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Fortificazioni Costiere in Albania Ulisse Tramonti a , Andia Guga b

1. Fortificazioni del XV sec.

1.1 La Fortezza di Durazzo

Durazzo è una città dell’Albania centrale, lungo la costa Adriatica, che ospita il più grande porto del paese. Situata all’estremità meridionale, su un’isola unita alla terraferma da due cordoni litorali che racchiudono uno stagno, ha una superficie territoriale di 46,3 kmq e 200.000 abitanti, ed è la seconda città dell'Albania dopo la capitale Tirana.

La città fu fondata nel VII sec. a.C. dalla popolazione illirica con il doppio nome Dyrrah- Epídamnos. Il primo indicava il nome della penisola in cui si stabilirono i primi abitanti; il secondo invece il nome del primo Re illiro che si stanziò nella medesima terra, su di una collina di 98 mt. d’altezza, dove fu situata l’acropoli.

Le diverse tecniche costruttive che si possono individuare oggi testimoniano i diversi periodi storici in cui la città ha subìto numerose dominazioni. In effetti la tecnica mista presente nelle mura è dovuta alle costruzioni e ricostruzioni effettuate anche dopo i vari terremoti che hanno colpito la città nel corso del tempo.

Nel 1082, la città fu strappata dai Normanni ai Bizantini, mentre nel 1205 fu occupata dai Veneziani che tornavano dalla IV crociata. Durazzo ha subìto notevoli danni dovuti al terremoto del 1273, quando la città era in mano agli Angioini siciliani, che consolidarono le mura urbane (1274-1284) per renderle più difendibili; fu inoltre costruita un'altra torre lungo la costa in direzione Est. Dal 1392 Durazzo tornò sotto il dominio dei veneziani fino al 1501, quando il paese fu invaso dagli ottomani. In quel prosperoso periodo durato circa un secolo, la città ebbe un importante rapporto economico con la Repubblica Veneta che avveniva attraverso il porto e la via Egnatia. Inoltre, i veneziani si assunsero l’incarico di restaurare la città fortificata bizantina, e di installare un sistema di drenaggio per le acque dello stagno che avanzava sempre di più verso il golfo, minacciando l’area vivibile in città. A seguito degli scontri tra veneziani e ottomani la città fu

nuovamente distrutta e dopo la conquista turca del 1501, un altro intervento di restauro fu effettuato tra la torre di fortificazione dell’acropoli e la torre veneziana lungo la costa.

Nei secoli XVI-XVII, Durazzo fu una città debole economicamente e politicamente: possedeva una sola torre di fortificazione ed un piccolo porto al servizio della città di Elbasan, capoluogo del distretto creato dagli ottomani e di cui faceva parte. Solo nel XVIII sec. la città riacquistò la propria importanza e una maggiore influenza nel bacino mediterraneo.

1.1.1 Le mura

Le attuali mura della città sono state costruite durante il periodo bizantino, dall’imperatore Anastasio I. Attualmente restano una cortina di quattro torri nella parte Sud-Ovest, e un tratto murario a Sud-Est parallelamente alla costa adriatica, e altre poche presenze di tratti di fondazioni in direzione Nord e Nord-Ovest. Il muro in direzione Sud-Ovest con uno spessore di 3,5 mt., ha una lunghezza pari a 490 mt. ed un'altezza di 9 mt. Le fondazioni sono costituite da sovrapposizioni di pietra a secco, mentre l’alzato vede l'alternanza di pietra e strati di malta. Le mura seguono l’andamento del terreno e nelle parti inclinate le fondazioni aumentano di 15 cm di spessore. Le torri che appartengono alla tarda antichità contrassegnate con le lettere B, C, D, E si collocano nella cortina in direzione Sud-Ovest, distanti 61-64 mt. l’una dall’altra. Le prime tre sono in buono stato di conservazione, mentre l’ultima presenta gravi segni di degrado. La torre veneziana A costruita nel 1478, possiede tutte le caratteristiche adeguate ad una fortificazione in grado di far fronte agli attacchi militari con armi da fuoco. La struttura circolare è fatta di muri di spessore 3,75 mt.

La torre B di origine bizantina, con un’altezza di 14 mt. e spessore dei muri di 3 mt., è sviluppata su due piani.

Fig. 4- Planimetria della Fortezza di Durazzo (Gj. Karaiskaj, Istituto dei Monumenti e della Cultura, 1979).

Fig. 5- Planimetria della Fortezza di Durazzo (Gj. Karaiskaj, Istituto dei Monumenti e della Cultura, 1979).

Fig. 6- Ricostruzione assonometrica della Torre (A), Fortezza di Durazzo (Istituto dei Monumenti e della Cultura, 1979).

Fig. 7- Vista della Torre Veneziana (A), Fortezza di Durazzo (Foto di Andia Guga, 2016).

Fig. 8- Vista d’ingresso nel muro in direzione SO, Fortezza di Durazzo (Foto di Andia Guga, 2016).

Fig. 9- Vista del Bastione C, Fortezza di Durazzo (Foto di Andia Guga, 2016).

Il solaio di interpiano è composto da una struttura lignea. Nel primo piano si collocano sette aperture, alcune delle quali chiuse in epoca medievale, mentre quelle angolari sono ancora quelle originarie.

La torre C ha subìto un degrado maggiore rispetto alle torri B e D. Nel periodo medievale, gran parte del lato Sud era

completamente distrutto e successivamente ricostruito.

La torre D, meglio conservata rispetto alle altre, ha un’altezza di 13 mt. sviluppati in due piani ancora visibili. Il piano terra, con accesso nella parte posteriore, serviva come magazzino. Lo spazio ha una forma pentagonale senza aperture verso l’esterno e con un’altezza di 9,80 mt. La presenza ipotetica di un secondo piano è testimoniata da una traccia di un'apertura e da un muro distrutto che oggi si eleva sul solaio del primo piano di circa 0,40 mt. Nel lato Nord della torre si intravede una croce latina coperta da un arco, e costituita da mattoni in rilievo.

La torre E è situata a 68 mt. di distanza dalla torre D ed ha la particolarità di avere la fuoriuscita di 0,40 mt. del muro posteriore come ampliamento dell’ingresso del piano primo. Nel lato Sud-Ovest, molto degradato, si trovano due ingressi, una tra le torri A e B, e l’altro tra D ed E.

La fortezza è stata classificata come zona archeologica di tipo “A”. I restauri appartengono agli anni 2009 (ricostruzione dell’arco d’ingresso della Porta 2, riempimenti volumetrici, ecc.), e al 2014 (riconsolidamento parti degradate, installazione sistema di illuminazione, intervento sulla torre F, ecc.). 2. Fortificazioni realizzate in Albania dal XVI al XVIII sec.

A partire dal XVI sec., con l’inizio dell’occupazione ottomana, furono costruite nuove fortificazioni militari nell’entroterra del paese e lungo la costa. In una prima fase, per la sistemazione delle guarnigioni militari, furono utilizzate le vecchie fortificazioni esistenti, mentre gli altri centri del territorio furono distrutti per impedire eventuali attacchi da parte dei rivoltosi albanesi.

Grande importanza fu data alle fortificazioni costiere, che furono collocate su punti strategici, di rilevanza non solo militare ma anche economica.

Nel XVII sec., si manifestò un ulteriore cambiamento nel governo del paese. Le continue rivolte e l’indebolimento del sistema centrale dell’impero ottomano comportarono lo scioglimento del sistema feudale militare e la creazione da parte dei feudatari albanesi di unità governative chiamate “pascialik”2

(Pashallëqet e Mëdha) che sostituivano i vecchi “sangiaccati”3 (sanxhaqet).

Nacque così l’esigenza di creare nuovi sistemi di fortificazione da parte della classe feudale aristocratica albanese, sia per difendersi dagli occupanti turchi, che dalla popolazione povera e oppressa. Una figura determinante per il suo potere politico e decisionale fu Ali Pascia Tepelena, che commissionò ulteriori fortezze

ad architetti e ingegneri francesi e italiani con la supervisione di esperti albanesi.

La caratteristica principale delle fortezze di- fensive di questo periodo fu l’adozione di uno schema planimetrico regolare, e di una particolare concezione degli alzati condizionati dall’uso dell’artiglieria pesante. Tali fortezze, per poter sostenere gli attacchi dei cannoni richiedevano muri più spessi e bassi rispetto a quelli precedenti.

Di queste nuove costruzioni si riportano tre esempi significativi situati sulla costa ionica e conservati fino ad oggi quasi integralmente come quelli di Vivari, di Porto Palermo e di Lekursi (Lëkurës, Saranda).

  Fig. 10- Foto aerea della Fortezza di Porto Palermo (Archivio privato, 2015).