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Gli ultimi strascichi della polemica a inizio Novecento

4 «Un sogno fantastico, uno straordinario sistema a priori»: le scienze naturali e la polemica sull’evoluzionismo

4.5 Gli ultimi strascichi della polemica a inizio Novecento

La dissoluzione dell'evoluzione titolava l’articolo pubblicato sulla «Civiltà Cattolica»

nel giugno 1899, in cui Brandi salutava con soddisfazione la perdita di consensi del darwinis mo e la divisione in diverse correnti interpretative (neolamarckismo, ortogenesi, ologenesi) del fronte evoluzionistico, avvenuto a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta. L’articolo,

261S. M. Brandi, Evoluzione e Domma, cit., p. 46. 262Ivi.

263Ibidem, pp. 46-47.

dando credito alle tesi antidarwiniane di Carl Friedrich Wilhelm Claus (1835-1899)265, annunciava infatti:

Il trasformismo ha fatto il suo tempo. Nel campo della biologia, dove egli aveva cacciato radici più profonde, è scoppiata da un pezzo e ogni giorno va crescendo la discordia. Qui non c’entra né scrittura, né chiesa, né domma; è un fatto che noi dobbiamo segn alare, non fosse altro per debito di cronisti, non volendo defraudare i nostri lettori d’un avvenimento, il quale se non è propriamente oggetto di compiacenza per tutti i professori della scienza, non è per questo men vero, e però deve essere registrato negli annali del morente secolo XIX266.

Il voler registrare, al volgere del nuovo secolo, l’evoluzionismo come un fenomeno nato, diffusosi e terminato nell’Ottocento, rappresentava un intento ideologico e propagandistico. Si trattava, inoltre, di un’operazione neppure estranea al contemporaneo attacco ai tentativi di conciliazione tra evoluzione e scienza: dichiarando che il darwinismo era una teoria confutata scientificamente e teologicamente e ormai in declino, l’obiettivo era anche quello di delegittimare la «tendenza funesta» frutto di ipotesi che accoglievano, almeno in alcune parti, una teoria che da decenni l’apologia cattolica stava cercando di contrastare e confutare. L’evoluzionismo veniva quindi definito una «poco scientifica lanterna magica del Lamarck e del Darwin»267. Il paragone non era casuale ma rientrava nel discorso apologetico che negava le basi scientifiche e metodologiche, riducendo la teoria quasi a un sistema filosofico fantastico. A questo proposito, desta curiosità e interesse l’aneddoto riportato nel finale: si raccontava che, durante una seduta spiritica, evocato il fantasma dell’ormai defunto Lessona, gli si chiedeva se l’evoluzionismo fosse vero oppure no, ricevendo una risposta negativa dallo zoologo «paladino delle scimmie». È interessante notare che un fenomeno che la stessa rivista interpretava come demoniaco o frutto di ciarlataneria, in questo caso venne sfruttato nella polemica antievoluzionista: non si era data pubblicità alle inattese rivelazioni, «le quali, chissà quali e quante spiacevoli conseguenze si sarebbero trascinate dietro, anche nell’ordine non propriamente scientifiche»268.

Nel frattempo, la condanna dell’americanismo (con l’enciclica di Leone XIII Testem

Benevolentiae Nostrae nel 1899) e del modernismo (con la Pascendi Dominici gregis di Pio X

nel 1907) e la forte opposizione dell’intransigentismo a Zahm e alle altre ipotesi di apertura

265Claus, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, aveva manifestato dubbi sul meccanismo della selezione

naturale e si era scontrato soprattutto con il darwiniano tedesco Ernst Haeckel (1834-1919).

266S. M. Brandi, La dissoluzione dell'evoluzione, in «La Civiltà Cattolica», anno L, vol. VI, 1899, p. 668. 267Ibidem, p. 685.

rilanciò la pubblicista antievoluzionista, malgrado questa fosse priva di argomenti originali e ormai sempre più lontana dalla realtà dei tempi e sempre meno incisiva. Per citare qualche esempio tra i più significativi, nel 1906 il sacerdote Giuseppe Calderoni, autore già nel 1899 di un opuscolo polemico contro positivismo, materialismo ed evoluzionismo269, pubblicò

L’evoluzione e i suoi limiti270; l’anno successivo, fu la volta di Verità ed errori nella teoria

dell'evoluzione del botanico Giovanni Ettore Mattei (1865-1943), opuscolo polemico incentrato

sull’applicazione dell’evoluzione darwiniana all’uomo271. Si diradarono invece gli articoli riguardanti il trasformismo sulla stampa quotidiana, più interessata agli avvenimenti politici e sociali e alla polemica diretta.

Il cinquantesimo anniversario della prima esposizione pubblica della teoria dell’evoluzione di Darwin (vale a dire la pubblica lettura tenuta alla Linnean Society di Londra il 1° luglio 1858), fu celebrato nel 1908 in tutto il mondo, da Londra, dove il naturalista fu commemorato davanti ai figli e a un anziano Alfred Russel Wallace, fino a Roma, dove il discorso celebrativo, ormai defunti i principali darwinisti italiani, fu affidato al botanico modenese Giuseppe Cuboni (1852-1920) nelle aule del Collegio Romano. Padre G. Bonetti, succeduto a Salis Seewis, come incaricato dei contributi di storia naturale, ne trattò qualche mese più tardi sulla «Civiltà Cattolica». L’articolo Dopo il cinquantenario del Darwinismo

(1858-1908) fornì l’occasione per fare un bilancio in ottica apologetica e propagandistica: la

storia dell’evoluzionismo «è maestra di vita, [e se ne può trarre] un qualche frutto: frutto cioè di raddoppiata fiducia nelle dottrine della Chiesa e della filosofia cristiana, dottrine che possono essere anche non curate e sbandite dalla falsa scienza, salvo di vederle ritornare al pristino onore dopo che il tempo e la forza dissolvente dell’analisi avrà mostrato la inanità scientifica della nuove teoriche, troppo leggermente collocate al loro posto»272. Convinto che «le lotte degli ingegni non sono mai vuote d’effetto ed infeconde», il gesuita riconosceva che la disputa sull’evoluzionismo, grazie alla definizione di un discorso apologetico sulle scienze naturali, aveva approfondito e consolidato le conoscenze dei cattolici tanto a livello scientifico che a livello teologico e filosofico e soprattutto aveva fornito una serie di argomentazioni e confutazioni da controbattere alle tesi di evoluzionisti e materialisti. Seppure uscito sconfitto, il discorso antievoluzionista aveva cioè rafforzato l’apologia cattolica della scienza e

269G. Calderoni, Il positivismo, l'evoluzionismo e il materialismo. Critica , Roma, Libreria Cattolica Internazionale,

1899.

270G. Calderoni, L’evoluzione e i suoi limiti, Roma, Desclée, 1906.

271 G. E. Mattei, Verità ed errori nella teoria dell'evoluzione. Pensieri sulla moderna biologia , Palermo, Tip.

Lorenzo di Cristina, 1907.

272 G. Bonetti, Dopo il cinquantenario del Darwinismo (1858-1908), in «La Civiltà Cattolica», anno LX, vol. II,

compattato l’identità dei veri cattolici italiani di fronte tanto al darwinismo quanto al modernismo.

Anzitutto, un conforto alla nostra irremovibile fede nelle Bibbia, negli insegnamenti della Chiesa, insomma nell’unica religione rivelata, la quale, quanto è sempre pronta ad accogliere volenterosa ogni progresso della scienza verace, altrettanto è ferma nel propulsare quelle novità dottrinali che pregiudicano anche lontanamente il sacro deposito della fede, che essa deve custodire e custodisce intatto, fregiata com’è dell’indefettibile carisma dell’infallibilità nel suo autentico magistero. Alla teoria darwinistica infatti toccò la sorte che è riservata a quelle dottrine che sono più o meno direttamente rivolte a combattere la divina rivelazione, cioè essa contribuì a far meglio risplendere la divina ispirazione dei libri santi273.

Non solo, ma dalla vicenda dell'evoluzionismo si poteva ricavare un principio di ordine generale, pilastro delle strategie apologetiche degli intransigenti verso la scienza:

Ma un monito ancora, un monito gravissimo ci dà la storia dell’evoluzione, ed è che diffidiamo delle novità dottrinali e le respingiamo fermamente, appena è dimostrato che o poco o molto esse si oppongono o alla fede o anche solo alla buona filosofia, in quello che questa ha di accertato e confermato da lunga tradizione. Né ciò vuol farsi per misoneismo irragionevole, o per indolenza biasimevole, o per preconcetto di scuola, ma per principio e per coscienza, ricordando che la verità, ossia religiosa, ossia scientifica, è immutabile ed eterna, ciascuna al suo modo, e che ciò solo che è ipotetico può v enire antiquato, quando giunge l’ora felice che il vero risplenda alla nostra mente per l’evidenza intrinseca o per l'autorità, sopra tutto per quella che è fregata dalla prerogativa della divina infallibilità, quale è quella del Papa e della Chiesa. Et haec meminisse iuvabit274.

Dalle fine degli anni Dieci in poi, a causa in parte del nuovo clima di graduale inserimento dei cattolici nella vita dello Stato nazionale, in parte per lo scoppio della guerra, la polemica antievoluzionista andò lentamente scemando, complice anche il grande successo dell’evoluzionismo in ambito accademico, così come lente e limitate aperture verso la modernità scientifica alla metà del Novecento, con la complessa e ambigua ricezione del pensiero del paleontologo gesuita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) e l’enciclica Humani

generis (1950), che consentiva agli scienziati di trattare la teoria dell’evoluzione come ipotesi.

273Ibidem, pp. 36-37. 274Ibidem, p. 38.

5. «Iddio si serve mirabilmente dell’uomo per adempiere i suoi altissimi