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Capacità di raggiungimento degli obbiett

COOPERATIVE SOCIALI DI TIPO B IN ITALIA

5.4 Capacità di raggiungimento degli obbiett

L'obbiettivo principale di una cooperativa di tipo B è l'inserimento di un soggetto svantaggiato nel mercato del lavoro. Il processo di inserimento si conclude quando il soggetto svantaggiato apprende la capacità di svolgere un'attività lavorativa nei tempi e nei turni stabiliti.

Una recente indagine qualitativa su un gruppo di soggetti svantaggiati inseriti nelle cooperative sociali ha evidenziato il grado di miglioramento della condizione fisica e psicologica, della situazione economica e delle relazioni sociali all'interno della cooperativa. I soggetti inseriti dichiarano che il loro benessere psicofisico, da quando sono all’interno della cooperativa, è migliorato. La maggioranza del campione afferma di non fare utilizzo di sostanze o medicinali; pur consapevoli dei loro limiti le persone intervistate sono generalmente ottimiste circa il futuro e sono convinte di poter contare oltre che sulla loro famiglia, che li sostiene da sempre, anche sul personale della cooperativa, almeno per quanto riguarda la loro crescita professionale. Molti sono consapevoli che se non fossero inseriti in cooperativa, avrebbero delle difficoltà nella ricerca del lavoro e hanno chiaro che l’entrata economica derivante dalla loro occupazione è importante per avere una certa autonomia. All’interno delle imprese sociali aderenti alla ricerca è presente un clima collaborativo, in cui poter essere ascoltati e in cui costruire rapporti di amicizia, seppur basati sul rigore e sul rispetto delle direttive.

I risultati riportati parlano anche di soggetti che comunque vivono tensioni e nervosismi che inevitabilmente si ripercuotono sulla loro serenità. Per tali soggetti risulta ancor più importante la presenza di personale preparato che aiuti a portare a termini i compiti assegnati, nel rispetto reciproco, secondo i tempi e le esigenze segnalate ora dall’impresa, ora dal soggetto svantaggiato. Un dato interessante che emerge dalla ricerca è quello secondo cui l’instaurarsi di relazioni

producenti e arricchenti per il lavoratore avvenga specificatamente all’interno della cooperativa, sembra infatti che le opportunità di incontro e relazione siano molto elevate nell’ambiente lavorativo, e che le stesse si caratterizzino per essere relazioni di qualità. L’ambiente della cooperativa sociale è valutato positivamente sia per il clima collaborativo del personale in generale, sia per la costruzione e l’affiatamento dei singoli team di lavoro. Un aspetto negativo riguarda la capacità dei singoli di prevedere il proprio futuro professionale, o comunque di proiettare l’esperienza in cooperativa in un’opportunità per uno sviluppo autonomo della propria carriera lavorativa. Si sottolinea infatti che la maggior parte dei lavoratori dichiara di essere soddisfatto di lavorare in cooperativa e che, anche se lasciato libero di andarsene, farebbe la scelta di rimanere25.

Questo dato indica che le cooperative vengono percepite dai lavoratori inseriti più come porto di approdo che come ponte per il loro accesso al mercato del lavoro riducendo la capacità delle cooperative di tipo B di assorbire nuovi soggetti svantaggiati.

Poco viene fatto anche in termini di azioni di orientamento al lavoro, attività cruciale per aumentare le probabilità che la persona in inserimento concluda positivamente un percorso e si orienti verso l’uscita dalla cooperativa per effettuare quel salto di qualità in termini di emancipazione ed empowerment.

La principale difficoltà dichiarata dalle cooperative di tipo B riguarda invece la difficoltà di collocamento dei lavoratori svantaggiati fuori dall'attività della cooperativa. Pavoncello26 ha

individuato come principali “inibitori” del processo d'inclusione lavorativa, le “percezioni e atteggiamenti negativi dei datori di lavoro”, le difficoltà pratiche nello svolgere il lavoro, la mancanza di fiducia nelle proprie capacità, l'impatto dei farmaci e delle cure sanitarie (nei casi di utenti psichiatrici), la scarsa fiducia e stima di sé, le inadeguate possibilità di accesso ai servizi di sostegno, i problemi di comportamento e di comunicazione, le difficoltà di produttività e gli atteggiamenti discriminatori verso i lavoratori svantaggiati, in particolare verso quelli con

25 E.CHIAF, Il valore creato dalle imprese sociali di inserimento lavorativo, 2013

disabilità psichica. Le maggiori difficoltà incontrate dalle aziende nell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità psichica: al primo posto ci sono i “problemi di comportamento” del lavoratore, al secondo i suoi limiti produttivi, al terzo la necessità di supervisione. Alla domanda “quali condizioni potrebbero farle decidere di assumere una persona con un disturbo psichico?”, la maggior parte delle aziende indica una maggiore conoscenza delle competenze del lavoratore, ma anche gli sgravi fiscali e il supporto continuativo dei servizi pubblici. Per quanto riguarda in particolare l'inserimento in azienda, una indagine qualitativa 27ha individuato le principali criticità

riscontrate dai lavoratori disabili, che possono essere distinte in quattro categorie.

Primo, i limiti interni all'azienda stessa: tra questi, scarsa conoscenza delle patologie; impreparazione ad accogliere la persona con disagio mentale; scarsa condivisione e sostegno assenza di reti di sostegno per gestire il disagio scarsa propensione all'investimento.

Secondo, l'atteggiamento nei confronti del lavoratore con disabilità mentale, che può manifestarsi in un comportamento eccessivamente compassionevole, o la scarsa valorizzazione delle potenzialità del soggetto, o la vigilanza eccessiva sul suo lavoro.

Terzo, le motivazioni dell'assunzione, che possono essere: pietismo, obbligo di legge o solidarietà. Quarto, i “limiti auto-percepiti”: come l'ansia da prestazione, l'incapacità, la scarsa autostima, le aspettative grandiose o irrealistiche, i sentimenti di solitudine e abbandono, la destabilizzazione di fronte alla novità del lavoro.

CAPITOLO 6

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