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Nella tarda estate del 397, un certo Eroda di Siracusa si trovava in Fenicia per commercio e potè osservare i consistenti preparativi navali dei Persiani, nei

1 Sulle carenze cronologiche delle Elleniche di Senofonte, cfr. R

IEDINGER 1991, pp. 97-121.

Sul rapporto tra lo storico di Ossirinco e Diodoro, cfr. infra, pp. 121-135.

2 Nel capitolo precedente, nella parte dedicata agli antefatti delle vicende narrate nei fram-

menti londinesi (cfr. supra, pp. 13-22), una fonte privilegiata è stata proprio Senofonte e pertanto il suo racconto circa le vicende dell’Asia Minore degli anni 400-397 non sarà più esaminato in questo capitolo.

3 Per esempio, la successione ad Agide II (Hell. III 3, 1-4) o la congiura di Cinadone (Hell. III

cui arsenali arrivò a contare quasi trecento triremi4. Avvertiti del pericolo dallo

stesso Eroda, gli Spartani convocarono gli alleati per discutere le misure da adottare per fronteggiare questa potenziale minaccia e su proposta di Lisandro decisero di inviare in Asia il re Agesilao con un contingente composto da trenta spartiati, duemila neodamodi e seimila alleati. La superiorità della flotta greca e il ricordo dell’impresa dei Diecimila permettevano un certo ottimismo circa il successo della spedizione5.

Nei disegni di Lisandro obiettivo di quest’ultima doveva essere la restaura- zione delle decarchie da lui stesso istituite in Ionia alla fine della guerra del Peloponneso e in seguito abbattute dal governo spartano in quanto giudicate espressione di un potere troppo autonomo e personale6. Senofonte sembra però

ampliare gli obiettivi della spedizione quando riferisce del sacrificio di Aulide, celebrato dal re spartano a imitazione di quello compiuto nel medesimo luogo da Agamennone al momento della partenza per Troia7. Non si trattava di uno

dei consueti diabateria tenuti in occasione del superamento dei confini patrii, di cui Senofonte riferisce spesso8, bensì di un evento eccezionale e altamente

simbolico. L’episodio induce a ritenere infatti che Agesilao intendesse dare un significato panellenico alla propria spedizione9: la Grecia unita sotto la guida di

Sparta e del suo re muoveva contro il nemico di sempre, l’impero persiano, il quale si identificava con l’Asia intera10, così come Agamennone aveva condotto

la Grecia contro l’asiatica Troia11. Il sacrificio ebbe tuttavia un epilogo sfortu-

nato. Senofonte racconta che per impedirne la celebrazione i beotarchi inviaro- no ad Aulide dei cavalieri, i quali rovesciarono dagli altari le vittime già consa- crate costringendo il re spartano a salpare senza avere completato la cerimonia.

L’episodio stranamente non compare nell’Agesilao, dove, rispetto alle Elle- niche, Senofonte accresce tuttavia il significato della spedizione in Asia soste- nendo che essa fosse intesa a prevenire l’invasione della Grecia che il Re stava

4 Xenoph., Hell. III 4, 1.

5 Xenoph., Hell. III 4, 2. Vd. anche Plut., Ages. 6, 1-2.

6 Sulle decarchie instaurate da Lisandro in Ionia, vd. Plut., Lys. 13, 5-7; cfr. B

OMMELAER

1981, p. 113; HAMILTON 1992, p. 40.

7 Xenoph., Hell. III 4, 3-4. La capienza del piccolo porto di Aulide non andava oltre le 50 tri-

remi (Strabo, IX 2, 8) e non poteva pertanto accogliere la flotta spartana che infatti si riunì presso il capo Gerasto; vd. anche Plut., Ages. 6, 6. La deviazione verso Aulide doveva perciò avere un significato intenzionalmente simbolico per Agesilao. Sul richiamo di Agesilao alla spedizione di Agamennone, vd. anche Plut., Apophth. Lac. 209 B.

8 Vd. Xenoph., Hell. III 4, 3; 5, 7; IV 7, 2; V 1, 33; 4, 37; 4, 47; VI 5, 12. Cfr. D

AVERIO 1988,

p. 35.

9 Cfr. BOMMELAER 1983, p. 24; RAGONE 1996, pp. 21-49; GIRAUD 2000, p. 94; CAWKWELL

2005, p. 163.

10 Sull’equivalenza di 'As…a e impero persiano, vd. Hdt., I 4, 4; IX 116, 3; Thuc., VIII 58, 2.

Cfr. CAWKWELL 1976a, pp. 66-67.

11 Cfr. D

ELEBECQUE 1957, p. 138, il quale definisce la spedizione di Agesilao in Asia Minore

pianificando12. Pare tuttavia improbabile che nel 396 i Persiani meditassero se-

riamente di invadere la Grecia e bisogna perciò pensare a un’esagerazione inte- sa a nobilitare le gesta del re spartano. Dal canto suo, il racconto di Plutarco13 differisce da quello di Senofonte e ne permette una migliore comprensione. Se- condo lo scrittore di Cheronea, il sacrificio sarebbe stato l’esito quasi casuale di un sogno che il re avrebbe fatto durante un pernottamento ad Aulide, nel quale un’immagine onirica aveva equiparato la sua spedizione a quella di Agamenno- ne e lo aveva invitato a imitare quest’ultimo compiendo un sacrificio ad Arte- mide analogo a quello di Ifigenia. I beotarchi sarebbero intervenuti per impedi- re che il sacrificio fosse compiuto dall’indovino personale di Agesilao anziché dal sacerdote preposto dai Beoti14. Si sarebbe trattato dunque di un’azione det-

tata dalla volontà di prevenire un’infrazione al cerimoniale piuttosto che un ge- sto pregiudizialmente ostile al re spartano. La versione di Plutarco risente pro- babilmente di una certa dose di patriottismo beotico che porta il biografo da una parte a giustificare l’intervento dei beotarchi, dall’altro a rivelare il caratte- re apologetico della versione senofontea. Da quest’ultima emerge infatti un re spartano consapevole della propria alta missione, osteggiato però dagli odiati Beoti, sui quali ricade il disprezzo di Senofonte che giustifica così il profondo risentimento che Agesilao avrebbe in seguito dimostrato nei loro confronti15.

La spedizione in Asia, presentata da Senofonte come un’impresa panellenica paragonabile a quella di Agamennone, subisce tuttavia un drastico ridimensio- namento nei suoi obiettivi iniziali subito dopo lo sbarco del re spartano a Efeso. A Tissaferne che gli domandava per quale motivo fosse giunto in Ionia, Agesi- lao dichiarò infatti che lo scopo della sua missione era di ottenere l’autonomia delle città greche d’Asia e stipulò una tregua con il satrapo per permettere a quest’ultimo di consultare il Re al riguardo16. In realtà, Tissaferne non aveva

sinceri propositi di pace e approfittò della tregua per ricevere considerevoli rin- forzi, ottenuti i quali intimò al re spartano di evacuare l’Asia. Che la richiesta di rinforzi costituisse una violazione della tregua è opinabile e sembra piuttosto un’accusa propagandistica17. Secondo una notizia sulla cui veridicità è lecito

dubitare e che pare invece funzionale alla celebrazione del personaggio18, Age-

silao si sarebbe compiaciuto dello spergiuro del satrapo in quanto quest’ultimo si rendeva in questo modo inviso agli dei e il loro favore si volgeva così al re spartano, la cui eusebeia sarebbe rimasta un suo tratto caratteristico nel prosie- guo del racconto19. Dopo avere fatto credere al satrapo di volere attaccare la

12 Xenoph., Ages. 1, 6-8. Cfr. L

UPPINO 1992, p. 20.

13 Ages. 6, 6-11. Vd. anche Pelop. 21, 4.

14 Cfr. BOMMELAER 1983, pp. 21-22; HAMILTON 1994, p. 209. 15 Vd. Xenoph., Hell. V 1, 33; cfr. HAMILTON 1994, p. 209. 16 Xenoph., Hell. III 4, 5-6; Ages. 1, 10.

17 Cfr. W

ESTLAKE 1981, p. 265.

18 Cfr. W

YLIE 1992, p. 120.

Caria, il re si diresse invece in Frigia, la regione di Farnabazo, probabilmente perché più debole e vulnerabile.

La spedizione di Agesilao sembra dunque ricalcare, almeno nella sua fase iniziale, la strategia inconcludente di Dercilida, il quale, inviato in Asia per combattere Tissaferne, si era invece rivolto contro Farnabazo saccheggiandone le terre20. Giunto nei pressi di Dascilio, l’esercito greco si scontrò senza fortuna

con le truppe del satrapo comandate da Ratine21 e Bageo. Con una spiegazione

intesa a sminuire le dimensioni del rovescio spartano, Senofonte racconta che dopo la battaglia Agesilao decise di ritirarsi verso il mare in seguito a un presa- gio sfavorevole ottenuto durante un sacrificio22. In realtà, lo scacco di Dascilio aveva mostrato al re l’impossibilità di affrontare i Persiani in campo aperto senza un’adeguata cavalleria e pertanto egli passò l’inverno a Efeso ad allestire un corpo di cavalieri che fosse all’altezza del compito.

A proposito della campagna del 396, Senofonte richiama indirettamente le Elleniche di Ossirinco quando presenta il personaggio di Spitridate. Lo storico ateniese riferisce infatti che durante la tregua tra Agesilao e Tissaferne, il re in- viò Lisandro nell’Ellesponto alla ricerca di alleati per l’imminente campagna militare e questi prese contatti con Spitridate, il quale aveva subito un torto da Farnabazo divenendone nemico23. Lisandro ottenne la sua alleanza e lo condus- se dal re che poté così ottenere informazioni attendibili sulla satrapia24. Lo sto-

rico di Ossirinco riferisce questi fatti a proposito della campagna di Frigia dell’anno successivo, quando ricorda le circostanze che portarono all’alleanza tra il re e Spitridate, presentando quest’ultimo come un personaggio nuovo, se- gno che si doveva trattare della sua prima apparizione nel testo25. Le Elleniche

di Ossirinco non accennano al ruolo di Lisandro, ma concordano con Senofonte nell’individuare la città, Cizico, in cui Spitridate si era rifugiato dopo essere

20 Cfr. LEWIS 1977, p. 117; CAWKWELL 2005, pp. 163-164. Cfr. supra, pp. 15-16.

21 Ratine è ricordato dallo stesso Senofonte (Anab. VI 5, 7) come ufficiale di Farnabazo du-

rante la ritirata dei Diecimila. L’identificazione di Ratine con il Ratane delle Elleniche di Ossirin-

co (24, 6), già riconosciuta dai primi editori (GRENFELL-HUNT 1908, p. 240), è oggi generalmente

accettata; cfr. SCHMITT 1993, pp. 392-393; LÉRIDA LAFARGA 2007, pp. 707-708. La forma corretta

del nome sembra essere proprio Ratine, la quale ricorre, a proposito di un personaggio omonimo, anche in Xenoph., Cyrop. VIII 3, 32.

22 Xenoph., Hell. III 4, 15. La campagna del 396 è trattata in maniera sbrigativa nell’Agesilao

(1, 16-22), dove si parla di una trionfale avanzata segnata dai saccheggi e dall’accumulazione di un considerevole bottino, mentre sono ricordati numerosi gesti di umanità del re verso i prigionie- ri. La decisione di interrompere la spedizione in seguito a presagi sfavorevoli sembra costituire un

topos per le campagne di Agesilao: Diodoro (XIV 80, 5) riferisce infatti che per questo motivo il

re spartano rinunciò a proseguire l’avanzata in Lidia nell’estate del 395; cfr. supra, pp. 40-41.

23 Secondo Senofonte (Ages. 3, 3), Spitridate si era sentito offeso da Farnabazo quando aveva

saputo che il satrapo intendeva tenersi sua figlia come semplice concubina per potere sposare la figlia del Gran Re.

24 Xenoph., Hell. III 4, 10. Spitridate è menzionato da Senofonte (Anab. VI 5, 7) durante la

ritirata dei Diecimila, quando era ufficiale di Farnabazo insieme a Ratine.

entrato in contrasto con Farnabazo e nello specificare che il Persiano portò con sé presso Agesilao anche il proprio figlio.