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“Visitáronse los hospitales y la cárcel, ayudando a todos en lo spiritual y temporal”35

Il corpo individuale è quindi corpo sofferente, e che sia per cause spirituali o materiali, appare sempre come corpo punito: da Dio, con la malattia o la fame; dall’uomo, a volte per volontà propria con finalità di accrescimento spirituale, altre volte per legge, in caso di carcerazione, di lavori forzati sulle galere, di schiavitù.

Sulla soglia che separa l’uomo sofferente dall’uomo non-sofferente, ovviamente con le dovute sfumature di appartenenza sociale, si delineano le occupazioni principali della Compagnia, con l’obiettivo del soccorso al meglio possibile ed in utroque36, ovvero nelle questioni riguardanti lo spirito ed il corpo, come prevede lo statuto della Compagnia. L’azione gesuita si presenta quindi come azione olistica, operante a tutto campo per la salute dell’uomo e si struttura sempre su un sistema binario che, nel discorso interno alle lettere, fa solitamente apparire due termini come racchiusi in un binomio fisso, che assurge a topos semantico. Salute spirituale, che prevede un trattamento costante e regolare, scandito da appuntamenti fissi e dai ritorni annuali delle grandi cerimonie, e salute fisica, quando necessario, prendendosi cura dei malati o dei poveri:

O cuidado que têm os Padres em se proverem os doentes e necessitados hé muito grande, e tambem em se vestirem os pobres em tempo do inverno. Isto causa muita edificação pera esta gente assi christãa como infiel. Têm tambem muito cuidado em fazer amizades entre os que estão mal, o que tudo muito edifica.37

La dualità costitutiva dell’ente singolo – anima e corpo, forma e materia – si rispecchia amplificata nella struttura e nell’organizzazione sociale: non di rado appare infatti, a rappresentare la seconda parte del binomio implicito, non tanto il risultato della suddivisione dell’entità individuale dell’uomo in due parti fondanti, ma quello invece della suddivisione dell’entità collettiva della comunità sociale. Vengono, insieme agli appartenenti al centro, soccorsi anche i marginali, che nella struttura concentrica della

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[DI XII, 13, §7, p. L].

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[DI XII, 68, §12, p. LIV].

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società cristiana rappresentano la parte fisica che contiene, quale strumento, la forma centrale. In questo margine materico si trovano riunite insieme categorie corporee diverse, che hanno in comune tra loro principalmente l’urgenza vitale: carcerati, schiavi, orfani, malati, moribondi.

Concettualmente rinchiusi in un ordine fisso di coppie semantiche, troviamo ospedali e carceri – dunque malati e prigionieri – schiavi e orfani, con l’aggiunta saltuaria delle donne, moribondi. Per ogni binomio c’è un trattamento simile ed un simile significato semantico. Pur avendo in comune l’aspetto simbolico della soglia, o frontiera fluida tra due stati fissi che si riassumono nella coppia originaria vita/morte – che siano effettive o simboliche – le associazioni concettuali utilizzate ci dicono che esiste una differenza importante: malati e carcerati si trovano all’interno di strutture statali di associazione di enti e rappresentano, quindi, una moltitudine di cui si può parlare metonimicamente al singolare – l’ospedale significa i malati, il carcere significa i prigionieri – riassumendo il gruppo in una funzione, facendogli perdere così l’aspetto individuale della persona per cederlo ad una struttura organizzativa chiusa. Se in questi due casi l’elemento di reclusione è esplicito ed evidente, gli schiavi e gli orfani – nonché le donne – non sono chiusi in uno spazio fisico apposito, ma in una struttura sociale specifica, non avendo diritto a decidere per sé o su di sé, mentre i moribondi sono rinchiusi sul limite della vita o meglio delle vite. Il primo binomio fa riferimento allo Stato, che possiede finanzia ed istituisce le strutture di contenzione degli enti in causa; il secondo alla famiglia, ove l’uomo o pater-familiae si sostituisce allo Stato come istitutore di strutture di contenzione ed organizzazione del nucleo familiare; il terzo a Dio, sovrano supremo. Il padre, il re e Dio hanno la capacità e la possibilità di decidere la vita o la morte di alcune categorie di persone, sia che si tratti di morte fisica che di morte sociale.

Esistono poi, tra le categorie stesse, dei punti di contatto interni: schiavi carcerati e, come vedremo in seguito, malati, sono accomunati nel pensiero gesuita, non tanto – o non solo – per la loro condizione di limite e circonferenza ultima della società dei puri, quanto piuttosto per la problematica della colpa: dato che per legge un cristiano non poteva essere schiavo, a meno che non avesse commesso un reato e che questa condizione fosse la pena prevista, chi era schiavo era anche necessariamente colpevole quanto meno di cecità spirituale. Anzi, la stessa condizione di schiavitù ed asservimento funzionava spesso come stimolo alla conversione, a causa di incentivi statali concessi in tal senso all’opera dei religiosi: uno dei sistemi utilizzati nell’evangelizzazione dei pagani di caste infime – quelli che anche nella società indù non occupavano un luogo più confortevole – era affidarli,

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sempre come schiavi, a proprietari cristiani, che si occupavano di farli catechizzare regolarmente fino a quando non decidessero di convertirsi, ottenendo così, insieme alla nuova vita da fedele, anche la libertà38.

Quella della ‘soglia’ è in sé una condizione limite perché derivante da un’infrazione della Legge e di conseguenza partecipante del caos: ciò che si trova o sceglie di trovarsi al di fuori di una società regolata, viene automaticamente posto in una categoria mista, atta ad abbracciare le più diverse condizioni umane raccolte sotto il nome di “marginali”. Dei marginali fanno dunque parte coloro che si trovano per qualche ragione al margine della società, ordinata secondo leggi e regole che riguardano non solo la convivenza ma anche la religione ed il corpo. Curiosamente, sono tutti reclusi. Nelle prigioni, sulle galere, nelle case dei loro proprietari, in rigidissime caste, negli ospedali, nei corpi morenti. Ma sono anche tutti sulla soglia della liberazione, che sia sociale, spirituale o fisica: i gesuiti cercano di estrarre dalle prigioni chi possono in seguito al pentimento profondo che questi mostrano39, liberare gli schiavi dandoli a cristiani che si occuperanno della loro conversione, catechizzare gli appartenenti alle caste basse che potranno, da cristiani, uscire dal sistema sociale in cui erano nati ed ottenere condizioni di vita migliori, curare i malati o accompagnarli alla liberazione finale:

Alem destas obras em que os nossos se exercitão nas igrejas, vão ordinariamente a visitar os carceres e as galés, e fazem livrar muitos delles ora por via da justiça, ora por graça, e lhes pregam e ensinam a doutrina e os confessão, ajudando-os em suas necessidades corporaes e espirituaes. Assi mesmo fazem nos prezos e condenados pollo sancto Officio, ensinando-os e tirando-os de seus falsos erros e reconciliando- os e ajudando-os a bem morrer quando são queimados [...] Isto mesmo fazem no hospital acudindo aos enfermos, principalmente, ao tempo que chegão as naos do Reino, e este anno tiverão bem em que exercitar a paciencia e a charidade, porque, como ouve tam grandes doenças por todo o caminho, chegaram aqui as naos cheias de enfermos e se recolherão perto de quatrocentos no hospital. Hé neste tempo de ver a charidade e diligencia que usa a Companhia, porque huns dos nossos hiam à barra, que está daqui tres legoas, a tomar com as fustas os doentes, trazendo-os a Goa; outros os estão esperando ao caes onde desembarcão; outros os recebiam no hospital, lavando-lhe os pees e ainda o corpo todo, e deitando-os nas camas que tinhão bem concertadas.40

L’ordine omologante è la chiave per la libertà.

Il legame tra questi ambiti sociali apparentemente distanti è quindi la marginalità, anche se ognuno di essi presenta delle differenze nei meccanismi interni e soprattutto per la

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[DI X, 45, §27, p. XXIII].

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[DI X, 25, §2, pp. XIV-XV]. Gli esempi sono, comunque, innumerevoli e ricorrenti in ogni lettera.

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specifica funzione rappresentativa nella percezione che la Compagnia dava e riceveva di sé stessa. In ogni caso i Padri svolgevano la funzione di intermediari tra la periferia ed il centro – rappresentato dagli organismi governativi più elevati e dai ‘puri’ in termini di appartenenza alla madrepatria – occupandosi di mutare le condizioni della prima, fortificandone ed inglobandone la presenza in un tutto articolato ma uniforme, secondo strutture sociali gerarchiche predefinite ed importate dal Portogallo, che ne prevedevano la produzione e l’aumento costanti. Data l’esistenza di un gruppo, e quindi di un ‘dentro’ e di un ‘fuori’, l’espansione cristianizzante avrebbe avuto sempre nuove periferie: la grande macchina imperiale produceva così spontaneamente e senza sforzo la prossima isola da conquistare.

Gli strati socialmente disagiati erano, ovviamente, il terreno più fertile al desiderio di partecipare della centralità cristiana. Con la propria presenza i gesuiti univano il braccio armato dello Stato41, struttura portante in un ambito coloniale, a coloro che si erano o si sarebbero stabiliti nelle nuove terre costituendo il corpo e la forza principale dell’azione espansionistica in quanto “ripopolatori” autoriproducenti di entità portoghesi: non dimentichiamo infatti che la più funzionale strategia imperiale portoghese fu quella di incentivare i matrimoni misti o, per meglio dire, quelli con donne autoctone. Con il sistema culturale/legislativo in uso ed attraverso l’appropriazione della donna con il matrimonio, i figli nati da queste unioni sarebbero stati già alla nascita appartenenti al mondo cristiano ed allo stato portoghese, anche se ad un livello sociale molto più basso di quelli nati da unioni integralmente portoghesi o, con dislivello ancora maggiore, dei portoghesi arrivati in India direttamente dalla madrepatria, come prima generazione. In questo modo la popolazione non solo aumentava di numero, ma si rendeva meno instabile il governo coloniale perché non veniva repressa con l’uso delle armi, che comprimono forze che un giorno potrebbero rivelarsi dirompenti, ma era digerita con il lento tempo dell’abitudine.

Lo strumento privilegiato utilizzato dalla Compagnia quale regolarizzante sociale e spirituale sembra essere il sacramento della confessione, che fu istituito in epoca relativamente recente, mostrando l’interessante passaggio, avvenuto in età altomedievale, tra l’atto penitenziale che avveniva per libera scelta del penitente e senza intermediari, e la confessione ‘tariffata’, ovvero secondo un piano dettagliato di penitenze corrispondenti a determinati peccati, che introduce la figura del sacerdote quale intermediario ed esecutore

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Ricordiamo che alla base della spinta missionaria gesuita si trova il desiderio di una crociata senza armi in Terrasanta. Per l’evoluzione dello spirito di crociata nell’età moderna Cfr. Manuel Simões Breda, O espirito da Santa Cruzada e a Cruzada do Espirito Santo, in AAVV, “Cavalaria espiritual e conquista do mundo. Gabinete de Estudos de Simbologia”, Lisboa, Istituto Nacional de Investigação Cientifica, 1986.

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del calcolo attributivo. Da qui, si arriverà alla penitenza ‘aleatoria’, ovvero di libera scelta da parte del sacerdote in base alla sua coscienza ed al suo sapere, nella forma utilizzata in età moderna, frutto dal quasi contemporaneo Concilio di Trento42, che prevedeva che l’atto penitenziale avvenisse come minimo una volta l’anno, senza omissioni di sorta, e che abbracciasse tutto il periodo di tempo intercorso dalla volta precedente. La confessione seguiva un rituale predeterminato, in cui venivano poste delle domande specifiche secondo un ordine specifico, eliminando il problema della scelta su cosa rivelare o non rivelare, che sarebbe altrimenti stata affidata alla sola coscienza del fedele. In alcuni casi, specie in Oriente, poteva succedere di incontrare persone che non si confessavano da moltissimi anni pur essendo cristiani – fatto che avveniva per le ragioni più varie, che andavano dal rifiuto personale alla guerra, alla mancanza di sacerdoti etc. – imponendo al confessore ed al confessante un lungo lavoro di escavazione nella memoria per risalire nel tempo al più lontano possibile.

Secondo le lettere, la sola Compagnia si incaricava di confessare più della metà della popolazione locale:

Los sermones de los nuestros son muy freqüentados [...] de manera que la Comapañía confessará más de la metad de la ciudad; fuera de mucha otra gente forastera que, por causa de ser esta ciudad puerto y escala de toda la India, concurre a ella de manera que se juntan aquí treinta y quarenta naves, y todos acuden a nuestra casa a confessarse y comunicar las cosas de sus tratos, en lo qual se sirve muy particularmente Dios nuestro Señor.43

La tecnica propria della Compagnia, per la quale i gesuiti venivano ricercati anche da visitatori occasionali di passaggio verso altre destinazioni, e che le valse in seguito un’accusa di lassismo, era quella di non porre domande troppo dirette, o meglio di insinuare tra le righe la domanda – chiamata “tecnica dell’insinuazione” –evitando di nominare peccati che avrebbero potuto rivelarsi pericolosi per l’integrità del confessore stesso che, se ne aveva coscienza, era pur sempre un uomo44.

La continuità, cioè la pratica regolare del sacramento, che permetteva di passare dalla confessione generale alla confessione ordinaria, veniva assicurata dalla scelta di uno specifico confessore da parte del fedele, che da quel momento in poi avrebbe dovuto,

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Cfr. Michel Foucault, Gli anormali. Corso al Collège de France (1974-1975), Milano, Feltrinelli, 2004, specialmente le lezioni del 19 e del 26 febbraio 1975, pp. 151-206.

43

[DI XII, 68, §35, p. LVI].

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Per un’analisi approfondita del rapporto tra confessore e confessato, soprattutto su temi legati al sesto comandamento, cfr. Michel Foucault, Gli anormali... cit.

preferibilmente, rivolgersi sempre allo stesso. In questo modo, dopo la prima confessione, che era la più estesa, tutte le altre rappresentavano un passo successivo e sequenziale. In assenza di peccati gravi commessi tra una e l’altra confessione, non era prevista frequenza una maggiore. L’espurgazione dell’anima avviene dunque in modo progressivo e costante, in situazione ordinaria, funzionando anche quale strumento di controllo delle anime, da parte dei religiosi, attraverso il sapere acquisito tramite la confessione.

Con i carcerati soprattutto, si cercava di non lasciar passare molto tempo senza che si confessassero, perché il controllo fosse ripetuto e riconfermato assiduamente. Colpevoli agli occhi della legge, queste persone erano macchiate dal loro peccato in maniera più profonda: la redenzione totale non avveniva immediatamente, come nei casi normali, ma si diluiva in più riprese, atte ad inserire il carcerato in una routine spirituale di purificazione dei pensieri oltre che delle azioni, già in buona parte limitate dalla carcerazione stessa, che permettesse di inserire il condannato in un gruppo o categoria riconoscibile dalla società: o quello dei liberi, perché ora ferventi cristiani, o quello dei cristianamente morenti. La ‘zona limite’ ed i suoi abitanti sono la frontiera cittadina su cui Società/Stato e Compagnia si incontrano, lavorando insieme piamente per ripristinare l’ordine e la pace coloniale: i gesuiti, che a partire dal 1576 avevano anche ottenuto da Gregorio XIII tra i vari privilegi45 quello di poter usare la medicina – tranne la chirurgia – per curare come veri medici e non soltanto prestare assistenza infermieristica, si occupavano dell’Ospedale del Re, ovvero l’ospedale cittadino, oltre a possedere installazioni proprie in cui raccoglievano i malati ed a svolgere visite domiciliari. A dire la verità, dato che non si trattava di assistenza gratuita, l’Ospedale del Re venne gestito in seguito da più ordini religiosi – così come l’incombenza della comunità cristiana nelle varie città46 – a turno, che potevano così dividere in parti uguali le sovvenzioni statali all’istituzione anche se, ciò che ci viene mostrato nelle lettere, è la supremazia – che sia intellettuale, spirituale o medica – della Compagnia:

El Hospital del Rey fue este año más aiudado que los otros, porque ordenó el Señor Governador que todas las religiones, cada una su mes, tuviesse cuydado del Hospital. Los meses que a la Compañía cupieron [...] echóse de ver mucha mejoría en los dolientes, porque los más dellos morían de cámaras y un Padre de los nuestros dio ordem, por la experiencia de cierta medicina que tenía, como se les acudiese con tiempo, y fue de modo que, donde antes quasi todos morían por no les saber aplicar aquella medicina, agora por maravilla moría alguno. Esta mesma obra

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Furono ottenuti dei privilegi da Gregorio XIII quali quello di recitare le ore canoniche fuori dal coro, essere ordinati prima della professione con voti semplici, essere dispensati dalle processioni pubbliche, usare l’altare portatile, celebrare le funzioni prima dell’alba e, appunto, di usare la medicina, tranne la chirurgia.

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de charidad se usó con los galeotes que también padescían mucho desta dolencia, haziéndose y concertándose la medicina en nuestra casa.47

I luoghi chiusi e di prigionia, dunque, sono i luoghi ove si svolge principalmente l’azione gesuita; luoghi di passaggio e di mescolanza tra bene e male; soglie per altri mondi o diverse condizioni esistenziali: la sofferenza fisica accomuna in questo modo ospedali e carceri, prolungando la linea di trattamento dell’uomo marginale già iniziata nel Medio Evo con il riadattamento dei lebbrosari a luoghi di detenzione48. La Compagnia è il cardine su cui avviene il giro di boa, è l’occasione di trasformazione. Persino per i condannati del Sant’Uffizio, che avevano ben poche speranze di essere salvati dal rogo, la Compagnia è lo strumento redentore: prima del fuoco purificatore dell’auto-da-fé il condannato è già riconciliato ed ha già riconosciuto i suoi errori, potendo morire cristianamente agli occhi del Signore, anche se ufficialmente come reietto:

Alem destas obras em que os nossos se exercitão nas igrejas, vão ordinariamente a visitar os carceres e as galés, e fazem livrar muitos delles ora por via da justiça, ora por graça, e lhes pregam e ensinam a doutrina e os confessão, ajudando-os em suas necessidades corporaes e espirituaes. Assi mesmo fazem nos prezos e condenados pollo sancto Officio, ensinando-os e tirando-os de seus falsos erros e reconciliando- os e ajudando-os a bem morrer quando são queimados [...] Isto mesmo fazem no hospital acudindo aos enfermos, principalmente, ao tempo que chegão as naos do Reino, e este anno tiverão bem em que exercitar a paciencia e a charidade, porque, como ouve tam grandes doenças por todo o caminho, chegaram aqui as naos cheias de enfermos e se recolherão perto de quatrocentos no hospital. Hé neste tempo de ver a charidade e diligencia que usa a Companhia, porque huns dos nossos hiam à barra, que está daqui tres legoas, a tomar com as fustas os doentes, trazendo-os a Goa; outros os estão esperando ao caes onde desembarcão; outros os recebiam no hospital, lavando-lhe os pees e ainda o corpo todo, e deitando-os nas camas que tinhão bem concertadas.49

A seguire ai condannati, si fa spazio nel discorso la figura del malato, che arriva dall’esterno – sulle navi – per mettere in mostra la carità della Compagnia, che stabilisce una specie di catena di montaggio funzionale all’assistenza cristiana, coinvolgendo spesso anche fedeli laici: alcuni vanno al luogo di attracco della nave su imbarcazioni leggere per caricare i malati, altri sono già pronti al molo per fare il trasporto via terra, altri ancora accolgono i malati nell’ospedale lavando loro i piedi ed il corpo.

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[DI XI, 33, §6, p. XXX].

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Sulla trasformazione dei lebbrosari in luoghi di detenzione e manicomi, cfr. Michel Foucault, Storia della follia nell’età classica, Milano, Rizzoli, 1998.

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Ao tempo que, desembarcados, os doentes, se levavão da praia para o hospital (o que se fez em braços e cadeiras como mais foi possivel), movidos muitos seculares com o bom exemplo dos religiosos assy das outras religiões como da Companhia, igoalmente com elles não perdoavão a nenhum trabalho. Mas entre estes, os que mais se assinalarão, forão os estudantes que aprendem em nossas classes que, não contentes com ho trabalho daquelle dia, tiverão sempre cuidado de acudir ao hospital acabado o estudo, onde ajudavão, com muita edificação e charidade, a dous Padres nossos que residirão alli alguns dias, enquanto pareceo necessario para a boa saude dos enfermos.50

Simbolico, l’atto di lavare i piedi sembra più un gesto evocativo di evangelica memoria, che di reale utilità medica – dato che si prevede anche il bagno completo – e viene sottolineato a parte, rispetto al lavaggio del corpo, proprio in virtù del suo significato principalmente simbolico: come Cristo con gli Apostoli, il gesuita mostra la sua umiltà

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