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Dimensione economica e criminale, dalla regione Emilia Romagna alla provincia di Forlì-Cesena

4.3. Dimensione economica: tra crisi e ripresa economica

Lo stato di salute dell’economia locale è di fondamentale importanza nell’ottica di rilevare le eventuali vulnerabilità cui il tessuto socio-economico è esposto. Gli effetti della crisi economica sono ancora oggi evidenti, seppure permangono specifiche differenze a seconda del territorio e del settore di attività considerati. Nel presente paragrafo, la dimensione economica viene analizzata, sia a livello regionale che provinciale, in considerazione dell’importanza conferita all’esistenza di mercati nuovi o in espansione nel determinare la domanda di illegalità proveniente da un dato territorio.

4.3.1. L’economia emiliano-romagnola

Nel caso dell’Emilia-Romagna, secondo l'ultimo rapporto di Unioncamere sull'economia regionale (2016), lo stimato aumento reale del Pil relativo all'anno 2016 è pari all'1,0%, di poco superiore al dato previsto a livello nazionale (0,8%). A causa degli effetti cumulati della crisi, tale stima risulta inferiore alla già limitata previsione fatta con riferimento all'anno 2015 - quando era pari all'1,2% (Camera di Commercio di Forlì- Cesena, 2014) - ma superiore sia rispetto al dato nazionale sia – unitamente alla regione Lombardia - rispetto a tutte le altre regioni italiane. Alla lenta crescita del Pil dovrebbe

però affiancarsi una maggiore dinamicità del mercato interno con un aumento pari all'1,5%.

Analizzando i singoli settori produttivi, si nota come i miglioramenti registrati nell’ultimo periodo non indichino in realtà una crescita vera e propria ma solo una riduzione della compressione causata dalla crisi stessa. Le ultime stime (Unioncamere 2016) confermano ancora una volta come, nonostante il progressivo incremento, l’indice del valore aggiunto dei diversi settori produttivi risulti decisamente inferiore al livello raggiunto alla vigilia della crisi: rispetto al 2008, il dato relativo al settore costruzioni sarà inferiore del 27,2% mentre quello relativo al settore industriale propriamente detto sarà inferiore dell’11,3%; solo il settore dei servizi appare maggiormente in salute presentando un valore aggiunto inferiore dell’1,8% rispetto al 2008 (Unioncamere, 2015).

Il vero problema sembra però rappresentato dai livelli di produttività. Il calo di produttività che si continua a registrare è coerente con la stagnazione della situazione economica riferita al periodo compreso tra il 2001 e il 2016, nonostante questa si sia presentata in modalità diverse a seconda del singolo anno e del comparto di attività considerato (Unioncamere 2016). In termini di produttività - intesa come "il rapporto tra il valore aggiunto espresso in termini reali e le unità di lavoro che ne esprimono il volume effettivamente svolto" (Unioncamere 2016: 24), il settore terziario sembra aver sofferto maggiori difficoltà con una riduzione media annuale pari allo 0,4%; il settore delle costruzioni registra invece un aumento medio annuale praticamente nullo in quanto pari allo 0,1%. I settori che meglio hanno attraversato il periodo di crisi in termini di produttività sono quello dell'agricoltura, silvicoltura e pesca con un aumento pari all'1,7% seguito dall'industria propriamente intesa con un valore pari all'1,1% (Unioncamere 2016).

La conclusione che si può trarre da questi sommari andamenti è abbastanza scontata. La bassa produttività, specie delle attività terziarie, che costituiscono la parte più rilevante del valore aggiunto reale dell’Emilia-Romagna (67,7 per cento nel 2016) equivale a una minore efficienza del sistema economico regionale, che può avere sviluppi negativi sulle imprese, che rischiano di essere meno competitive, e sugli stessi occupati che vedono ridursi, almeno in teoria, i margini di miglioramento reale dei propri salari e stipendi. La produttività, assieme alla valorizzazione del capitale umano, è nella sostanza uno degli ingredienti necessari alla crescita economica (Unioncamere 2016: 25).

4.3.2. L’economia di Forlì-Cesena

Il generale andamento dell’economia regionale si riflette chiaramente sulle singole province del territorio emiliano-romagnolo. Focalizzando l’analisi sulla dimensione del forlivese-cesenate, il Rapporto Annuale della Camera di Commercio di Forlì-Cesena fornisce utili informazioni. Ai fini della ricerca che si intende realizzare, meritano di essere innanzitutto approfonditi i dati relativi all’imprenditorialità. In questo ambito, continua il trend registrato negli ultimi anni per cui la stima dei tassi di variazione continua ad essere negativa anche se in maniera più contenuta rispetto agli anni precedenti (Camera di Commercio di Forlì 2015, Camera di Commercio della Romagna 2016). Il tasso di imprenditorialità resta infatti considerevolmente elevato considerando che il rapporto fra abitanti e imprese attive è di un’impresa ogni 10,5 abitanti, contro una ogni 10,9 a livello regionale e una ogni 11,8 a livello nazionale (Camera di Commercio della Romagna 2016). Il saldo tra numero di imprese iscritte nel corso del 2015 e numero di imprese cessate continua ad essere negativo (-198 unità) ma sensibilmente inferiore rispetto al saldo registrato nel 2014 (-768). Considerando però il numero di imprese attive nel suo complesso, questo ha subito una flessione dell'1,1% rispetto al 2015, contro una flessione dello 0,7% a livello regionale e un valore stabile a livello nazionale. Per quanto riguarda i settori produttivi, il settore che testimonia il superamento della fase recessiva è quello dell'industria manifatturiera con aumenti in termini di produzione (+5,8%), fatturato (+7,0%), ordini interni (+1,9%), ordini esteri (+1,3%) ed occupazione (+3,9%). L'agricoltura, l'edilizia e il settore dei trasporti sono, invece, quelli continuano a registrare cali in termini di produttività, dinamicità della domanda e occupazione. Leggermente in ripresa sono invece i settori del commercio (per il quale a una flessione in termini di numerosità di imprese dello 0,4% corrisponde un aumento delle vendite dello 0,8%), le esportazioni (+2,7%) e il turismo (+3,6% di arrivi e +1,7% di presenze).

Altro dato interessante è quello riguardante il numero di fallimenti dichiarati nel triennio 2014-2016. Il dato è in costante calo, passando da 109 casi del 2014 a 71 nel 2016, e i settori maggiormente interessati sono quelli delle costruzioni (31 casi nel 2014, 21 casi nel 2015, 17 nel 2016), delle attività manifatturiere (24 casi nel 2014, 23 casi nel

2015, 27 casi nel 2016) e del commercio (23 casi nel 2014, 18 casi nel 2015, 12 casi nel 2016) (Camera di Commercio della Romagna 2016).

Anche la tipologia di imprenditori attivi ha subìto degli interessanti mutamenti su cui è opportuno riflettere. Le imprese straniere hanno registrato un aumento della loro presenza pari al 2,2% sul dato provinciale e risultano essere maggiormente attive nel settore delle costruzioni con un valore pari al 21,3% (Camera di Commercio di Forlì- Cesena). Le imprese femminili hanno subito una contrazione dello 0,7% a livello provinciale, mentre sono rimaste stabili a livello regionale e in lieve aumento a livello nazionale (+0,5%). Le imprese giovanili rappresentano il 7,1% delle imprese attive nella provincia di Forlì-Cesena. Al 31 dicembre 2016, si è registrata una contrazione del -5,6% rispetto al 2015, decisamente maggiore rispetto al dato relativo al totale delle imprese, e di conseguenza si è avuta una riduzione della loro incidenza sul totale delle stesse imprese attive. A seguito di questa contrazione, l’incidenza delle imprese giovanili risulta infatti inferiore sia rispetto a quella regionale sia rispetto a quelle nazionale dove sono stati invece registrati tassi di flessione pari rispettivamente al –3,8% e al –2,6%.

Con riferimento all'analisi dei bilanci delle società di capitale nel triennio 2011-2013 (Camera di Commercio di Forlì-Cesena, 2014) consente di evidenziare un apparente paradosso. Nonostante i problemi fin qui evidenziati, il fatturato nominale delle imprese nel loro complesso ha registrato un aumento e il dato a livello provinciale è stato persino superiore rispetto alla media regionale. Incrociando questo dato con la dimensione delle singole imprese considerate emerge però come vi sia una forte disomogeneità in quanto l’aumento del fatturato si è avuto solo nelle grandi imprese mentre le piccole imprese hanno registrato una riduzione di fatturato. Tale divergenza può trovare spiegazione, secondo le rilevazioni della Camera di Commercio, nella maggiore competizione delle grandi imprese sul mercato internazionale delle esportazioni, unico settore che ha sostenuto le imprese italiane durante la crisi. Nel quadro che si è andato delineando negli ultimi anni, i mercati esteri hanno infatti acquisito un’importanza sempre maggiore per l’economia regionale e questo ha inevitabilmente favorito le grandi imprese a discapito delle piccole.

In un simile contesto è certamente necessario attivare delle misure volte al sostegno dell’imprenditoria locale, con particolare riferimento proprio alla componente giovanile che appare in una condizione di grande sofferenza. In quest’ottica, di grande rilevanza

risulta essere il supporto dato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ad Enti e Associazioni attivi nell’ambito della promozione dello sviluppo locale. Tra gli interventi più interessanti vi è la costituzione del “Fondo per lo sviluppo”, iniziativa di sostegno per l’accesso al credito delle imprese, esito dell’accordo stipulato nel 2014 dalla stessa Fondazione con la Camera di Commercio di Forlì-Cesena e il Comune di Forlì.

Nel complesso, i dati appena esposti riflettono la perdurante difficoltà in cui si trova il sistema imprenditoriale locale a causa della "più grave crisi del dopoguerra" (Unioncamere 2016: 23) il cui superamento è previsto solo per il 2021. Questo aspetto è di assoluta rilevanza se si vuole riflettere seriamente sulla presenza delle mafie al Nord e si vogliono scongiurare ulteriori infiltrazioni e alterazioni delle regole del mercato che porterebbero inevitabilmente al deterioramento del tessuto economico e imprenditoriale locale.

4.4. Dimensione criminale. Attuale presenza, modalità operative e misure di