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DELLE PO SSE SSIO N I

ASPETTI CULTURALI, TECNICI E ISTITUZIONALI

DELLE PO SSE SSIO N I

I l paragrafo relativo ai Capitani di Parte è a cura di Diana Toccafondi, quello relativo allo Scrittoio delle Possessioni è a cura di Carlo V ivoli. La premessa è fru t­

to di riflessioni comuni.

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« P r e m es s a .

i

i Ancora oggi, nonostante si sia assistito negli ultim i anni ad im-j portanti cam biam enti di rotta, lo studio delle carte topografiche, delle ' mappe e delle piante conservate negli archivi sconta un certo ritardo rispetto a quello dedicato alla cartografia a piccola scala e alle carte generali prodotte da cartografi diplom ati o "p aten tati”.

Con questo non si vogliono certo stabilire artificiose ed in u tili di- i stinzioni tra archivi e biblioteche, quanto sottolineare che, per la na­

tura stessa di questi istitu ti, nei prim i è statisticam ente presente un m aggior numero di carte tem atiche, m entre le seconde accolgono di pre­

ferenza carte territo riali cui la geografia storica ha, nel passato, preva­

lentem ente rivolto la sua attenzione.

Sta qui la specificità di una cartografia che si caratterizza per es- , sere stata elaborata da un personale burocratico al servizio di m agistra­

ture dello Stato e che, per essere pienamente compresa, deve essere “ri­

collocata”, non solo nel progetto specifico per il quale è stata costrui­

ta, ma anche nella pratica am m inistrativa degli uffici che l ’hanno pro­

dotta o utilizzata

L ’indagine sugli ingegneri al servizio dei Capitani di Parte e del­

lo Scrittoio delle Possessioni, due uffici particolarm ente significativi per quanto riguarda il reclutam ento e l ’organizzazione del lavoro degli in ­ gegneri il prim o, e la loro utilizzazione il secondo, rappresenta un ten­

tativo di concreta definizione di questi possibili collegamenti.

La ricostruzione delle funzioni di quelle figure che elaborarono car­

te tematiche, inserita in quelli che furono i compiti istituzionali e la prassi am m inistrativa degli uffici per i quali lavorarono, dovrebbe

for-1 Per una disamina di questi temi si rimanda a L. Rombai, D. Toccafondi, C. V ivoli, Cartografia e ricerca storica, un problema aperto. I fondi cartografici dell’Archivio di Stato di Firenze, di prossima pubblicazione in « Società e storia ».

nire elem enti u tili per superare quella "separatezza” tra carta e p rati­

ca venutasi a creare in seguito ad interventi archivistici che hanno in qualche modo isolato la carta dal suo contesto, ma anche legata ad indirizzi storiografici che hanno spesso guardato al documento cartogra­

fico con "occhio di rap in a”, studiando « la carta strum entalm ente, co­

me fonte per la storia nel lungo periodo del territorio e della città, ! piuttosto che per se stessa, come documento: nella sua logica e nelle ] sue condizioni di produzione e consumo per periodi storici e contesti

ben determ inati » 2. I

Un cenno, infine, a quelli che sono stati i m otivi che ci hanno portato a privilegiare il secolo X V II. È da questo periodo, infatti, che la documentazione cartografica conservata presso l ’Archivio di Stato di Firenze non presenta più quei caratteri di fram m entarietà ed episodici­

tà del secolo precedente ma costituisce una presenza significativa. Pre- | senza certo legata a motivazioni diverse (storiche, archivistiche, ecc.),

ma anche al fatto che è proprio nel corso di questo secolo che si ve­

rificano im portanti salti di qualità n ell’organizzazione complessiva degli apparati burocratici dello Stato toscano. Non solo si perfezionano e si potenziano i vari uffici, nel nostro settore anche in conseguenza d ell’in ­ tervento di uomini di scienza form atisi alla scuola galileiana, ma si pone anche m aggiore attenzione alla produzione e alla conservazione delle fon­

ti docum entarie, ivi comprese, naturalm ente, quelle cartografiche.

I C apitan i d ì 'Parte.

Con il nome di “Capitani di P arte gu elfa” si identifica una ma­

gistratura la cui lunga storia attraversa, e in varia m isura segna, la sto­

ria dei diversi assetti istituzionali della Repubblica fiorentina prim a e della Toscana granducale poi.

Istitu ita nel 1267 con un ben preciso carattere politico, espressio­

ne dichiarata della volontà della fazione uscita vincente da M ontaperti di afferm are e conservare il suo potere, la rossa aquila guelfa aveva lo

scopo di gherm ire a morte il serpente ghibellino (questa l ’arma eletta >

a simbolo della m agistratura) con gli strum enti del bando dalla città e

2 M. Quaini, Perché cartostorie, in « Cartostorie », 1 (1984), p. 2.

della confisca dei beni. I l frutto di queste confische (terre, fortezze, ca­

nescare le sue potenzialità eversive sostituendole i Capitani e Provvedi­

tori delle fo rtezze4, Cosimo I riuscirà definitivam ente ad esautorare questo antico baluardo del potere repubblicano attraverso la cosiddet-- ta “legge d e ll’unione” (1549) che, se da un lato accresceva i suoi com­

tani e Provveditori delle Fortezze. Nel parziale abbandono dell’antico nome pos­

siamo leggere l ’intenzione di rifondare questa magistratura adattandola alle esi­

genze del nuovo regime, particolarmente sensibile al problema delle fortificazioni m ilitari. Sulle « Ordinazioni » del 15 3 2 e sul loro carattere cfr. G . Pansini, Le

La m agistratura che viene rinnovata nel 1549, pur mantenendo lo

denza sulle feste pubbliche, sulla sicurezza degli edifici, sulla pulizia dei luoghi pubblici, sui pesi e le misure 7. Conservatori, sotto il controllo del G overnatore. Sul territorio di Pistoia era compe­

tente la Pratica Segreta di Pistoia e Pontrem oli, m entre quello di Pisa era affidato ad

governo cosimiano di graduale sovvertimento delle "regole del gioco”

in una cornice di form ale rispetto delle strutture tradizionali: al v erti­

ce una m agistratura collegiale composta da dieci cittadini fiorentini, dei quali, pero, solo tre designati con il consueto sistema della “ tra tta ”, gli altri sette eletti direttam ente dal Duca. Due di essi, nominati dal Duca non più a tempo ma a beneplacito” (cioè indefinitam ente), vengono investiti dei problemi connessi alla regimazione fluviale e det­

ti, in questa veste, U fficiali dei fium i. D al M agistrato dipendono una

m etterà di ripercorrere le tappe della contemporanea evoluzione della m agistratura e delle figure professionali che in essa operavano.

9 Essi ricevono una diaria di L. 4 a carico delle parti che ne richiedono l ’in­ controllare maggiormente il diligente operato di questo personale, si fa inoltre ob­

bligo al cancelliere e sottocancelliere di registrare su un quaderno a parte le "gite”

cui sono obbligati (per estrazione o, nei casi più delicati, per elezione) i vari ca- pomastri e la consegna dei relativi rapporti, non dilazionabili oltre i quindici giorni (A.S.F., Consulta, n. 32 c. 92).

Il "capom aestro”, a cavallo fra X V I e X V II secolo, è una carica (concessa "per grazia”) che sottintende qualifiche professionali diverse:

m uratore, legnaiolo - intagliatore, scalpellino, architetto, ingegnere. Si noti tu ttavia che il significato da attribuire a quest’ultim o termine non

tercam biabilità dei ruoli, m entre alcuni tentativi della m agistratura dei Capitani di Parte di introdurre un controllo sul legittim o uso e sulla espressamente « ad alcuno, benché chiamato da particolari persone, essercitarsi alla Ruota, a’ M agistrati et u ffitii in alcuna cosa come capomaestro, architetto o perito si rivolgono perché "soddisfano con pochissimi denari”, La risposta dei Capitani di Parte precisa che nel bando sono state usate tutte e tre le qualifiche (capomae­

pacita, autori di piante e schizzi talvolta anche pregevoli e comunque sempre molto efficaci. Per le necessità straordinarie che richiedono una particolare competenza o comportano notevoli previsioni di spe­

sa o delicati problem i di confine, si ricorre invece a ll’ "ingegnere”

o architetto di S.A .R. , titolo che, in questo periodo, più che una ca­

rica identifica in primo luogo il tecnico e l ’artista che gode della fidu­

cia del Granduca, sia egli stipendiato e incardinato a pieno titolo n el­

la m agistratura come un B u o n talen ti12 o soltanto inserito nei ruoli di corte come un M echini (che dalla Parte riceve solo una diaria) 13.

Il rapporto fiduciario con il Granduca — che utilizza questa fi­

gura in m olteplici attiv ità spesso prem inenti rispetto al lavoro svolto per la m agistratura — viene a creare, n ell’organizzazione burocratica dell ufficio della Parte, una sorta di ’ spazio inform ale” che sposta il baricentro decisionale sulla linea Granduca - Provveditore - Ingegnere, la ­ sciando talvolta al M agistrato un mero ruolo di ratifica. Occorre tu t­

tavia notare che già con il passaggio dal Buontalenti al M echini, ma soprattuto con quello dal M echini al Bartolotti, si afferm a la tendenza ad affidare la carica di "ingegnere d ’A rno” non tanto a chi si dimo­

stri dotato di genialità artistica (gli architetti - scenografi) ma a quei pratici che vantano u n ’esperienza tecnica formata e consolidata at­

traverso un apprendistato nei ruoli subalterni.

L ingegnere Alessandro B artolotti, che nel 1621 succede a G herar­

do M echini, ben rappresenta questa figura di tecnico "formato sul campo”, che caratterizza la prim a metà del secolo.

Figlio di un cortigiano ("b o ttigliere”) di Ferdinando II , dopo aver servito a corte come aiutante di camera, nel 1619 viene affiancato al Mechini come " aiu to ”, soprattutto per i lavori nelle C h ian e14. Quan­

do entra in carica come ingegnere (1621) è forse ancora troppo giova­

ne per far fronte con la dovuta perizia ai difficili lavori di sistemazio­

12 Sul Buontalenti e la sua attività come ingegnere della Parte cfr. G . Casali e E. Diana, Bernardo Buontalenti e la burocrazìa tecnica nella Toscana medicea, Firenze 1983.

13 G . Salvagnini, Gherardo M echini cit,, p. 119.

14 Ibidem, pp. 17 3-174.

ne fluviale. Le sue prestazioni tecniche saranno piuttosto d e lu d e n ti15

gnature di Firenze, viene incaricato dal Provveditore Cosimo Catellini da Casti­

glione di « levare una pianta della città con tu tti li andari delle fogne che sono

Se la collocazione istituzionale di questa figura stenta ancora a definirsi, in bilico tra ruoli di corte, servizio privato del principe e im ­ piego pubblico, è nei ruoli subalterni d ell’ organico dei Capitani di Parte che si apprezza, nel secondo ventennio del secolo, una graduale trasformazione, consistente nel progressivo afferm arsi della figura del- 1’ “aiuto” d ell’ingegnere, che prim a si affianca e poi in gran parte so­

stituisce quella del capomaestro.

Dal 1619 al 1642 opera un solo "aiu to ” d ell’in g egn ere20 e il ruo­

lo dei capomaestri rim ane invariato (sono ancora otto nel 1631, quan­

do la Pratica Segreta fa notare al Granduca che il numero non è tas­

sativo ed egli può eleggerne a p iacim en to )21. La graduale sovrapposi­

zione dei ruoli comincia a m anifestarsi dal 1645, quando due "piazze”

di capomaestro divenute vacanti vengono coperte con due " a iu ti” (V in­

cenzo V iviani e P ier Francesco S ilv a n i)22, in aggiunta a quello già in servizio (Giovan Pietro della B ella), per divenire totale nel 1654, quan­

do gli “a iu ti” sono ormai otto. Analogamente ai capom aestri, essi ven­

gono im borsati ed estratti al bisogno, ma — come l ’ingegnere •— rice­

vono una diaria di L. 10 al giorno per le visite fuori città e di L. 2 per quelle in città, nonché, dal 1645, una provvisione mensile di 5 sc u d i23.

Questa crescita quantitativa del personale addetto a ll’ufficio della Parte, se da un lato corrisponde ed attiva una crescita qualitativa nel lavoro tecnico, è a sua volta il riflesso del generale innalzamento del livello delle conoscenze e d ell’approccio matematico - sperim entale ai

20 G li “aiu ti” d ell’ingegnere che si avvicendano in questo periodo sono: dal 16 19 al 16 24 Pietro Petruccini da Siena, dal 16 giugno 16 2 4 al 16 34 Francesco di Giuliano Fantoni, fratello d ell’ingegnere Stefano Fantoni, contemporaneamente occupato alle Possessioni (v. supplica per la sua ammissione all’ufficio della Parte in A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri), f. 794 n. 7 1 ), dal 16 36 al 16 4 2 Felice Gam- berai, dal 16 4 2 G iovan P ietro della Bella (v. supplica per l ’ammissione ìbidem, f. 8 1 2 n. 165).

21 A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri) f. 805 n. 263.

22 A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri), f. 8 1 5 n. 49, rescritto dell’l l maggio 1645. Sul V iviani v. infra, su Pierfrancesco Silvani cfr. F. Baldinucci, Notizie dei professori di disegno cit., V , pp. 396-402.

23 A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri), f. 824 n. 40.

fenomeni che caratterizzano, in Toscana, il periodo di diffusione del-1 insegnamento galileiano. Grazie agli interessi scientifici del granduca Ferdinando II e del principe Leopoldo, che si dimostrano due sensi­

bili ricettori, il nuovo clim a perm ea e influenza precocemente anche l ’am biente di corte e la compagine istituzionale.

Nel caso specifico della m agistratura qui presa in esame, e che più di altre coinvolgeva aspetti tecnico - applicativi, la scelta di eleggere A ndrea A rrig h e tti24 alla carica di Provveditore della Parte nel 1648, può essere considerata il primo atto di cosciente apertura degli uffici pubblici ai gali­

leiani e ai loro metodi. M ediando esem plarm ente nella sua persona l ’inte­

resse scientifico con la responsabilità politica, l ’A rrighetti riesce a tradur­

re in term ini istituzionali e organizzativi la trasformazione epistemologica avvenuta in Toscana. Come Soprintendente generale delle fabbriche dal 1636 è riuscito a creare un ruolo ed un ufficio nuovi a ll’interno del-1 apparato statale, accentrando al massimo grado le funzioni relative al­

l ’am ministrazione sia delle fabbriche che delle fortezze del granducato 2S.

Quando diviene Provveditore dei Capitani di Parte m antiene ancora la carica precedente, il che gli perm ette di attuare una "osm osi” fra i due uffici, soprattutto attraverso l ’impiego di alcuni ingegneri dello Scrit­

toio delle fortezze e fabbriche {Francesco Cecchi e Lorenzo del Nobo- lo) anche a servizio dei Capitani di Parte, con un ulteriore arricchi­

mento d e ll’organico, nonché delle occasioni di formazione professionale per gli ingegneri s te s s i26.

24 Su Andrea A rrighetti si veda la “voce" relativa a cura di M. Gliozzi, in Dizionario Biografico degli Italiani, voi. 4, Roma 19 62, pp. 307-308 e G . Targioni Tozzetti, Notizie sugli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso degli anni L X del secolo X V I I , tomo I, Firenze 1780, rist. anastatica Bolo­

gna 19 67, pp. 186-187.

25 Con rescritto del 4 aprile 1648 il granduca Ferdinando II, oltre a con­

ferm arlo nella carica di Soprintendente generale delle fabbriche, lo nominava an­

che Provveditore generale delle fortezze, cfr. A.S.F., Scrittoio delle fortezze e fab­

briche, n. 128 c. 71.

26 A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri), f. 1488 n. 5. Anche nello Scrittoio delle fortezze e fabbriche va formandosi, in questo periodo, un ruolo di tecnici:

un ingegnere dedito esclusivamente a quest’ufficio con una provvisione mensile di 16 scudi (nel 16 5 1 questa carica è ricoperta dal col. Annibaie Cecchi, a cui succe­

derà Ferdinando Tacca) e alcuni aiuti ' i quali ricevono una provvisione mensile

M a è con le m aggiori responsabilità attribuite d all’A rrighetti a V in­ di Parte, troviam o Francesco Cecchi Conti, M ariano Mormorai, Francesco Landini, Lorenzo del Nobolo, G ualterotto Cecchi. Un percorso inverso viene invece seguito righetti propone al granduca di eleggere il V iviani "ingegnere sostituto” (carica evidentemente creata ad hoc e che non verrà più riproposta in seguito) « con ob­

assume a pieno titolo la carica di ingegnere nel 1658 29, ma nel 1666, pur mantenendola formalmente, viene sollevato da tutte le incombenze che essa comporta e interpellato solo nei casi di maggiore im p egn o 30 (come per i lavori di allargam ento delPOmbrone pistoiese, cui soprin­

tende dal 1678) 31.

È già stata notata la progressiva occupazione da parte dei rappre­

sentanti della cosiddetta "scuola galileian a” delle più im portanti posi­

zioni didattiche contemporanee (in particolare le cattedre m atem atiche neH’U niversità di Pisa e nello Studio di Firenze, ma anche quelle nel-

denza viene affidata al V iviani, coadiuvato dagli "aiuti” Giuliano Ciaccheri, Miche­

le G o ri e Ridolfo Giamberti.

32 Sulla "scuola galileiana" cfr. la sintesi di U. Baldini, La scuola galileiana, in Storia d’Italia, Annali 3, Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Ri- nascimento a oggi, a cura di G . M icheli, Torino 19 80, pp. 383-463.

In questo contesto, sono proprio le istituzioni didattiche a carattere tecnico­

applicativo che assumono particolare rilievo per il loro ruolo di formazione del personale tecnico impiegato in uffici pubblici: nel 16 4 9 la lettura di matematica ai paggi viene affidata al Viviani, mentre quella n ell’Accademia del Disegno passa dal Torricelli allo stesso V iviani nel 1657.

possibile parlare di u n ’occupazione dei ruoli tecnici nei pubblici uffici, non solo attraverso le cariche concesse ad esponenti significativi, come V iviani, ma anche grazie a ll’introduzione, nel lavoro tecnico, di un me­

todo che rende questi uffici una sorta di scuola di formazione profes­

sionale per i giovani che vi operano, con un conseguente allargam ento della base sociale di ricezione della lezione galileiana.

Le variazioni avvenute nel ruolo degli “a iu ti” d ell’ingegnere fra il 1654 e il 1674 ne sono una significativa riprova: a fronte della progressiva scomparsa delle figure di formazione artistica (gli ingegneri

“scultori” Giovan Pietro della Bella e Francesco G e n erin i)33, si fa stra­

da un gruppo di giovani capaci di affiancare il matematico V iviani e di interpretare con alto grado di precisione tecnica — riscontrabile an­

che nella loro produzione cartografica — le necessità politico - am m ini­

strative relative alla gestione te rrito ria le 34.

Giuliano C iacch eri35 è senz’altro la figura più rappresentativa di questa nuova generazione di ingegneri. Formatosi alla scuola del V ivia­

ni, col quale collabora costantemente come “aiu to ” fino dal 1661, do­

gole contribuiteci dal sempre memorabile nostro protettore Vincenzo Viviani, al quale debbono tutti gli aiuti d ell’ingegnere professare non piccole obbligazioni tan­

to per averci dato si necessarie teoriche che utilissime pratiche » (A vvertim enti e

della P arte perché possa con m aggiore applicazione e quiete prosegui­

re i suoi studi » 36, viene investito di maggiore responsabilità nella ge­

stione dei fium i e gratificato, con il collega Francesco Landini, di un sensibile aumento dello stipendio m e n sile 37. I suoi numerosi rapporti d ’ingegneria idraulica, il disegno di uno strumento per m isurare la ve­

locità delle acque nonché la partecipazione ad una "Accadem ia geome­

trica” in cui intervengono anche altre figure della m edia burocrazia tecni­

ca (Iacopo Ramponi, Giuseppe B a ia tr i)38, testimoniano anche in lu i di quel convergere fra interesse scientifico e interesse professionale che già aveva distinto il V iviani.

I l confronto con l ’ingegnere Alessandro B artolotti, attivo quaranta anni prim a, è illum inante. Il passaggio d all’em piria alla tecnica scienti­

ficam ente fondata è ormai avvenuto ed è interessante notare come le strutture tecnico - am m inistrative dello Stato non solo abbiano recepito questa trasformazione ma siano divenute uno dei luoghi p rivilegiati del­

la sua trasm issio n e39. Di fronte alla crisi generale della società italia­

na e al declino scientifico che caratterizza la seconda m età del secolo, infatti, questi uffici, ormai pienam ente inseriti nella compagine istituzio­

nale, mostrano u n ’autonoma capacità di sviluppo riconducibile a due or­

dini di fattori: da un lato al sempre maggiore rilievo economico - po­

litico assunto da problemi quali la regolam entazione del corso dei fiu ­ m i, la bonifica di zone paludose, il m antenimento della rete viaria, la necessità di definire il confuso intreccio territoriale dei confini politici e giurisdizionali; d all’altro alla capacità dello Stato di individuare obiet­

tivi precisi e di perseguirli attraverso una m igliore organizzazione del

36 M otuproprio del 15 maggio 16 6 6 in A.S.F., Capitani dì Parte (nn. neri), f.

14 89 n. 7.

37 M otuproprio del 15 aprile 16 6 9 ibidem, n. 51.

38 C fr. G . B. Nelli, V ita e commercio letterario di Galileo Galilei cit., p. 770.

Giuseppe Baiatri, fratello deU’architetto G iovanni Battista e nipote di M atteo Ni- getti, ricopre dal 16 6 6 la carica di “m inistro d ’A rn o ”. Jacopo di Giorgio Ramponi, dopo aver servito alcuni anni « in varie occasioni di ingegnere lo Scrittoio delle Possessioni in levar piante, a visitare a diversi ripari di fium i e fabbriche e . . . ai lavori della Vagaloggia », subentra nella stessa carica il 28 agosto 16 7 2 (A.S.F., Ca­

pitani dì Parte (nn. neri), f. 1489 cc. 6 e 116 ).

39 C fr. U. Baldini, La scuola galileiana cit., pp. 439-440.

lavoro burocratico, che sfrutta al massimo l ’ accresciuta capacità dei pesante interferenza dei farraginosi procedim enti burocratici e giurisdi­

zionali sul lavoro tecnico. Nascono così la Congregazione di strade e prassindaco dei Nove. Essa aveva il compito di comporre le differenze giurisdizio­

nali relative al rifacim ento di strade e ponti che spettavano alle comunità. A veva erano inizialmente composti dal segretario della Pratica segreta di Pistoia, un mem­

bro del magistrato dei Capitani di Parte (priore Donato delFAntella) e dal P rov­

veditore della Parte (Andrea A rrighetti). G ià nel 16 50, però, "per la difficoltà di riunirsi”, non deliberano più collegialmente ma delegano la loro autorità ad uno solo dei membri riunito insieme con gli U fficiali dei fiumi. Nel 1678 vengono di nuovo istituiti e, con m otuproprio del 2 1 ottobre, viene commesso agli auditori Ferrante Capponi e Giuseppe Orceoli di decidere pettoralmente su tutto il contenzio­

so che i lavori affidati al V iviani avrebbero potuto suscitare, « in luogo dei Magistrati della Pratica e della Parte » (A.S.F., Capitani di Parte (nn. neri), f. 1666 n.c., sot­

to 22 dicembre 1678).

43 I Giudici delegati sul Bisenzio, istituiti il 10 agosto 1690, erano compo­

sti da cinque membri: l ’auditore del tribunale della Parte, il P rovveditore (A la­

manno A rrighi), il Provveditore generale delle fabbriche (Pietro Guerrini), Vincenzo V iviani e il cancelliere dei N ove (del Teglia). Nel 16 95, su sollecitazione probabil­

manno A rrighi), il Provveditore generale delle fabbriche (Pietro Guerrini), Vincenzo V iviani e il cancelliere dei N ove (del Teglia). Nel 16 95, su sollecitazione probabil­