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CAPO QUINTO

Nel documento 1844. LUIGI COMOLLO (pagine 49-73)

D ivien e in fe rm o , m uore

U n ’ anim a sì p u r a , e di sì belle v irtù adorna qual era quella del Comollo, d ireb - besi nulla d over pav en tare, all’ avvicinarsi l’ora della m orte. E p p u re ne provò p u r egli g ran d e apprensione. A hi che sarà del peccatore se anche le anim e buone tem ono p u r cotanto al doversi presentare al cospetto del divin G iudice a re n d ere conto d ell’ope­

rato ! E ra il m attino del 2 3 m arzo 1 8 3 9 , 49

giorno della S S . A nnunziala , che io nel-, l ’andare in Capella lo (1) incontrai pei cor­

ridoi che mi stava aspettando, e com e l’ebbi interrogato del buon riposo , mi rispose francam ente essere p er lui spedita. Ne fui mollo sorpreso, stante che il giorno avanti avevam o passeggiato buon tem po insiem e , e sentivasi in perfetto essere di salute ; onde chiesta la cagione di un lai p arlare « S ento, rispose e g li, senio u n freddo che m ’occupa tu tte le m em b ra, mi duole alquanto il capo, lo stomaco è im p ed ito , del m ale però poco mi do p e n a , quello che m i atterrisce (ciò diceva con voce seria ) si è il doverm i p re ­ sentare al g ran d e Giudizio di Dio » E so r­

tandolo io a non volersi così affannare , es­

sere queste certam ente cose rem ote, e avere tutto il tem po a prepararsi , entram m o in C hiesa. Ascoltò ancora la santa Messa, dopo la quale venne sorpreso da uno sfinimento di forze , p e r cui dovette tosto m ettersi a letto. T erm in ate che furono le funzioni di Capella m i recai a visitarlo nella p ro p ria

( 1) T u l i o ciò che q u i v i m i n u t a m e n t e rac co n to è sia lo scritto parte d u r a n t e sua m a l a t t i a , pa rte im m e­

d ia ta m e n te do p o da u n suo co m pa gno .

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cam erata , dove appena m i vide tra gli astanti, fece segno che gli m 'approssim assi e fattom i ch in are il capo, com e se avesse a m anifestarm i cosa di gran d e im portanza , così prese a dire « Mi diceste ; che era cosa rem ota e che erav i ancor tem po a p re ­ p a rarm i p rim a d ’an d arm en e , ma non è così;

so certo che debbo presentarm i presto al cospetto di Dio ; poco tem po mi resta a di­

sporm i ; vuoi che ti dica di p iù ? A bbiam o da lasciarci » Io lo esortava tuttavia a non in q u ietarsi, e non affannarsi con tali idee ; non m 'in q u ieto , interrom pendom i disse, nè m ' affanno , solo penso che debbo andare al gran Giudizio, e Giudizio inappellabile, e questo agita tutto il mio in tern o . T ali p a ­ role mi colpirono al vivo, e mi resero assai inquieto ; perciò ogni m om ento desiderava sapere delle sue nuove, e ogni volta che io lo visitava m i ripeteva sem pre le stesse p a ­ role. S ’ avvicina il tem po che debbo p r e ­ sentarm i al divin Giudizio , dobbiam o la­

sciarci » tal mente che nel decorso di sua m alattia m i furono non u na , m a p iù di quindici volle rip etu te. L occhè sin dal prim o giorno di m alattia manifestò anche a

SI

più altri suoi colleghi nell’occasione che da loro era stato visitato. Disse p u re che il suo m ale sarebbe inteso al rovescio dai m e­

dici, che operazioni, e m edicine non gli av reb b ero prodotto v erun giovam ento ; II che tutto avvenne. Queste cose che d a p ­ p rim a io attribuiva a m ero tim ore dei G iu­

dizi divini , al vedere poi che s’ andavano avverando di tratto in tratto , le palesai ad alcuni c o m p a g n i, quindi allo stesso nostro signor D irettore S pirituale, il quale benché sulle p rim e ne facesse poco conto , rim ase poi mollo m aravigliato dacché ne v id e gli effetti.

F ra ttan to il Comollo si stette il lunedì febbricitante in le tto , il m arted ì, e m erco­

ledì passolli fuori di letto , però sem pre tri­

s to , e melanconico assorto nel pensiero dei Giudizi divini. Alla sera del m ercoledì si pose di nuovo a letto com e inferm o p e r non levarsi p iù . F ra il g io v e d ì, v enerdì, sab- bato della stessa settim ana ( santa ) gli furon fatti tre salassi, prese v ari m edicinali, ru p p e in copioso sudore , il che non gli recò alcun giovam ento. Il sabbaio a s e r a , vigilia di P a sq u a, andatolo a visitare, « poiché, m i

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disse , dobbiam o la sc ia rc i, e fra poco io debbo presentarm i al Giudizio , avrei c a ro che tu vegliassi meco questa notte , perciò dim anderò licenza, e s p e ro m i s a rà concesso».

Come ebbe parlato col signor D iretto re , il quale tosto conobbe alcuni sintomi del peg­

gio di sua m alattia , mi diede licenza di passare coll’inferm o la notte del 3 0 m arzo precedente al solenne giorno di P asq u a.

V erso le otto mi accorsi che la febbre fa- cevasi p iù v io le n ta , alle otto e u n quarto 1’ assalì un accesso di febbre convulsiva sì gagliardo, che gli tolse l ’uso della rag io n e . Sulle p rim e faceva un lam ento clam oroso, com e se fosse stato atterrito da qualch e spaventevole oggetto : da li a m ezz' ora tornato alquanto in se , e g u ardando fisso gli astanti , p ro ru p p e in tale esclam azione, ahi Giudizio ! Q uindi com inciò a dibattersi con forze tali , che cinque , o sei che e r a ­ vamo astanti appena lo potevam o tratten e re in letto.

T ali dibattim enti d urarono p er ben tre o r e , dopo i quali ritornò in piena cogni­

zione di se stesso. S tette lunga pezza pen­

sieroso, com e occupalo in seria riflessione, 53

quindi deposta q u ell’ aria di mestizia , e terro re che da più giorni dim ostrava pei Giudizi D ivini, com parve tutto tranquillo, e p lacid o , parlava, rid ev a, rispondeva a tutte le in terrogazioni, che gli venivano fatte. Gli fu chiesto da che provenisse un tale cangiam ento, poc’ anzi sì tristo poscia sì gioviale , e affabile. A (ale dim anda mostrossi dap p rim a im broglialo a rispon­

d e re , poscia rivolto q u a , e là lo sguardo se da nissuno fosse udito, p re se a p arlare sotto voce con uno degli astanti : « fin ora p a ­ ventai di m o rire pel tim ore dei Giudizi D ivini ; questo tutto m ’ a tte rriv a , m a ora sono tranquillo, e nulla più tem o p e r le seguenti cose, che in am ichevole confi­

denza ti racconto ; m en tre era estrem a- m ente agitato pel tim ore del giudizio d i­

vino, parvem i in u n istante essere stato trasportato in u na profonda , ed am pia valle, in cui lo squilibrio dell’ a ria , e le bufere del vento furioso toglievano ogni forza, e vigore a chiunque colà capitava.

N el centro di questa valle v era un p ro ­ fondo abisso a guisa di fornace , onde uscivano fiam m e avvam panti. . . . A

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tal vista spaventato m i posi a g rid a re p e r tim ore di dovere in quella voragine p re ­ cipitare. Q uindi mi voltai all’indietro p e r fuggire, ed ecco u n ’innum erevole tu rb a di m ostri di form a spaventevole , e d iv e rs a , che tentava u rta rm i in quell’abisso. . . . A l­

lora gridai p iù forte, e tutto confuso, senza sapere che m i fa re , feci il segno della santa C roce, alla qual vista quei m ostri volevano chinare il capo, m a non potevano, perciò si contorcevano scostandosi alquanto da m e.

T u ttav ia non poteva ancora fuggire , e liberarm i da quel m al’au gurato luogo ; al­

lo rch é vidi u na m ano di forti g u errieri ve­

n ire in mio soccorso. Essi assalirono vigo­

rosam ente quei m ostri, alcuni dei quali rim asero sb ran ali, altri stesi a te rra , altri si diedero a vergognosa fuga. L iberato da tale frangente presi a cam m inare p e r quella spaziosa valle , finché giunsi ai piedi di u n ’ alta m ontagna , su cui solo si poteva salire p e r una scala i cui scaglioni erano occupati da tanti serpenti , pronti a div o rare chiun­

q u e vi ascendesse. Non v ’era altro passaggio che salire su quella scala , a salire la quale non osava inoltrarm i , tem endo essere da

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q u e ’serpenti d iv o rato ; quivi abbattuto dalle angustie , e dagli affanni , privo di forze già veniva m eno , quando u na donna che io giudico essere la com une nostra M ad re , vestita nella p iù g ran p o m p a, mi prese p e r m ano , fecemi rizzare in piedi e dicendom i di an d are con lei s’incam m inava qual guida su p e r quella scala. Com e essa pose il piede sugli scaglioni tutti quei serpenti voltavano altrove la m ortifera loro te s ta , nè si vol­

gevano verso di noi sinché non fum m o a l­

quanto da loro lontani. G iunti in cim a a quella scala m i trovai in un deliziosissimo g iardino, dove io vidi cose che non mi sono giam m ai im m aginato che esistessero. Questo appagò talm ente il mio cu o re, e m i rese sì tranquillo , che ben lungi dal tem ere la m orte , io la desidero che venga presto , affine di poterm i unire col mio Signore. » Sin qui l ’ inferm o.

Checché se ne voglia dire dell’esposizione del sovraesposto racconto , il fatto fu che quanto grande era prim a lo sp a v e n to , e 11 tim ore di com p arire innanzi a D i o , altrettanto più allegro m ostravasi di poi, e desideroso che giugnesse un tal m om ento;

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non più tristezza , o m alinconia in volto, m a un aspetto tutto ridente , e gioviale, in guisa che sem pre voleva can tare salmi inni., o laudi spirituali. Intanto avvertilo l’inferm o essere cosa buona che in quel giorno rice­

vesse i ss. S acram enti, occorrendo appurilo la solennità di P a sq u a , « volentieri ripigliò, e poiché dicono che il S ignore risuscitò dal sepolcro in circa q u est’ora (eran o le q u a t­

t r o , e mezzo del ma Ili n o ) vorrei che r i­

suscitasse anche nel m io cuore coll’abbon- danza della sua grazia. Non ho alcuna cosa di presente che m ’inquieti la coscienza , nullam eno atteso lo stato in cui m i trovo, ho piacere di p arlare col mio confessore p rim a di ricevere la santa co m u n io n e » . L a è p u r questa cosa degna d ’ osservazione ; un figlio vissuto nel secolo, sul vigore di sua e ia , persuaso doversi fra poco presen­

tare al giudizio , d ire francam ente nulla fargli p e na alla coscieuza . . . essere tra n ­ quillo. F orza è p u r d ire che ben regolata sia stata la sua v i t a , p u ro il c u o r e , e p u ra 1’ anim a sua

Spettacolo poi veram ente e d ifican te, e m arav ig lioso fu la sua com unione. T e r

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m inata la confessione, fatta la preparazione p e r ricevere il S S . V iatico , già il signor D irettore , che ne era il m inistro , seguito dai Sem inaristi entrava nella cam era d ’in- ferm eria; al suo prim o c o m p arire, l’inferm o tutto tu rb a lo , cangia colore, m uta d ’aspet­

to, e pieno di santo trasporto esclam a: « o h bella vista . . . giocondo vedere . . . ! M ira come risplende quel sole ! Q uante belle stelle gli fanno corona ! Q uanti p ro ­ strali a te rra 1’ adorano e non osano alzar la chinala ir o n ie , deh ! lascia che io vada inginocchiarm i con loro , e adori a n c h ’io quel non mai veduto sole ». M entre tali cose diceva , voleva riz z a rs i, e con forti slanci tentava portarsi verso il S S . S a cram en to ; io mi sforzava onde trattenerlo in letto ; m i cadevan le lagrim e dagli occhi p er tene­

rezza , e stupore , non sapeva che d ire , n è che rispondergli ; e d egli vieppiù si dibatteva onde portarsi verso il S S . V iatico;

n è s’acquetò finché non l’ebbe ricevuto.

D opo la Com unione tutto nei più affettuosi sentim enti concentrato verso il suo G esù, stette alcun tem po im m obile , quindi r i ­ pieno di m eraviglia « oh . . . . portento

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d ’a m o r e , esclam ava ! Chi m ai son io p e r essere fatto degno di tesoro sì prezioso 1 oh ! esultino p u re gli A ngeli del c ie lo , m a ben con p iù di ragione ho io di che alle­

g ra rm i , giacché colui che gli A ngeli pro­

strati m irano rispettosam ente in Cielo s v e ­ lato, io lo custodisco nel seno : quem C oeli capere non possunt meo grem io confero : m agn ificavit D eu s facere nobiscum ; oprò il Signore con m e le sue m e ra v ig lie , e ne fu'i di celeste gioia, e di divina consolazione rip ien o , et fa cti sum us laetantes ». Q ueste, ed altre simili giaculatorie andò p ro n u n ­ ziando p e r buon tratto di tem po. In fine som m essa la voce chiam om m i a se, e mi pregò a non p arlargli p iù d ’altro che di cose spirituali , dicendo essere troppo p re ­ ziosi quegli ultim i m om enti che gli resta­

vano ancor di v ita , doverli tutti im pie­

g a re a glorificare il suo Dio ; perciò non d a reb b e p iù alcuna risposta, qualora fosse intorno ad altre cose interrogato.

Di fatti in lutto il tem po d e’ suoi convul­

sivi dibattim enti se veniva interrogato in- torno a cose tem porali vaneggiava, se

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torno alle cose spirituali dava le più sode risposte.

Il m ale intanto andava ognora più c re ­ scendo , si fece consulto , si proposero me­

dicinali, s’eseguirono varie o p e ra z io n i, in­

som m a si operò quanto 1’ arte dei m e d ic i, e dei ch iru rg h i poteva , m a tutto senza ef­

fetto, avverandosi così ogni cosa nel m odo, e nelle circostanze dall'inferm o prenunziate.

In questo m en tre trovandosi in libertà onde p oter rag io n are confidenzialm ente con un suo am ico ( giacché gli altri sem inaristi erano andati tutti al D uom o ) tenne un r a ­ gionam ento , che p er essere tutto pieno di tenerezza e di religiosi sentim enti io trascrivo alla lettera tale quale m i viene presentato

« Con voce che indicava particolarità così prese p arlare: E ccoci, diceva al suo am ico, eccoci ad u n q u e prossim i al m om ento in cui noi dobbiam o p e r alcun tem po lasciarci , ascolta pertanto i ricordi che un am ico può lasciare ad un altro am ico. Non è solo do­

v ere d ell’ am ico, far quello che l ’am ico ri­

chiede m e n tre am b i vivono , m a eseguire altresì quanto a vicenda raccom andasi da effettuarsi dopo la m o rte. P erciò a seconda

del patto che abbiam o fatto colle più obbli­

ganti prom esse , cioè orem us ad invicern ut s a lv e m u r, non solo voglio che si estenda sino alla m orte d ell’ uno , o d e ll’altro , ma di am b id u e ; onde finché lu condurrai i tuoi giorni quaggiù , p ro m e tti, e g iura di p re g a r per m e. B enché in u d ir tali parole, asserisce l ’am ico, mi sentissi forzalo a p ian ­ g ere, p u re frenai le lacrim e, e promisi nel m odo richiesto quanto voleva. O r bene l ’in­

ferm o proseguiva, ecco quello che io posso d ire a tuo rig u ard o : Non sai ancora se b re v i, o lunghi saranno i giorni di tua vita;

m a checché ne sia sull’ incertezza dell’ora , n ' è certa la venuta ; perciò fa in m aniera che tutto il tuo vivere altro non sia che una preparazione alla m orte al Giudizio . . . . Gli uom ini pensano di quando in quando alla m orte , credono che v errà quella non voluta ora , m a non vi si d isp o n g o n o , ep- p e rciò allorché s’ appressa il m om ento ri­

m angono confusi, e chi m uore in confusione p e r lo più va eternam ente confuso ! Felici quelli che passando i loro giorni in opere s a n te , e pie si trovano apparecchiati p e r quel m om ento. Se poi sarai chiam alo dal

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S ignore a d iv en ir g uida delle anim e altru i, inculca inai sem pre il pensiero della m o rie , del Giudizio , rispetto alle Chiese ; poiché si vedono p u r troppo anche persone d ’abito distinto d ie hanno poca riverenza alla casa di Dio , perciò alle volte avviene che un uom o della p le b e , una vil don niciuola stia colle p iù sante disposizioni , m en tre il m i­

nistro del S antuario vi sta svagato senza r i­

flettere che si trova nella casa del Dio v i­

vente !

Siccom e poi p e r tutto il tem po che m ili­

tiam o in questo m ondo di lacrim e, non ab­

biam o patrocinio p iù possente che quello di M aria S S ., devi perciò averle una special d i­

vozione. Oh ! se gli uomini potessero essere persuasi qual contento arrech i in p unto di m o rte essere stati divoti di M aria , tutti a g a ra cercherebbero nuovi m odi con cui of­

frirle speciali onori. Sarà p u r dessa . che col suo figlio tra le braccia form erà la nostra difesa contro il nem ico d e ll’ anim a nostra a ll’ora e stre m a ; s ’arm i p u r tutto contro di noi l' inferno , con M aria in nostra difesa , nostra sarà la vittoria. G uardati però bene d all’ essere di quei tali, che p e r recitare a

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Maria qualche preghiera, per offrirle qual­

che mortificazione credono essere da lei protetti , m entre conducono una vita tutta libera , e scostumata. A vece di essere di tali divoti , è meglio non esserlo, perchè se si mostrano tali, è puro effetto d ’ ipocrisia per essere favoliti nei loro cattivi disegni , e quello che è più, se fosse possibile, farle approvare la loro vita sregolata. Sii tu sem­

pre dei veri divoti di Maria coll’ imitare le di lei virtù e proverai i dolci effetti di sua bontà , ed am ore.

Aggiungi a questo la frequenza dei sa­

cramenti della confessione , e Comunione , che sono i due ¡strumenti ossia le due arm i colle quali si superano tutti gli assalti del comun nem ico, e tutti gli scogli di questo borrascoso m are del mondo. Avverti final­

mente con chi tratti,parli, e chi tu frequenti.

Non parlo già delle persone di sesso diverso od altre persone secolari, che siano per noi d ’ evidente pericolo , le quali si devono af­

fatto fuggire; ma parlo degli stessi compagni chierici, e anche sem inaristi; alcuni di essi sono cattivi, altri non sono cattivi, ma non molto buoni, altri poi sono veramente buoni.

f>3

I prim i si devono assolutam ente fuggire, coi secondi solo trattare qualora si dia il biso­

gno, m a non form are alcuna fam igliarità , gli ultim i poi si devono freq u e n tare, e q u e­

sti sono quelli da cui si riporta l ’utilità spi­

ritu ale, e tem porale. Egli è vero, questi com pagni sono pochi, ed è appunto p e r que­

sto che devesi u sare la p iù g uardinga c a u ­ tela, e trovatine alcuni frequentarli, e for­

m are q u ella spirituale fam igliarità dalla quale si ricava tanto profitto. Coi buoni sarai buono coi cattivi sarai cattivo.

Una cosa ho ancora da d im an d arti, di cui ti prego cordialm ente, cioè quando an d rai al p asseg g io , passando presso il luogo di mia tom ba udrai i com pagni dire qui sta sepolto il nostro collega C om ollo ; allora tu suggerisci in p ru d en te m aniera a ciasche­

duno da parte m ia che m i recitino un p ater ed un requiem ; In tal guisa io sarò dalle pen e del purgatorio liberato. Molte cose ti d irei ancora , m a m ’ accorgo che il m ale p ren d e forza , e m ’ opprim e , perciò racco­

m andam i alle preg h iere degli am ici , prega il Signore p e r m e, Iddio ti accom pagni e ti benedica, e ci rivedrem o quando egli vorrà.

6 U

Q uesti sentim enti, esternati in quei m om enti in cui si m anifesta lutto l’intrinseco del cuore form ano il vero ritratto d ell’ anim o suo. Il pensiero delle m assim e eterne , frequenza dei s a c ra m e n ti, tenera divozione verso la M adonna , fuggire i com pagni pericolosi , c ercare quelli d a cui sperava ricav are q u a l­

che giovam ento p er le cose di studio , e di pietà form avano lo scopo di tutte le sue azioni.

Sorpreso verso la sera del giorno di P a s­

qua d a violento accesso di febbre accom ­ pagnato dalle p iù dolorose convulzioni , a stento si poteva tratten ere ; se non che tro- vossi uno spediente efficacissimo p er acq u e­

tarlo. C om unque fuori di se, e agitato dalla gagliardia del m ale : dettogli appena : Co- m ollo: p e r chi bisogna soffrire? E gli subilo rito rn av a in s e , e tutto gioviale, e rid en te, quasi tali parole gli alleviassero il m ale : p e r Gesù Crocifisso, rispondeva. In sim ile stalo senza mai profferire un lam ento p e r 1’ in­

tensità del m ale, passò la n o tte, e quasi in ­ tiero il giorno susseguente. In questo f r a t­

tem po fu visitato da suoi gen ito ri, i quali conobbe appieno, e raccom andò loro a

ras-4 *

segnarsi alla divina volontà, e non dim enti­

carsi di lui nelle loro p reg h iere. Di quando in quando si m etteva a can tare con voce o rd in a ria , e così sostenuta , che l ’ avresti detto nel perfetto suo essere di salute; il suo canto era il M iserere , le litanie della Ma­

carsi di lui nelle loro p reg h iere. Di quando in quando si m etteva a can tare con voce o rd in a ria , e così sostenuta , che l ’ avresti detto nel perfetto suo essere di salute; il suo canto era il M iserere , le litanie della Ma­

Nel documento 1844. LUIGI COMOLLO (pagine 49-73)

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