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Terminato l’esame parallelo dei racconti delle Elleniche di Ossirinco e delle Elleniche di Senofonte è possibile formulare alcune osservazioni circa le rispettive tradizioni storiografiche. I due autori si pongono chiaramente all’origine di due filoni indipendenti che delineano scenari diversi entro i quali calare gli eventi particolari che costituirono i prodromi della guerra di Corinto. Le differenze tra i due racconti che possono essere individuate relativamente a vicende specifiche si spiegano generalmente con i differenti punti di vista assunti, a partire dai quali gli autori o le loro fonti osservavano gli eventi1. Il

diverso punto di osservazione condiziona anche il diverso grado di dettaglio con cui l’esposizione è condotta, il quale conosce sensibili variazioni nel racconto di Senofonte, verosimilmente in relazione all’osservazione autoptica o meno delle vicende narrate. La precisione del racconto dello storico di Ossirinco appare invece caratterizzata da una maggiore continuità, un particolare a favore dell’uso di fonti affidabili che contribuisce a corroborare l’impressione di una sua maggiore attendibilità2.

In questa sede si è tentato di ricostruire gli eventi che precedettero immediatamente la guerra di Corinto sulla base del confronto tra le versioni fornite dagli unici due autori coevi di cui si sia conservata l’opera, senza assumere un atteggiamento unidirezionale che ne privilegiasse a priori una a scapito dell’altra. Sebbene la testimonianza delle Elleniche di Ossirinco appaia in generale migliore rispetto a quella di Senofonte, almeno in un caso, a proposito degli incidenti tra Locresi e Focesi per la terra contesa intorno al monte Parnaso, il racconto di quest’ultimo sembra da preferire quando individua nei Locresi, piuttosto che nei Focesi, coloro che si accordarono con gli antilaconici tebani per fomentare una guerra contro Sparta nella Grecia centrale3.

1 Si tratta della posizione espressa dalla maggior parte degli studiosi moderni; cfr. e.g. B

RUCE

1967, pp. 153-156; ANDERSON 1974, p. 46; SCHEPENS 2001b, pp. 222-224.

2 Cfr. B

RUCE 1967, pp. 20-22.

Anche laddove lo storico di Ossirinco appare più attendibile, un esame attento rivela comunque divergenze meno spiccate di quanto comunemente si pensi. La battaglia di Sardi, per esempio, spesso ritenuta oggetto di due racconti insanabilmente diversi4, appare descritta dai due autori secondo i medesimi

elementi essenziali, per quanto Senofonte ne dia un resoconto più asciutto e in certi punti dimostri di avere avuto solo notizie parziali circa lo svolgimento del combattimento. A proposito dell’imboscata tesa da Senocle, il silenzio dello storico ateniese non sembra infatti determinato dalla deliberata volontà di tacere l’episodio per attribuire al solo Agesilao il merito della vittoria, quanto piuttosto da una non precisa conoscenza dei fatti che lo ha portato a una ricostruzione incompleta, ma non falsa5. Da questa considerazione si può quindi

osservare che sebbene l’esaltazione di Agesilao sia un tratto caratteristico dei libri III-IV delle Elleniche di Senofonte, non sempre le divergenze rispetto alla versione dello storico di Ossirinco scaturiscono da un fine encomiastico. Gli unici elementi veramente discordanti tra i due autori sono la presenza o meno della fanteria persiana e di Tissaferne sul campo di battaglia6.

Ciò che rende i due racconti tra loro inconciliabili è il quadro complessivo delineato da Senofonte che rivela una cronologia spesso confusa e incoerente, oltre che un’interpretazione dei nessi causali tra i fatti funzionale all’esaltazione delle imprese del re spartano. Nel racconto senofonteo la spedizione di Agesilao in Asia Minore, e in particolare la battaglia di Sardi, diviene l’episodio centrale nelle vicende all’origine della guerra di Corinto: la vittoriosa avanzata del re spartano nelle satrapie occidentali persuase infatti Titrauste a inviare Timocrate in Grecia con l’oro da distribuire alle poleis per fomentare la rivolta dei Greci contro Sparta, obbligando quest’ultima a richiamare in patria il suo condottiero ancora invitto, il quale altrimenti avrebbe potuto mettere seriamente in discussione l’autorità persiana in Asia Minore e forse anche oltre. Si tratta di una ricostruzione storica che non trova conferme nella tradizione storiografica risalente alle Elleniche di Ossirinco e che appare sospetta per la sua natura palesemente encomiastica7. La campagna di Agesilao

non pare infatti essere stata valorizzata come elemento decisivo nello scoppio

4 Cfr. BRUCE 1967, p. 152; WYLIE 1992, p. 118; TUPLIN 2008, pp. 239-240.

5 Anche tra coloro che ritengono i racconti delle due fonti tra loro inconciliabili a proposito

della battaglia di Sardi, alcuni hanno dovuto riconoscere che il resoconto delle Elleniche di Ossi-

rinco non è meno favorevole nei confronti di Agesilao rispetto a quello di Senofonte; cfr. WYLIE

1992, p. 129; DILLERY 1995, p. 112. Già Dugas (1910, p. 68) osservava che la distanza che separa

i racconti di Senofonte e dello storico di Ossirinco circa questa battaglia è minore rispetto a quella che si riscontra tra quest’ultimo e Diodoro.

6 Cfr. supra, pp. 80-81.

7 Il nesso tra la corruzione dei Greci perpetrata dall’oro persiano e il richiamo di Agesilao

dall’Asia Minore ricorre negli autori che discendono da Senofonte (Nep., Ages. 4; Plut., Ages. 15, 1-6) o che hanno contaminato la tradizione discendente dalle Elleniche di Ossirinco con quella senofontea (Polyaen., I 48, 3; Paus., III 9, 8). Cfr. infra, pp. 114-118.

della guerra di Corinto non solo dai papiri londinesi, ma neppure dalla propaganda filospartana, la quale, pur riconoscendo il ruolo determinante della missione di Timocrate come casus belli, poneva quest’ultima anteriormente all’arrivo di Agesilao in Asia.

Lo storico di Ossirinco non negava l’invio dell’oro persiano tramite Timocrate, per quanto ne attribuisse, in accordo con la propaganda filolaconica, l’iniziativa a Farnabazo anziché a Titrauste. L’aspetto cruciale nel confronto tra le due versioni riguarda proprio l’importanza riconosciuta alla missione di Timocrate nell’evoluzione degli eventi che condussero allo scoppio della guerra di Corinto8. Se Senofonte vi riconosceva un elemento determinante nell’apertura del conflitto, lo storico di Ossirinco viceversa non le conferiva un ruolo essenziale, sussistendo già precedentemente forti motivi di risentimento da parte dei Greci nei confronti di Sparta. Nella sua versione dei fatti l’oro persiano costituiva un mero strumento di sostegno finanziario a un’impresa, la guerra contro Sparta, che molti in Grecia auspicavano e promuovevano da tempo. Non sorprende quindi che la tradizione che discende dalle Elleniche di Ossirinco, in primo luogo Diodoro, non abbia fatto menzione alcuna né di Timocrate né dell’invio dell’oro persiano in Grecia9. L’agente rodio sarebbe

probabilmente rimasto nell’ombra, al pari di personaggi secondari come Calligito di Megara e Timagora di Cizico, gli emissari greci adoperati da Farnabazo nel 413/2 per uno scopo analogo10, se la propaganda filolaconica,

ripresa non senza alterazioni da Senofonte e dagli autori che ne discendono, non avesse attribuito alla sua missione un’importanza che in realtà non ebbe11.

L’inconciliabilità di fondo tra le due tradizioni storiografiche si manifesta quindi in una divergenza puntuale che si riflette però sull’intero periodo storico conferendogli coloriture assai diverse. Tali divergenze riguardano non solo il significato e la cronologia dell’invio dell’oro persiano tramite Timocrate di Rodi, ma anche il resoconto delle gesta di Conone e Agesilao, i due personaggi più importanti per il periodo considerato. Se in Senofonte la figura centrale, oggetto di un’ostentata esaltazione, è quella di Agesilao, mentre sorprende il

8 Pare troppo riduttivo minimizzare la divergenza tra Senofonte e le Elleniche di Ossirinco

affermando, come fa Tuplin (1993, p. 169), che l’unica discrepanza a proposito della missione di Timocrate consiste nell’identità del mandante, Titrauste o Farnabazo. Si tratta in realtà di una differenza che ha enormi conseguenze sulla ricostruzione complessiva del periodo storico imme- diatamente precedente lo scoppio della guerra di Corinto; cfr. supra, pp. 87-94.

9 Sugli autori che discendono dalle Elleniche di Ossirinco, cfr. infra, pp. 122-133. 10 Sulla missione di questi due personaggi, cfr. supra, p. 18.

11 Non sembra pertanto condivisibile la tesi secondo cui la missione di Timocrate sarebbe

stata talmente nota da non richiedere una specifica presentazione nelle Elleniche di Ossirinco, dove se ne fa una rapida menzione dando per scontata la sua conoscenza da parte del lettore; cfr. TUPLIN 1993, p. 170; BLECKMANN 2006, p. 96. Essa era probabilmente già stata riferita in un pas-

so precedente, ora perduto, e questo spiegherebbe la brachilogia dell’autore nel passo sopravvis- suto. Cfr. supra, pp. 14-15.

silenzio a proposito di Conone almeno fino alla battaglia di Cnido, per una circostanza particolarmente fortunata gli scarni frammenti londinesi tramandano memoria di tre episodi significativi, altrimenti sconosciuti, circa le imprese del generale ateniese esule: la rivoluzione democratica a Rodi, l’incontro tra Conone e Titrauste a Sardi e l’ammutinamento delle truppe cipriote a Cauno. La diversa rappresentazione che i due autori danno di questi personaggi e delle vicende che li videro protagonisti culmina nei rispettivi resoconti relativi alla missione di Timocrate e ai progetti di Agesilao per la campagna del 394, distinguendo nettamente le due prospettive storiografiche. Alcuni scrittori antichi, nonché alcuni studiosi moderni, hanno occasionalmente tentato di intrecciare tra loro questi due filoni, in virtù di contaminazioni o tentativi di conciliazione più o meno persuasivi12, ma al di là di certi punti di

aderenza, che pure ci sono, i racconti dei due autori non sembrano riconducibili a unità senza il prevalere dell’uno sull’altro.