Alessandro Viva
2. Le fortificazioni nella costruzione del dibattito nazionale
2.2 I castelli: alcune prospettive di conservazione e di valorizzazione
Tra le architetture fortificate, sono certamente quelle castellane ad essere oggetto di uno studio più approfondito da parte dei membri della Commissione, come si può dedurre dalla lettura dei relativi Atti. Nel II volume, infatti, ai castelli sono interamente dedicati due saggi dal titolo I Castelli nel nostro tempo e La tutela del patrimonio nazionale dei castelli mediante incentivi fiscali, redatti rispettivamente da Piero Gazzola, fondatore dell'Istituto Italiano Castelli e dallo studioso Paolo Thaon di Revel.
Nell'introduzione del saggio di P. Gazzola si esplicitano subito le ragioni di una necessaria
attenzione particolare per queste costruzioni, definite dallo studioso "pietre miliari dell'iter della civiltà": "Vi sono categorie di monumenti che corrono particolari pericoli in vista della trasformazione industriale e agricola e per lo stato di abbandono in cui versano [...] Ai primi posti stanno i Castelli [...] E' praticamente impossibile che l'Ente possessore o il privato proprietario curino nel modo dovuto tali beni per l'incidenza insostenibile degli oneri [...] Più di ogni altro monumento il castello si lega al suolo per il materiale di cui è costruito, e si incorpora al paesaggio, alla natura che lo circonda [...] La storia dei castelli è la storia stessa d'Italia [...] Il nostro Paese infatti, al centro del bacino del Mediterraneo, per le sue vicende plurimillenarie, per essere crogiolo e punto di confluenza (d'incontro e di scontro) di popoli [...] costituisce un problema aperto sia nella sua visione sintetica che nei suoi settori particolaristici".
Cionondimeno a differenza delle altre costruzioni fortificate, per i castelli si prospetta con maggiore appetibilità economica l'opportunità per la formulazione di strategie di rivitalizzazione culturale capaci di costituire un'importante fonte di reddito: "I Castelli devono essere chiamati a svolgere una funzione culturale e civile [...] il castello con le sue varie strutture, offre una gamma di utilizzazioni molteplici e disparate, che, senza lederne la nobiltà né profanarne l'austerità, lo utilizzino proficuamente, inserendolo nel vivo della moderna attività" [Franceschini, 1967b]. L'autore ricorda poi alcuni esempi spagnoli di virtuosa variazione di destinazione d'uso di alcuni Castelli a scuole o a Paradores citando invece per l'Italia il Castel Toblino nel Trentino e il Castel Vorst in Alto Adige. Strategie di valorizzazione sostenibile potrebbero prevedere anche l'organizzazione di "mostre d'arte, concerti, rappresentazioni" nel cortile o negli spazi aperti prospicienti il castello, nonché una sua possibile trasformazione in "sede di Pubbliche Amministrazioni", come per il Maschio Angioino a Napoli o in "sede museale" se si pensa ai famosi esempi del Castello di Catania,
Milano, Trento, L'Aquila e a Castel Sant'Angelo a Roma. Se l'utilizzazione del Castello come luogo di ristorazione è, per lo studioso, "più accessibile e meno impegnativa", il fascino di queste strutture potrebbe convertirsi anche a funzioni quali "biblioteche, sale per concerti", "ostelli della gioventù" come nel caso del Castello di Scilla in Calabria, quello di Finale Ligure e di Lerici in Liguria, la Rocca degli Alberi a Montagnana o come "elemento di sfondo e di richiamo suggestivo per iniziative turistiche quali campeggi od ostelli" [Franceschini, 1967b]. Non senza aver prima ribadito la necessità di redigere per ogni castello "una scheda-tipo di cui si servano tutte le sezioni, con la collaborazione delle Soprintendenze", l'autore passa in rassegna anche possibili scenari risolutivi su alcune modalità di finanziamento che coinvolgano attori molto diversi tra loro, quali imprese, industrie e società immobiliari, anche attraverso il progetto di "itinerari turistici". A ciò si affianca un'altra prerogativa imprescindibile di carattere giuridico: la necessità che sia esteso "al proprio intorno storico e paesistico il vincolo monumentale cui ogni Castello deve essere sottoposto" e l'introduzione di "sgravi ed esenzioni fiscali" per i castelli di proprietà privata.
Lo studioso P. Thaon di Revel, in seguito alla sua trattazione di carattere finanziario sui castelli, giunge invece a proporre "una revisione della classificazione degli imponibili catastali degli edifici costruiti quali castelli [...] nella loro attribuzione alla categoria A/11 delle abitazioni e alloggi tipici dei luoghi, anziché alla vigente categoria A/9 che li assimila ai palazzi; [...] una revisione delle unità immobiliari imponibili costituenti i castelli [...] con esclusione quindi dei vani [...] non suscettibili di reddito [...] che siano apportate in detrazione al reddito imponibile [...] tutte le spese di carattere straordinario".
A conclusione del suo saggio, l'autore prendendo a modello la legislazione francese, prospetta alcuni scenari per una regolamentazione del diritto di locazione e di visita dei castelli.
Nonostante una maggiore attenzione per i castelli si riscontri nel II volume, una prima loro definizione si può ricercare già nel I volume degli Atti. Infatti nell'ambito del lavoro del III Gruppo di studio, coordinato da A. Barbacci e da G. Astengo, le architetture castellane sono definite "monumenti a consumazione", in riferimento cioè a castelli in stato di rudere, o quasi del tutto abbandonati, "che esisteranno finché i fulmini, gli altri agenti atmosferici e le spoliazioni non ne avranno fatto sparire ogni vestigio". A chiusura della III sezione si denuncia invece l'assenza di sensibilità nell'attribuzione di un nuovo uso nei confronti di castelli adibiti ad usi non culturali. Tra questi i castelli adibiti a carcere (Castello di Vigevano, Castello Sismondo), a caserma (Castello di S. Michele a Cagliari e Rocca di Albornoz a Viterbo), a rifugio per gli sfollati (Fortezza Nuova a Livorno) o a deposito della Croce Rossa
(Torre Calafuria). Come già messo in luce dagli autori dei due principali saggi antologizzati, per i castelli risulta indispensabile un intervento dello Stato per una loro efficiente tutela, valorizzazione e gestione. Ciò emerge nuovamente nella II sezione del II volume, denominata Istanze nei bilanci postbellici, nella quale si può leggere "Il patrimonio artistico di proprietà dello Stato si è poi arricchito di alcuni importanti monumenti acquisiti mediante l'esercizio del diritto di prelazione.
Sono così passati allo Stato il Castello Svevo di Gioia del Colle, il Castello di Copertino [...] ma quanti sono ancora gli edifici monumentali che attendono tempestivi restauri! Mi sia concesso ricordare ad esempio il castello di Sant'Andrea, alla bocca del porto del Lido, superba fortezza del Sanmicheli, che in parte è già sprofondata in mare e minaccia di inabissarsi tutta" (Fig.3).
Fig. 3- Da sinistra a destra: Planimetria del Forte Sant'Andrea con le sue 42 cannoniere [Marchesi, 1984]; Foto della casamatta del muraglione esterno del Forte in stato di crollo [Franceschini, 1967]; manifesto dell'assemblea indetta per il 30 gennaio 2016 tra cittadini e circa venti realtà associative in dissenso con quanto previsto dal progetto di valorizzazione del Forte.
Il Forte è stato oggetto di due interventi di consolidamento tra il 1960 ed il 1970, in seguito al crollo che ha interessato parte della cortina muraria settentrionale, e di un restauro conservativo, nei primi anni '90, della porzione monumentale progettata dal Sanmicheli. Dal 2000 a causa della condizione di abbandono e della mancanza di una destinazione d'uso, il Forte è teatro di incursioni giornaliere di visitatori non autorizzati che pongono problematiche riguardo la messa in sicurezza del sito, lo smaltimento dei rifiuti, i pericoli d'incendio e di vandalismo. Recentemente il
Comune di Venezia ha chiesto il trasferimento della proprietà del Forte di Sant'Andrea proponendo un programma di valorizzazione sostenuto da un partenariato pubblico-privato. L'azione di protesta ha riguardato essenzialmente le modalità di attribuzione agli enti territoriali di beni di proprietà dello Stato, dell'affidamento dei lavori e dell'edificazione massiccia del Forte che prevedrebbe, anche la costruzione di una piscina, di un centro benessere e di una struttura ricettiva. Il 30 gennaio 2016 circa 20 associazioni culturali si sono riunite in un'assemblea pubblica in merito
alla valorizzazione del Forte. Il ricorso di Italia Nostra è stato accolto di recente dal Tar del Veneto, che detterà le linee guida al Comune per la modifica della delibera e del programma di valorizzazione. È necessario quindi continuare a promuovere strategie di conservazione e valorizzazione integrata del
Forte, che si è rivelato, grazie ad una vera e propria actio popularis, un baluardo straordinario contro gli assediatori di oggi: il degrado, la speculazione privata e l'autoreferenzialità della pianificazione delle strategie di tutela.
Bibliografia
Bello M. E., Stasi B., Brovarone E. V. (2012). Abitare l'Italia. Territori, economie, diseguaglianze. Francoangeli. Milano. pp. 39-41
Cassese S. (1975). I beni culturali da Bottai a Spadolini, in «Rassegna degli Archivi di Stato», V. pp. 116-141
Comba R. (1981). Il territorio come spazio vissuto. Ricerche geografiche e storiche nella genesi di un tema di storia sociale, in «Società e Storia», IV, 11. pp. 1-27
Di Sopra L. (1983). Palmanova. Analisi di una città-fortezza. Electa Editrice. Milano. pp. 88-120 Franceschini F. (1967a). Per la salvezza dei Beni culturali in Italia. Atti e documenti della
Commissione d'indagine per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Colombo Ed. Roma. Vol. I. pp. 5, 69-70, 134, 201, 361, 374, 408-438, 496, 522, 544-561, 788, 798-801, 819-833
Franceschini F. (1967b). Per la salvezza dei Beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d'indagine per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Colombo Ed. Roma. Vol. II. pp. 58-59, 76-79, 140-144, 158, 184, 194, 210, 216, 288, 404-409, 425, 610, 671-683, 731-738
Franceschini F. (1967c). Per la salvezza dei Beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d'indagine per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Colombo Ed. Roma. Vol. III. pp. 28, 37, 163, 180-181, 188-189, 200- 203, 262, 326, 335, 339, 504, 580
Marchesi P. (1984). Il Forte di Sant'Andrea a Venezia. Stamperia di Venezia. Venezia Romeo E. (2004). Il monumento e la sua conservazione. Celid. Torino. pp. 25-31
Salzano E. (1993). Cinquant'anni dalla legge urbanistica italiana, 1942-1992. Editori Riuniti. Roma. pp. 6-12
Settis S. (2010). Paesaggio Costituzione cemento. Einaudi. Torino. pp.222-255
Varni A. (2005). I confini perduti. Le cinte murarie cittadine europee tra storia e conservazione. Editrice Compositori. Bologna. pp. 11-23