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Case rurali e case coloniche dalle pagine di «Casabella»

1.2. La tecnica verso l’estetica «Standard significa tipo

1.3.3. Case rurali e case coloniche dalle pagine di «Casabella»

L’attenzione di Pagano verso l’architettura rurale, che interessa parte della sua attività pubblicistica su «Casabella», si inserisce all’interno dei molteplici dibattiti culturali, condotti attraverso le pagine delle riviste, sul tema dell’origine della nuova architettura italiana e anche sul concetto di mediterraneità.

La costruzione di borgate rurali e case coloniche diviene tema centrale per gli architetti razionalisti che, secondo gli indirizzi dettati dal regime, si trovano di fronte a nuove problematiche legate alle abitazioni minime ed economiche per i contadini e i coloni; tematiche che, da una parte, rappresentano l’occasione di approfondire le ricerche sul processo di standardizzazione e prefabbricazione e sull’applicazione di nuovi materiali, dall’altra rappresentano l’occasione per recuperare quei principi progettuali e quella «poetica» propri dell’architettura rurale: «Lo stacco dei materiali, la libertà improvvisatrice, la prontezza immaginativa nello stabilir pareti e nel distruggerle, la freschezza delle alzate, delle stesure, la felicità di visione non sono, nell’arte popolare, che frequentissimo documento di quella libertà di scatto che, ahimé, è ormai rarissima nell’arte colta, troppo colta per avere ancora il piacere di sentire i moti istintivi della vita».128

La stessa «Casabella» presenta al pubblico una serie di progetti e concorsi incentrati sul tema che, seppur in maniera diversa, rispecchiano la ricerca architettonica applicata all’edilizia rurale.129

Uno dei primi progetti presentati è quello per una borgata rurale redatto da Augusto Magnaghi, studente del Politecnico di Milano.

Il progetto risulta interessante, oltre che per la soluzione planimetrica concepita per ospitare sia le abitazioni che servizi e strutture comuni, soprattutto per gli studi sulla cellula abitativa che varia 30. Augusto Magnaghi,

Progetto di borgata rurale a struttura d’acciaio

in funzione dei nuclei familiari rispettando però i principi di applicazione in serie dei vani tipo e, di conseguenza, degli elementi strutturali.

Le case infatti sono pensate, come lo stesso Pagano afferma, secondo la «massima standardizzazione», combinando in modi diversi i vani tipo che «si conservano identici per tutti i tipi di cellula» ed è questa «una delle più belle e più eleganti particolarità del progetto».130

La singola cellula abitativa presenta una soluzione originale anche in sezione «con lo svolgersi dell’abitazione quasi su un piano inclinato» in funzione dell’aggregazione di vani tipo ad altezze diverse.

Lo studio del sistema costruttivo, inoltre, costituito essenzialmente da elementi prefabbricati in acciaio e da pareti in muratura per separare le cellule, ci riporta all’applicazione di nuove tecniche costruttive volte ad ottenere un risparmio economico, maggiore rapidità e facilità nel montaggio, trasportabilità; caratteri necessari per le abitazioni a basso costo che, al tempo stesso, diventano anche norme estetiche.

Un altro dei progetti di architettura rurale tra i più interessanti e significativi,131 presentati su

«Casabella», è rappresentato dal gruppo di case coloniche a Torrevecchiapia, progettato dagli architetti Asnago e Vender e commentato da Pagano stesso.132

Qui la costruzione delle case coloniche rappresenta la sintesi tra forma e tipo, tra funzione e tecnica, «ricerca del principio della costruzione in serie, ma anche di una elegante soluzione paesistica».133

Illustrando il progetto Pagano si sofferma sul tema della casa rurale come «problema all’ordine del giorno» sul quale tecnici e sociologi forniscono studi e soluzioni, senza tuttavia trovare una risposta concreta da parte dello Stato.

31, 32. Asnago e Vender, Case coloniche a Torrevecchiapia

Il nocciolo del problema, scrive Pagano, è la riduzione del costo di queste costruzioni, resa possibile solo attraverso la produzione in serie, eliminando ogni spreco, «standardizzando i tipi e fabbricando la casa come si fabbrica un’automobile».134

Il progetto prevede la costruzione di nuove case in sostituzione di vecchie abitazioni degradate e insalubri: ogni cellula è un alloggio indipendente per un nucleo familiare e si compone di quattro vani su due piani fuori terra, suddivisi in zona giorno e zona notte. All’interno trovano posto anche i servizi igienici con doccia, ripostiglio e camino nello spazio giorno.

Ciascuno spazio si affaccia e comunica con l’esterno attraverso il portico a piano terra a cui corrisponde un loggiato al primo piano sul quale si aprono le camere da letto.

Ogni cellula è aggregata in serie ad altre tre, fino a formare dei blocchi che si ripetono, in maniera ordinata, all’interno del lotto agricolo che comprende anche i pollai, uno per famiglia, completi di porcile e legnaia, nonché i servizi comuni con forno e lavatoio raccolti attorno ad una corte. La disposizione ordinata nel lotto si completa con due elementi simmetrici, caratterizzati da un portico a doppia altezza, che evidenziano l’ingresso all’azienda e al cortile.

L’elemento del loggiato e del portico si configurano come strutture sottili che vanno a disegnare e a ritmare le facciate dei diversi corpi costruiti, contribuendo a caratterizzare in maniera uniforme l’intero complesso.

La ripetizione, l’aggregazione cellulare, il modulo, la ricerca di uniformità diventano gli elementi specifici su cui si basa il progetto, che se da una parte coincidono con una soluzione economicamente e funzionalmente vantaggiosa, dall’altra propongono anche una soluzione architettonica innovativa, riletta dalla casa rurale tradizionale della pianura, caratterizzata dall’elemento del «traliccio» in legno, nato per essiccare il granoturco.

Interessante anche il progetto di abitazioni popolari a Zara elaborato dagli architetti Luccichenti e Monaco e segnalato da Pagano nel 1942 su «Costruzioni Casabella»135.

Anche in questo caso lo studio sulla casa minima viene esteso all’elaborazione di un intero quartiere, composto per aggregazioni seriali della stessa cellula: una casa a schiera a due piani, derivata da una rilettura degli elementi tipologici e costruttivi della tradizione locale dalmata. Lo schema tipologico, la volumetria e le ridotte dimensioni, i materiali locali come la pietra calcarea dei muri portanti trasversali tra le cellule, i colori, la copertura a botte ribassata che rievoca «un caro motivo mediterraneo, soddisfacendo anche a funzionalissimi motivi climatici ed economici», ne costituiscono motivo espressivo e peculiare.

«Questa elementare semplicità strutturale, la sincerità dei mezzi impiegati e l’efficacia con cui sono stati sottolineati i ritmi compositivi conferiscono a queste costruzioni un accento sincero, degno di quella onesta e funzionalissima architettura rurale [...]».136

1.3.4. Il genere architettura rurale: una lezione di metodo