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CAPITOLO 2 CAPITALE SOCIALE E PARTENARIATO: UN NUOVO

2.1.2 Capitale sociale e Sviluppo locale

Per l‟analisi dello sviluppo locale non si può soltanto far riferimento a indicatori economici, quale PIL procapite o crescita delle transazioni economiche, ma anche ad aspetti sociali ed, in particolare, alle reti di relazioni (capitale sociale) tra attori che si sviluppano nel territorio e determinano vantaggi competitivi che il mercato da solo non sarebbe in grado di realizzare.

In letteratura, diversi sono gli autori che sostengono che i percorsi di sviluppo di un territorio possono essere condizionati dalla disponibilità complessiva di capitale sociale (Trigilia 1999, Bagnasco 1999). Infatti, da un parte c‟è la teoria di Putnam che associando il capitale sociale ad una particolare cultura che favorisce la cooperazione e lo considera una risorsa sociale endogena, a priori, positiva per lo sviluppo economico. Dall‟altra parte secondo la Teoria della scelta razionale, si considera il capitale sociale risorsa individuale generata dall‟azione collettiva e al centro di tale visone, non c‟è l‟aspetto culturale ma la rete di relazioni, dove le interazioni tra i soggetti e le scelte effettuate hanno un ruolo incisivo per lo sviluppo economico.

In questo contesto, anche il sociologo americano Max Weber considerava il capitale sociale una risorsa che poteva incidere positivamente sullo sviluppo economico di un territorio. Nel suo lavoro, pur non facendo riferimento esplicito al capitale sociale, aveva individuato una serie di elementi che essenzialmente lo definivano. Le sette protestanti erano viste come reti di relazioni personali di natura extraeconomica la cui funzionalità era data capacità di far circolare informazioni e fiducia che potevano limitare l‟opportunismo e facilitare la

33 cooperazione economica33. L‟autore considera soltanto il caso in cui le reti sociali generino effetti positivi sullo sviluppo economico, ma, in realtà, questo risultato non è scontato, infatti, ci sono diversi autori, quali Coleman, Granovetter e Portes, che sostengono che le reti, oltre a quelli positivi, possano anche creare effetti negati sullo sviluppo attraverso forme di corruzione ed economia criminale34.

Dal punto di vista dello sviluppo locale, il modello di riferimento è quello di Coleman che lo definisce come la rete di relazioni che lega soggetti individuali e collettivi, la cui interazione favorisce il perseguimento di obiettivi che possono condizionare i percorsi di sviluppo. I soggetti sono più spronati a contribuire alla produzione e mantenimento del capitale sociale in quanto risorsa collettiva non è appropriabile individualmente, a prescindere dalla loro identità culturale. Trigilia riprendendo una definizione proposta da Coleman sostiene come attraverso il capitale di relazioni si rendano disponibili informazioni e risorse che permettono agli attori di raggiungere a costi più bassi i propri obiettivi, specificando allo stesso tempo come il capitale sociale non sia una condizione sufficiente dello sviluppo locale, ma sono altresì importanti le conoscenze, il capitale fisico e quello finanziario. Insiste anche sull‟importanza della collaborazione tra attori pubblici e privati nello sviluppo locale affermando come una buona rete di relazioni tra le due tipologie d‟istituzione possa favorire il miglioramento della dotazione infrastrutturale e dei servizi oltre che l‟afflusso di capitale e investimenti sia da parte d‟imprese locali che esterne.

33 Nel libro “L‟etica protestante” e “lo spirito capitalistico” Weber sottolinea come negli USA le

sette protestanti abbaino avuto una notevole influenza sullo sviluppo economi cosi tratta di associazioni volontarie che esercitano un forte controllo sui loro membri inculcano determinate qualità etiche che facilitano gli scambi e che suscitano la fiducia esterna da parte della società

34 C. Trigilia (1999) “Capitale sociale e sviluppo locale” in Stato e Mercato n. 57, dicembre 1999

34 In questo contesto, la definizione di capitale sociale di Putnam rischia, trascurando i fattori politici nei processi di sviluppo, di dare una spiegazione troppo culturalistica e generica delle origini del fenomeno e, considerandolo solo come capacità di organizzazione o di diffusine della fiducia reciproca, di non essere in grado di distinguere tra gli effetti positivi e quelli negativi prodotti nel territorio35. Orientarsi verso il modello “individualista” di Coleman, secondo la maggior parte degli autori, non significa voler negare l‟importanza degli effetti di una “cultura ereditata dalla storia precedente” sullo sviluppo di un‟area, ma allo stesso tempo non può essere considerata un condicio sine qua non, altrimenti negheremmo la storia attuale, quella che Cersosimo definisce la storia “corta”, in cui il successo economico dipende dalla qualità dell‟ambiente socio-istituzionale locale36.

Il problema teorico dello sviluppo locale è stato affrontato anche da autori come Beccattini e Rullani, i cui studi nell‟ambito dei distretti concludono che lo sviluppo economico sia frutto dell‟interazione tra sistema economico e sistema sociale, quest‟ultimo considerato nei suoi aspetti culturali, politici, storici, istituzionali e antropologici. Il territorio, inoltre, si caratterizza non solo per la dinamica di apprendimento localizzato, ma anche per gli attori che in esso sono presenti, per la condivisione delle esperienze, delle relazioni. Tutto ciò evidenzia quindi l‟importanza data da diversi autori alle reti di relazioni nel contribuire allo sviluppo di un territorio. L‟idea di fondo delle nuove politiche di sviluppo locale si sintetizza nel tentativo di favorire lo sviluppo attraverso interventi che

35 A. Bagnasco (1999) “Teoria del capitale sociale e political economy comparata”, Stato e

Mercato n. 57, dicembre 1999.

36 D. Cersosimo, G. Wolleb “Politiche pubbliche e contesti istituzionali. Una ricerca sui patti

35 stimolano, con incentivi finanziari, gli attori locali a cooperare per mettere a punto progetti integrati di sviluppo. Non si può pensare più a uno sviluppo locale senza una mobilitazione e una responsabilizzazione dei soggetti locali stessi, che dipsongono di risorse e informazioni indispensabili37.