2. Il Neoruralismo e la ‘voglia di campagna’
2.3 La campagna tra piacere e consumo
Nonostante la campagna sia considerata come luogo deputato allo svago fisico ed intellettuale e al riposo da ormai molti secoli – un esempio è l’otium111 praticato dai romani nelle ville di campagna –, il turismo rurale ha oggi assunto le caratteristiche di un fenomeno di massa, trasformando determinati territori in uno “strumento di consumo”112. Basti pensare a delle aree rurali divenute turistiche per eccellenza come il Chianti (Toscana), le Langhe (Piemonte) o i Colli Euganei (Veneto): un segnale evidente di questo cambiamento ci arriva dalla “degenerazione edonistica”113 dell’agriturismo. L’agriturismo era stato inizialmente concepito come forma di supporto ed integrazione reddituale del piccolo agricoltore e come strumento didattico per il recupero e la conoscenza delle attività agricole che rischiavano di andar perdute. L’idea era che il cittadino, giunto in questa struttura, avrebbe potuto aiutare e collaborare con gli agricoltori ricevendone ospitalità. Tuttavia, queste strutture si avviarono presto ad essere un’alternativa alla vacanza balneare e ne è testimone il fatto che moltissimi agriturismi dispongono di una piscina – in Toscana praticamente uno su due. In aggiunta, sono aumentate le strutture che, oltre ad offrire la possibilità di praticare sport e visite guidate, hanno completato l’offerta con delle vere e proprie SPA114 e aree fitness, con possibilità di fruire di massaggi, terapie ed allenamenti personalizzati. La campagna prende il posto quindi
111 Non traducibile nella moderna accezione negativa di ‘ozio’, bensì come tempo libero da impegni pubblici, riposo dalle occupazioni, dagli affari e dedizione alla vita privata http://www.dizionario- latino.com/dizionario-latino-italiano.php?lemma=OTIUM100 - consultato il 16/09/2016
112 Il territorio e le sue risorse, paesaggio compreso, vengono concepite, pubblicizzate e trasformate in strumento per il consumo del turista. Elaborazione in riferimento al termine “strumento di consumo” in G. Ritzer, La religione dei consumi, Il Mulino, Bologna, 2012
113 Il riferimento è a “strutture agrituristiche pensate e gestite come centri fitness”, che si pubblicizzano mediante promesse di rigenerazione spirituale e benessere corporeo, in V. Merlo, Voglia di campagna.
Neoruralismo e città, cit., pp. 185-188
114 Acronimo di ‘salus per aquam’, ritorna il tema della piacevolezza dell’elemento acqueo citato nel paragrafo precedente, p. 40
47 della città in quanto a svago e divertimento, ma non in una forma di turismo alternativo e sostenibile, bensì secondo i canoni e le modalità già ben note del turismo di massa.
3. Un esempio: da borgo ad agriturismo, fino a diventare un resort di lusso, fonte: www.borgobrufa.it
Alla campagna viene imposto un tipo di rappresentazione estetica derivata da uno sguardo esterno, che può essere quello dello studioso o del responsabile pubblicitario, che plasma immaginario ed aspettative del turista. Spesso a questa visione è associata la pretesa di conservare a tutti i costi il paesaggio rurale ereditato, cioè quello creato e vissuto dalla collettività locale, pretesa che va proprio a danno di quest’ultima: un esempio sono quei vincoli e divieti, frutto di una visione esterna alla realtà rurale che tenta di imporsi sulle necessità e sui bisogni di chi, in quella realtà, ci vive quotidianamente. Ma la forma di appropriazione più materiale e, probabilmente, anche più dannosa, è l’investimento patrimoniale in campagna: “il patrimonio fondiario ed edilizio rurale fa sempre più gola”115.
A partire dagli isolati casolari e appezzamenti di terreno di campagna fino ad interi borghi, si è sviluppata la pratica di riconvertire il patrimonio esistente in strutture turistiche, dai già citati agriturismi fino a veri e propri villaggi vacanza, dotati di piscina, reception centrale e tutti i
48 servizi e comfort disponibili. I simboli della ruralità, un tempo tipicamente agricoli, vengono acquistati dal mondo urbano: la campagna non è più luogo di lavoro ma di piacere e l’elevazione del turismo a carta vincente nella battaglia contro la marginalità ed il sottosviluppo delle zone rurali completa il processo. La conversione “turistica” della campagna non è di per sé negativa, ma lo diventa quando assume forme totalizzanti, privando la campagna della sua specializzazione primaria ovvero l’agricoltura. Una mediazione tra chi vive e lavora nel territorio rurale e chi lo vede come luogo di riposo e divertimento è più che mai necessaria ma la strada risulta impegnativa.
Particolarmente gravoso, dal punto di vista paesaggistico e ambientale, è il fenomeno dell’abbandono agricolo116: la mancanza di un continuum tra generazioni, nel mestiere di agricoltore comporta, successivamente alla chiusura delle aziende agricole, un calo nella manutenzione e della cura del territorio rurale, consentendo l’emergere di numerose aree incolte e degradate, generando dei veri e propri ‘paesaggi dell’abbandono’117. Proprio a partire da questo tema, le amministrazioni dovrebbero attivare politiche di sostegno ed aiuto per far sì che la vocazione fondamentale della campagna non vada persa a discapito dell’incuria e del crescente appetito stimolato dalle opportunità turistiche, troppo spesso considerate come principale panacea – se non unica – per lo sviluppo del territorio rurale.
116 Tema affrontato nel capitolo 1, pp. 30-31
117 Per un approfondimento sul tema dei ‘paesaggi dell’abbandono’ si veda M. Varotto, Il paesaggio
dell'abbandono nel Massiccio del Grappa (settore nord-orientale), CNR, Progetto strategico Terre alte,
Club Alpino Italiano, 1999; U. Mattana, Il paesaggio dell'abbandono nelle Prealpi trevigiane orientali: tra il
Passo di San Boldo e La Sella di Fadalto, Sommacampagna (VR), Cierre, 2006; A. Sarzo, Il paesaggio dell’abbandono nel circondario agreste di Senter (Valle di Terragnolo, Trentino), Annali del Museo Civico di
Rovereto 22, 2007, pp. 111-170; L. Lodatti, Paesaggi terrazzati tra eredità storica e innovazione: il caso del
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