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I cataloghi per il materiale scolastico

Nel panorama pedagogico nazionale e internazionale si è andata affermando la 76 77

centralità dello spazio scolastico come elemento portante per la messa in atto di relazioni educative positive. Fra le numerose funzioni deputate all’organizzazione e alla strutturazione dello spazio possono essere individuate tre matrici di fondo:

1) lo spazio inteso come conduttore di un “clima-classe” positivo e proficuo per un corretto svolgimento delle attività didattiche. Questa interpretazione riscuote, almeno nel panorama italiano, un grande interesse e una grande attenzione, giustificata dalla preminenza dell’ambiente di apprendimento nell’ideale pedagogico dell’attivismo, del decostruzionismo, dello strutturalismo, del cognitivismo e di numerosi altri modelli pedagogici che hanno attraversato tutto il Novecento. Non è dunque un caso che anche i documenti nazionali (si vedano i programmi per la scuola elementare di tutto il precedente secolo, con particolare attenzione ai Nuovi programmi per la scuola elementare del 1985) non parlino di spazio fisico in quanto tale, ma di ambiente inteso come “l’insieme delle condizioni

A tal proposito si vedano, per il panorama italiano, le Indicazioni Nazionali per il curricolo

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della scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione 2012, pp. 22-24 e, nel settore della ricerca storico-educativa, M. Brunelli, Heritage Interpretation. Un nuovo approccio per

l’educazione al patrimonio culturale, Macerata, EUM, 2014; J. Meda, A “história material da escola” como fator de desenvolvimento da pesquisa histórico-educativa na Itália, in

«LINHAS», v. 16, n. 30, 2015, pp. 7-28; J. Meda, et. al.,(a cura di), School Exercise Books. A

Complex Source for a History of the Approach to Schooling and Education in the 19th and 20th Centuries, Firenze, Edizioni Polistampa, 2010; S. Polenghi, School subjects didactics in the history of education. Sources and methodology. Italian studies, in «History of Education &

Children’s Literature», IX, n. 1, anno 2014, pp. 635-64; D.F. Pizzigoni, Imparare a imparare

attraverso il museo scolastico: tracce di nuove potenzialità di uno strumento didattico tardo- ottocentesco, in «Form@re», XV, n. 3, anno 2015, pp. 142-158; D.F. Pizzigoni, Reconstructing the history of science education through its materiality, in «Form@re», XVI, n. 1, anno 2016,

pp. 169-176; R. Sani, et. al.,, Publishing for the School and Textbooks in the Fascist Twenty-

Year Period. From Gentile Reform to the End of the WWII (1923-1945), in «Textbooks and

Citizenship in Modern and Contemporary Europe», volume unico; Bern, Peter Lang AG International Academic Publishers; 2015, pp. 99-118.

Per il panorama internazionale si vedano, fra i molti, i contributi di C. Burke, I. Grosvenor,

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The School I’d Like: Children and Young People’s Reflections on an Education for the 21st Century, London, Routledge, 2003; M. Caruso (a cura di), Classroom struggle. Organizing elementary school teaching in the 19th century, Peter Lang GmbH, Internationaler Verlag der

Wissenschaften, 2015; D. O’Donoghue, Classrooms as installations: a conceptual framework

for analysing classroom photographs from the past, in « History of Education: Journal of the

History of Education Society», XXXIX, n. 3, 2010, pp. 401-415; F. Herman, A. Van Gorp, F. Simon, M. Depaepe, The school desk: from concept to object, in «History of Education: Journal

in cui si svolge la vita degli organismi”, ovvero l’insieme delle concrete circostanze geografiche, climatiche e sociali che condizionano l’esistenza e la salute umana. Così inteso, l’ambiente, trascende lo spazio fisico per abbracciare una visione eco- sistemica in cui l’organizzazione spaziale è parte di un processo, quello educativo, che tende a equilibrare le relazioni inter e intrapersonali;

2) lo spazio inteso come luogo di ricerca-azione in campo didattico e nel campo delle tecnologie didattiche. La crescente attenzione posta sull’implemento della strumentazione didattica, prevalentemente di natura tecnologica, gioca un ruolo centrale nelle politiche nazionali dell’ultimo decennio. Difatti, a partire dalla nascita della Mostra Didattica Nazionale (1925) l’interesse per la ricerca didattica si sviluppa e accresce costantemente. Alla Mostra viene poi affiancato il Museo Didattico Nazionale (divenuto Centro didattico e di studi e documentazione nel 1954, Biblioteca Documentazione Pedagogica nel 1974 e, infine, Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa, INDIRE, nel 2001) con il compito di raccogliere e valorizzare il lavoro svolto dalle scuole dell’epoca, seguendo negli anni l’evoluzione del sistema scolastico italiano., si è messa in atto una modernizzazione delle classi scolastiche sino ad arrivare, oggi, alla realizzazione dalla classe e dalla scuola 2.0 (2007) e all’ipotesi di un suo superamento (2015) grazie a un nuovo modello didattico centrato sulla messa online di ogni plesso scolastico. Lo spazio così inteso risulta essere uno strumento del docente, il quale è posto nella condizione di gestire un insegnamento efficace ed efficiente tramite una dotazione strumentale;

3) infine, lo spazio scolastico inteso come l’insieme degli oggetti che lo compongono. Differentemente dalle precedenti impostazioni, non si tratta di studiare lo spazio in funzione del miglioramento delle relazioni umane o del processo di insegnamento/apprendimento, piuttosto l’accento è posto sul valore intrinseco dell’oggetto in sé. Solo dopo un’attenta attribuzione di valori è possibile comprendere, da un lato, il significato che l’oggetto ha per il soggetto-usufruitore e, dall’altro, i benefici che può comportare. Questa prospettiva nasce dall’applicazione

dei principi dello structural design in campo educativo ed essendo una disciplina 78

di “frontiera” di recente scoperta racchiude una variegata gamma di studi;

Dunque, le prospettive dalle quali guardare il tema della cultura materiale della scuola sono numerose e, in realtà, ogni categorizzazione rischia di risultare semplicistica e riduzionista di fronte a una disciplina che, per sua natura, può essere inquadrata da differenti prospettive, non necessariamente contrastanti.

Nel presente contributo ho deciso di mettere in rilievo l’evoluzione storica dei materiali scolastici in quanto tali, non escludendo però gli aspetti connessi alle altre prospettive di ricerca (antropologica, sociologica ed economica). L’intento, dunque, è sì quello di fare una rassegna dei sussidi e dell’arredamento scolastico, ma declinato alla comprensione della relazione soggetto-oggetto e della reciproca influenza. Per procedere in questo studio è stata necessaria la consultazione di fonti “nuove”, ovvero i cataloghi del materiale scolastico, che, per quanto ho potuto visionare, non sono state adottate precedentemente, se non nei già citati lavori sulla storia dell’insegnamento della geografia (Bandini, 2012) e sull’evoluzione del banco scolastico (Meda, 2011, 2012). Se da un lato un territorio così inesplorato può comportare dei rischi, dall’altro apre alla possibilità di rileggere la storia dell’educazione italiana da una prospettiva innovativa e utile per approfondirne alcuni aspetti. I cataloghi sono, infatti, uno specchio della normativa vigente in un dato periodo storico e rappresentano il principio della domanda e dell’offerta fra le imposizioni statali e le dinamiche aziendali.

L’analisi di queste fonti verte su uno strumento messo a punto per la catalogazione (luogo di produzione, ditta produttrice, anno di produzione, dimensioni, costo, luoghi di conservazione, immagini) e la raccolta dei dati, che dovranno poi essere analizzati sulla base di categorie utili per comprendere il percorso storico dei sussidi e dell’arredamento scolastico.

Cfr. C. Burke, I. Grosvenor, The School I’d Like: Children and Young People’s Reflections on

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