sulla via del ritorno non mancano altre sorprese.

Dopo aver risalito un pendio si arriva a un biotopo pa-ludoso, dove ancora oggi si sente il mormorio delle canne al vento, preludio azzeccatissimo a un’ulteriore scoperta archeologica: una stele di pietra con il verti-ce orientato alle cime di Euringer e Santner.

La collocazione di questo menhir, forse appartenente a un complesso di steli disposte a triangolo isoscele, serviva molto probabilmente come punto di osserva-zione astronomica o come dispositivo per rilevare gli equinozi dell’anno. Ancora oggi, grazie ai rilevamen-ti dello studioso Dietmar Bernardi, da questo punto preciso dell’altipiano è possibile osservare nelle gior-nate del 23 marzo e del 23 settembre il singolare

fe-63

si svolgono in giugno, tutti i giovedì, in compagnia di Karl Unterhofer, guida esperta di mezza montagna, appassionato studioso del territorio dell’altipiano e delle sue innumerevoli tradizioni legate alla natura, alla storia e al folclore. L’escursione è adatta per esplorare l’ambiente in cerca di

armo-nia ed equilibrio, ma soprattutto per approfondire il tema del bosco e dei particolari siti archeologici disseminati

lungo il percorso. L’Associazione Tu-ristica Renon ha in serbo anche altre

proposte dedicate ai sentieri storici del Renon, come la Freud Promenade

o l’escursione dell’Hirtensteig.

www.renon.com

nomeno della “Geteilte Sonne”: per un minuto circa, il sole sorgente s’inquadra tra le due cime e dà l’illusione ottica di sdoppiarsi.

Quando ormai si è giunti quasi a destinazione, si attraversa un’ultima zona collinare che ospita da un lato un larice secolare e dall’altro il Wall-neregg con una veduta singolare sul Corno del Renon: ai suoi piedi, infatti, si può ancora ammi-rare un bacino oggi riempito con acqua artificia-le, ma un tempo alimentato dalle precipitazioni e utilizzato dalle antiche popolazioni come riserva idrica, o come luogo di abluzioni sacre, o forse semplicemente come zona di balneazione. An-ch’esso potrebbe risalire fino a 4000 anni fa, e data la distanza temporale e la scarsità di fon-ti, le ipotesi riguardo alla sua destinazione sono molteplici. Le foto scattate agli inizi del secolo scorso testimoniano ancora della sua presen-za, ma questo come tanti altri biotopi un tempo diffusi su tutto l’altipiano sono stati sostituiti dai bacini d’acqua per l’irrigazione, o dalla stessa ri-voluzione delle prime imprese che utilizzavano l’energia elettrica. Altri, infine, si sono prosciuga-ti per effetto del mutamento climaprosciuga-tico.

Non senza una vena di malinconia, si torna dunque sui pro-pri passi e si raggiunge la stazione da cui si era partiti: la fermata del treno a Stella. La perfetta circolarità del per-corso, in virtù della sua dimensione immersiva tanto nel-la natura quanto nel passato, dona a questa passeggiata un’aura quasi atemporale. Per qualche ora ci si dimentica del tempo quotidiano, quello scandito da impegni e oro-logi, rendendosi conto che ad averci colpito è un insieme di tanti piccoli dettagli rilevati grazie a un’osservazione più attenta, o semplicemente più consapevole.

(rm)

Nel documento BOLZANO BOZEN MAGAZINE (pagine 60-63)

Documenti correlati