PARTE II IN LABORATORIO
10. CANCEROGENI E MUTAGENI
10.1 SOSTITUZIONE DELL’AGENTE CANCEROGENO E/O MUTAGENO
Considerata l’elevata pericolosità delle sostanze in oggetto, cautele e procedure non devono garantire solo il personale che manipola e che opera con tali sostanze, che comunque deve essere ridotto al minimo, compatibilmente con le esigenze di ricerca del laboratorio, ma anche tutti i componenti dello stesso che potrebbero diventare soggetti passivamente esposti, Le operazioni con detti prodotti devono pertanto essere realizzare in locali appositamente compartimentati e destinati al solo personale addetto. Se ciò non dovesse risultare possibile, è necessario che, in occasione dell’utilizzo di tali sostanze non vi siano altre attività in essere e/o altro personale impegnato in attività di laboratorio. Ridurre il numero di soggetti anche solo potenzialmente esposti garantisce una effettiva azione di prevenzione.
Consiste nel sostituire l’aria interna di un locale con aria proveniente dall’esterno. Ciò non evita che l’inquinante venga respirato dal lavoratore posto vicino alla sorgente, ma ne riduce per diluizione la sua concentrazione. La ventilazione generale deve sempre essere presente nei luoghi di lavoro dove si utilizzano sostanze cancerogene e/o mutagene. Il ricircolo dell’aria, cioè la captazione e la reimmissione nell’ambiente confinato di aria in origine inquinata previo trattamento di depurazione, non è mai ammesso quando nell’aria inquinata sono presenti sostanze cancerogene e/o mutagene, per le quali non sono configurabili livelli di soglia.
Tutte le operazioni con prodotti cancerogeni e/o mutageni devono avvenire sotto cappa. E’ quindi fondamentale che le cappe siano di livello di sicurezza adeguato ed i grado di funzionare con efficacia ed efficienza. Sono da preferirsi cappe con motori che lavorano in aspirazione, con regolatori automatici della velocità dell’aria, non centralizzate, in grado di verificare la velocitò dell’aria mediante monitoraggio in continuo con allarme in caso di caduta di velocità, dotate di pulsante di emergenza in grado di mandare il motore al massimo dei giri in caso di incidente e provviste di abbattimento degli inquinanti. La verifica periodica dell’efficienza delle cappe ed una loro regolare manutenzione assicurano una misura di protezione fondamentale per ogni laboratorio.
Non esistono DPI specificatamente concepiti per essere utilizzati con sostanze cancerogene o mutagene in quanto tali. In relazione alla scelta del DPI l’inquinante, anche se cancerogeno, va semplicemente considerato alla stregua di un qualsiasi altro inquinante chimico del quale è importante conoscere la forma fisica (aerosol, solido, liquido oppure aeriforme) e le possibili vie di assorbimento dell’organismo umano.
Tutti i prodotti cancerogeni e mutageni acquistati devono essere registrati con modalità tali da consentire il carico del prodotto in arrivo e lo scarico del prodotto esaurito. Per ogni prodotto devono essere indicati:
nome del prodotto;
10.3 MASSIMA RIDUZIONE DEL NUMERO DI ADDETTI ESPOSTI E/O A RISCHIO
ESPOSIZIONE
10.6 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
10.5 ASPIRAZIONE LOCALIZZATA (CAPPE)
10.7 REGISTRO CANCEROGENI/MUTAGENI
10.4 VENTILAZIONE GENERALE
numero EINECS e numero CAS
frasi di rischio;
consigli di prudenza;
istruzioni per la conservazione;
informazioni per la sicurezza;
il lotto;
il tipo;
il codice;
il numero del certificato, se presente;
la scadenza;
la collocazione;
la quantità caricata o scaricata;
l’unità di misura;
la ditta fornitrice;
la data di carico o di scarico;
la rimanenza;
il nome dell’esecutore dell’aggiornamento del registro (colui che ha caricato o scaricato il prodotto);
eventuali note.
I lavoratori esposti ad agenti cancerogeni/mutageni devono essere iscritti in un registro nel quale è riportata, per ciascuno di essi:
l’attività svolta;
l’gente cancerogeno o mutageno utilizzato;
ove noto, il valore dell’esposizione a tale agente.
Tale registro è istituito ed aggiornato dal datore di lavoro che ne cura la tenuta per il tramite del medico competente (art. 243 del D.Lgs. 81/08).
In particolare, il datore di lavoro valuta l’esposizione ai possibili agenti cancerogeni e mutageni (art. 236), se tale valutazione ha evidenziato un rischio per la salute, si attiva la sorveglianza sanitaria obbligatoria (art. 242) nonché la registrazione degli esposti (art. 243).
Il registro deve costituire essenzialmente un strumento per la prevenzione e deve quindi entrare a far parte di un processo più ampio per l’identificazione, la valutazione e la gestione, ai fini della tutela della salute, degli specifici rischi cancerogeni e mutageni. Il primo obbligo per il datore di lavoro, infatti, rimane quello di eliminare l’esposizione o di ridurla al minimo. L’iscrizione di un soggetto nel registro degli esposti ad agenti cancerogeni e/o mutageni dovrebbe quindi intendersi come temporanea, in quanto di deve perseguire l’obiettivo della eliminazione/riduzione al minimo del rischio.
Nel registro degli esposti ad agenti cancerogeni e/o mutageni vanno comunque inseriti solo gli esposti a sostanze e/o miscele di cui alle classi CLP 1A e 1B (indicazioni di pericolo H340 ed H350), corrispondenti alle precedenti categorie DSP 1 e 2 (Frasi di rischio R45, R46 ed R49).
In aggiunta alle regole di comportamento generali da tenere in un laboratorio chimico, nel caso di prodotti cancerogeni e mutageni occorrerà che
le lavorazioni interessate siano tassativamente effettuate separatamente dalle altre, in modo da non coinvolgere persone estranee alla lavorazione in questione, in un sistema chiuso, ovvero sotto cappa da laboratorio o sistemi equivalenti, usando gli opportuni DPI (guanti, occhiali, maschere, ecc.);
la quantità di prodotto presente in laboratorio sia quella strettamente necessaria all’espletamento delle attività in corso;
il numero degli addetti esposti sia limitato a quello strettamente necessario;
l’addetto provveda, dopo l'uso, alla sistematica pulizia di attrezzature, ambienti, ecc. Decontaminare spesso superfici e banchi di lavoro;
particolare cura venga posta nella pulizia di DPI ed indumenti;
nell'applicare la procedura generale per lo smaltimento dei rifiuti dei laboratori, ci si assicuri che la raccolta, in attesa dell'avvio allo smaltimento, avvenga in condizioni di sicurezza, utilizzando contenitori ermetici etichettati in modo chiaro, completo, ben visibile;
in caso di esposizione non prevedibile, si abbandoni immediatamente l'area interessata e si avverta il Responsabile ed il Medico Competente. Dovranno essere segnalati al Responsabile e trascritti nel quaderno di laboratorio tutti gli incidenti (anche quelli che non hanno comportato infortuni e che si son risolti senza danni) evidenziando cause ed interventi di emergenza;
ogni volta che un operatore utilizza un prodotto cancerogeno, effettui con cura la compilazione dell'apposito registro riportando tipo, quantità e nominativo dell’utilizzatore. I dati raccolti saranno utilizzati per l'aggiornamento dell'apposito registro degli esposti per conto del datore di lavoro e custodito dal medico competente.E' opportuno che anche i prodotti sospettati di essere cancerogeni o mutageni (Frase di pericolo H351, “Sospettato di provocare il cancro” oppure H341, “Sospettato di provocare alterazioni genetiche ereditarie”, siano trattati con le stesse modalità, ad esclusione della compilazione dell’apposito registro. Lo stesso dicasi per prodotti di nuova sintesi e/o intermedi di cui peraltro non si conosce la pericolosità.
E’ tassativamente vietato far uso di prodotti cancerogeni e/o mutageni nei laboratori in cui non siano installate cappe idonee o sistemi equivalenti.
I prodotti cancerogeni e mutageni devono essere conservati in luoghi dedicati ed adeguatamente compartimentati, a temperatura ambiente (salvo diverse indicazioni specifiche), in appositi armadi di sicurezza, separati per incompatibilità chimica, chiusi a chiave ed adeguatamente segnalati. I composti cancerogeni che devono essere conservati a basse temperature, dovranno avere un frigorifero dedicato e, se infiammabili, dotato di apposite caratteristiche antideflagranti. Il tutto corredato delle indicazioni e della necessaria segnaletica di
10.9 NORME DI COMPORTAMENTO PER L’IMPIEGO DI CANCEROGENI e/o
MUTAGENI
sicurezza. La corretta conservazione di questi prodotti garantisce da esposizioni causate da inquinamento ambientali e da eventi incidentali.
in caso di incendio astenersi da qualsiasi intervento, abbandonare il locale, avvisare la squadra di emergenza e riferire ai VV.F. la presenza di agenti cancerogeni nel locale che ha preso fuoco. Effettuare misure di contaminazione ambientale prima di riprendere l’attività;
in caso di versamenti cospicui di materiale, rendere temporaneamente inagibile il locale fino a che non siano state condotte misure di contaminazione ambientale. Aerare il locale prima di riprendere l’attività lavorativa;
in caso di intossicazione, consultare la Scheda Dati di Sicurezza dello specifico prodotto.10.11 PROCEDURE DI EMERGENZA
Vengono definite sostanze infiammabili o combustibili quelle sostanze che, in condizioni standard, possono sviluppare vapori sufficienti per causare un incendio in presenza di una fonte di innesco. I vapori invisibili di queste sostanze possono raggiungere anche sorgenti di innesco lontane e causare fiamme di ritorno. L'incendio può essere causato anche da reazioni tra infiammabili e ossidanti. Durante le operazioni con tali sostanze è necessario osservare quanto meno le seguenti precauzioni:
eliminare le sorgenti di innesco quali: fiamme libere,
materiale fumante, superfici calde,
scintille da saldatura o da taglio,
apparecchiature elettriche non idonee a lavorare in atmosfere esplosive, elettricità statica;
dalle aree in cui sono usati o immagazzinati materiali infiammabili o combustibili;
minimizzare le quantità di materiali infiammabili conservate nelle aree di lavoro. Effettuare lo stoccaggio in contenitori approvati per gli infiammabili, in armadi appositi o in particolari aree designate allo scopo ed, in ogni caso, sempre a debita distanza da sostanze ossidanti;
la quantità di liquido infiammabile conservato in un contenitore di vetro non dovrebbe superare il litro, a meno che non occorra proteggerlo da possibili contaminazioni. In ogni caso, tale quantità non deve mai superare i quattro litri, al fine di evitare inutili rischi di rottura del contenitore e/o versamento del contenuto durante le operazioni di maneggio, travaso e trasporto. Se possibile è bene conservare tali sostanze in recipienti di plastica, di metallo o di sicurezza;
i frigoriferi ed i congelatori usati per lo stoccaggio di infiammabili o combustibili devono essere a prova di esplosione;
i contenitori devono essere aperti, ed i travasi effettuati solo sotto cappa chimica in modo da evitare l’accumulo di vapori infiammabili. Tali vapori sono in genere più pesanti dell’aria e tendono a stratificare verso il basso. Potrebbero pertanto diffondersi attraverso gli scarichi e raggiungere fonti di innesco anche lontane;
assicurarsi che le aree in cui vengono usati o conservati liquidi infiammabili o combustibili siano dotate di estintori adatti allo scopo.
Nel caso di solidi infiammabili quali metalli alcalini, magnesio, idruri, alcuni composti organometallici e zolfo, occorre ricordarsi che:
se un solido infiammabile e reattivo con l’acqua viene a contatto con la pelle occorre allontanarlo per quanto possibile e poi lavarsi con molta acqua;
procurarsi un estintore di classe D, adeguato a spegnere le fiamme generate da metalli reattivi.
Alcuni catalizzatori idrogenati, fra cui palladio, ossido di platino, nichel raney, se ricoperti per idrogenazione possono risultare saturati da idrogeno e quindi essere potenzialmente infiammabili o esplosivi, ricordarsi pertanto di:
filtrare il catalizzatore con particolare cautela; non permettere al filtrato di seccarsi;