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La stampa cattolica francese di fronte alla scienza

5 «Iddio si serve mirabilmente dell’uomo per adempiere i suoi altissimi fini»: tecnologia e progresso

8. Al di là della Alpi: spunti di comparazione con il caso francese

8.1 La stampa cattolica francese di fronte alla scienza

Nella seconda metà del XIX secolo, in Italia come in Francia, la religione cattolica era sotto attacco. La laicizzazione della società, soprattutto dopo la caduta del Secondo Impero, il materialismo e il positivismo, gli interventi di intellettuali come Auguste Comte, Ernest Renan e Émile Littré contribuirono a diffondere l’idea che la religione, fossile di un’epoca ormai al tramonto, sarebbe stata sostituita dalla scienza e dalla ragione648. In questo contesto, peraltro generalmente comune all’Europa cattolica, si sviluppò la reazione dei cattolici in difesa della religione attraverso le conferenze, l’organizzazione in società e associazioni, la pubblicistica e la stampa. Proprio la stampa cattolica francese ospitò i principali dibattiti e le polemic he scientifiche, dalla diffusione del darwinismo al progresso tecnologico, dal ruolo della medicina e della fisiologia nella dimostrazione di miracoli e prodigi alle discussioni sul corretto rapporto tra la scienza e la fede. In questi dibattiti i credenti, da posizioni differenti, scesero in campo in difesa del cattolicesimo, rivendicando il ruolo fondamentale e insostituibile della fede e del soprannaturale a discapito della scienza oppure cercando di presentare la religione non contraria ma in accordo al progresso scientifico e usare apologeticamente i temi e discorsi scientifici.

La Francia fu uno dei laboratori del mondo ottocentesco, a livello culturale, scientifico e anche religioso. I rapporti e le influenze culturali tra Italia e Francia nel corso del secolo furono costanti e numerosi, sia per quanto riguardava la scienza e la cultura laica e positivis ta, sia per il movimento cattolico. Discussioni, polemiche e quesiti teologici circolarono oltrepassando vicendevolmente le Alpi, così come le encicliche papali determinarono reazioni e allineamenti alla linea pontificia. Se da una parte le relazioni e la circolazione di temi, istanze, preoccupazioni fu condivisa tra Italia e Francia così come le finalità di costruzione di una scienza cattolica, la differenza del contesto politico e di conseguenza delle caratteristiche del movimento cattolico rendono interessante procedere a qualche spunto comparativo.

Proprio nella Francia della prima metà del XIX secolo vi era stata la prima teorizzazio ne sulla costruzione di una scienza cattolica. Infatti, negli anni Trenta, sulle pagine del giornale cattolico «L’Avenir», Félicité de Lamennais (1782-1854) aveva sostenuto la necessità di creare una vera scienza cattolica, in grado di superare l’astrazione della tradizionale speculazio ne

cattolica sulle discipline scientifiche e che riuscisse a conciliare tradizione e ragione649. Sebbene l’idea di Lamennais fu censurata dall’episcopato francese nel 1832, fu alla base dell’atteggiamento dei cattolici, non solo francesi, verso la scienza nei decenni successivi, rilanciando l’idea di una gerarchia tra i saperi con la preminenza della teologia e quella dell’elaborazione di un discorso scientifico cattolico da contrapporre e offrire come alternat iva, nello stesso campo, alla scienza laica, positivista e individualista650.

Alla metà dell’Ottocento, di fronte alle innovazioni scientifiche e tecniche, all’inte r no del mondo cattolico francese emersero due differenti atteggiamenti: uno, minoritario ma molto attivo e rumoroso, d’impostazione conservatrice e ultraclericale, diffidente verso le novità tecnologiche; l’altro, più moderato e differenziato, diffuso soprattutto nell’episcopato gallica no, maggiormente aperto e talvolta attivamente favorevole alle innovazioni, quando queste avessero comportato un’utilità pratica e sociale, senza minare l’ordine e la morale651.

A rappresentare la prima tendenza fu «L’Univers», quotidiano fondato nel 1833 dall’abate Jean-Paul Migne, che assunse un’impostazione ultramontana a partire dal 1840, quando il polemista Louis Veuillot (1813-1883) ne assunse la direzione, caratterizzata da continue polemiche sia contro le testate cattoliche più moderate, sia verso quotidiani liberali e repubblicani, come «Le Siècle». Il giornale era favorevole al potere temporale del papa e contrario alla politica italiana di Napoleone III. «L’Univers», in particolare, si contraddist inse per la vena reazionaria e antitecnologica impressa da Veuillot, la cui abilità retorica e polemica contribuì a fare da cassa di risonanza per le istanze più conservatrici. Per Veuillot, legittim is ta visceralmente avverso alla borghesia e alla nascente industria, l’innovazione tecnica costituiva un paradigma scientifico, liberale e profondamente anticlericale, pericoloso per la società e la religione perché poneva il mito del progresso a fine dell’umanità, all’interno di un culto della scienza. Veuillot vide intrecciati nella minaccia del progresso tecnologico un attentato contro la natura, l’imposizione del materialismo e un pericolo per la libertà umana e sociale.

Si inserivano, invece, nella seconda corrente «Le Correspondant», mensile di alta cultura del cattolicesimo liberale francese e «L’Ami de la Religion e du Roi», organo del gallicanesimo moderato, vicino alle posizioni del vescovo Félix Dupanloup (1802-1878), figura di primo piano del movimento cattolico francese alla metà del secolo652.

649F. Laplanche, La notion de «science catholique»: ses origines au début du XIXe siècle, in «Revue d'histoire de

l'Église de France», vol. 74, n. 192, 1988, pp. 63-90.

650E. Betta, La biopolitica cattolica, cit., p. 952.

651 Sulle diverse anime del cattolicesimo francese si vedano: A. Gough, Paris and Rome. The Gallican Church

and the Ultramontane Campaign, 1848-1853, Oxford, Clarendon Press, 1986; J. R. Palanque, Catholiques libéraux et gallicans en France face au concile du Vatican, 1867 -1870, Aix-en-Provence, Ophrys, 1962.

Michel Lagrée ha individuato due opposte correnti all’interno dei cattolici francesi in base al differente atteggiamento verso la scienza in generale e la tecnologia in particolare: gli «imprécateurs» e i «thuriféraires». Seppur schematica e aperta a molteplici sfumature nelle posizioni, questa ripartizione riesce a mostrare i due poli contrapposti, che animarono e alimentarono il discorso cattolico francese. Gli «imprécateurs» rappresentavano il cattolices imo più reazionario e antimoderno, fondato sul tradizionalismo di Louis de Bonald e costituito da intellettuali e giornalisti francofoni, che avevano il proprio riferimento in Veuillot e ne «L’Univers», come il predicatore Jean-Joseph Gaume (1802-1879), l’abate savoiardo Charles Arminjon (1824-1885), il romanziere Léon Bloy (1846-1917), lo scrittore canadese Jules- Paul Tardivel (1851-1905). I «thuriféraires», composti da buona parte delle gerarchie ecclesiast ic he francesi, invece, comprendendo l’importanza che la tecnologia stava sempre più guadagnando nella società e nella cultura e pur prendendo le distanze da posizioni troppo liberali, si proponevano di ricomprendere le innovazioni tecnologiche e in generale tematiche scientific he all’interno di un discorso apologetico e di usarle in modo da creare un’alternativa alla scienza laica, materialista e positivista, in sintonia con buona parte degli atteggiamenti della stampa cattolica italiana653.

Un esempio della linea reazionaria dell’«Univers», in opposizione agli atteggiame nt i più aperti e propositivi delle altre testate cattoliche, si mostrò in occasione del dibattito sull’Esposizione universale di Parigi del 1855, che sollevò all’interno della stampa cattolica i temi del progresso, della tecnologia, dell’industrializzazione. Il dibattito che ne nacque risulta interessante in quanto coinvolse i principali periodici cattolici francesi della metà del secolo e mostra le diverse posizioni a seconda dell’impostazione. Poco prima dell’inaugurazio ne, «L’Univers» criticò aspramente la logica del progresso che animava la manifestazio ne, scontrandosi con il liberale «Siècle» e dando inizio a un violento scontro tra i due dirett ori, Veuillot e Léon Plée (1815-1879), figlio del botanico Auguste, portatori di due concezioni ben lontane di scienza e progresso654. Il dibattito si arricchì dell’intervento di forte ispirazio ne saintsimoniana di Alphonse Baudon (1819-1888) sulle pagine del «Correspondant» del 24 settembre, in cui, criticando il misoneismo di certi cattolici, si esortavano atteggiame nt i favorevoli verso la scienza e la tecnologia e propositivi nei confronti la nascente industria, che proprio nella tecnica poneva le sue basi655. «L’Univers» rispose nuovamente all’articolo di

653Ibidem, pp. 34-62. 654Ibidem, pp. 22-29.

655 A. Baudon, De l’attitude que les catholiques doivent prendre envers l’industrie e Du progrès matériel et du

Baudon, sostenendo che la ripugnanza dei cattolici verso la tecnologia e l’industria fosse colpa ben meno grave rispetto al culto verso la tecnica e il progresso che si stava imponendo nella società francese656. Ne seguì una polemica senza esclusione di colpi e dai toni sempre più violenti tra «L’Univers», portatore di una visione conservatrice e agraria dello sviluppo economico, e il liberaldemocratico e industrialista «Le Siècle», difensore del progresso di matrice positivista. Nel dibattito intervenne anche il moderato «L’Ami de la Religion et du Roi»: il 23 dicembre Charles de Riancey, che aveva sostituito alla direzione, almeno di facciata, Dupanloup divenuto nel frattempo vescovo di Orleans, biasimò sia «Le Siècle», rimprovera ndo il fatto di non saper difendere le ragioni del progresso e dell’industria senza attaccare e porre in ridicolo la religione, sia «L’Univers», colpevole di posizioni troppo intransigenti, a cui si rivolgeva la domanda retorica: «Les chrétiens n’ont ils rien à faire à l’égard de l’industrie, si ce n’est de la combattre?»657.

Il dibattito sopra sinteticamente delineato illustra bene le differenti anime all’inte r no della stampa cattolica del Secondo Impero. Il contesto politico francese tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta non aveva prodotto la rottura con la Chiesa cattolica che si verificò in Italia con il neonato Stato unitario e all’interno del movimento cattolico si svilupparono diverse correnti, dall’ultramontana alla moderata e gallicana, fino ai cattolici liberali. Il dibattito sul progresso tecnologico, esemplificato dall’occasione dell’esposizione parigina del 1855, mostra alcune differenze rispetto a quanto avveniva sulla stampa intransigente italiana. Se condivise furono l’attenzione verso una manifestazione che celebrava il progresso della tecnica e dell’industria e la critica agli eccessi della mentalità positivista, nella stampa francese il dibattito si orientò presto verso i temi dell’industrializzazione e del ruolo e dell’atteggiamento dei cattolici di fronte a questa. I cattolici francesi si trovavano di fronte a interrogativi e questioni che, pur derivanti comunque dalla risposta della religione alla modernità, avevano in premessa una situazione politica diversa e, dal punto di vista socio-economico, forse più matura. Diversamente dalla stampa francese, dove la tradizione saintsimoniana e il precoce sviluppo industriale di alcune aree avevano imposto il tema dell’industria e delle sue conseguenze sociali e morali, la stampa italiana se ne avvicinò tardi e superficialmente verso la fine del secolo, in particolare a partire dall’enciclica Humanun Genus di Leone XIII (1884). Sulla stampa cattolica italiana, come dimostrato sia da quotidiani come «L’Unità Cattolica» sia di rivista di cultura come «La Civiltà Cattolica», l’enfasi degli interventi fu rivolta soprattutto ad attaccare la mentalità che faceva del progresso il fine dell’umanità, eliminando ogni forma di finalismo e

656L. Veuillot, France, in «L’Univers», anno XXII, n. 317, 20 novembre 1854 e n. 327, 30 novembre 1854. 657C. de Riancey, Les catholiques et l’industrie, in «L’Ami de la Religion», 23 dicembre 1854, p. 719.

di provvidenza, e dimostrare come il cattolicesimo non fosse affatto un ostacolo all’avanzare della scienza e della tecnica, ma anzi che la fede fosse la guida più sicura per la ricerca e il progresso scientifico. In tale ottica, i periodici clericali italiani conciliarono intransigent is mo politico e apertura tecnologica: evitarono di assumere le posizioni di estreme dell’«Unive rs », tentando di soddisfare la domanda di informazione dei lettori e proporre una lettura delle esposizioni e del progresso tecnologico in chiave apologetica, dove si mischia va no rivendicazioni del contributo di scienziati e inventori cattolici, critica alla mentalità positivis ta e polemica politica.