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Un caso di mancata attribuzione Il Galeran de Bretagne

1. Il Galeran de Bretagne è stato scoperto nel 1877 da A. Boucherie, all’interno di un codice del XV secolo;1 è da datarsi tra la fine del XII e l’inizio de XIII secolo, e, consta, di 7800 ottosillabi a rima baciata.2

Alla fine del romanzo, l’autore si firma con il nome di «Renaut» (v.7809); ma di opere firmate «Renaut» nella letteratura francese del XII e XIII secolo ce ne sono varie. Per esempio il Lai d’Ignaure, l’autore di Enfances Godefroi de Bouillon, una canzone relativa alla terza crociata e una Vie de saint Jean Bouche d’or.3

Boucherie credette da subito che questo «Renaut» fosse da associare come «celui d’un des plus délicats écrivains de notre ancienne littérature, car c’est aussi celui de l’auteur du lai de l’Ombre».4 Ma Bédier disse che era un errore, perchè l’autore del Lai de

l’ombre è «Renart», non «Renaut».5

Secondo Langlois, il testo del Galeran si presenta assai più raffinato di quelli il cui autore è riconducibile sotto lo stesso nome «Renaut»;6 inoltre, che «il y a, entre Galeran et le lai de l’Ombre, des ressemblances singulières, une parenté certaine».7

La differenza di una sola lettera - disse Langlois - tra il «Renart» dell’Ombre e il «Renaut» del Galeran, non è una obiezione decisiva.8 Il manoscritto unico del Galeran

1 Paris, Bibliothèque nationale de France, français, 2402. Soltanto questo codice ci tramanda il testo.

2 Le roman de Galerent, comte de Bretagne, par le trouvère Renaut, publié pour la premère fois d’après le

manuscrit unique de la Bibliothèque nationale par A. BOUCHERIE, Monpellier, Bureau des Publications de

la Société pour l’étude des langues romanes ; Paris, Maisonneuve et Leclerc, 1888 ; la seconda edizione è di L. FOULET, Jean Renart, Galeran de Bretagne, Roman du XIIIesiècle, Paris, Champion, 1925 ;

recentemente è uscita un’altra edizione J. DUFOURNET, Renaut, Galeran de Bretagne, Paris, Champion, 2009.

3 Per non parlare di Li biaus descouneüs, attribuito a Renaut de Beaujeu. 4 A. BOUCHERIE, op. cit., introduzione.

5 J. BÉDIER, Le Lai de l’ombre par Jean Renart, Paris, 1913, (S.A.T.F.) p. 48.

6 CH.-V. LANGLOIS., La vie en France au Moyen âge de la fin XIIe au milieu du XIVe siècle d’après des romans mondains du temps, présentation de J. Le Goff; Genève, Slatkine, 1981 (reimpr. De l’edition Paris,

1924), vol 1, p. 2-3.

7

Ivi. Già F. M. Warren aveva trovato alcune corrispondenze molto convincenti tra le due opere, per esempio : «Mieulx vous vaudroit estre outre mer / Et estre esclaves au Kahaire» (Galeran, vv. 6383-84) con «Il vous vendroit miex estre pris / Aus Turs et menez en Chaaire» (Ombre, vv. 242-243), F. M. WARREN, Modern language notes, Baltimore, 1908 ; Cfr. F.M. WARREN, Notes on the Romans d’Aventure, in Modern language notes, 1898, pp. 318-51.

8 CH.- V. LANGLOIS, op. cit., pp. 3-4.

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è di duecento anni posteriore all’età in cui il testo fu composto; ciò implicherebbe una maggior probabilità che la causa dell’errore - sempre che di errore si tratti - possa attribuirsi al copista.

Il secondo editore del Galeran, L. Foulet, sostenne che Jean Renart, autore dell’Escoufle, dovesse esser stato imitato dal «Renaut» del Galeran; perciò, secondo lo studioso, il Galeran sarebbe stato scritto dopo l’Escoufle.1 Boucherie invece l’aveva datato intorno alla fine del XII.2

Dall’impostazione di Boucherie, sulla cui linea si erano diretti autorevoli critici (come appunto Langlois, Warren e Foulet), sembrava che l’enigma della paternità del testo, potesse giungere a risolversi. Invece resta tuttora aperto, considerando anche la presa di posizione - la cui opinione oggi prevale – di R. Lejeune-Dehousse e di altri critici,3 contro la parentela del Galeran a Jean Renart.4

1.1. La storia narra di Brundoré, un cavaliere ricco, e di sua moglie Madame Gente, bella ma col difetto di parlare troppo. Un giorno Marsile, la moglie di uno degli uomini di Brundoré, ebbe un parto gemellare. Madame Gente sentenziò che le donne che danno alla luce dei gemelli sarebbero state prima con due uomini diversi.

Due anni dopo il caso volle che Madame Gente rimanesse incinta di due gemelli; così, si vide costretta a liberarsi di uno dei due a causa di quello che aveva detto. Così fece portare il neonato in un luogo dove sarebbe stato trovato facilmente e ben allevato. Fece dunque porre nella culla un corredo da sposa, un cuscino addobbato di pietre preziose, una borsa con cinquecento monete, e, per attestare la sua nobile origine, un sontuoso pezzo di stoffa dove Madame Gente aveva tessuto con fili d’oro la vicenda di Flore et

Blanchefleur, e il ratto di Elena da parte di Paride. L’altra figlia fu battezzata qualche

settimana dopo, e fu chiamata Fleurie.

1 L. FOULET, Jean Renart, Galeran de Bretagne, roman du XIIIe siècle, Paris, Champion (Les classiques

français du Moyen Âge, 37), 1925. In seguito, dopo aver letto la prima pubblicazione del saggio del Langlois (1924), si convinse che Jean Renart fosse l’autore oltre che dell’Ombre, dell’ Escoufle e del

Guillame de Dole, anche del Galeran.

2 Ed è la datazione ritenuta più probabile. 3 Come E. HOEPFFNER e M. WILMOTTE.

4 R. LEJEUNE-DEHOUSSE, L’Œuvre de Jean Renart. Contribution à l’étude du genre romanesque au

moyen age, Slatkine reprints, Genève, 1968 (reimpr. De l’édition de Paris, 1935), pp. 24-34.

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La culla fu lasciata davanti ad un’abbazia, ai piedi di un frassino (Fresne).1 L’indomani la badessa Hermine - sorella della contessa di Bretagna la quale aveva appena avuto un figlio, Galeran - trovò la culla. La bambina fu perciò chiamata Fresne. Hermine poi convinse la sorella ad affidargli Galeran così da crescerlo nell’abbazia; in questo modo i due giovani crebbero insieme.

I due s’innamorarono segretamente, trascorrendo insieme tutti i giorni. Un giorno fu annunciata la morte dei genitori di Galeran, ed egli dovette partire; viaggiò verso l’Inghilterra per rendere omaggio al re, il quale gli chiese di restare alla sua corte per diventare cavaliere. Ma egli, innamorato di Fresne, rinunciò e tornò all’abbazia. La badessa venne a conoscenza di questo amore e allora lo allontanò.

Galeran si mise al servizio del duca Helymans; qui restò per due anni. Nel frattempo ogni tanto scriveva delle lettere a Fresne; ma un giorno la badessa scoprì la loro corrispondenza e le impedì di comunicare con Galeran. Così la giovane annunciò di voler andarsene dall’abbazia. Prima di andarsene la badessa aveva messo al corrente Fresne di come era stata trovata, e le aveva mostrato il prezioso corredo. Lei raccolse con sé gli oggetti, salutò la priora e se ne andò. Riuscì a trovare alloggio a Rouen, dove cominciò a lavorare come ricamatrice.

Quando Galeran venne a sapere che Fresne se n’era andata si disperò e cominciò a farla cercare, ma dopo un anno ancora non si trovava. Un giorno scoppiò una guerra, e Galeran si distinse per coraggio e forza nei combattimenti. In seguito fu ospitato nel castello di Brundoré (padre di Fresne). Qui vide la sorella gemella di Fresne, Fleurie, e rimase abbagliato perché credette di vedere la donna che amava. Brundoré volle dargli la mano di sua figlia, e, Galeran, accettò soltanto perché somigliava tanto a Fresne. La notizia del prossimo matrimonio cominciò a circolare ed arrivò anche a Fresne, che era a Rouen. Essa partì, e, arrivata nei pressi del castello, si vestì con il corredo che era stato dentro la culla ed entrò; Madame Gente le si avvicinò e vide il corredo che lei stessa aveva cucito. In privato le chiese come fosse riuscita ad avere tale veste, così Fresne le raccontò la sua storia. Madame Gente si mise a piangere, corse dal marito, le confessò quanto avvenuto anni prima, e accolsero così la giovane come loro figlia. A quel punto Galeran la riconobbe e la chiese in sposa.

1 Il modello letterario di riferimento dell’autore è il Lai de Fresne di Maria di Francia.

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2. In un passo del romanzo, l’autore utilizza la parola ombre con significato di «immagine riflessa»; nel punto i cui Galeran, vedendo per la prima volta Fleurie, credette di vedere la sorella gemella Fresne, di cui era innamorato.

Aussi com Narcisus de s’ombre fu en la fontaine soupris, Galeren est de l’ombre pris Fresnain, ce est de son semblant.

(Galeran, vv. 5528-31)

L’ombra che incontrano gli occhi di Galeran, è la somiglianza di Fresne evocata dal volto della sorella Fleurie. Langlois sostiene che questi versi annunciano lo scenario del

Lai de l’ombre;1 tanto più che lo studioso è convinto che le due opere siano state scritte dalla stessa mano. C. Cremonesi, più prudentemente, suggerisce che «non si debba pensare che il poeta avesse già in mente di comporre il Lai de l’Ombre, ma vi si potrebbe riconoscere una simpatia per questo mito […]».2

Per quanto ci riguarda, basti sottolineare la presenza nel Galeran - che sia o meno di Renart - dell’associazione tra Narciso e ombre con significato di «immagine riflessa».

1 CH.-V. LANGLOIS, op. cit, p. 3, nota 1. 2 C. CREMONESI, op. cit. p. 49.

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Schede intorno al lemma ombre con significato di immagine riflessa