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COMPLESSO ACQUIFERO DELLE PIANURA PISANA

9.2 CARATTERISTICHE ISOTOPICHE DELLE ACQUE

Come detto precedentemente, a supporto della chimica sono state eseguite le analisi isotopiche sui punti d’acqua campionati nella campagna di Giugno 2013. In particolare, sono stati determinati i contenuti di ossigeno-18 (espressi in δ‰ rispetto allo standard di riferimento V- SMOW) che oltre a dare indicazioni a riguardo delle aree di alimentazione dei circuiti idrici, permettono di verificare se questi vanno ad interferire con acqua di mare. Di fatto quest’ultima è caratterizzata da valori di δ18

O‰ prossimi allo zero, mentre le acque di precipitazione meteorica, e quindi i corpi idrici che da esse traggono alimentazione, mostrano valori decisamente inferiori (vedi Fig. 9.2a).

Fig. 9.2a - Schema del processo di frazionamento degli isotopi dell’ossigeno nel ciclo idrologico (da Zanchetta et al., 2005).

Deuterio e ossigeno-18 sono linearmente correlati nelle acque meteoriche. Alla scala mondiale questa relazione è espressa dall’equazione riportata nel grafico di Fig. 9.2b; il valore “+10” prende il nome di eccesso di deuterio (generalmente indicato con “d”), il quale può variare nelle diverse aree geografiche (nel mediterraneo centro-occidentale assume in genere valori compresi tra 12 e 15).

In particolare le acque meteoriche del settore tirrenico alla quota mare mostrano contenuti medi annui di ossigeno-18 comprese tra -5.3 e -5.6 δ‰; man mano che aumentano le quote di precipitazione questi valori subiscono decrementi, con gradienti medi di circa -0.15 ÷ -0.2 δ‰ ogni 100 metri (vedi Fig. 9.2c; Baldacci & Doveri, 2008). Questa proprietà è molto importante poiché oltre a consentire di valutare la quota media di alimentazione di un determinato punto d’acqua, permette di discriminare due acque appartenenti a due sistemi di circolazione differenti, anche quando le acque stesse hanno un chimismo simile.

Fig. 9.2c - Relazione 2H/18O nelle acque meteoriche (da Craiq, 1961).

Confrontando tra di loro più eventi meteorici, o anche le precipitazioni cumulate in diverse stagioni dell’anno, l’intervallo di valori che si osserva nelle piogge in una determinata zona diviene più ampio; a Pisa, ad esempio, le precipitazioni raccolte ed analizzate dall’IGG-CNR mostrano, generalmente, un intervallo dei contenuti di ossigeno-18 tra -4 e -7, dove i più alti ed i più bassi valori si riferiscono agli afflussi meteorici rispettivamente del periodo luglio-agosto e novembre-dicembre (Baldacci & Doveri, 2008).

A differenza dei parametri chimici, i contenuti isotopici non sono influenzati dai processi di interazione tra acqua e matrice solida (a meno di condizioni con elevate temperature), per cui mantengono informazioni sull’origine delle acque d’infiltrazione e, in riferimento agli acquiferi costieri, permettono di discriminare se la salinità della falda è effettivamente legata ad un mixing tra acqua dolce e acqua di mare.

Le analisi del deuterio e dell’ossigeno-18 sono eseguite mediante spettrometria di massa in fase gassosa dopo opportune procedure di preparazione del campione. Nel caso del deuterio il campione è fatto reagire con magnesio o zinco metallici ad una determinata temperatura (H2O + Zn = ZnO + H2 oppure H2O + Mg = MgO + H2) e successivamente viene analizzato l’idrogeno gassoso; nel caso dell’ossigeno-18 il campione è fatto reagire ad una determinata temperatura con CO2 a composizione nota e dopo un certo tempo necessario allo scambio isotopico (C16O16O + H218O ↔ C16O18O + H216O) si analizza questo gas. L’errore analitico per il deuterio è compreso nell’intervallo ± 1,0 ‰ mentre è di ± 0,1 ‰ per l’ossigeno-18.

Fig. 9.2d - Relazione tra δ18O‰ e δ2H‰ (Giugno 2013).

Il diagramma di Fig. 9.2d mette a confronto i contenuti isotopici di ossigeno-18 e deuterio determinati sui campioni relativi alla campagna di Giugno 2013. Molti campioni sono raggruppati entro valori di δ18O‰ e δ2H‰ di circa -6.2/-6.8 e -37/-42, rispettivamente. Questi valori sono tipici delle acque circolanti nell’acquifero in ghiaie della porzione interna della pianura di Pisa (Grassi e Cortecci, 2005) e sono rappresentativi di una quota di ricarica più elevata di quella della pianura stessa. Effettivamente, le piogge a Pisa hanno contenuti di δ18O‰ medio annuo nell’ordine di -5.3 e -5.8 (IAEA/WMO, 2001; Mussi et alii, 1998). Tali valori si ritrovano generalmente anche negli acquiferi non confinati della costa versiliese-pisana (Doveri et alii, 2009; Doveri, 2004; Baldacci & Doveri, 2008). I valori più bassi che caratterizzano la maggior parte dei campioni prelevati nell’acquifero confinato in ghiaie sottolineano un

P2 P4 P16 P17 P34 D1 D2 D3 D4 D5 D6 D8 D7 S3 S2 S1 D1sup D4sup D7sup A3 A4 -60.0 -50.0 -40.0 -30.0 -20.0 -10.0 0.0 10.0 20.0 -8.00 -7.00 -6.00 -5.00 -4.00 -3.00 -2.00 -1.00 0.00 1.00 2.00

δ

2

H‰

δ

18

O‰

Pozzi ghiaie Piezometri ghiaie Piezometri sabbie sup. Fiumi

trascurabile o assente contributo legato all’infiltrazione diretta di piogge nella Pianura Pisana. Confermando le analisi chimiche di Giugno 2013, i dati isotopici indicano il contributo dell’acquifero calcareo mesozoico (δ18O‰ nelle sorgenti dei Monti Pisani è circa -6.5; Grassi et alii, 1994) oltre a quello delle Colline Pisane, la pianura di Lucca e la pianura del Fiume Arno. Il grafico di Fig. 9.2d è sufficiente da solo per poter affermare con certezza che tutti quei campioni aventi contenuti isotopici di ossigeno-18 maggiori di -5.5/-5.7 sono influenzati dall’acqua di mare; infatti le acque continentali sono sempre caratterizzate da valori più bassi di ossigeno-18. Infatti come si può osservare dalla Fig. 9.2d, lo spostamento dei rapporti isotopici per i campioni P2 e P4 relativi alla zona di S. Piero a Grado, P16 e P17 nell’area di Calambrone dal gruppo principale verso valori più alti di δ18O‰ e δ2H‰ è compatibile sia con i collegamenti locali tra l’acquifero in sabbie (con contenuti isotopici più alti) e l’acquifero in ghiaie e sia con un mixing acqua dolce-acqua di mare. D’altra parte, i campioni raccolti nei piezometri superficiali S1, S2, S3 e nel Canale Scolmatore (A4) sono chiaramente influenzati dall’intrusione marina. Viceversa, lo spostamento dei rapporti isotopici per il campione del Fiume Arno e per i campioni superficiali D1sup e D7sup verso valori più bassi di δ18O‰ e δ2H‰ è imputabile ai considerevoli apporti piovosi che si sono avuti proprio nei giorni precedenti al campionamento.

Fig. 9.2e - Diagramma binario δ18O‰ vs. Cl (GG-SW: mixing tra falda delle ghiaie e acqua di mare; SG- SW: mixing tra falda delle sabbie e acqua di mare)

P2 P3 P4 P5 P8 P9 P11 P13 P15 P16 P17 P19 P21 P23 P24 P28 P33 P34 P36 P37 P38 D1 D2 D3 D4 D5 D6 D8 D7 S3 S2 S1 D1sup D4sup D7sup A3 A4 -8.0 -7.0 -6.0 -5.0 -4.0 -3.0 -2.0 -1.0 0.0 1.0 10 100 1000 10000 100000 Cl (mg/l) acqua di mare Pozzi ghiaie Piezometri ghiaie Piezometri sabbie sup. Fiumi Poli. (GG-SW)  18 O

Confrontando δ18O‰ con i contenuti di Cl (Fig. 9.2e), possiamo concludere che i campioni appartenenti all’acquifero in ghiaie interessati da intrusione marina, in percentuali differenti, sono P2 e P4 vicino a S. Piero a Grado, P11 e P15 nella zona di Tirrenia e P8, P9 e P21 nell’area di Calambrone. Comunque, questo processo avviene in modi differenti. Infatti, la captazione diretta dell’acqua di mare nell’acquifero in ghiaie è probabile solo per i pozzi più vicini alla costa (Tirrenia e Calambrone). Per quanto riguarda i pozzi P2 e P4 (area di S. Piero a Grado), la Fig. 9.2e mostra che in addizione all’acqua di mare si verifica un mixing con l’acqua del Fiume Arno e/o con l’acqua dell’acquifero in sabbie, il quale è in connessione con la superficie in quest’area. Inoltre, considerando che tra i pozzi P2 e P4 e la linea di costa ci sono altri pozzi che intercettano l’orizzonte in ghiaie mostrando bassi valori di δ18O‰ e Cl, possiamo affermare che la frazione di acqua di mare individuata nei pozzi P2 e P4 non è dovuta alla connessione idraulica tra il mare e l’acquifero in ghiaie, ma è connessa al Fiume Arno o all’acquifero in sabbie. Infatti, in questa area i due acquiferi potrebbero essere in connessione idraulica, dovuta alla mancanza o alla riduzione di spessore dell’acquiclude/acquitardo limoso-argilloso che di solito li separa (per la stratigrafia di dettaglio si rimanda al lavoro di Tesi di Cignoni, 2012). Comunque, non possiamo escludere che la connessione idraulica tra i due acquiferi sia dovuta a pozzi mal condizionati che mettono in comunicazione l’acquifero in sabbie e quello in ghiaie. Questa è la spiegazione più probabile dello spostamento limitato dal mixing lineare falda in ghiaie/acqua di mare (GG-SW) mostrato dai campioni P16 e P17 (Fig. 9.2e), raccolti vicino alla linea di costa nella parte meridionale dell’area di studio. Per quanto riguarda l’acquifero in sabbie osserviamo che i campioni raccolti nei piezometri superficiali S1, S2 e S3 mostrano frazioni di acqua salata in percentuali molto elevate (S2, 20%; S1 e S3, 70%); il grafico di Fig. 9.2e mostra che per tali campioni l’intrusione di acqua di mare non avviene direttamente nell’orizzonte ghiaioso, ma attraverso gli acquiferi sabbiosi superficiali. Ciò è particolarmente evidente nel piezometro S2 che giace esattamente sulla curva di mixing tra falda in sabbie e acqua di mare; i campioni S1 e S3 risultano lievemente spostati da tale curva ma questo non deve trarre in inganno perché giacciono nella parte di grafico dove le due curve esponenziali relative al mixing falda in ghiaia/acqua di mare e mixing falda in sabbie/acqua di mare si incontrano.

Per fare un confronto, è stato riportato il diagramma che mette a confronto i contenuti isotopici di ossigeno-18 e deuterio di Butteri et al., (2010) in Fig. 9.2f. Il diagramma mostra che la maggior parte dei campioni sono raggruppati entro valori di -6.5/-6.8 e -37/-40, rispettivamente. Lo spostamento dei rapporti isotopici per i campioni P2, P3, P8, P9, P16, P17 e P20 dal gruppo principale verso valori più alti di δ18O‰ e δ2H‰ (Fig. 9.2f) è compatibile sia con connessioni locali tra l’acquifero in sabbie (con contenuti isotopici più alti) e l’acquifero in ghiaie sia con un mixing con acqua di mare. D’altra parte, il campione raccolto nel Fiume Arno è chiaramente influenzato dall’intrusione di acqua di mare, con concentrazione isotopica anche maggiore della pioggia al livello del mare.

Fig. 9.2f - Relazione tra δ18O‰ e δ2H‰

Confrontando δ18O‰ e i contenuti di Cl (Fig. 9.2g), possiamo concludere che i campioni interessati da intrusione di acqua di mare, con percentuali differenti, sono inclusi entro 2 Km dalla costa (P7, P8, P9, P11, P12, P15, P16, P17, P18 e P19) e P2-P3 vicino S. Piero a Grado. Comunque, questo processo avviene in modi diversi. Infatti, la cattura diretta di acqua di mare nell’acquifero in ghiaie è probabile soltanto per i pozzi più vicini alla costa. Per quanto riguarda P2 e P3 (area di S. Piero a Grado), la Fig. 9.2g mostra che oltre all’acqua di mare avviene anche un mixing con l’acqua del Fiume Arno e/o dell’acquifero in sabbie, che è in collegamento con la superficie in questa area. Inoltre, considerando che tra P2 e P3 e la linea di costa ci siano altri pozzi che intercettano l’acquifero in ghiaie che mostrano bassi valori di δ18O‰ e Cl, possiamo affermare che la frazione di acqua di mare individuata in P2 e P3 non è dovuta alla connessione idraulica tra il mare e l’acquifero in ghiaie, ma è riferita al fiume Arno o all’acquifero in sabbie. Comunque, non possiamo escludere che la connessione idraulica tra i due acquiferi sia dovuta a

caratteristiche tecniche dei pozzi, con estrazione di acqua sia dall’acquifero in sabbie sia da quello in ghiaie. Questa è la spiegazione più probabile allo spostamento limitato dal mixing lineare falda in ghiaie-acqua di mare (GG-SW) mostrato dai campioni P16 e P17 (Fig. 9.2g), raccolti vicino alla linea di costa nella parte meridionale dell’area di studio.

Fig. 9.2g - Diagramma binario δ18O‰ vs Cl - Arno River-April 2006 da Baldacci & Doveri, 2008; GG-SW: mixing tra falda delle ghiaie e acqua di mare; SG-SW: mixing tra falda delle sabbie e acqua di mare (Butteri et al. 2010).

11. CONCLUSIONI

Il primo acquifero confinato in ghiaia, appartenente al sistema acquifero multistrato della pianura di Pisa, ha sede nei Conglomerati dell’Arno e del Serchio da Bientina originatisi in ambiente fluviale (alvei tipo fiumara) durante gli spostamenti degli antichi corsi dell’Arno e del Serchio (Della Rocca et al., 1987). L’origine alluvionale determina una certa discontinuità dei livelli ghiaiosi che sono verosimilmente collegati con il fondo marino in corrispondenza delle foci del paleo-Serchio. La profondità varia dai 20 ai 40 metri, al piede delle Colline Pisane, fino ai 100- 170 metri andando verso nord-nordest, dove l’acquifero sembra essere più discontinuo. Per avere un quadro più completo e dettagliato dell’assetto idro-stratigrafico della zona costiera della pianura di Pisa che si estende da Marina di Pisa a Calambrone, area d’indagine di questo lavoro di Tesi, nelle fasi iniziali del Progetto sono stati realizzati 11 nuovi piezometri; con il lavoro di Tesi di Cignoni (2012) sono state integrate le informazioni litostratigrafiche esistenti con i dati reperiti durante la perforazione dei piezometri, andando ad evidenziare una maggior continuità degli orizzonti ghiaiosi nella parte meridionale dell’area di studio (Tirrenia, Tombolo e Calambrone), mentre, più a nord nella parte a ridosso del Fiume Arno, le ghiaie sembrano perdere continuità andando a formare corpi lenticolari di più ridotte dimensioni. Su buona parte dell’area esaminata l’acquifero confinato in ghiaie è separato dall’acquifero freatico in sabbie da un acquiclude argilloso-limoso; in alcune zone si possono avere connessioni idrauliche o fenomeni di drenanza per la mancanza, o per spessori minimi, di tale acquiclude come nel caso della zona di San Piero a Grado.

In base a queste conoscenze sono state svolte due campagne di acquisizione dati nei mesi di Settembre 2013 e Febbraio 2014: in ogni campagna è stato misurato livello piezometrico (m s.l.m.), conducibilità elettrica (μS/cm a 25 °C), temperatura (°C) e pH direttamente in sito, mentre, solo nella campagna di Settembre 2013, sono stati raccolti anche i campioni d’acqua, tramite campionatori Bailer o Hydra Sleeve, per le successive analisi chimiche svoltesi presso i laboratori del CNR-IGG di Pisa. I dati del livello piezometrico raccolti sono stati riportati su carta e rielaborati a mano secondo il metodo di interpolazione lineare (triangolazione) per poter ricostruire e studiare l’andamento della superficie piezometrica; successivamente, i dati sono stati elaborati anche mediante un apposito software (Surfer, versione 11), interpolati secondo il metodo geo-statistico Kriging e infine riportati in ArcMap per una miglior rappresentazione grafica. Per quanto riguarda i livelli piezometrici, dalle misure prese durante la campagna di Settembre 2013 nei punti di captazione che intercettano l’acquifero confinato (pozzi (P) e piezometri profondi (D)), si osserva che i livelli piezometrici risultano negativi sotto il livello del mare per tutti i punti d’acqua considerati. Molto importante è la situazione che si manifesta nella

zona di Tirrenia, dove sono evidenti depressioni piezometriche caratterizzate dagli intensi emungimenti del C.O.N.I. (P8) e del Golf Club Tirrenia (P11). In prossimità del pozzo P8 si è misurato un livello pari a -1.97 m, mentre il livello misurato nel P11 era pari a -1.05 m. Questo andamento risulta da tenere sotto controllo, in quanto la zona in cui ricadono i pozzi sopracitati risulta molto vicina alla costa e questo potrebbe favorire un forte richiamo di acqua marina. La depressione evidenziata nella parte meridionale della zona di studio, in cui è presente un minimo relativo in corrispondenza del pozzo P37 (zona di Mortaiolo), è dovuta al campo pozzi del Servizio Idrico della città di Livorno, ubicato proprio in quella zona. Relativamente alla campagna di Febbraio 2014, i minimi sono evidenziati in corrispondenza dei pozzi P8 e P21, nella zona di Tirrenia e del pozzo P2 nella zona di S. Piero a Grado. Spostandoci invece dalla fascia costiera verso l’entroterra, si nota una graduale tendenza all’abbassamento della superficie piezometrica, la quale arriva a -10.45 m nella zona di Mortaiolo. Nelle carte di Febbraio e Giugno 2013, oggetto del lavoro di Tesi di Neri (2014), i minimi evidenziati sono sempre in corrispondenza della zona di S. Piero a Grado e quella compresa tra Tirrenia e Calambrone, dove per altro si trovano le più importanti aziende agricole e turistiche dell’area. Oltre al livello piezometrico è stata misurata anche la conducibilità elettrica (μS/cm) sia dell’acquifero confinato in ghiaie, sia dell’acquifero confinato in sabbie ma solo nella zona di S. Piero a Grado, sia del Fiume Arno che del Canale Scolmatore. L’acquifero freatico in sabbie è stato monitorato solo nella zona di S. Piero a Grado per avere maggior informazioni riguardo a possibili fenomeni di comunicazione idraulica tra questo acquifero e quello confinato in ghiaie, già ipotizzato da Butteri et al. (2010). Con i dati del primo acquifero confinato in ghiaie raccolti è stata costruita la carta di conducibilità elettrica (μS/cm) e su questa carta sono stati riportati anche i valori puntuali dell’acquifero superficiale, monitorato nella zona di S. Piero a Grado con i piezometri (S1, S2, S3 e D7), e i valori del Fiume Arno, analizzato all’altezza del Ponte del Cep (A3), e del Canale Scolmatore (A4), analizzato quasi in prossimità della foce. Sono state realizzate due carte, una per ogni campagna di acquisizione dati (Settembre 2013 e Febbraio 2014), e dal loro confronto si notano grosse variazioni, a seguito di considerevoli apporti piovosi che hanno interessato il mese di Gennaio 2014. I valori di CE più elevati sono stati misurati nelle zone di Tirrenia, Calambrone e all’interno della Tenuta di Tombolo. In queste aree si registrano valori di conducibilità elettrica prossimi ai 5000 μS/cm e questo è probabilmente dovuto al mixing con acqua di mare proveniente dalla zona costiera di Calambrone e che arriva fino alla Tenuta di Tombolo; in base all’andamento della piezometria e dei valori di CE sembra si tratti di intrusione marina ma per la conferma sono necessari i risultati delle analisi chimiche ed isotopiche dei campioni d’acqua raccolti nella campagna di Settembre 2013, che sono attualmente in corso.

Andando da Calambrone verso Marina di Pisa viene evidenziato un miglioramento delle condizioni dell’acquifero confinato in ghiaie, con i valori di CE che diminuiscono da oltre 5000 μS/cm a valori inferiori ai 3000 μS/cm; anche dalla Tenuta di Tombolo se ci spostiamo verso Pisa si ha un netto miglioramento delle condizioni dell’acquifero e i valori di CE scendono al di sotto di 2000 μS/cm. Un peggioramento delle condizioni dell’acquifero è messo in evidenza in corrispondenza dei pozzi P2 e P3 che si trovano nell’area di San Piero a Grado. Proprio il pozzo P2 ha un comportamento anomalo, mentre tutti i pozzi nelle immediate vicinanze hanno valori inferiori ai 2000 μS/cm, il P2 ha valori prossimi ai 3000 μS/cm; un valore così alto è dovuto al mixing con acque differenti da quelle che circolano nell’acquifero confinato in ghiaie e sicuramente non si tratta di acqua marina proveniente dalla costa perché i pozzi ubicati tra l’area di San Piero a Grado e la zona costiera di Marina di Pisa (P5, P6, P19 e P20) hanno valori di CE molto bassi. Nella medesima zona sono ubicati i piezometri superficiali (S1, S2 e S3) e i dati puntuali, relativi ai valori di CE, mostrano che l’acquifero superficiale ha un elevato contenuto in sali, paragonabile a quello dell’acqua di mare. Grazie alla perforazione di questi piezometri, e anche del piezometro D7 posto nelle vicinanze, è stato possibile definire con maggior dettaglio la stratigrafia della zona, andando ad evidenziare il ridotto spessore dell’acquiclude argilloso- limoso che separa l’acquifero superficiale in sabbie da quello profondo in ghiaie. In base alla depressione piezometrica che caratterizza la zona, al ridotto spessore dell’acquiclude e all’elevata salinità dell’acquifero superficiale in sabbia è possibile dire che nella zona, e in particolare in corrispondenza del pozzo P2, avviene un mixing tra l’acqua circolante nel primo acquifero confinato in ghiaie e l’acqua d’infiltrazione dal sovrastante acquifero superficiale; per le conferme è necessario far riferimento ai risultati delle analisi chimiche e isotopiche dei campioni. I campioni d’acqua raccolti durante la campagna di Settembre 2013 sono stati analizzati presso i laboratori del CNR-IGG per determinare il contenuto dei principali anioni (Cl- ; SO4= e NO3-) e cationi (Ca++; Mg++; Na+ e K+); i dati sono stati riportati in un diagramma di Piper-Hill che ci ha permesso di rappresentare in maniera chiara e di classificare tutte le acque campionate. Sono stati riportati anche i dati relativi al campionamento del Fiume Arno e del Canale Scolmatore delle campagne di Ottobre 2012 e Giugno 2013 per poter valutare anche la forte variabilità stagionale che caratterizza i corsi d’acqua. Per un’analisi più precisa, al diagramma di Piper-Hill sono stati affiancati anche altri diagrammi che prendono in considerazione anche i quantitativi assoluti. Dalle analisi chimiche è risultato che solo nei piezometri D2 e D6 e nei pozzi P3, P9, P15, P16, P17, P21 e P28 è riconoscibile un mixing con acqua di mare; per avere delle certezze riguardo i processi di mixing per andare a definire con chiarezza le varie componenti e i percorsi delle acque sono necessari i dati isotopici.

È tuttavia evidente che parlando di intrusione marina, bisogna distinguere le modalità diverse con cui questa può avvenire all’interno dell’area di studio. I dati isotopici relativi ai campioni raccolti nella campagna di Giugno 2013 mostrano che per i pozzi ubicati lungo costa tale processo si sviluppi per richiamo diretto di acqua di mare all’interno dell’acquifero in ghiaie. Questo fenomeno, in accordo con le osservazioni piezometriche, risulta più marcato nel settore meridionale dell’area, nella zona di Tirrenia (P11 e P15) e Calambrone (P8, P9 e P21). La maggior parte degli altri campioni analizzati non è interessata da fenomeni di intrusione marina; in questi casi, le acque sotterranee mostrano le stesse caratteristiche rinvenute nella parte interna della piana di Pisa, con un TDS relativamente basso e valori di δ18O‰ indicativi di quote medie di ricarica maggiori delle quote locali. Soltanto per due campioni P2 e P4, raccolti in prossimità di S. Piero a Grado nella parte più interna a nord dell’area di studio, i valori di δ18O‰ mostrano chiaramente che l’intrusione di acqua di mare non avviene direttamente nell’orizzonte ghiaioso, ma attraverso gli acquiferi sabbiosi superficiali, che, in questa zona, sono in contatto diretto con le ghiaie più profonde. Comunque, non possiamo escludere che la connessione idraulica tra i due acquiferi sia favorita anche dalle caratteristiche tecniche dei pozzi profondi che insistono sull’area in esame ed in particolare ad una loro captazione di entrambi i livelli acquiferi (Butteri et al., 2010); questa è la ragione più probabile dello spostamento limitato dal mixing lineare falda

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