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Schede intorno al lemma ombre con significato di immagine riflessa nella letteratura francese medievale

L) Isopet de Lyon

È una delle sei traduzioni dell’Anonimus Neveleti o Romulus elegiaco, falsamente attribuito a Gualtiero Anglico.2 Tradotto nel XIII secolo in francese a partire dai distici elegiaci latini del Romulus,3 ne risultano 3590 ottosillabi a rima baciata.4 Il testo ci è stato consegnato da un solo manoscritto, il Lyon Bibliothèque municipale, Palais de

Arts, 57.

La favola in cui compare il lemma ombre è la stessa di Maria ( la 5 ) e di Fedro ( la 4, libro 1 ), e s’intitola Du chien qui porte la pece de char en sa boiche; anzi è più vicina a quella di Fedro visto che Maria parla di «formaggio» e non, come Fedro, di «carne» in

1 G. D-A. Matassa, op. cit., pp. 96-97.

2 A) Anonymus Noveleti en occitan, B) Isopet de Lyon, C) Isopet de Paris ou Isopet-Avionnet, D) Isopet-

Avionnet de Milan, E) Esopo Veneto, F) O livro de Esopo.

3 Scritto nell’ultimo quarto del XII secolo.

4 Si trovano anche alcuni distici a rima incrociata. Le favole del Romulus sono più di sessanta, trascritte da

188 manoscritti.

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bocca al cane. La favola è lunga sette versi in Fedro, diciotto in Maria e ben cinquantatre nell’Isopet de Lyon.

En l’aigue uoit de la char l’ombre, tantost multeplie lo nombre. Li chiens qui estoit fous et nices d’une cuide auoir doues pieces. Tant le decoit fole esperance, la char laisse por la semblance. Tandis qu’il quiert la uanitey, de la char pert la ueritey. Ensic se tient por mal bailli, quar l’un et l’autre ai failli. Ce li fit faire auuec folie engorsetey et lecherie.

En uiuiant ai dou chien la guise, qui s’esaperance ou monde ai mise; quar li mondes, ce est une ombre qui dou uerai bien nos descombre.

( vv. 249-264 )1

M) Le Tresor

Il Tresor è una enciclopedia medievale, una summa del sapere dell’epoca, diretta al pubblico della nuova cultura laica - mercanti, amministratori, giudici e notai – e, pensata, come uno strumento pratico di consultazione.2

1 Lyoner Ysopet, altfranzösische Übersetzung des XIII. Jahrhunderts inder Mundart der Franche-comté mit

kritischen Text des lateinischen Originals (sog. Anonymus Neveleti) zum ersten Mal herausgegeben von W. FOERSTER, Heilbronn, Henninger ( Altfranzösische Bibliothek, 5), 1882, pp. 7-8.

2 «Destinatario è prima di tutto quella categoria di persone che nell’Italia comunale del Duecento gestivano

professionalmente incarichi pubblici, in particolare i podestà che i comuni assumevano, chiamandoli da fuori, per reggere al di sopra delle parti il governo della città per un anno, o anche solo per sei mesi. Ma lo sguardo si allarga al tempo stesso ad un pubblico sovranazionale di laici : è rivolta a questi ultimi la scelta di scrivere in francese, cioè non in latino, lingua tradizionalmente elettiva della cultura e dei chierici, ma nella lingua

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Tresor è una metafora, uno scrigno pieno d’oro e di gioielli, contenitore di «beni

spirituali». La filosofia teorica è definita «denaro contante», la filosofia pratica e la logica «pietre preziose», la retorica e la politica «oro fino».

L’opera fu scritta quando Brunetto si trovava in esilio in Francia, perciò tra il 1260 e il 1267. È scritta in prosa e in lingua d’oil,1 non in latino come il suo modello, lo

Speculum di Vincenzo di Beauvais; ci è stata consegnata da ben 85 codici ed è

composta da tre libri.

Il primo libro, dedicato alla filosofia teorica, tratta del principio di tutte le cose, e va dalle vicende dell’Antico testamento fino alla battaglia di Montaperti;2 si compone dunque di una storia universale, una sezione dedicata alle scienze fisiche (medicina, fisica, astronomia, geografia, architettura) e si conclude con un bestiario.

Il libro secondo, dedicato alla filosofia pratica, tratta dei vizi e delle virtù, quali cose si devono e quali non si devono fare, e per quale ragione; la sua fonte diretta per questa sezione dell’opera è l’Etica Nicomachea di Aristotele.

Il terzo e ultimo libro, Brunetto lo dedica alla politica; la prima parte tratta della retorica, dove originale è l’inserimento in essa dell’epistolografia. La seconda tratta della politica, e, specificatamente, di ciò che pertiene alla scelta e alle funzioni del podestà comunale.

La parte del Tresor che interessa alla nostra ricerca è relativa al bestiario, posizionato alla fine del libro primo, quando l’autore tratta del «cane». In un passaggio egli cita quello che doveva essere un leitmotiv all’epoca, e cioè che quando il cane cammina con un pezzo di carne presso un fiume, vedendo l’immagine riflessa della stessa, lascia il suo pezzo per afferrare ciò che è solo un’ombra.

Ses plaies guarist a sa langue. Sovent vo[m]ist son past et puis le remanjue. Et quant il porte char ou autre chose en sa boche et il passe au flun, mantenant que il voit l’ombre de sa char en l’eue, il laisse ce que il porte por prendre l’autre, qui est nient.

volgare che all’epoca aveva la più ampia circolazione in Europa e una tradizione già consolidata nella prosa […]», Brunetto Latini, Tresor, a cura di P. G. BELTRAMI, Torino, Einaudi, 2007, p. VIII.

1 «la parleure plus delitable e plus comune a touz languages» come scrive egli stesso nel prologo. 2 In seguito alla quale fu costretto all’esilio.

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( Libro I, 184, 2 )

(Guarisce le sue piaghe con la lingua. Spesso vomita il pasto e poi lo rimangia. E quando porta in bocca della carne o altra cosa e passa un fiume, non appena vede l’immagine della sua carne nell’acqua lascia quella che porta per prendere l’altra, che è niente).1