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Superamento delle criticità sulla capacità di raggiungimento degli obbiett

PROPOSTE PER IL SUPERAMENTO DELLE CRITICITA'

6.4 Superamento delle criticità sulla capacità di raggiungimento degli obbiett

Le difficoltà di collocamento esterno alle cooperative ha messo in evidenza un chiaro limite nella capacità delle cooperative di raggiungere il proprio obiettivo di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.

Le cooperative sociali dovrebbero essere incentivate a disegnare dei percorsi di crescita e di “uscita” dei soggetti svantaggiati per sviluppare la capacità dei singoli di usare l'esperienza acquisita in cooperativa come un'opportunità per lo sviluppo autonomo della propria carriera lavorativa29. Un percorso condiviso con le aziende e diffondere informazioni per superare pregiudizi

e barriere potrebbe aiutare sia i lavoratori svantaggiati che le stesse aziende a acquisire maggiore fiducia nelle capacità e potenzialità reciproche. L'inserimento lavorativo è una pratica che richiede l'impegno combinato dell'azienda e dei servizi, sono fondamentali il supporto specialistico da parte dei membri preposti all'inserimento e in particolar modo il coinvolgimento dei colleghi e inoltre è fondamentale l'intervento di tutoraggio condiviso (tutor, azienda e lavoratore), per identificare la natura e le difficoltà rilevate che possono essere legate a problematiche del lavoratore ma anche cambiamenti nell'organizzazione del lavoro.

L'intensificazione dei rapporti tra cooperative sociali e i vari attori pubblici e privati permetterebbero di sviluppare delle vere e proprie filiere per l'inserimento lavorativo, capaci di evitare (o quantomeno ridurre) il rischio di saturazione della capacità di inserimento a livello di singola cooperativa e agevolerebbero la dinamica transitiva dei percorsi di inserimento e il collocamento sul mercato del lavoro aperto dei soggetti svantaggiati riabilitati al lavoro.

Per favorire la formazione di partnership con il collocamento successivo dei lavoratori, le politiche dovrebbero essere strutturate lungo tre diverse misure.

In primo luogo andrebbe previsto che alle imprese che assumono lavoratori provenienti da esperienze certificate di inserimento sia riconosciuto un credito d'imposta per un numero di anni

limitato (magari di ammontare diverso a seconda della tipologia di svantaggio) fisso o a scalare con il passare del tempo.

In secondo luogo è necessario prevedere che nei casi in cui il lavoratore svantaggiato non riesca a inserirsi nel nuovo lavoro o sia soggetto a crisi che l'impresa non è in grado di gestire, egli possa rientrare in cooperativa per il tempo necessario, senza passare per il licenziamento (ciò significa che se il lavoratore rientra tra le categorie per cui è prevista la riserva di posti di lavoro, l'impresa non è tenuta a sostituirlo, ma può attenderne il rientro).

In terzo luogo dovrebbe essere istituto, ad esempio presso le Camere di Commercio che negli ultimi anni hanno dedicato crescente attenzione anche alle imprese di inserimento lavorativo e ai possibili collegamenti tra queste e le imprese convenzionali, un fondo speciale finalizzato a sostenere iniziative di collaborazione, più o meno formalizzate (ad esempio attraverso la costituzione di tavoli o consorzi) tra imprese sociali e non, finalizzate al passaggio dei lavoratori svantaggiati dalle prime alle seconde30.

CONCLUSIONI

In questa tesi, ho raccolto e organizzato il più ampio e completo quadro sulle ricerche e i dati relativi alle cooperative sociali di tipo B in Italia. Ho analizzato l'evoluzione storica e legislativa del concetto di svantaggio, focalizzando lo studio esclusivamente sulla legislazione italiana, e delle politiche pubbliche in vigore in Italia per l'inserimento lavorativo. Ho descritto le caratteristiche organizzative e le direttive introdotte con la Legge 381/91 che disciplina la cooperazione sociale e abbiamo analizzato i dati statistici relativi alla distribuzione geografica, al settore di attività, all'occupazione, alla qualità del rapporto di lavoro e alla collocazione privilegiata sia dal soggetto svantaggiato che dalle cooperative. Infine, ho individuato le principali criticità relative alla capacità di fare rete tra cooperative di tipo B e quelle di tipo A, alla sostenibilità organizzativa e finanziaria, all'adeguatezza della normativa e alla capacità di raggiungimento degli obbiettivi di occupazione del soggetto svantaggiato.

I risultati hanno dimostrato come le cooperative di tipo B sono prevalentemente di piccole dimensioni e sono meno diffuse di quelle tipo A ma più diffuse di quelle miste A+B. L'analisi dell'andamento delle nuove costituzioni non mostra una significativa crescita nel periodo 1996- 2016. I dati sulla distribuzione regionale dal 2008 ad oggi mostrano una diversa evoluzione tra le regioni. I dati sui settori di attività hanno mostrato che le cooperative di tipo B sono più attive nella manutenzione del verde, nei servizi domiciliari, nella pulizia di ambienti, nella raccolta dei rifiuti e nei servizi ambientali. Sono invece meno attive nei settori agricoli e zootecnico, nei servizi di lavanderia e nell'edilizia. Per quanto riguarda l'occupazione i dati hanno mostrato che rispetto ai dati del 2008, si è registrato un aumento significativo del numero di lavoratori svantaggiati occupati e i lavoratori svantaggiati risultano inseriti prevalentemente con contratto tempo indeterminato. Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, la maggioranza assoluta delle cooperative sociali di tipo B registra entrate di origine prevalentemente pubblica e privata. Le tipologie di svantaggio

assorbite dalle cooperative sociali d'inserimento lavorativo è variato nel tempo. Tali cambiamenti sono stati il risultato di un aumento di nuovi rischi sociali.

Le cooperative di tipo B privilegiano l'inserimento interno rispetto all'inserimento esterno.

La scelta di un tipo di inserimento è subordinata alla tipologia di svantaggio del soggetto che prendono in carico. La principale strategia di inserimento lavorativo utilizzate dalle cooperative di tipo B è il progetto individualizzato realizzato in collaborazione con figure professionali specializzate come il tutor e il responsabile sociale.

Nel corso della mia ricerca ho riscontrato difficoltà nel trovare dati recenti sull'occupazione, sul numero di cooperative attive, sul numero di soggetti svantaggiati occupati e inseriti, sull'efficacia delle strategie di inserimento e sulla soddisfazione qualitativa dell'utente.

In futuro si auspica un'indagine approfondita che fornisca un quadro aggiornato delle cooperative di tipo B in Italia per sviluppare politiche pubbliche consapevoli e rispondere ai nuovi rischi sociali.

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