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Caratteristiche del territorio

Nel documento Acquedotto del Fiora S.p.A. (pagine 4-7)

1 Caratteristiche della gestione e del territorio

1.2 Caratteristiche del territorio

Il territorio gestito da Acquedotto del Fiora è morfologicamente caratterizzato dalla prevalenza di territori collinari con pochissimi rilievi che oltrepassano i 1000 m slm (Monte Amiata, 1736 m, Monte Cetona, 1140 m, e rilievi delle Colline Metallifere, comprese tra i 1000 ed i 1060 m). Dei 55 comuni afferenti all’ATO, 19 presentano territori interamente montani (come definiti da LR 82/2000) ed altri 13 varie porzioni montane. Nonostante che i rilievi collinari presentino energie di rilievo modeste, la loro costituzione geologica con terreni incoerenti in gran parte post-orogenici rende elevato il rischio geomorfologico che coinvolge non solo le strutture a rete ma anche numerosi impianti.

Il territorio è stato ripartito in tre Aree Gestionali – l’Area Costa, l’Area Montagna e l’Area Senese – individuate suddividendo i Comuni per caratteristiche territoriali, demografiche e di approvvigionamento idrico, nonché per problematiche gestionali ed operative omogenee.

La struttura gestita si compone di oltre 8.000 km di reti acquedottistiche (escluso derivazioni d’utenza) che si dipartono da 530 captazioni e 860 serbatoi e che sono a servizio di circa 231.000 utenze idriche. Oltre 9 milioni di mc sono inviati ai 40 impianti di trattamento per rendere potabile la risorsa, 11 dei quali sono di tipo “osmosi inversa” (per una produzione in uscita di circa 1 milione di mc). I consumi idrici si attestano intorno ai 30 milioni di mc annui.

I circa 3200 km di rete fognaria collettano i reflui prodotti dalle utenze, di tipo domestico o assimilabile per oltre il 99%, a 300 impianti di depurazione (di cui 94 a fanghi attivi) e 383 scarichi non depurati. Completano il quadro infrastrutturale circa 610 scaricatori e 590 sollevamenti (315 di acquedotto e 275 di fognatura).

Il sistema acquedottistico è alimentato per oltre il 95% da risorse sotterranee appartenenti ad una trentina di acquiferi. La gran parte della risorsa proviene da 5 acquiferi aventi caratteristiche di tipo regionale, cioè con un’importante funzione di regolazione nell’ambito del ciclo dell’acqua. Il loro contributo al volume di acqua sotterranea prelevato dall’ambiente è raffigurato nel diagramma seguente che si riferisce all’anno 2011 che può essere ritenuto come un anno climaticamente

“normale”.

Gli altri acquiferi, che forniscono complessivamente poco più del 10% della risorsa sotterranea utilizzata per S.I.I., sono di natura superficiale, legati cioè a circuiti locali e quindi in rapida dipendenza del regime climatico.

Le variazioni climatiche, anche estreme, osservate nell’ultimo decennio possono tuttavia incidere significativamente su tali percentuali ed in particolare su quelle delle sorgenti ragion per cui, in caso di riduzione delle portate, si può registrare un sensibile aumento dei volumi prelevati dai corpi idrici posti più a valle mediante pozzi.

La rete acquedottistica è complessivamente caratterizzata da 2 principali dorsali adduttrici che trasportano a valle la risorsa effluente dall’acquifero del Monte Amiata:

• dorsale del Fiora, che adduce la risorsa dalle sorgenti di Santa Fiora, pari a più della metà della risorsa disponibile dall’acquifero (oggi oltre 800 l/s), alla quasi totalità della provincia di Grosseto ed ai comuni di Montalto di Castro ed Onano, nel Lazio, per una lunghezza degli assi di primo ordine di oltre 340 km;

• dorsale del Vivo, che adduce la risorsa proveniente da un complesso di fonti poste sul lato settentrionale della montagna del Vivo d’Orcia (oggi oltre di 150 l/s) a gran parte della provincia di Siena ed alcuni comuni afferenti alla Conferenza Territoriale n. 4, con due assi di primo ordine della lunghezza complessiva di oltre 150 km.

Ad esse si aggiunge una dorsale di minore rilevanza idraulica ma di fondamentale importanza per l’approvvigionamento della città di Grosseto e di molte zone rurali della provincia di Grosseto denominata “Arbure”, che adduce circa 70 l/s dall’omonima sorgente per una lunghezza complessiva di 53 km dell’asse primario.

La risorsa proveniente da queste dorsali viene integrata con risorsa locale sotterranea, talora anche in proporzioni superiori; in tre casi (Follonica, Rapolano e San Casciano dei Bagni) l’integrazione avviene con risorsa superficiale (invasi) opportunamente potabilizzata anche mediante trattamenti fisico-chimici spinti.

Tali integrazioni, spesso con acqua ad elevato tenore di solfati, cloruri, ferro e manganese per caratteristiche geochimiche peculiari, danno luogo ad un complesso sistema di miscelazioni. In alcuni casi i tenori sono talmente elevati che nonostante la miscelazione con le acque provenienti dal Monte Amiata si rendono necessari trattamenti di potabilizzazione. In altri casi, peraltro, a tali elementi primari si accompagnano elementi accessori ma pericolosi per la salute umana come il mercurio ed il boro che quindi richiedono trattamenti specifici.

A proposito di qualità dell’acqua, si ricorda come alcune fonti di approvvigionamento, alcune delle quali attestate proprio nell’acquifero del Monte Amiata, presentino tenori in As superiori alla

norma, ragion per cui si è dovuti ricorrere alla realizzazione di ben 6 impianti di abbattimento specifici per questo elemento.

Infine, va ricordata la situazione particolare del Comune di Isola del Giglio approvvigionato unicamente mediante desalinizzazione dell’acqua mare.

La combinazione tra tipologia di risorsa, se proveniente da acquiferi locali o regionali, e sistema idraulico singolo (fonte-serbatoio-distribuzione) o complesso (rete di distribuzione collegata a più fonti e più serbatoi) determina ovviamente il rischio di carenza idrica per scarsità alla fonte illustrato nella figura seguente.

L’impatto dei rischi ambientali in relazione ai mutamenti climatici ed all’uso del territorio rappresenta dunque l’elemento più critico di un territorio che sta cercando di strutturare e consolidare la propria vocazione ambientale e turistica.

Tuttavia, sotto il profilo più tipicamente gestionale, vi sono altre criticità di grande rilevanza, prima fra tutti la vetustà delle reti sia come età dei materiali ma anche come concezione idraulica delle stesse. Le stesse dorsali, che costituiscono l’anima del sistema, sono state realizzate oltre 50 anni fa (addirittura quella del Vivo ha oltre un secolo) secondo una visione statica che vedeva una portata di adduzione massima corrispondente ai fabbisogni presunti dei successivi 50 anni. Oltre ad essere trascorsi quei 50 anni, le previsioni sono state spesso disattese per eccesso e la realtà del territorio e

dell’ambiente vede oggi la necessità di gestire il prelievo ed il trasporto dell’acqua in modo dinamico secondo esigenze variabili in una forbice ben più ampia di quanto possibile con le strutture esistenti. Tale obsolescenza concettuale delle reti è ancora più drammatica nella distribuzione, dove nel tempo le condotte sono state estese e collegate sulla base di esigenze contingenti e non secondo adeguate progettazioni. Ciò ha portato ad una ramificazione incontrollata dei sistemi (cioè senza dispositivi idraulici di servizio e controllo) nonché alla instaurazione di regimi di pressione inadeguati.

Nel settore depurazione la situazione è abbastanza complessa anche se negli ultimi anni la Regione Toscana insieme all’Autorità Idrica, alle altre istituzioni competenti ed ai Gestori ha prodotto non solo un quadro conoscitivo esaustivo ma anche un programma di interventi mirato a superare sia le situazioni causa di contestazione da parte delle Autorità comunitarie sia quelle che comunque possono rappresentare criticità nel rispetto della norma e nella tutela delle acque (DPGR 143/2015 e la Legge Regionale 5/2015).

D’altra parte, la particolarità del territorio dell’ATO 6, costituito da centinaia di borghi medievali spesso arroccati su speroni di roccia, che lo rendono famoso in tutto il mondo, fa sì che realizzare impianti di trattamento a servizio di scarichi non depurati provenienti da agglomerati con così bassa potenzialità sia oltre che oneroso anche molto complesso a causa delle difficoltà di individuazione di siti adatti e di esecuzione dei lavori.

Nel documento Acquedotto del Fiora S.p.A. (pagine 4-7)

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