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Gli stakeholder La valutazione delle attività.

4.1 Casi di studio e metodologie d’indagine

Per poter valutare l’attività svolta dai musei d’impresa, focalizzando in particolare l’attenzione sull’impatto di tali attività sul territorio,, era necessario svolgere un’indagine sul campo. È stato pertanto scelto un approccio di indagine qualitativo, basato sull’analisi di due casi di eccellenza, il caso Museo Piaggio e il caso Museo Aboca. Sulla base di un questionario strutturato, sono state svolte due interviste con la Dott.ssa Caredda Sabrina e la Dott.ssa Di Carlo Anna Zita, rispettivamente responsabili del Museo Piaggio e del Museo Aboca, successivamente sbobinate.

Le interviste sono definite come: “una conversazione, che oltre al piacere 291 derivante dal dialogare con gli altri, si prefigge uno scopo determinato. Le finalità sono uno scambio di opinioni e di idee, che si realizzano pienamente solo se tra i due attori dell’interazione si stabilisce un buon rapporto. Un’intervista può dirsi riuscita quando il flusso della comunicazione tra le parti non viene ostacolato da comportamenti o affermazioni che inibiscono una libera espressione da parte dell’intervistato”. L’intervista personale rappresenta l’approccio migliore quando il 292 tema dell’indagine è ampio, il questionario è articolato e complesso e richiede partecipazione da parte dell’intervistato e supporto da parte dell’intervistatore. Il vantaggio principale è rappresentato dalla flessibilità : l’intervistatore, infatti, di 293 fronte a risposte poco chiare, ha la possibilità di intervenire per fornire precisazioni sulle domande nonché stimoli visivi e supplementari allo scopo di rendere comprensibile, rettificare o confrontare i concetti esposti, ottenendo così riscontri più precisi e puntuali. Ma si ottiene anche un maggior livello di profondità poiché è più 294 semplice mantenere desto l’interesse dell’intervistato. Sulla base del comportamento del soggetto il rilevatore può adottare il suo modo di porre le domande per assicurarsi

CHISNALL P.M. (1992). Le ricerche di marketing. Mc-Graw-Hill. Milano. Pg 177. 291

HAUGE P. (1994) Le interviste nelle ricerche di mercato. Guida per pianificare e condurre interviste ad aziende e consumatori. Franco 292

Angeli. Milano. 1994. Pg 23.

HAUGE P. (1994) Le interviste nelle ricerche di mercato. Guida per pianificare e condurre interviste ad aziende e consumatori. Franco 293

Angeli. Milano. 1994. Pg 23.

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la massima cooperazione. L’intervistato ha la possibilità di offrire spiegazioni migliori e più approfondite, essendo possibile l’integrazione con il linguaggio del corpo; inoltre vengono ottenuti dati di qualità più accurata, ma soprattutto è un metodo che unisce la possibilità di formulare domande con l’osservazione diretta . Gli svantaggi 295 296 principali invece sono: il tempo in quanto non è un metodo veloce, ed il costo, soprattutto quando le interviste sono numerose e disperse geograficamente. Però se da un lato la presenza fisica dell’intervistatore è un vantaggio, dall’altro può indurre colui che deve rispondere a fornire risposte non vere ma “socialmente apprezzabili” o gradite all’intervistatore stesso, si ha così una perdita della qualità dei dati. L’intervistatore, inoltre, può influenzare il soggetto con il suo modo di impostare le domande, ottenendo risposte che non producono esattamente il pensiero dell’intervistato (distorsione delle risposte). Mettendo a confronto vantaggi e svantaggi dell’intervista personale, i primi sembrano comunque prevalere sui secondi, tanto che l’esecuzione di interviste face to face è considerata il metodo più efficace di raccolta di informazioni, in quanto consente un’approfondita analisi del problema oggetto di ricerca.

Al fine di ulteriormente contenere i limiti delle interviste e gli inevitabili bias dovuti alle visioni e opinioni soggettive espresse dagli intervistati, sono state raccolte ulteriori informazioni, tratte da materiali e altra documentazione come da quotidiani a diffusione prevalentemente locale e da i siti internet dei Musei analizzati

I due casi, il Museo Piaggio e AbocaMuseum, si presentano come due realtà diametralmente opposte. Il museo Piaggio è un classico museo d’impresa dove viene raccontata la storia del prodotto aziendale. Giuridicamente ancorato alla Fondazione Piaggio, le sue attività spaziano in molti generi e molto spesso si allontanano dal core business aziendale. Il secondo invece è un museo dove non viene raccontato il prodotto aziendale ma si vuole esporre la storia e l’evoluzione della fitoterapia nei

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tempi. In questo caso il museo è inserito nell’azienda e quindi giuridicamente appartenente ad essa, le sue attività quindi sono in linea con il core business aziendale. Queste differenti caratteristiche permettono di farci constatare come non possa esistere un modello standard per poter cercare di effettuare una valutazione delle attività.

Le due interviste si sono basate su un questionario articolato sui vari 297 stakeholder del museo d’impresa in relazione alle attività ed al legame che queste ed il museo hanno con i propri stakeholder e con il territorio. Una cosa da non sottovalutare, però, sono i diversi ruoli delle due intervistatate in quanto la Dott.ssa Di Carlo, oltre ad essere responsabile del Museo Aboca, è anche membro della famiglia Mercati in quanto moglie del figlio del proprietario; invece la Dott. Caredda è un dipendente Piaggio e inserita in una realtà molto più grande ma sopratutto industriale, rispetto ad Aboca, che pur grande, è molto più piccola e familiare, che industriale.