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Capitale sociale, risorse e reti sociali per contrastare l’espansione del fenomeno mafioso

La ricerca qui presentata ha inteso esaminare il tessuto sociale di una determinata area del territorio italiano – la provincia di Forlì-Cesena – per indagarne le caratteristiche rispetto ad una eventuale espansione del fenomeno mafioso.

Dalla ricognizione della letteratura sociologica sul fenomeno mafioso e dallo studio dei processi di radicamento ed espansione, è emersa l’importanza della capacità relazionale delle mafie. Grazie a questa, le mafie riescono ad interagire con attori locali – di territori tradizionali e non – sia in termini di costrizione che di connivenza.

Partendo da queste considerazioni, la ricerca è stata inserita entro il quadro della teoria relazionale chiamando in causa i concetti di capitale sociale e beni relazionali (Donati 1986; Coleman 1988; Putnam 2004; Burt 2005; Donati, Solci 2011). Proprio il capitale sociale è stato a lungo considerato come l’elemento-chiave della mancata presenza delle mafie in alcune aree del Nord Italia come l’Emilia-Romagna. Il fatto che, come attestato da numerose e recenti indagini, le mafie siano riuscire a infiltrare anche questi territori, considerati come dotati di elevato capitale sociale, porta, però, a riflettere nuovamente su tali convincimenti.

In quest’ottica, la teoria relazionale è stata combinata con i principali contributi scientifici riguardanti in modo specifico lo studio del fenomeno mafioso. Capitale sociale e beni relazionali sono, quindi, stati declinati alla luce delle specificità di tale fenomeno. Da questa combinazione, derivano due riflessioni strettamente connesse. In primo luogo, affinché possa rispondere positivamente alle ingerenze mafiose, un tessuto sociale deve essere in grado di produrre un determinato tipo di capitale sociale. In effetti, il capitale sociale e i beni relazionali possano dar vita ad un ciclo virtuoso ma non si manifestano sempre uguali, in ogni tempo e in ogni luogo. Ciò implica che il legame tra l’attivazione

di capitale sociale e l’effettivo sviluppo del tessuto sociale ed economico locale non può essere dato per scontato. In secondo luogo, gli stessi processi di espansione delle mafie sono il frutto di una molteplicità di fattori – per cui, scarsi livelli di capitale sociale e beni relazionali rappresentano solo un lato della medaglia; di conseguenza, l’analisi del tessuto sociale deve considerare anche il contesto di riferimento con riguardo allo stato di salute dell’economia e alla presenza attuale delle mafie (Varese 2011, 2014; Sciarrone 1998, 2014).

Riprendendo la citata letteratura sociologica, i processi di espansione delle mafie sono determinati da una molteplicità di fattori, tra i quali: la presenza/assenza di “protettori locali”, la dimensione della realtà locale e l’esistenza di “mercati nuovi” o “in espansione”, i livelli di fiducia e di impegno civico. La presente analisi è stata condotta assumendo i suddetti elementi come fattori chiave nell’individuare i rischi di espansione cui un territorio può essere esposto, ricollegandoli a tre diverse dimensioni: criminale (presenza protettori locali), economica (espansione mercati), sociale (fiducia e impegno civico).

In particolare, la dimensione economica e la dimensione criminale sono state indagate attraverso uno studio documentale integrato da interviste aperte ad esperti. La dimensione socio-relazionale è stata, invece, indagata attraverso la conduzione di interviste semi- strutturate a quattro gruppi di attori: associazioni antimafia, associazioni di categoria, Istituzioni e imprenditori.

Dalle richiamate fasi della ricerca sono emersi i seguenti risultati:

1) sul piano economico, il territorio considerato presenta alcuni fattori di vulnerabilità che non sono di per sé sufficienti a considerare questo come un territorio “a rischio”. Gli importanti segnali di ripresa rispetto alla crisi economica del 2008 non riguardano quei settori che si rivolgono al mercato interno, come l’edilizia e l’autotrasporto. Da un lato, questa vulnerabilità potrebbe lasciare spazio all’infiltrazione di attori mafiosi in considerazione del fatto che la liquidità di denaro di cui dispongono può allettare imprenditori in difficoltà. Allo stesso tempo, il processo di infiltrazione mafiosa interessa maggiormente quei territori in cui vi sono mercati nuovi o in espansione, ovvero dove vi sono maggiori possibilità di investire denaro. L’analisi condotta mostra come tali condizioni non siano al momento presenti sul territorio considerato.

2) sul piano criminale, la provincia di Forlì-Cesena non presenta segnali di un’effettiva infiltrazione mafiosa. Rispetto ad altre aree dell’Emilia-Romagna – dove è stata acclarata una presenza attuale di tali organizzazioni – si tratta di un territorio in cui non sarebbe giustificato alcun allarme sociale. Ad attività sospette – riguardanti il settore tessile o degli autotrasporti – fa da contraltare la rilevante attenzione riservata dalle autorità – regionali e locali – al fenomeno mafioso. Questa si evince sia dagli interventi normativi introdotti negli ultimi anni, sia dalle attività investigative condotte sul territorio.

3) sul piano socio-relazionale, le reti considerate rischiano di non essere in grado di produrre il tipo di capitale sociale necessario al contrasto di un eventuale espansione del fenomeno mafioso. In questo caso, si è inteso ricostruire le reti esistenti tra i gruppi di attori coinvolti analizzandone sia la forma che il contenuto. Come item, vengono chiamati in causa i concetti di fiducia e impegno civico considerati come proxies del più ampio concetto di capitale sociale. Tuttavia, considerando le peculiarità del fenomeno mafioso, si è ritenuto di affiancarvi due ulteriori item quali la conoscenza del fenomeno mafioso e la consapevolezza dei rischi connessi ad una sua eventuale espansione. Questi ultimi sono stati considerati come possibili determinanti del tipo di capitale sociale che può essere prodotto da una data rete.

Dall’analisi della forma delle reti, emerge come non tutte le reti esistenti presentino le caratteristiche necessarie alla produzione di capitale sociale. In particolar modo, le reti che legano gli imprenditori alle associazioni di categoria sembrano mancare della non strumentalità e della reciprocità necessarie secondo la prospettiva relazionale. Questo aspetto sembra, quindi, mettere in discussione l’attuale capacità di alcune delle reti sociali considerate nel produrre capitale sociale.

Dall’analisi del contenuto delle reti, emerge come la conoscenza del fenomeno mafioso e la consapevolezza dei rischi ad essa legati non siano egualmente presenti. Questo aspetto si ricollega alla mancata considerazione del problema-mafia come problema collettivo. Anche in questo caso, soprattutto tra le associazioni di categoria, emerge la mancanza di un orizzonte ampio in virtù della quale la presenza delle mafie a pochi chilometri di distanza non viene considerata come fattore di preoccupazione per il proprio territorio. L’oggettiva infiltrazione delle mafie in territori vicini al proprio viene considerata come il frutto di peculiari debolezze di quel territorio che non caratterizzano invece il proprio. Emerge quindi una pericolosa autoreferenzialità che, a parere di chi

scrive, rappresenta un ulteriore rischio di sottovalutazione della capacità espansiva delle mafie in territori non tradizionali.

Dalla combinazione tra forma e contenuto delle relazioni rilevate si è giunti alla definizione del Valore Sociale Aggiunto – inteso come output del meccanismo di produzione e ri-produzione del capitale sociale e dei beni relazionali suddetti – in termini di capacità degli attori economici locali di resistere ad eventuali richieste/pressioni mafiose che possano interessare il territorio. Alla luce di quanto emerso dalle interviste condotte, tale Valore Sociale Aggiunto rischia di non essere sufficiente a contrastare un effettivo tentativo di infiltrazione mafiosa.

In sintesi, è indubbio che nella provincia di Forlì-Cesena manchino elementi indicanti una attuale presenza mafiosa. Al contempo, l’adozione di una prospettiva relazionale porta a considerare che il capitale sociale e le risorse circolanti all’interno delle reti debbano essere di volta in volta valutati e declinati con specifico riguardo alle peculiarità del fenomeno mafioso. Di conseguenza, è importante che il tessuto sociale venga continuamente monitorato, investendo risorse nel promuovere relazioni sociali la cui forma e il cui contenuto siano effettivamente in grado di contrastare un eventuale espansione mafiosa. Questi territori presentano un indiscutibile vantaggio, rappresentato dalla tradizione associazionistica che ne ha caratterizzato la storia e da un elevato senso civico. Tuttavia, se non vi è un continuo investimento sulla dimensione socio-relazionale in ottica preventiva rispetto al fenomeno mafioso – oltre che sul fronte normativo e repressivo – anche questo vantaggio rischia di non essere in grado di produrre una effettiva tutela di fronte alle specificità del fenomeno mafioso. Se non si acquisisce una piena consapevolezza della concreta possibilità che le mafie mostrino interesse per il proprio territorio e non si ascoltano le istanze provenienti dagli operatori locali, legalità e rispetto delle regole rischiano di essere relegati alla dimensione, parallela a quella del reale, del mero formalismo.

Al fine di superare le vulnerabilità del territorio emerse dalla ricerca condotta, si ritiene necessario: 1) investire sul grado di consapevolezza di tutte le componenti sociali rispetto al fenomeno mafioso e alle conseguenze che questo è in grado di determinare, adottando una visione collettiva delle problematiche da affrontare; 2) colmare gli esistenti buchi strutturali, coinvolgendo maggiormente i singoli imprenditori e creando un effettivo rapporto fiduciario sulla base del quale questi possano sentirsi come parte di una rete. Più

in generale, è necessario far comprendere che non si tratta di un problema legato esclusivamente alla dimensione etico-morale. Contrastare il fenomeno mafioso significa contrastare il deterioramento delle risorse economiche e sociali che sarebbe determinato da accordi a breve e medio termine fatti con le organizzazioni criminali. Risulta, quindi, fondamentale per un corretto ed efficace sviluppo economico di un dato territorio.

Le conclusioni qui presentate devono, però, essere considerate unitamente ai limiti della ricerca stessa: una ricerca qualitativa, volta all’approfondimento dei punti di vista degli attori e non alla generalizzabilità dei risultati emersi. Le riflessioni riguardanti la forma e il contenuto delle reti derivano dall’analisi di una limitata componente del più ampio tessuto forlivese-cesenate; di conseguenza, tali riflessioni non possono – e non pretendono in alcun modo di – essere esaustive né essere generalizzate. Allo stesso tempo, si ritiene che possano rappresentare un interessante approfondimento e spunto di riflessione per ulteriori analisi.