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La corrispondenza Marchiori-Belli permette di approfondire le dinamiche che portarono all’inclusione nella terza pagina del “Corriere Padano” dell’articolo del teorico del primo astrattismo italiano.

“Ho ricevuto l’articolo: Le sono molto grato di aver accolto il mio invito. Lo scritto è ottimo e andrà come elzeviro nella pagina dedicata interamente all’astrattismo”290

Come già riportato nelle pagine precedenti, la partecipazione di Carlo Belli alla pagina dell’astrattismo fu molto importante per Marchiori che riconobbe in lui uno dei motivi che lo spinsero ad interessarsi all’arte non-figurativa. L’articolo, a cui il critico d’arte polesano si riferì nella sua lettera, fu Un nuovo senso e venne impaginato come primo intervento nella pagina dell’astrattismo. Apripista dell’ambizioso progetto dell’intellettuale di Lendinara, il testo di Carlo Belli ripropose alcuni dei concetti fondamentali che furono presentati precedentemente in Kn. Tra questi il critico roveretano pose l’accento su uno in particolare, quello che si riferì alla liberazione dell’opera d’arte dalla sua forma, il vincolo che la costrinse per secoli a non raggiungere mai l’assoluto.

“Le così dette arti figurative, legate a forme che richiamano finalmente la contingenza della materia (uomo, paesaggio) anche quando sono assunte come puro pretesto, non possono avere vita propria. L’assoluto non conosce pretesti”291

Marchiori stesso, nella sua recensione pubblicata sulla rivista “L’Orto”, si mostrò, a suo tempo, scettico nei confronti di questa teoria che vedeva l’opera d’arte scardinata dalla sua forma e ridotta ai minimi termini per il raggiungimento di un fine più grande. Le dubbiose riflessioni che accompagnarono l’intellettuale di Lendinara nel suo primo approccio alle teorie astratte, furono assimilate da tutti coloro che, invece di gettarsi ad abbracciare il rinnovato fervore artistico,

290 Lettera di G.Marchiori, 14 settembre 1937, AGM di Lendinara.

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preferirono adagiarsi sulle comode posizioni, ben consolidate, che non prevedevano nessuno sforzo d’adattamento. Proprio a quest’ultimi si rivolse Carlo Belli, verso tutti coloro che continuarono a riconoscere all’arte astratta un mero fine decorativo, evitando di comprendere il vero significato della ricerca artistica degli artisti non-figurativi.

“Qualcuno ha creduto di dover mettere gli artisti in guardia contro un’arte fine a sé stessa. Questo pericolo è per noi una meta, giacché non è concepibile l’assoluto relativo a qualche cosa”292

Continuando nel suo intervento, il critico roveretano diede merito a quelle che, secondo lui, furono i primi artisti a riconoscere nella figurazione la più grande limitazione della storia dell’arte. Cézanne, Braque e Mondrian furono le divinità care a Belli che individuò in loro il punto di partenza della ricerca astratta.

«Cézanne astrae dalla materia […] da Courbet a Braque, la pittura si slancia in alto con un salto che fa crollare tutti i records precedenti, da Braque a Mondrian essa compie quasi altrettanta strada»293

Attraverso le loro azioni «siamo approdati in un nuovo mondo»294 affermò

sottolineando, con una certa insistenza, la parentela tra la sua teoria e le ricerche avanguardistiche effettuate dai capi saldi dell’arte europea, e introdusse come punto finale del suo intervento, il racconto di un interessante conversazione avvenuta con Léonce Rosenberg. Il teorico dell’astrattismo italiano accennò del suo incontro con il collezionista e mercante d’arte a Marchiori in una lettera inviata precedentemente all’uscita dell’articolo:

«Rosenberg è un uomo formidabile. È stato a Venezia per Tintoretto e io non ho avuto tempo di avvertire lei. Peccato perché ha perso una conversazione di un

292 Ibidem.

293 Ibidem. 294 Ibidem.

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interesse eccezionale. A Milano, è stato ospite dei Ghiri ed è partito entusiasta dell’Italia immaginando che l’Italia sia il Milione»295

La visione del mercante francese non coincise affatto con la reale situazione artistica italiana, e si riferì unicamente ed inconsapevolmente alle realtà che transitarono nelle sale della galleria milanese. Lo stesso Belli, nella già citata Lettera sulla nascita dell’astrattismo in Italia, aveva definito Il Milione, «l’unica particella d’Europa in Italia»296, evidenziando come i fermenti rinnovatori si concentrassero in realtà in uno spazio circoscritto e ben delimitato. Milano fu, nel biennio ’34-’35, teatro di uno dei momenti artistici più dinamici della storia dell’arte italiana prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Vivendo direttamente unicamente l’esperienza della Galleria milanese, Rosenberg se ne andò via con questa convinzione, che però non combaciò affatto con la realtà. Come racconta Belli nel suo intervento nella terza pagina del “Corriere Padano”, ne uscì un interessantissimo incontro «con il padrino del cubismo»297 avvenuto a Milano verso la fine di agosto, nel quale ebbe l’opportunità di confrontarsi con lui su alcuni temi e opinioni inerenti ad alcuni movimenti artistici.

«La storia della pittura moderna è passata tutta a casa sua. Gli feci alcune domande. Rispose. Il surrealismo è una barbarie di passaggio. Quando la polenta del post-impressionismo sarà stata finalmente divorata dai pollastrelli di oggi, allora all’arte sarà riservato un avvenire di luce sulle indicazioni del primo cubismo e dell’astratto»298

Sulla stessa linea di pensiero, Rosenberg e Belli sostennero entrambi che, l’ascesa e il consolidarsi delle rivoluzionarie tendenze, sarebbe stato possibile solo con il concludersi dei morenti e stantii cicli precedenti. Verso il concludersi del loro discorso, il critico roveretano riferì al collezionista e mercante d’arte come le loro convinzioni fossero state condivise da tempo anche dagli stessi astrattisti

295 Lettera di C.Belli del 29 settembre 1937, AGM di Lendinara 296 C.Belli, Lettera sulla nascita dell’astrattismo in Italia…cit, p.40 297 Lettera di C.Belli del 29 settembre 1937…cit.

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italiani299. Nonostante non ci siano fonti a confermarlo, potrebbero essere alcune le motivazioni che spinsero Marchiori a riservare all’intervento di Belli il posto d’apertura della pagina dell’astrattismo sul “Corriere Padano”. Non va dimenticato che, fu proprio attraverso la recensione di Kn sulla rivista “L’Orto”, che l’intellettuale di Lendinara cominciò ad avvicinarsi all’arte astratta, un interesse che culminò nei giorni del vernissage della II Quadriennale Nazionale d’Arte. Durante il soggiorno romano, il critico polesano ebbe l’opportunità di approfondire la sua amicizia con Belli, una conoscenza che diede vita al già citato rapporto epistolare. In questo contesto va riconosciuto perciò il ruolo fondamentale del critico roveretano nella formazione di Marchiori, introducendogli l’avanguardistico movimento italiano. Non trovando nessun riferimento né nelle lettere né nelle dichiarazioni lasciate dal critico polesano queste rimangono quindi solo delle supposizioni volte a motivare quali potrebbero essere stati i ragionamenti che spinsero il Marchiori ad utilizzare in apertura del suo progetto l’articolo del teorico dell’astrattismo italiano