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Il caso dell’evoluzionismo nella prima metà del secolo: E Darwin e Lamarck

5 «Iddio si serve mirabilmente dell’uomo per adempiere i suoi altissimi fini»: tecnologia e progresso

7. La scienza all’Indice: censure e divieti della stampa scientifica

7.2 Il caso dell’evoluzionismo nella prima metà del secolo: E Darwin e Lamarck

Nel corso dell’Ottocento, per quanto riguarda gli argomenti scientifici, le proibizio ni colpirono in larga maggioranza opere relative agli ambiti più discussi e che più si prestavano alla polemica: la medicina, le scienze naturali, le scienze dell’uomo, discipline che si stavano dimostrando pericolose portatrici di errori, come il materialismo e l’evoluzionismo, e di gravi conseguenze morali, e sulle quali si giocava la battaglia per la scienza cattolica e contro quella laica e anticlericale. Decisamente minore furono i divieti di libri di astronomia, fisica e matematiche, che avevano invece avuto una posizione rilevante nei secoli precedenti. A finire

all’Indice furono anche diverse opere di natura diversa, ma ritenute pericolose per la morale, la fede e l’ordine sociale, scritte da scienziati. Per quanto riguarda gli autori di pubblicazio ni scientifiche banditi nell’Ottocento, si trattò in grande maggioranza di italiani e francesi, con una minima parte residuale proveniente da Germania, Inghilterra, Stati Uniti d’America, Spagna, Portogallo. Nel corso del secolo, e soprattutto nella seconda metà, a influire sulla decisione di proibire libri scientifici furono i rischi per la morale, per l’ordine teologico e sociale, la diffusione dell’opera e la possibile sua infiltrazione all’interno dello stesso mondo cattolico595.

Esemplare per rilevare il cambiamento dell’azione della Congregazione tra prima e seconda metà del secolo, anche relativamente alla scienza, e la differenziazione dall’azio ne della stampa cattolica fu il caso dell’evoluzionismo.

Nel 1817 la Congregazione dell’Indice pose sotto esame la Zoonomia or the Laws of

Organic Life (1794-1796) di Erasmus Darwin, nonno di Charles, nella traduzione italiana del

medico giacobino Giovanni Rasori (1803-1805)596. L’opera, che aveva riscosso discreto successo, conteneva alcune anticipazioni sulle teorie evolutive di Lamarck e dello stesso Charles Darwin e fu giudicata dal camaldolese Filippo Albertino Bellenghi597 come «degna di proibizione». Bellenghi, a cui era stato affidato l’esame, fu consultore della Congregazio ne dell’Indice, non solo in materia di teologia e diritto canonico, ma anche nelle scienze naturali, alla luce di alcuni suoi interessi nel campo della botanica e della floricoltura; fu inoltre noto per il parere negativo che portò al bando della Critica della ragion pura di Kant nel 1827598. Nella

Zoonomia, infatti, secondo il censore,

si appalesa un sistema affatto materialista e che inoltre vi si trovano disseminate sentenze e proposizioni contro la sana morale cristiana, e le massime della fede, sono di parere essere degna di proibizione, se così giudicherà la S. C. per di cui commissione io l’ho letta ed esaminata; molto più dir neppure riesce utile allo scopo per il quale è stata prodotta, cioè per la medicina, che anzi piuttosto è inutile chimerica e perniciosa come lo riflette lo stesso medico traduttore italiano Signor Rasori599.

595 Per l’elenco completo delle proibizioni si rimanda a J. M. De Bujanda, Index Librorum Prohibitorum 1600-

1966, Montréal, Médiaspaul, 2002.

596G. Cosmacini, Il medico giacobino. La vita e i tempi di Giovanni Rasori , Roma-Bari, Laterza, 2002.

597H. Wolf (a cura di), Römische Inquisition und Indexk ongregation. Register 1814 -1917, Paderborn, Schoningh,

2007, p. 182. Bellenghi fu attivo presso la Congregazione dell’Indice dal giugno 1817 all’agosto 1828 e presso il Sant’Uffizio dal 1826 al 1830.

598 I. Tolomio, L'abate Albertino Bellenghi e la messa all'indice della “Critica della ragion pura”, in «Rivista di

storia della filosofia», vol. 44, 1999, pp. 29-42.

Il suggerimento di Bellenghi fu dunque seguito dalla congregazione che il 22 dicembre 1817 emise il bando di proibizione della Zoonomia600.

Poco dopo, tra la fine degli anni Dieci e l’inizio dei Venti, fu la volta dell’Hist oire

naturelle des animaux sans vertèbres del naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck. In

particolare, ad essere posto sotto esame dal consultore scelto dalla congregazione, Lorenzo Tardy601, fu il primo tomo dell’opera, pubblicato a Parigi nel 1815602. Nella relazione Tardy, innanzitutto, sottolineava quanto le premesse del trattato del naturalista francese fossero del tutto materialistiche:

Nella lunga Introduzione all’Opera che abbraccia quasi tutto il I tomo l’Autore non ha altro per iscopo che esaltar la natura contro la verità della fede. La natura per lui non è Dio, non è l’aggregato delle cose, non è una sostanza, anzi neppure un ente; tuttavia è una cosa intermediaria tra Dio, e l’universo, è una causa cieca, e necessitata nelle sue operazioni, ma potentissima, motrice universale, formatrice di tutte le sostanze inanimate, ed animate, come pure di tutte la facoltà dell’uomo, e dei bruti. Questa natura, questo mostro non ente sostituito alla provvidenza attuale di Dio è costituito di ordine, di spazio, delle direzion i, ed ha per ministri i fluidi sottili, calorico, elettricità, magnetismo, luce, attrazioni, ripulsioni ecc. Agisce sulla materia, e tutto è materia; essa forma animali prima più semplici, poi più composti, organi men perfetti, poi più perfetti, e dalla perfezione di questi unicamente si debbono ripetere le idee, il giudizio, il raziocinio, e la moralità; benché egli affetti di ammettere la libertà sotto l’imperio della materia, delle impulsioni, e repulsioni cieche e della natura, che per lui stesso non conosce che leggi necessarie. Gli esseri immateriali per lui sono creati dall’immagina zione umana, e benché accenni di non voler rapire a chi se le immagina le speranze, abbastanza si manifesta impugnatore come della spiritualità dell’anima , così delle nostre future speranze603.

Quindi, focalizzò l’attenzione sul tema della vita, delle specie animali e della loro possibile evoluzione:

La natura produce generazioni spontanee, e cominciando a formare i più semplici vegetabili, ed anima li, indi per indeterminati secoli perfezionando la sua arte passò di grado in grado a formare altri, ed altri viventi sempre più composti, e più perfetti, operazione che trascenderebbe enormemente la cronologia Mosaica; e se prima formava i viventi colla disunion delle parti, cominciò poi a farne colla formazio n e dei sessi, onde da se si riproducessero, e non è però vero, che Iddio sul principio crea sse il maschio, e la femmina. Anzi, gli animali stessi concorsero da sé a perfezionarsi in ragione di bisogni, di abitudini, di

600ACDF, Repertorio della SC Indice 1808-1819, f. 359.

601H. Wolf (a cura di), Romische Inquisition und indexk ongregation , cit., p. 275. Il cognome si trova in entrambe

le versioni, Tardy e Tardi; risulta attivo presso la Congregazione dell’Indice dal luglio 1818 al luglio 1835 e presso il Sant’Uffizio tra il 1818 e il 1849.

602L’ultimo tomo dell’opera fu pubblicato nel 1822.

educazione, di cambiamenti di climi, ecc. […] Il credere però secondo il zoologo che da Dio immediatamente siano stati creati i vegetabili e gli animali nella loro specie da principio è un errore di chi non conosce la zoologia. Anzi tanto egli è infatuato della potenza della natura, e dell’influenza dei bisogni, abitudini, educazione, e climi, che a questi attribuisce una continua formazione, e deperizione, delle forme animali e delle facoltà figlie della sola organizzazione, e che andando dietro a’ suoi principi non sarà impossibile, che un giorno il lupo diventi agnello, e lo sparviere colombo604.

Il giudizio finale non lasciava spazio a dubbi su un’opera materialista, contraria alla Rivelazione e alla morale cattolica e, di conseguenza, così «degna di censura» tanto che il consultore propose di bandire anche tutto il resto della produzione dello zoologo, a partire dalla

Philosophie zoologique (1809):

Insomma questa nuova, stranissima, pazza, ed empia teoria tende a conculcare tutta la rivelazione, anzi la stessa provvidenza divina colle rispettive retribuzioni alla virtù, ed al vizio, ammesso da mo lti meno empi deisti. Siccome poi l’Autore in conferma de’ suoi paradossi spesso si riporta alla sua Filosofia zoologica, questa però dee essere dello stesso impasto d’incredulità. Tanto può lo spirito di vertigine anche sui gran Dottori!605

Tuttavia, nonostante la netta posizione di Tardy, la Congregazione dell’Indice non vietò l’Histoire naturelle des animaux sans vertèbres né alcun’altra opera di Lamarck. Alla base della decisione della Congregazione pesarono più fattori. Innanzitutto, come già ricordato, le teorie di Lamarck non ebbero l’enorme successo che invece investì quelle di Darwin nei decenni seguenti e il dibattito rimase per lo più confinato nella ristretta comunità degli scienziati. In secondo luogo, nella stessa comunità degli scienziati numerose erano le interpretazioni delle principali questioni della storia naturale, in particolare sull’origine delle specie, e tra queste il catastrofismo di Cuvier ebbe discreta fortuna nella prima metà dell’Ottocento. Considerando inoltre che il trattato, lungo e complesso, non sarebbe stato di semplice accesso e non avrebbe avuto un’ampia diffusione, se non limitatamente ad alcuni settori peraltro già dominati da scienziati laici e materialisti, e che, secondo un meccanismo già sperimentato nei secoli precedenti, una sua proibizione poteva dargli involontariamente notorietà, la congregazio ne tenne segreto il giudizio e non si espresse pubblicamente per una proibizione.

604Ivi. 605Ivi.