Da diversi anni la storiografia italiana incoraggia l’adozione e l’inclusione delle fonti fotografiche all’interno degli studi storici, con una crescente richiesta di puntualizzazioni sul versante metodologico. Difatti, se alcuni studi pionieristici hanno aperto le porte della ricerca storica alla fotografia come fonte, sono quantitativamente inferiori i contributi che affrontano la questione metodologica in modo compiuto. Fra questi ultimi è possibile annoverare i numerosi contributi del prof. Luigi Tomassini, uno studioso pionieristico che, sin dagli anni Settanta del precedente secolo, ha messo in luce le questioni di natura metodologica legate all’utilizzo dell’iconografia nel settore storico. Non è dunque un caso che gran parte dell’attuale ricerca, se adotta la fotografia come fonte primaria, si rimetta ai suoi studi per fornire un inquadramento metodologico e contenutistico.
Nei contributi più recenti , Tomassini, affronta la questione dialettica fra 79
linguistic turn e visual studies, facendo il punto della situazione in cui versa la visual history. «Gli studiosi che operano in questo settore intendono collocarsi all’interno della
più grande area dei cultural studies, ma proponendone una riconsiderazione complessiva» perché, sostiene l’autore, l’espansione delle tecnologie dell’immagine e della visualizzazione, nel corso degli ultimi due secoli, avrebbero portato ad una «centralità del visivo» nella produzione e comunicazione dei contenuti culturali, che non sostituisce ma ridimensiona la cultura scritta . Difatti, lo mette in evidenza sin 80
dalle prime righe del contributo, l’iconic turn non è caratterizzato dall’utilizzo esclusivo delle immagini, di cui ne abbiamo visto il tramonto nel corso degli ultimi anni, bensì è
A tal proposito si vedano: L. Tomassini, Una “dialettica ferma”? Storici e fotografia in Italia
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fra “linguistic turn” e “visual studies”, «MEMORIA E RICERCA»,40, 2012, pp. 93-110, T.
Luigi, Robert Capa e la fotografia di guerra nel XX secolo, in Robert Capa in Italia, Firenze, Alinari, 2013, pp. 8-13, L. Tomassini, L’editoria fotografica e la documentazione del
patrimonio artistico italiano. La difficile “nazionalizzazione” fotografica del Mezzogiorno (1861-1911), in «L’Italia и». Mezzogiorno, Risorgimento e post-Risorgimento, Roma, Viella srl,
2013, pp. 279-306, T. Luigi, L’album fotografico come fonte storica, in L’Impero nel cassetto.
L’Italia coloniale tra album privati e archivi pubblici, Milano-Udine, Edizioni Mimesis, 2013,
pp. 59-70.
L. Tomassini, Una “dialettica ferma”?, op. cit., p. 93, ma anche M. Lister, L. Wells, Seeing
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beyond belief: Cultural studies as approach the Visual, in T. Van Leeuwen, et. al. (a cura di) Handbook of Visual Analysis, London, Thousand Oaks, New Dehli, SAGW, 2001, pp. 62-63.
uno strumento interpretativo per poter leggere la realtà da un punto di vista differente da quello che viene definito come il «logocentrismo della storia» (ovvero il credo, molto diffuso, che la storia sia fatta di documenti scritti). In altre parole, la visual history, come il più ampio settore dei cultural studies, è di fronte a un nuovo e necessario rinnovamento. Il primo, avvenuto circa due secoli fa, consistette nel passaggio dall’adozione del solo testo scritto al testo misto, oggi, il rinnovamento, concerne il passaggio dal testo scritto al testo ipertestuale e multimediale . 81
Eppure, a ben guardare, non sembrerebbe essere questo il problema cruciale che i nuovi studi devono affrontare: non è su una questione formale che il reale rinnovamento disciplinare può soffermarsi, piuttosto deve essere affrontata la questione sostanziale del rinnovamento disciplinare. Cambiare la tipologia di fonti non significa necessariamente cambiare l’ideologia con cui viene svolta la ricerca, quindi a cambiare devono essere le metodologie, lo sguardo del ricercatore e anche le fonti. La fonte scritta, iconografica, orale e digitale sono oramai elementi strutturali della professione di storico, eluderli è impossibile, interpretarli senza cambiare la prospettiva è fuorviante, ma possibile.
Per non cedere a una comoda lettura delle fonti fotografiche il ricercatore dovrebbe prima consultarsi con una serie di punti, quali:
A) messa in evidenza delle conoscenze richieste allo storico che voglia lavorare su fonti fotografiche;
B) analisi del rapporto esistente tra la fotografia e altri tipi di fonti,
C) individuazione delle domande cui occorre sottoporre le fonti fotografiche; D) precisazione delle forme di accumulazione e delle modalità di accesso necessarie ad un corretto uso delle fonti fotografiche;
Cfr. G. Bandini, La storia dell’educazione e la sfida metodologica, Firenze, Centro Editoriale
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Toscano, 2005, pp. 166-183: «Dobbiamo […] partire da una importante constatazione di fondo, che potremmo esprimere nello “statuto complesso” della fonte digitale: uno statuto caratterizzato dalla minore individualità della fonte rispetto al contesto digitale in cui è immersa […] e da un nucleo di maggiore instabilità rispetto al passato».
E) problematizzazione del tipo di scrittura storiografica, e dei criteri di edizione, da utilizzare nell’impiego di fonti fotografiche . 82
Solo dopo un’attenta comprensione degli obiettivi della ricerca è possibile interrogarsi su ciò che si vuole ottenere dalle fonti fotografiche e stabilire una relazione dialettica con le restanti fonti.
Sul piano operativo, la presente ricerca intende adottare le fonti fotografiche presenti nell’archivio fisico e online presso l’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (INDIRE), con il duplice obiettivo di:
1. verificare la veridicità di quanto appresso dalla consultazione dei cataloghi per il materiale scolastico, ovvero la presenza o l’assenza del materiale indicato;
2. ricostruire periodi storici e luoghi dove le fonti primarie non riescono a fare luce.
Il confronto tra il materiale esposto nei cataloghi, quello obbligatorio per legge e i documenti fotografici delle differenti realtà scolastiche dovrebbero fornire una più dettagliata e migliore comprensione della diffusione dei materiali scolastici, almeno a livello nazionale.
A tale proposito è utile dare una serie precisazioni al lettore in merito al fondo che si è deciso di adottare, valide anche per un approfondimento metodologico.
Tra le numerose mission (Area della formazione, Area per la ricerca sull’innovazione, Area della valutazione e dei processi di miglioramento, Area delle azioni di sistema, analisi del sistema scolastico nazionale e internazionale, rapporti col mondo del lavoro, Area tecnologica) del Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (INDIRE) centrale è l’attenzione per il patrimonio storico della scuola italiana.
Altrettanto numerose sono le attività e le iniziative in cui l’Istituto è impiegato per il miglioramento delle pratiche didattiche, senza tralasciare, ancora una volta, l’impegno storico, di cui ne è testimone, tra le altre, la recente mostra “Radici di futuro.
Cfr. panel, Le fonti fotografiche nella ricerca storica, Convegno Sissco: Cantieri di Storia II
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Coordinatrice: Elisabetta Bini, 2003, consultabile al link http://www.sissco.it/articoli/cantieri-di- storia-ii-610/programma-scientifico-611/le-fonti-fotografiche-nella-ricerca-storica-616/ (sito consultato in data 11/06/2016).
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’INDIRE”, svoltasi proprio per celebrare i novant’anni di attività dell’INIDRE.
La mostra, realizzata grazie alle immagini e ai documenti contenuti nell’Archivio Storico dell’Indire, costituisce solo un esempio del grande patrimonio archivistico contenuto nell’INDIRE.
Ancor più importante per dipanare la questione metodologica del presente lavoro è l’archivio DIA, ovvero «la banca dati online di immagini per uso didattico, composto da immagini provenienti dall’archivio fotografico dell’Indire, nel quale è confluito anche il patrimonio iconografico di archivi fotografici, fondazioni, musei e altri enti, pubblici e privati. La banca dati è arricchita periodicamente con ulteriori acquisizioni, attualmente condivide gratuitamente online un archivio composta da più di 36.000 fotografie e riproduzioni» . 83
Infine non può essere tralasciato l’Archivio fotografico per la storia della scuola e dell’educazione (sulla base del quale nasce il progetto Fotoedu ) che vanta oltre le 84
14mila immagini storiche di vita scolastica provenienti da tutto il territorio nazionale dalla fine del XIX secolo sino agli anni Sessanta del secolo precedente. È quest’ultimo il vero cuore del qui presente lavoro.
Le fonti archivistiche dell’istituto saranno infatti utilizzate da corollario per l’evoluzione della materialità scolastica tracciate dalle fonti normative e dalle fonti materiali contenute nei musei cataloghi per il materiale scolastico consultati.
Cfr. la voce Patrimonio storico all’interno del portale online di INDIRE, all’interno della
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quale si potrà reperire buona parte delle fonti iconografiche utilizzare in questo scritto: http:// www.indire.it/patrimoniostorico/dia/ (consultato in data 20 gennaio 20/01/2018).
Fotoedu è il progetto, recuperando le parole della redazione web dell’INDIRE «sviluppato
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dall’Archivio storico di Indire in collaborazione con Elena Franchi, il cui lavoro è confluito nel volume dal titolo omonimo, recentemente pubblicato presso la casa editrice Giunti di Firenze. Ricordiamo inoltre che una buona parte del materiale fotografico, di indubbio valore didattico- documentario, posseduto dall’Istituto è già da tempo fruibile online grazie all’Archivio digitale DIA». Per ulteriori informazioni si vedano G. Biondi, S. Borri, L. Tosi (a cura di), Dall’aula
all’ambiente di apprendimento, op. cit., e http://www.indire.it/2013/05/06/lobiettivo-sulla-