Schede intorno al lemma ombre con significato di immagine riflessa nella letteratura francese medievale
N) Sone de Nansay
Sone de Nansay è un romanzo arturiano, probabilmente l’ultimo, scritto tra il 1270 e il
1280; è di ampia portata, conta 21.321 versi in ottosillabi a rima baciata.2 Non ha avuto molta fortuna di pubblico considerando l’unico manoscritto che ci consegna il testo.3 Il testo, descritto da W. Foerster nella sua edizione di Richars li Biaus ( p. VI ), sarebbe stato copiato – secondo quest’ultimo – da un amanuense della parte orientale della Piccardia, probabilmente dell’Hainaut, e che l’autore – anonimo – fosse anch’egli piccardo.
Sicuramente l’autore doveva conoscere bene quello che era la letteratura romanzesca della fine del XII secolo, con un’attenzione particolare soprattutto alle opere di Chrétien de Troyes, come per esempio : Chevalier au Lion e Chevalier à la Charrette. Ma su quest’opera non esiste ancora uno studio approfondito intorno alle fonti : «il n’existe encore aucune étude approfondie sur ses sources. Gaston Paris en préparait une. Une monographie sur Sone a été annoncée aussi pendant vingt-cinq ans par M. Wesselovsky, qui n’a pas abouti».4
1 Op. cit., pp. 302-303.
2 Di cui si contano circa 2400 versi perduti.
3 Torino, Biblioteca nazionale universitaria, L. I. 13 (1626), f. 35vb-108ra [fortement endommagé lors de
l’incendie de 1904]. Le uniche due edizioni moderne del testo sono quella di A. SCHELER, Bulletin du
bibliophile belge, 1; e Sone von Nausay, herausgegeben von M. GOLDSCHIMIDT, Tübingen, Litterarischer
Verein in Stuttgart ( Bibliothek des Litterarischen Vereins in Stuttgart, 216), 1899.
Dice A. Jeanroy nell’ Histoire de la nation française, XII, p. 362 : « Richard le Beau et Sone de Nansai ne sont que des chapelets de lieux communs enfilés sans art, exploités sans grâce».
4 Ch.-V LANGLOIS, La vie en France au Moyen âge de la fin XIIe
au milieu du XIVe siècle d’après des romans mondains du temps, présentation de J. LE GOFF; Genève, Slatkine, 1981 (reimpr. De l’edition Paris,
1924), vol 1, p. 286.
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La composizione è preceduta da un prologo in prosa dove si annuncia che la dama di Baruch, castellana di Cipro, avrebbe ordinato a un chierico di scrivere i veri fatti dei suoi antenati d’oltremare. Quest’ultimo espone la genealogia della famiglia a partire dal conte Anseau de Brabant fino al Cavaliere del Cigno, uno dei figli di Sone di Nansai;1 da un altro figlio di Sone deriverebbe il ceppo dei Baruch.
Il re di Nansai ebbe due figli, il maggiore fu chiamato Henri e, il secondo, Sone. Un giorno questi s’innamorò di Ide, sorella del re di Doncheri; siccome non osava confessare il proprio amore, decise di andarsene per servire il conte di Vaudémont-en- Saintois. Qualche tempo dopo venne in visita il sire di Doncheri, e Sone vide di nuovo Ide; allora le confessò la propria passione, ma lei ne rise e lo fece scappare.
Dopo la vittoria di Sone in un torneo, il conte Vaudémont gli propose la mano di sua figlia, ma egli rifiutò e tornò a Nansai dal fratello Henri; di nuovo a Doncheri, il protagonista chiese pietà a Ide, ma lei non ne volle sapere.
A questo punto Sone cominciò a viaggiare, andò in Inghilterra, Scozia, Irlanda e Norvegia; la terra norvegese venne assediata dalle forze armate di Scozia e Irlanda. Prese parte alla guerra dando prova di forza; prima della battaglia finale, il re norvegese Alain gli consegnò la spada del proprio antenato Giuseppe,2 e, con l’aiuto di questa spada, sconfisse i nemici. Riprese i suoi viaggi, ma Odée, figlia di Alain, innamoratsi di lui, si infilò di nascosto nella sua imbarcazione; una tempesta lo portò di nuovo in Irlanda. Qui dovette affrontare due guerrieri della regina, e li sconfisse; quest’ultima s’innamorò di Sone e convinse il maestro dei templari a farle avere, con un inganno, un incontro amoroso con lui. L’indomani fece vela di nuovo per la Norvegia dove riportò Odèe. Ritornato a Nansai, andò di nuovo a Doncheri; Ide nel frattempo si era innamorata di Sone, ma gelosa di Odèe, rifiutò la sua proposta.
Dopo un torneo, organizzato dalla contessa di Champagne, Sone sedette accanto a Ide durante i festeggiamenti; i due non si parlarono, e la contessa intuì il loro segreto. Quest’ultima rese nota la faccenda allo zio di Sone, il conte di Brabant, il quale dopo
1 Nansai, secondo G. Paris ( Romania, XXXI, 1902 ) sarebbe da identificare con Nambsheim, comune
francese nella regione dell’Alsazia.
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Giuseppe di Arimatea, personaggio del Nuovo Testamento e dei Vangeli apocrifi, coinvolto in particolare nell’episodio della crocefissione e deposizione di Gesù. Durante il medioevo sorsero alcune leggende che lo collegarono alla Britannia e alla leggenda del Santo Graal, grazie anche a testi come Joseph d’Arimathie di Robert de Boron, dove Gesù consegna il Graal a Giuseppe mandandolo in Britannia.
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aver chiesto spiegazioni a Ide, capì che la giovane era la figlioccia della madre dell’eroe.
Successivamente Sone continuò a vincere tornei, e la contessa di Champagne si offrì di sposarlo; ma lui preferì andare in Norvegia, da Odèe. Fu incoronato re, e successivamente imperatore; tre dei suoi figli - di cui il maggiore nato dalla regina d’Irlanda - diventarono anch’essi re, e un quarto divenne papa.
In questa lunga trama, ombre compare nel punto in cui Sone, tornato a Nansai dopo l’apprendistato dal conte di Vaudémont-en-Saintois, trova il fratello Henri malato a letto, che gli propone di donargli la signoria di Nansai, dato che egli non godeva di buona salute. Sone rifiuta, e, disceso al giardino presso la fontana, vede la propria immagine riflessa; il narratore, citando la bellezza di Narciso, afferma che la natura non avrebbe potuto plasmare una più bella forma :
[…] en la fontaine esgardoit, son ombre voit et sa figure. Lors plus ne pot fourmer nature de tel fourme con de biauté
( vv. 2622-2625 )
Ma Sone si chiede come potrebbe essere signore di un castello se non riesce nemmeno ad essere padrone del proprio cuore; così sale a cavallo e va a Doncheri; qui chiederà per l’ultima volta pietà al cuore di Ide, senza ottenerla.