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Perchè nuovi materiali L’utilizzo di nuovi sistemi costruttivi o il recupero di tecniche costruttive tradizionali per

1.2. La tecnica verso l’estetica «Standard significa tipo

1.2.2. Perchè nuovi materiali L’utilizzo di nuovi sistemi costruttivi o il recupero di tecniche costruttive tradizionali per

la costruzione della casa moderna, non può prescindere da uno studio sui materiali che Pagano considera elemento essenziale all’opera d’arte e «alla funzione pratica dell’architettura».

I diversi articoli apparsi su «Casabella», dedicati al tema dei materiali in architettura, a partire proprio dal suo primo articolo del 1931, parlano di materiali come parte integrante del progetto, come note musicali della costruzione, come «parole che diventano poesia», secondo «la volontà dell’artista che le sceglie, le compone, le impiega e le plasma nell’unità della sua opera [...]».73

Viene dedicata un’attenzione particolare ai diversi tipi di materiale, alle nuove scoperte in campo architettonico e all’arredo: dai materiali per gli interni, come il linoleum, il legno, il buxus, a quelli essenziali nella costruzione come il cemento armato e il metallo, a cui, come precedentemente ricordato, riserva una rubrica fissa su «Casabella Costruzioni». Rubrica che, come si legge nell’articolo Consensi alla nostra iniziativa, ottiene largo consenso e suscita molto interesse nel campo non solo architettonico ma dell’arte in generale, proprio perchè volta a diffondere le conoscenze sul ferro come materiale strutturale con evidenti potenzialità statiche ed economiche, ma anche espressive, efficaci a rappresentare una nuova civiltà basata sull’«estetica del ferro».74

Perchè nuovi materiali quindi? L’editoriale uscito sul numero 33 di «La Casa Bella» chiarisce la posizione sostenuta da gran parte degli architetti razionalisti:

«I nuovi materiali, essendo in funzione di nuovi criteri costruttivi, plastici, o intellettuali, stabiliscono la novità di certi fatti o di certe necessità che rispondono in effetti all’indirizzo dei nostri tempi, e del benessere in generale che è di tutti i tempi».75

progetto; la scelta dei materiali diventa altresì importante rispetto alle scelte distributivo funzionali e alle scelte formali.

Parlando delle strutture in acciaio, Pagano sottolinea come la riscoperta sensibilità nell’utilizzo di materiali sottili quale l’acciaio, rappresenti una scelta non solo strutturale ma soprattutto estetica, secondo una precisa volontà di composizione plastica dello spazio, sempre esistita in architettura:

«[...] Ma è davvero tanto recente questa sensibilità delle orditure sottili ed è stata proprio una riscoperta dei giorni nostri, con la interpretazione estetica delle sezioni dei pilastri di acciaio? O non è forse essa una naturale aspirazione verso la conquista massima dello spazio, la tendenza naturale -direi quasi economica- dell’architettura che cerca di raggiungere la massima libertà plastica col minimo ingombro passivo? [...] Non v’è stato grande architetto che non abbia sentita questa eroica lotta contro la materia [...]. Un desiderio di concisione plastica e di eleganza che si identifica a distanza di secoli».76

Quindi, misurare il valore dell’architettura moderna non significa valutare in modo separato la forma dal materiale, ma significa valutare l’insieme, l’unità che l’opera raggiunge attraverso lo spirito dell’architetto che impiega il materiale adottato secondo le forme che ha ideato, nella maniera più logica e chiara possibile.

La scelta di utilizzare nuovi materiali come il cemento armato e l’acciaio corrisponde anche alle ricerche sui nuovi tipi di costruzione e, in particolare, sui nuovi tipi di abitazione che lo stesso Pagano elabora in funzione delle nuove esigenze. Gli studi sulla casa collettiva aggregata in serie e sulle ‘casette’ economiche, rapide, smontabili e trasportabili diventano oggetto di sperimentazione dei nuovi materiali e dei nuovi sistemi costruttivi basati sulle strutture a scheletro.

La scelta, poi, di dare ampio spazio al metallo e all’acciaio risente certamente dell’influenza delle vicende economiche e politiche dell’Italia dei primi anni Trenta, poiché, come sostiene Villari, non bisogna scordare che la crisi internazionale del 1929 mette in luce nuovi fattori con i quali confrontarsi, anche nel campo della costruzione architettonica. Variabili economiche come il costo, la produttività e la praticità diventano centrali nel processo costruttivo e l’utilizzazione razionale di risorse autoctone rappresenta una soluzione al problema, rispecchiando anche l’ideologia nazionalistica del fascismo.77

Da qui la volontà politica di «mobilitare» gli intellettuali ad incrementare le produzioni delle risorse nazionali e, in particolare, dell’alluminio e dei metalli leggeri in genere. Questo fino alla fine degli anni Trenta, quando invece, anche in seguito all’attacco all’Etiopia, il regime decide di sfruttare le risorse produttive siderurgiche per l’industria bellica, piuttosto che per l’edilizia e mette in atto una politica protezionista, tanto che, alla VII Triennale di Milano, viene allestita la Sala dell’Autarchia Edilizia dagli architetti Albricci, Caccia Dominioni, Castiglioni, Salvadè, al fine di ribadire l’indipendenza

economica nazionale in fatto di tecnica e materiali applicati alla costruzione architettonica e artistica.

Coinvolto all’interno del dibattito Pagano78 si fa promotore, dalle pagine di «Casabella» e non solo,

della diffusione delle qualità di questi nuovi materiali, servendosi delle potenzialità strutturali e anche decorative dell’alluminio, per anteporle, ancora una volta, all’architettura monumentale e rappresentativa degli ‘accademici’.79

Il primo articolo in cui Pagano chiarisce questa posizione è L’alluminio nell’edilizia, pubblicato nel 1931, nel quale dichiara esplicitamente la sua volontà di dimostrare il valore estetico del «re dei metalli bianchi» per «persuadere l’architetto (e implicitamente il suo committente) ad impiegare l’alluminio e le sue leghe»80 di cui ne elogia le caratteristiche tecniche ed estetiche appunto.

Nel 1933 riallacciandosi all’articolo precedentemente citato, sposta l’attenzione sui «metalli bianchi a grande resistenza meccanica o a elevatissimo grado di inossidabilità», quale l’acciaio, affermando come il loro impiego, seppur costoso, sia preferibile agli apparati decorativi di cui viene ‘arricchita’ l’opera per «pura retorica ampollosità»: «l’architettura moderna preferisce ottenere quell’effetto di ricchezza con l’impiego logico di materie intrinsecamente più resistenti».81 Amare le

strutture a scheletro, quindi, non soltanto per ragioni economiche, tecniche, utilitarie, ma anche perchè «esse parlano l’inevitabile linguaggio estetico dell’edilizia di domani».82

Nel 1934 esce il Repertorio 1934 dei materiali per l’edilizia e l’arredamento, redatto da Pagano con gli ingegneri Bertolini, Fiorin e Vincenzi. Il testo si configura come un vero e proprio manuale tecnico del costruire, rivolto ad architetti, ingegneri e costruttori con l’obiettivo di fornire un ampio panorama dei nuovi materiali e delle tecniche costruttive moderne, nonché delle relative ditte produttrici.

Le sei sezioni di cui si compone il Repertorio sono individuate secondo una gerarchia dedotta dal processo costruttivo che, ad eccezione dei «materiali di uso non specializzato», ne ripercorre le fasi: «elementi per il rustico», «materiali speciali ed elementi per il civile», «impianti per l’esercizio», «installazione ed apparecchi di cantiere», «arredamento». Ogni sezione comprende una serie di schede riferite ad uno specifico materiale o ad uno specifico elemento della produzione industriale e dei sistemi costruttivi, distinte per Ditte produttrici.

Ripercorrerne le pagine significa risalire alle caratteristiche tecniche ma anche estetiche dei materiali e dei sistemi costruttivi più ‘innovativi’ del periodo, che spesso si ritrovano applicati dallo stesso Pagano nei suoi progetti.83

Il testo sembra prendere come riferimento una parte del libro Costruzione razionale della casa: alcuni dei sistemi costruttivi e dei materiali sinteticamente descritti da Griffini ritornano sotto forma di schede nel Repertorio, a dimostrazione di un diffuso interesse verso un certo modo di costruire che, negli anni Trenta, identifica una larga parte dell’architettura razionalista.84

1.2.3. La nuova tecnica in mostra