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Gli anni ’30 si aprirono in un modo decisamente inaspettato per Marchiori, anni in cui il Signor di Lendinara, come era solito chiamarlo Licini, aveva cominciato a dedicarsi alle recensioni di artisti, esposizioni e tutto ciò che destasse la sua curiosità. Era proprio quest’ultima, a spingere il letterato di Lendinara ad interessarsi a questo o piuttosto quell’altro argomento diventando «testimone di cinquant’anni d’arte italiana ed europea, con una presenza critica militante tra le più attive ed incisive»120. Anni difficili, ma di estrema creatività, in cui attraverso i suoi articoli, riuscì a farsi conoscere come un uomo dalla grande levatura morale ed intellettuale. Fu grazie alla collaborazione con diverse riviste, iniziata già verso la fine degli anni ’20, che cominciò a scrivere d’arte con un unico scopo: la diffusione e la difesa della cultura. In questo clima artistico in cui, «le minoranze soccombevano di fronte a quanti, con solenne impudenza, credevano di non avere mai torto»121 , Marchiori «individuò subito i punti di dissenso e fece

dell’anticonformismo la propria divisa»122. Esempio lampante e testimone della

sua apertura mentale è la recensione del tanto discusso saggio di Carlo Belli, “Kn” o della pittura astratta, che uscì nel numero di gennaio-febbraio de “L’Orto” diventando la prima ampia recensione di Kn. Nelle sue mani, il periodico aveva assunto un respiro internazionale, andando contro alla linea programmatica e all’orientamento metodologico che aveva caratterizzato le prime pubblicazioni. Il tono «dapprima volutamente modesto, vicino alle istanze

120 E.Crispolti e G.Novellier, Giuseppe Marchiori Cinquant’anni di vita nell’arte Contemporanea in, La Vernice-Giuseppe Marchiori cinquant’anni di vita nell’arte contemporanea…cit, p.16 121 G.Marchiori, Anonimo del Novecento in, La Vernice-Giuseppe Marchiori cinquant’anni di vita nell’arte contemporanea…cit, p.31

122 G.C.Argan, Introduzione in, La Vernice-Giuseppe Marchiori cinquant’anni di vita nell’arte contemporanea…cit, p.17

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cattoliche e nazionaliste della provincia» si aprì «verso la fine degli anni Trenta a istanze europee»123. Con l’inizio della sua collaborazione, Marchiori cominciò immediatamente a promuovere una serie di artisti provenienti da diverse formazioni e diversi orientamenti culturali. Questa scelta non fu indice di una linea editoriale non strutturata e basata sulla casualità, ma sulla sua ferma volontà di «impostare un discorso più eterogeneo, aperto alle più diverse collaborazioni, uscendo dalla logica volutamente provinciale del gruppo bolognese e dando un respiro più ampio al periodico»124. Purtroppo in pochi avevano riconosciuto il suo contributo in questo senso, e continuarono a preferire la precedente linea editoriale individuando in lui un elemento destabilizzante, «un vero e proprio ciclone di curiosità, iniziative e azzardi»125. A conferma di questa visione, “Kn” o della pittura astratta rappresentò l’ultimo intervento «più impegnato e azzardato sull’arte contemporanea da parte di Marchiori per la rivista bolognese»126. Lungimirante ed un passo avanti rispetto al panorama della critica d’arte italiana, riuscì, in poche pagine, a presentare le ricerche astratte concretizzate da Belli. «Ho iniziato stamani all’Orto una mia lunga recensione su “Kn”. Non so se sono riuscito a dare un’idea di quel che il libro contiene»127, scrisse Marchiori in una lettera a lui indirizzata, dando avvio così al loro rapporto epistolare. Al contrario di quanto si possa pensare, il critico d’arte polesano riuscì invece a regalare ai lettori della rivista bolognese un’idea concreta e generale del contenuto del saggio, la cui scrittura lo rende, tutt’oggi, ostico e complicato in alcuni passaggi. Lo stesso Belli confermò in una lettera, a lui rivolta, le sue perplessità in merito alla qualità di scrittura del suo pamphlet ritenendolo «pieno di errori […]un libro mancato»128. Proprio per questo motivo, il teorico dell’astrattismo italiano, fu solito consigliare la recensione di Marchiori piuttosto che il suo libro, a tutti

123 G.Novellier, Il cammino di Marchiori in, La Vernice-Giuseppe Marchiori cinquant’anni di vita nell’arte contemporanea…cit, p.21

124 V.Giacometti, “L’Orto” - rivista d’arte e lettere. 1931-1939…cit, p. 59 125 V.Giacometti, “L’Orto” - rivista d’arte e lettere. 1931-1939…cit, p.57

126 D.Trento, Marchiori e “L’Orto” in, Giuseppe Marchiori e il suo tempo. Mezzo secolo di cultura artistica e letteraria europea vista da un critico d’arte…cit, p.56

127 Cartolina di Giuseppe Marchiori a Carlo Belli del 25 Febbraio 1935, ADN di Rovereto 128 Ibidem.

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coloro gli chiedessero di cosa parlasse Kn. «Mi è dato oggi parlare di “Kn”, cioè di una concezione dell’arte “fuori d’ogni umano senso”, assolutamente astratta, esposta con rara chiarezza da Carlo Belli in un suo recentissimo libro e accettata e seguita da un gruppo di artisti ben noti»129 dichiarò Marchiori. Poche righe dopo, sottolineò come per lui fosse davvero importante dare voce a questa nuova generazione di artisti italiani, «col rispetto che meritano tutte le convinzioni sofferte e raggiunte, dopo un autentico travaglio spirituale»130. La premessa in questione, è davvero interessante, non tanto per il contenuto stesso dell’articolo, ma più che altro per quanto riguardava la sua ricezione. Marchiori si ricollegò implicitamente a un discorso più ampio, chiedendo ai lettori de “L’Orto” di andare oltre i preconcetti che dominavano il clima culturale italiano e di dare una possibilità a questa nuova dottrina e ai suoi discepoli. Ripercorrendo insieme a Belli l’iter delle avanguardie storiche in relazione a Kn, il critico dedicò la seconda parte della sua recensione ad analizzare il mero significato della combinazione di queste due lettere dell’alfabeto.

«L’arte è quella cosa. Essa è una sorgente misteriosa di emozioni pure, inafferrabili, inconfrontabili: un gioco splendido di elementi che creano una atmosfera dentro alla quale respira lo spirito. Essa è un mondo astratto dal concetto di tempo e spazio, vale a dire avulso dalla relatività contingente della materia. Sta splendida e nuda, senza vestimenti umani».131

Questo pensiero suscitò gli suscitò diverse perplessità, in quanto si domandò se potesse effettivamente esistere un arte assoluta fino a questo punto, in cui vi fosse il completo distacco dell’uomo dall’opera132. L’artista, secondo Belli, doveva fungere da semplice intermediario per l’arte, che, in questo modo, avrebbe potuto finalmente giungere alle alte sfere dell’assoluto, alla liberazione dello spirito. Questa concezione profonda, che combacia con il pensiero filosofico

129 G.Marchiori, “Kn” o della pittura astratta…cit, p.20 130 Ibidem.

131 C.Belli, Kn (nuova edizione con appendici critiche)…cit, p.101 132 G.Marchiori, “Kn” o della pittura astratta…cit, p.20

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rosminiano133, gli instillò non pochi dubbi. Il critico d’arte polesano riconobbe immediatamente le difficoltà, se non l’impossibilità di giungere al concepimento di un’arte priva di ogni riferimento umano, in cui l’artista apparisse come un operaio prescelto con l’unico scopo di creare nuovi oggetti, in cui l’arte potesse essere nient’altro che se stessa: colore e forma. Questi sono i due capisaldi secondo i quali si manifesta la pittura astratta, in cui «K è la combinazione di questi due elementi; n i vari aspetti che tale combinazione può assumere»134. Il raggiungimento di questa nuova concezione artistica, si manifesta nell’assoluta autonomia dell’opera d’arte, la cui personalità è il risultato dell’utilizzo di K da parte dell’artista secondo la propria fantasia. Di conseguenza «la genialità dell’artista - e Dio volesse: dell’artigiano - è dunque n»135

«Un’opera di pittura può dirsi riuscita solo quando la somma dei rapporti fra i colori si rapporta in modo perfetto con la somma dei rapporti fra le forme»136

Liberati dalla tirannia dell’oggetto, e svincolati dai preconcetti che li legavano a schemi predefiniti, forma e colore furono entrambi liberi di concorrere in egual misura al fine glorioso della creazione, uscendo dalla natura ed entrando nella pittura137. Il raggiungimento della purificazione dei due elementi, venne descritta da Belli come il compimento di un miracolo, vista la difficoltà attraverso la quale si poteva cadere nell’ambito decorativo nel raggiungimento di questo risultato. La creazione, implica sacrificio e al tempo stesso necessità di quel coraggio necessario ad uscire dal seminato, operazione indispensabile per il raggiungimento dell’autentica verità, ben distante da quella convenzionalmente conosciuta. Le parole di Belli sono molto chiare al riguardo:

133 Dal testo di Kn traspare l’amore nutrito da Belli per il filosofo e compaesano Antonio Rosmini,

indirettamente citato più volte al suo interno. Il teorico dell’astrattismo italiano aveva desunto dal filoso roveretano la liberazione dello spirito dell’opera, attraverso forme a essa adatte al fine del raggiungimento di una sua assolutezza.

134 G.Marchiori, “Kn” o della pittura astratta…cit, p.21

135 C.Belli, Kn (nuova edizione con appendici critiche)…cit, p.105 136 Ivi, p.115

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«Chiudere gli occhi; dimenticare il mondo splendidamente relativo alla menzogna dei nostri sensi, per ascendere alla verità»138

Nonostante il teorico dell’astrattismo italiano faccia più volte riferimento alle opere degli olandesi Mondrian, Doesburg e dei tedeschi Joseph Albers e Vordemberge-Gildewart, riconosce nelle opere degli astrattisti lombardi l’applicazione dei suoi concetti. Sebbene quest’ultimi avessero dimostrato in più occasioni di condividere il pensiero di Belli, Marchiori riconobbe come nessuno di loro fosse ancora giunto a Kn, concetto dalla difficile realizzazione139. Facile a dirsi, difficile a farsi. Questa espressione rappresenta perfettamente il pensiero del critico d’arte nei confronti del libro di Belli, che considera molto teorico e poco attuabile nella realtà pittorica. Marchiori, verso la conclusione della sua recensione, cominciò a presentare, senza riserva, tutti i dubbi che questa teoria gli aveva scatenato internamente, confessando come questo libro, nonostante gli fosse caro, non l’avesse convinto pienamente. Avvicinatosi a quest’arte qualche mese prima, durante il suo soggiorno romano, il critico stava ancora incubando l’astrattismo e non era ancora pronto ad immergervisi completamente. Questa premessa può giustificare la sua iniziale titubanza nei confronti di Kn, che non va intesa come un atto di sfiducia, ma come un’iniziale passo cauto verso la teoria di Belli. La prima incertezza presentata da Marchiori fu quella riguardante la considerazione dell’arte prima di Kn. Belli riconobbe come questa, prima del 1935, non fosse altro che un mero fine per giungere agli interessi sentimentali dell’artista, e non espressione di se stessa. I dubbi in merito a questo punto portarono il critico d’arte a domandarsi quale fosse la posizione da assumere nei confronti dell’arte del passato. Sbagliato gli sembrò pensare ai grandi maestri solamente come animi dotati di un’eccezionale maestria in grado di riprodurre forme umanamente conosciute. Cercando la risposta a questo quesito, Marchiori trovò la soluzione ripensando a uno dei dettami sentenziati da Belli: «la pittura

138 Ivi, p.117

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comincia domani»140. Nessuno è in grado di prevedere cosa ne sarà dell’arte, ma non lo si può scoprire guardando al passato e il critico approfittò di questo frangente per sottolineare ancora una volta quale fosse il suo pensiero a riguardo:

«L’arte non può dirigersi in una sola direzione. Certo è che dal fervore delle idee, dai benefici errori, essa trae alimento per le sue future espressioni; non dalla rinunce o dai pavidi ritorni. In questo senso anche Kn è accettabile, benché possa trovare conferma più nella musica che nella pittura»141

Il riferimento alla musica è giustificato dalla presenza costante di Bach all’interno del testo, che rappresenta per Belli il metro di paragone perfetto, citato più volte a sostegno del suo pensiero. Come la pittura anche la musica è coinvolta in questa spirale, in quanto a differenza degli altri compositori, Bach non umanizzò le proprie sinfonie, e mettendo la musica al primo posto, diede vita ai primi pezzi astratti. Eliminando ogni residuo umano dall’opera, avrebbe permesso il raggiungimento della sua essenza spirituale, permettendole finalmente di vivere di vita propria. Ma sarebbe mai riuscito l’uomo a raggiungere le alte vette tanto decantate da Belli? Questo è un altro importante interrogativo di Marchiori, il quale afferma come sia effettivamente difficile che l’opera astratta non conservi al suo interno qualche residuo dell’eterno umanino. Secondo il critico, nessuno degli artisti raggruppati attorno a Belli aveva ancora realizzato integralmente Kn proprio per la difficoltà del raggiungimento di un tale stadio. Questo processo non si presenta immediato e naturale e non può essere generato dall’estremo cercare dell’artista in quanto «all’arte non si arriva con un atto di volontà»142. Con questo Marchiori volle sottolineare come Kn non fosse un concetto destinato ad essere abbracciato da tutti ma, al contrario, come fosse una «via d’uscita per quegli artisti capaci di resistere alle alte quote della creazione pura»143. Mettendo in guardia i più sventurati dal commettere un grave errore, il critico volle sottolineare come l’arte astratta fosse in realtà un privilegio destinato a stare nelle

140 C.Belli, Kn (nuova edizione con appendici critiche)…cit, p.91 141 G.Marchiori, “Kn” o della pittura astratta…cit, p.21

142 Ibidem. 143 Ibidem.

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mani di pochi. Pur non nascondendo le sue riserve nei confronti delle decisioni radicali presentate in Kn, Marchiori riconobbe a Belli il coraggio per essersi esposto in un clima culturale in cui non era assolutamente facile far sentire la propria voce. Proprio per questo motivo, l’intellettuale di Lendinara riprese in mano un discorso affrontato precedentemente, predisponendogli per l’occasione il posto centrale nella terza pagina del “Corriere Padano”. Tornato all’evento scatenante della sua “grande rivelazione”, Marchiori dedicò agli astrattisti della nona sala della II Quadriennale d’Arte Nazionale un brillante articolo, riprendendo in entrata le basi fondamentali di Kn.