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La Congregazione dell’Indice e l’Index Librorum Prohibitorum nel XIX secolo

5 «Iddio si serve mirabilmente dell’uomo per adempiere i suoi altissimi fini»: tecnologia e progresso

7. La scienza all’Indice: censure e divieti della stampa scientifica

7.1 La Congregazione dell’Indice e l’Index Librorum Prohibitorum nel XIX secolo

È possibile rilevare una sorta di differenziazione di approcci e interventi in relazio ne alla scienza e all’apologia della scienza tra la linea istituzionale della Santa Sede e quella della stampa intransigente nella seconda metà dell’Ottocento. All’interno della stessa Congregazio ne dell’Indice, preposta al controllo delle pubblicazioni, si rileva un mutamento nell’azione tra la prima metà e la seconda metà del secolo, che andò a influenzare sia la pratica censoria sia il rapporto con la stampa587.

Gli studi sulla Congregazione dell’Indice e sulla censura ecclesiastica hanno avuto un forte impulso dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1998, contenente i fondi dell’Inquisizione e dell’Indice dei libri proibiti. La maggior parte degli studi, almeno inizialmente, si è concentrata di più sull’età moderna588 rispetto all’Ottocento, secolo che è stato però recentemente oggetto di alcuni lavori di Maria Iolanda Palazzolo589.

I grandi cambiamenti politici, sociali e culturali che caratterizzarono l’Ottocento non poterono non influenzare e condizionare l’azione della Congregazione dell’Indice e l’efficac ia stessa di un elenco di libri proibiti. Si assistette così a un cambiamento piuttosto radicale tra la prima e la seconda metà del secolo.

Già nel Settecento la situazione si era rivelata in mutamento rispetto ai secoli precedenti, a causa dell’Illuminismo e del sorgere di alcune forti tendenze giurisdizionaliste nei vari Stati, tanto che negli anni Cinquanta del XVIII secolo l’Indice subì una riorganizzazione (in particolare tramite la bolla Sollicita ac provida del 9 luglio 1753 e la nuova edizione aggiorna ta dell’Indice nel 1758). Benedetto XIV aveva l’obiettivo di «trasformare l’Indice dei libri proibiti in uno strumento aggiornato e adeguato a combattere gli errori del tempo; e seppe proporre

587 M. I. Palazzolo, L’ultimo secolo dell’Indice. La censura ecclesiastica nell’800 , in «Passato e presente», n. 71,

2007, pp. 145-172; Id., La congregazione dell'Indice nell'Ottocento, in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», n. 1, 2012, pp. 59-82; Id., La perniciosa lettura, cit., pp. 9-10.

588 G. Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471 -1605),

Bologna, Il Mulino, 1997; Id., Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima età moderna , Bologna, Il Mulino, 2005; P. Delpiano, Il governo della lettura, cit.; il numero monografico sulla censura ecclesiastica di «Dimension i e problemi della ricerca storica», n. 1, 2012 e in particolare gli articoli: E. Rebellato, La congregazione dell'Indice da Paolo V a Clemente XII (1605-1740), pp. 21-40, di P. Delpiano, La congregazione dell'Indice nel Settecento (1740-1815), pp. 41-58, e di A. Cifres, D. Ponziani, La censura negli archivi del Sant'Ufficio e dell'Indice, pp. 297-320.

strategie finalizzate a incoraggiare, tra i letterati, la pratica dell’autocorrezione e quindi dell’autocensura»590.

All’indomani della cesura rivoluzionaria e napoleonica, la Restaurazione vide una rinnovata alleanza tra trono e altare anche nel controllo della stampa e nella censura, tanto che l’azione della Congregazione dell’Indice fu rivitalizzata, nonostante il permanere di alcune tradizioni giurisdizionalistiche, in particolare nel Granducato di Toscana591. L’Index librorum

prohibitorum divenne un modello a cui, in linea di massima, le censure statali italiane si

uniformarono, soprattutto nei criteri alla base delle proibizioni. Inoltre, gli stessi funzio na r i preposti alla censura nei vari Stati erano uomini di cultura appartenenti per la stragrande maggioranza al clero ed erano sistematicamente proibiti dalle censure statali tutti i libri giudica t i avversi alla religione cattolica592.

Nella seconda metà dell’Ottocento la situazione cambiò radicalmente, in particolare a partire dalla fine degli anni Quaranta, con le prime riforme sia nello Stato Pontificio sia nel resto della penisola. La conferma dello Statuto Albertino e dunque della libertà di stampa da parte di Vittorio Emanuele II nel 1849, nonostante fosse limitata a un singolo Stato, riuscì a influenzare notevolmente l’opinione pubblica liberale italiana. L’estensione a tutta Italia della libertà di stampa con la proclamazione del Regno d’Italia, l’aumento esponenziale nella produzione editoriale e periodica, la crescita della domanda di lettura grazie a un lento aumento dell’alfabetizzazione e i processi di secolarizzazione della cultura e della società italia ne condizionarono l’incisività e l’efficienza delle azioni della Congregazione dell’Indice, minando di fatto l’efficacia delle proscrizioni pubblicate sull’Index librorum prohibitorum. Gli stessi consultori e membri della congregazione erano consapevoli della crisi dell’Indice come strumento di controllo, tanto da auspicarne una riforma per renderlo più adatto al nuovo contesto politico, sociale e culturale593. Un primo tentativo di intervento sul funzionamento dell’Indice fu avviato nel gennaio 1868 con la nomina di una commissione papale, a latere del Concilio Vaticano I, incaricata di formulare ipotesi per una riforma del meccanismo della censura ecclesiastica e della Congregazione dell’Indice stessa. L’attività della commissione si risolse, nella pratica, in un nulla di fatto, dal momento che questa venne bruscamente sciolta il 20 ottobre 1870, ad un mese esatto dalla presa di Roma. Tuttavia, alcune delle suggest io ni

590P. Delpiano, Il governo della lettura, cit., p. 15.

591 D. M. Bruni, «Con regolata indifferenza, con attenzione costante». Potere politico e parola stampata nel

Granducato di Toscana (1814-1847), Milano, Franco Angeli, 2015.

592 M. I. Palazzolo, I libri il trono l’altare. La censura nell’Italia della Restaurazione , Milano, Franco Angeli,

2003.

discusse all’interno della commissione furono riprese dall’Officiorum ac munerum, promulga ta da Leone XIII il 25 gennaio 1897, che riformò la censura ecclesiastica e le sue istituzio ni. Secondo Maria Iolanda Palazzolo, questa riorganizzazione si può definire come

La riforma dell’Indice all’epoca della libertà di stampa; non certo perché sposi le ragioni dei liberali, ma perché mostrando un sano spirito pragmatico, prende atto in maniera esplicita della nuova realtà politica in cui la Chiesa cattolica si trova ad operare alle soglie del XX secolo e si sforza di adattarvi prescrizion i e divieti, senza arretramenti dottrinari ma anche senza accorati e vocianti anatemi594.

Innanzitutto, la riforma prevedeva una preferenza verso le condanne per categorie piuttosto che singulatim (cioè del singolo testo valutato e proibito); tra le categorie ufficialmente riconosciute comparve anche quella costituita da giornali, fogli e opuscoli periodici. La seconda importante novità fu il potenziamento dell’autorità di controllo e di vigilanza dei vescovi nella produzione editoriale delle rispettive diocesi (ad eccezione delle grandi questioni sull’ortodossia e le verità di fede, spettanti al Sant’Uffizio), con la conseguenza che il governo della lettura e dell’opinione pubblica divenne parte integrante dell’azio ne pastorale ed educativa quotidiana. Il provvedimento di Leone XIII, infine, abrogò tutte le disposizioni dei precedenti papi riguardo all’Indice, ad eccezione della Sollicita ac provida di Benedetto XIV. All’Officiorum ac munerum seguì, tre anni più tardi, l’edizione di un nuovo Indice, aggiornato e ammodernato (1900). La riforma leonina dell’Indice, di fatto, aprì la strada alla soppressione della Congregazione dell’Indice decisa da Benedetto XV con il motu proprio

Alloquentes proxime nel marzo 1917, affidandone i compiti al Sant’Uffizio. L’Indice ebbe vita

più lunga, anche se svuotato di ogni efficacia, venendo definitivamente abolito soltanto nel 1966.