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CARTOGRAFIA E STO RIA U R BAN IST ICA : IL CONTRIBUTO DEL CATASTO NAPOLEONICO

ASPETTI CULTURALI, TECNICI E ISTITUZIONALI

CARTOGRAFIA E STO RIA U R BAN IST ICA : IL CONTRIBUTO DEL CATASTO NAPOLEONICO

Da tempo siamo im pegnati a costruire una storiografia della città che, per avere lo sguardo particolarm ente attento alle trasformazioni m a­

teriali, usa di sua natura fonti iconografiche e cartografiche: l ’occasio­

ne di questo Convegno ci è parsa utilissim a per esprim ere dubbi ed ottenere risposte sulla natura e l ’uso di strum enti che sono tanto invi­

tanti quanto am bigui nella loro apparente eloquenza.

Resi cauti da applicazioni sovente troppo ingenue, soprattutto ad opera di chi studia la storia del costruito — come si può constatare in alcuni volum i di una nota collana dedicata alle città italiane — e senza pretendere di aprire in questa sede un dibattito metodologico per m olti versi estraneo, abbiamo scelto più semplicemente di presentare un primo quadro storico d ell’im pianto del catasto napoleonico a Geno­

va che, con gli inevitabili chiaroscuri della vicenda, possa anche offrire spunti di riflessione sulla situazione più generale degli studi.

D iversam ente da altre regioni, l ’assenza di una storiografia atten­

ta alle dimensioni m ateriali del m anufatto urbano in età contempora­

nea, non soltanto ha ignorato sinora il tema in questione ma ■—■ quel che è peggio — è alla radice d ell’attuale dispersione delle mappe esi­

stenti, collocate in almeno tre archivi diversi, e indirettam ente anche della pessim a conservazione in cui si trovano non pochi pezzi.

Di questa incredibile disattenzione ci siamo accorti quando, volen­

do spostare lo studio sistematico dei comportamenti proprietari ed abi­

tativ i d all’età moderna alla contemporanea, non abbiamo potuto veri­

ficare con esiti rassicuranti la continuità o il mutamento d ell’assetto lot- tizzativo di alcune aree. In assenza dei registri - m atrice a ll’interno del­

la città m urata, e ignorando le condizioni in cui si era svolta la com­

plessa operazione di accatastazione, la sola documentazione cartografi­

ca ci aveva imposto — prim a di pervenire ai risultati che qui si illu ­ strano —• una analisi rigorosamente filologica che, correlata alle fasi di rilevamento e di trascrizione grafica, fosse tale da consentirci di otte­

nere il massimo di informazioni possibili e di circoscrivere gli interro­

gativi prodotti dalla sovrapposizione di una simbologia fiscale, ancora ignota, sui tradizionali dati di base del parcellario.

Come si vede i problemi di chi opera su aspetti storici di m assi­

mo dettaglio fisico, alla scala appunto di una mappa catastale, sono m olti e naturalm ente non sempre risolvibili con i soli strum enti di cul­

ture che — se pure orientati per l ’origine stessa alla definizione de­

scrittiva di grande scala — appartengono a sistem i di percezione ormai troppo lontani.

Né si intende sciogliere qui vecchi nodi operativi e di metodo, an­

che perché gli esempi che seguiranno appartengono tutti a ll’area del­

l ’agro urbano: rimane invece fermo l ’auspicio, che rivolgiam o a tutti i colleghi, di una rapida ed ampia estensione degli studi a tu tti i ca­

tasti italian i anche per favorire quella storia urbanistica che ci sta tan­

to a cuore.

Secondo una tendenza presente in alcune Facoltà di A rchitettura che ha già dato buone prove, anche ispirandosi agli studi rivelatori di André Chastel su Parigi, che propone una storia del m anufatto u r­

bano dove il ruolo tradizionale della grande architettura viene integra­

to profondamente da quello d ell’ edilizia anonima; che punta ad una restituzione periodizzativa d ell’ assetto particellare, dove certo l ’ ausilio della cartografia è gran parte, senza per questo ridurre l ’efficacia epi­

stemologica di un metodo che trova nel manufatto stesso la fonte più diretta.

La lettura della documentazione relativa al Catasto Napoleonico conservata presso gli archivi locali, sollecita la scrittura di "m olte sto­

r ie ” che questo "evento - progetto” abbiano per soggetto o per ogget­

to storico.

In fatti, una storia della produzione dello strumento catastale (e in particolare di questo catasto) sarebbe già di per sé una storia a molte dimensioni, ricca cioè di m olti risvolti, non solo relativi alla storia eco­

nomico - fiscale, ma anche a quella delle istituzioni e al loro rapporto con la quotidianità, o ancora a quella delle procedure di misurazione e rappresentazione del territorio e delle capacità tecniche dei suoi artefici.

La lettura dei documenti catastali come fonte indiretta della sto­

ria del territorio, è stata invece quella privilegiata dagli architetti, con attenzione per lo più rivolta al prociotto cartografico come descrizio­

ne d ell’assetto urbano e territoriale in un certo momento storico. Tale lettura, la più vicina al ruolo che il presente contributo dovrebbe assu­

mere a ll’interno del convegno, può essere però la più lim itativa e ri­

schiosa se, contemporaneamente non si va a cogliere la realtà dello strumento catastale, ad indagarlo cioè come documento di se stesso.

Questo richiamo ad un uso ponderato della documentazione cata­

stale (che ho definito all’ inizio come "evento - progetto" proprio per sottolinearne la duplice valenza di istantanea di un certo assetto terri­

toriale e di dispositivo di controllo sullo spazio urbano facente parte di una strategia più complessiva, in atto appunto dalla fine del X V III seco lo 1), nasce da due diverse constatazioni. Da un lato dal riconosci­

mento, come già dicevo, delle m olte valenze che essa possiede, aspetti non scindibili da quelli più direttam ente urbanistici in una storia delle trasformazioni d ’uso del territorio, esso stesso prodotto complesso di capacità tecniche, scelte culturali, forze sociali ed economiche, ma an­

che di vita m ateriale e autorappresentazione di una società. D all’altro da una chiarificazione dei suoi lim iti in quanto fonte docum entaria, resa possibile d all’analisi di tutto l ’iter della sua produzione. Lim iti non solo intrinsecam ente legati alla sua natura di strumento di perequazio­

ne fiscale e non di altro, ma lim iti, per così dire, esterni, legati cioè alle condizioni m ateriali della sua produzione (individuabili quindi per ogni realtà territoriale) che ne ridim ensionano, se ce ne fosse bisogno, il valore di “fotografia” del territorio.

È solo dunque con una lettu ra di questo documento insiem e co­

me soggetto e come oggetto storico che è possibile farne un uso non affrettato e strum entale, ma ponderato e ben mirato.

Q uali dunque i lim iti o almeno le “istruzioni per l ’uso" di que­

sto documento? Per dare una risposta ritengo sia necessario, come abbiamo tentato, di evitare le generalizzazioni e puntare al caso speci­

fico per far em ergere, d all’unitarietà di obiettivi e strum enti d ell’ope­

ra catastale napoleonica, le contraddizioni, le lacune e le potenzialità di quel prodotto.

Questo studio si è dunque rivolto a ll’ operazione n ell’ A r r o n d i s se - m e n t di Genova, per individuare i meccanismi di funzionamento e co­

1 C fr. P. Morachiello, G . Teyssot (a cura di), Le macchine imperfette. A r­

chitettura, programma, istituzioni nel X I X secolo, Roma 1980.

gliere poi in un caso esemplare, il Cantori di S, M artino d ’A lbaro, la concreta realtà della vicenda e le caratteristiche del prodotto relativo, senza entrare pertanto nei co n ten u ti2.

Un discorso a parte m erita inoltre la città di Genova, purtroppo in negativo, data l ’incompiutezza d ell’operazione, l ’incompletezza delle fonti e la problem aticità della realtà genovese3.

Ripercorrendo brevemente la vicenda della catastazione in Francia, emerge come l ’inizio d ell’analoga operazione a Genova avvenga in una fase assai cruciale per la definizione delle procedure da adottarsi.

In fatti dopo la legge del 1798, che perfeziona il sistem a di ripar­

tizione del 1791 (e sul cui modello viene realizzato il catasto descrit­

tivo ad opera del Governo Provvisorio L igure), e il decreto del 1803 che dà il via ad una catastazione generale "per masse di co ltura”, nel 1805 una nuova istruzione viene parzialm ente a m odificare le procedu­

re di stim a, imponendo che il classamento non sia più generale ma par- tic e lla re 4.

È con questo tipo di procedura che inizia la catastazione del Di­

partim ento di Genova, annessa a ll’im pero proprio nel 1805. Poche trac­

ce restano però di questa prim a fase, essendo iniziati i lavori nel 1806 ed intervenuta una nuova radicale m odifica procedurale nel 1808: l ’in­

troduzione del catasto particellare,

2 Per la ricostruzione delle varie fasi d ell’operazione catastale è stato utiliz­

zato il fondo Prefettura Francese d ell’A rchivio di Stato di G enova (A SG ); per i documenti cartografici il Fondo Cartografico e il Fondo Catasti dello stesso archi­

vio sono stati ampiamente integrati dal m ateriale ancora in possesso d ell’Ufficio Tecnico Erariale di Genova (che comprende anche alcuni lib ri matrice) e da quel­

lo conservato nella Collezione Topografica del Comune di Genova.

3 È stato possibile colmare parzialmente le lacune d ell’informazione offerta dalla Prefettura Francese con il fondo P refettura Sarda dell’A S G che ci offre, an­

che se indirettamente, un quadro problematico d ell’operazione catastale nella città di Genova e soprattutto dei suoi esiti. Questa fonte permetterà inoltre di deter­

minare i criteri di conservazione e di utilizzo del Catasto Napoleonico in epoca sarda e di agganciarlo storicamente al Catasto Unitario.

4 C fr. F. Rosso, La catastazione napoleonica nella città di Torino, in C. Ca- rozzi, L. Gambi (a cura di), Città e proprietà immobiliare in Italia negli ultim i due secoli, Milano 19 8 1.

Si sono rintracciate solo alcune mappe per "masse dì coltura” per i comuni di Carasco (A r r o n d i s s e m e n t di Chiavari) e Bolano (A r r o n d i s - s e m e n t di Spezia), concluse a m età del 1807 (Fig. 4). La scala di que­

ste piante è quella tipica delle mappe particellari, ma le suddivisioni che riporta sono invece relative alla coltura prevalente in ogni zona; da notarsi il tentativo di rendere graficam ente il rilievo montuoso, a dire il vero in m aniera assai grossolana, indizio di uno stile cartografico, di cui parleremo più avanti, a metà strada tra l ’elaborato tecnico e l ’im i­

tazione della natura. M olto differenti, per quanto ci è dato sapere, dal­

le coeve piante “per m asse” di T o rin o 5.

R isulta comunque che, al momento d ell’introduzione del sistema par- ticellare (27 gennaio 1808), molti comuni del Dipartim ento erano già stati rilevati per “masse di co ltura” (ventisei planim etrie concluse e tredici in iz ia te )6.

Già in questa prim a fase andavano emergendo le difficoltà che dovranno accompagnare i lavori successivi. In primo luogo la morfo­

logia del terreno che rende più onerosa che altrove l ’opera dei geo­

m etri, facendo lievitare di conseguenza tempi e costi d ell’operazione;

la scarsa collaborazione delle autorità locali che rende ardua la defini­

zione dei confini comunali e persino l ’individuazione dei toponimi (se non fosse bastato il problema della lingua, l ’incom unicabilità con i sindaci era garantita d a ll’ “ignoranza scoraggiante” di questi ultim i, al­

meno stando ad uno sfogo del D irettore delle Contribuzioni). Si ag­

giunga la novità del sistem a metrico decimale che si vuole introdurre gradualm ente tra la popolazione, ma che obbliga comunque i funzionari francesi a compiere un doppio lavoro di computo, per consentire ai proprietari di verificare l ’estensione dei propri terreni nelle misure lo­

cali. Infine il boicottaggio degli abitanti che, sottraendo o manometten­

do i segnali posti per effettuare le triangolazioni, rallentano il lavoro dei geometri, nonostante l ’esplicito divieto e le severe pene previste per i contravventori.

L ’interruzione dei lavori resa necessaria d all’introduzione del siste­

5 C fr. F. Rosso, op. cit.

6 A S G , P refettura Francese, Registre de correspondance général (18 07-1812), n. 877.

ma di rilevam ento p artico lare, costituisce un altro forte aggravio di ri­

sorse per la macchina ca ta sta le 7, Si pone soprattutto la necessità di fornire nuove istruzioni pratiche e una esemplificazione che garantisca una corretta e omogenea applicazione delle norme. Vengono per que­

sto designati per essere "p arcellati” per prim i i comuni del Cantori di S. M artino di Albaro, in considerazione del già avvenuto rilevam ento per "m asse di co ltura”, e diventano così il banco di prova per i geo­

m etri e i p eriti più esperti, sottoposti ad un diretto controllo da parte d ell’isp etto re e del D irettore delle contribuzioni.

Schematizzando rapidam ente quanto prescrivono le istruzioni del primo dicembre 1807 a proposito di A r p e n t a g e p a r c e l l a i r e 8, possiamo distinguere i lavori "sul cam po”, svolti dai geometri e i compiti buro­

cratici, svolti centralm ente d all’ingegnere verificatore.

I geom etri sono incaricati della definizione dei confini del comu­

ne, della sua divisione in sezioni, delle triangolazioni necessarie alla stesura del pi an l i n é ai r e (sulla cui base effettuare il p a r t i c e l l a i r e ) , della redazione della m inuta del T ab l e a u I n d i c a t i f d e s P r o p r i é t a i r e s e d e s Pr o - p r ì é t é s (documento a cavallo tra a r p e n t a g e ed e x p e r t i s e ) ed infine del­

la stesura delle mappe particellari. Sono coadiuvati da un I n d i c a t e u r , nominato dal Consiglio Comunale tra i proprietari, perché fornisca le informazioni necessarie a ll’individuazione della proprietà.

L ’ingegnere verificatore, ricevuto il m ateriale elaborato dai geo­

m etri, calcola le superfici, redige i bollettini (dove sono elencati tutti i beni di uno stesso proprietario, il quale può così verificare eventuali

7 Si pone infatti la necessità di liquidare le operazioni già eseguite, in base ai diversi stati di avanzamento (si ipotizzano sette casi possibili) e quindi di sti­

pulare nuovi contratti che dovevano necessariamente valutare la diversa qualità del­

le prestazioni richieste; si pone in particolare il problema del pagamento che, non potendosi più effettuare solo a misura degli arpents rilevati, sarà commisurato al rapporto medio particelie/arpent, riscontrato in alcuni comuni. A S G , P refettura Francese, Cadastre Général. Registre des actes arrêtés en décisions de la Préfecture (18 0 7 -18 14 ), n. 8 7 9 ; A S G , Prefettura Francese, E xtrait du procès-verbal des Con­

férences relatives à l ’adoption d’un Mode d ’exécution du Parcellaire (18 0 7 ), n. 167.

8 A S G , Prefettura Francese, Instruction pour les arpentages parcellaires (gen­

naio 1808) e Instruction pratique pour les géomètres du Cadastre, sur la rédaction du Tableau indicatif des propriétaires et des propriétés (aprile 18 08), n. 167.

errori) e invia la pratica alla Direzione perché possano iniziare le ope­

razioni di e x p e r t i s e del comune.

Ritornando al Cantori di S. M artino, vediamo dunque cosa signi­

fichino in concreto queste operazioni e quali siano i problemi.

I lavori prelim inari a ll' a r p e n t a g e sono già quasi conclusi al mo­

mento della designazione, potendo essere utilizzati i documenti prodot­

ti per "masse di co ltura” : il processo verbale di delim itazione dei co­

muni il p i an l in é ai re , con relativi C a n e v a s t r i g o n o m e t r i q u e 9.

Conformemente alle istruzioni su\Y A r p e n t a g e e t l e L e v é e d e s Pl ans d e s C o m m u n e s , p o u r l ’e x é c u t ì o n d u c a d a s t r e (1806) 10, la coe­

renza tra i vari c a n e v a s è garantita dal comune riferim ento alla trian­

golazione eseguita da Cassini (Fig. 1) come prescrive anche L. Puis- sant, nel suo T r a i t é d e t o p o g r a p h i e d ’a r p e n t a g e e t d e n i v e l l a m e n t n , ricordando i buoni risu ltati ottenuti con questo procedimento dal D e p o t d e la G u e r r e per la stesura della nuova carta di Francia, al cui interno è stato possibile far rientrare le mappe del catasto.

Avviene anche però che l ’ampiezza di vedute e la scientificità del­

le procedure napoleoniche si debba scontrare con una realtà incom pri­

m ibile nelle rigide norme del catasto francese, come nel caso della de­

finizione dei confini comunali. M i riferisco, per esempio, alla pretesa di unificare i comuni di S. Francesco e Foce, in quanto quest’ultim o, per l ’esiguità del numero di abitanti e della sua estensione, « non è com patibile con i regolam enti », proposta che suscita la ferma oppo­

sizione del Consiglio Comunale 12.

II vero e proprio A r p e n t a g e p a r c e l l a i r e è affidato, per la m aggior delicatezza d e ll’operazione, a geom etri di prim a classe, non essendo ri­

9 A S G , P refettura Francese, Cadastre Général. Procès - verbal de délimitation du T erritoire de la Commune de S. François d'A lbaro; De sa division en sections;

De la dimension de la base; De la position des points principaux qui ont servi à la levée du plan cadastral, avec le Tableau indicatif de les lignes et de la valeur des angles qui déterm inent la circonscription le la Commune (maggio 1807), n. 163.

10 A S G , P refettura Francese, n. 167.

11 L. Puissant, Traité de topographie, d’arpentage et de nivellam ent, Parigi 1820.

12 A S G , P refettura Francese, Procès - verbal de délimitation ( . . . ) n. 163.

chiesta solo la dovuta perizia tecnica, ma ancor di più, quel s a v o i r - /ai re necessario a conquistarsi la fiducia degli abitanti ed ottenere da loro la m aggior quantità di inform azioni possibile 13.

I lavori procedono molto speditam ente alla Foce e a S. Fruttuo­

so, m entre m aggiori difficoltà (forse d ’ordine tecnico) si incontrano a M arassi, S. M artino, S. Francesco é Montoggio.

Nonostante i numerosi solleciti fatti pervenire dal M inistro (che confronta con i tempi di realizzazione in altri dipartim enti), VArpen­

t a g e dei sei comuni si conclude solo tra la fine del 1809 e l ’inizio del 1810, ben venti mesi dopo l ’inizio dei lavori.

L ’elaborato finale di questa lunga serie di operazioni è YAtlas d u p i an p a r c e l l a i r e che, per ogni comune, raggruppa le mappe particellari (in numero pari alle sezioni o sottosezioni) e il T a b l e a u d ' a s s e m b l a g e

13 I lavori prelim inari all ’ arpentage (delimitazione, divisione in sezioni e trian­

golazioni) sono invece eseguiti da geometri "secondari”. Non si hanno notizie sulle modalità delle nomine, tranne che il Prefetto si basa sul rapporto del geometra capo del D ipartim ento, l ’ingegnere geografo Jourdan, che illustra brevem ente i mo­

tivi della scelta. L ’unico stato nom inativo rintracciato, riporta solo alcuni dei nomi effettivam ente ritrovati n ell’ esecuzione del catasto del Dipartimento, i geometri "se­

condari":

— Philippe Sala (Salla) di Ventavon (Dip. Hautes Alpes) che ha già lavorato sotto la direzione del fratello di Jourdan;

— H onoré Parent (Parat), di Freyssinouse (Fressinanze, Dip. Hautes Alpes), an­

ch’egli garantito dal fratello di Jourdan;

— Dominique, Justin e H ylaire Pelet, di Freyssinouse, ingegneri m olto stimabili per la loro conoscenza della Geom etria come ha già potuto verificare il fratello;

— Benêt Reghitto (Righetti, Reghitti) di N ovi, professore di matematica e inge­

gnere idraulico;

— Delucchi di Genova, geometra agrimensore giurato des Eaux et forêts, abile nel rilievo di dettagli pianimetrici;

— Josef Parodi, di Genova, che possiede conoscenze di matematica e di disegno;

— Antoine Varani, di Alessandria, ingegnere e geometra capo del Dipartimento di Marengo.

Questi vengono poi nominati geometri "di prima classe”. G li altri geometri

"di prima classe” che si trovano impegnati n ell’ arpentage dei comuni del D ipar­

timento sono: J. Chiesa, di M ondovì; J. Pettino, di A sti; J. N attini; G . Calvi;

D all’O sta; V ercellotti, ex geometra verificatore; N. Lodolo; D, Clavel.

(o pianta generale del comune). Solo per alcuni comuni è stato possi­

bile rintracciare V Atlas nella sua rilegatura definitiva; per lo più le mappe e i t ab l ea u x sono sciolti e reperibili nella duplice copia prescrit­

ta dai re g o lam en ti14.

Non ci soffermiamo sui criteri che regolano la scelta della scala di riduzione; ricordiam o solo che per i comuni di cui ci occupiamo il t a b le a u è portato in scala 1 : 5.000 e le mappe 1 : 1.250; fa eccezio­

ne la Foce che, per la sua piccola dimensione è tutto raggruppato in una pianta particellare in scala 1 : 2.500 di cui ci è pervenuta però solo una copia d i epoca sarda (Fig. 2).

Alcune m inute, conservate presso l ’A rchivio di Stato di Genova, ci permettono poi di cogliere alcune fasi interm edie di questo prodot­

to finale. Una relativa a M arassi, per esempio, ci conferma l ’uso, pre­

scritto dalle istruzioni, di segnare con inchiostro rosso i numeri prov­

visori delle particelle; altre relative a S. Francesco e S. Fruttuoso ci portano invece ad una fase di m aggior elaborazione, come si deduce da­

gli appunti sulle diverse destinazioni agricole riportati su di un p arti­

cellare già tracciato con precisione.

Da un esame comparato dei T ab l ea u x d ’a s s e m b l a g e oggi esistenti (comparazione resa complicata dalle diverse localizzazioni di questo ma­

teriale), si sono notate alcune differenze grafiche di un certo interesse.

A lcuni di questi riportano una legenda delle così dette t e i n t e s c o n v e n c t ì o n e l l e s relative alle diverse destinazioni agricole in conformi­

tà alle istruzioni, e già in uso per le piante a “masse di coltura”; que­

sta simbologia si trova raram ente utilizzata nel t a b le a u stesso e quasi sempre nelle mappe allegate. La scarsa incidenza di questo tipo di ta­

b l e a u è forse da addebitarsi ad una modifica nelle norme di rappresen­

tazione, di cui non si ha però altra traccia che la soppressione di una di tali legende nel t a b l e a u di Sestri Ponente (diventata inutile, si dice, in quanto è stata elim inata la acquarellatura delle mappe).

I l t a b l e a u di S. Francesco, come quello di alcuni altri comuni e le relative mappe, non presenta alcuna legenda e le tinte usate sono solo

M G li A tlas sono conservati presso il Fondo Catasti d ell’ A S G (vedi appen­

dice II).

quelle che permettono di distinguere l ’edificato (e al cui interno gli edi­

fici pubblici o m onum entali), le strade, i corsi d ’acqua (Fig. 3).

U n’ultim a tipologia rappresentativa è caratterizzata da una base si­

m ile alla precedente con in più la resa del rilievo montuoso per mez­

zo di acquarello o tratto di china opportunamente graduato (Fig. 4).

zo di acquarello o tratto di china opportunamente graduato (Fig. 4).