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Prima di affrontare gli aspetti peculiari del capitolo 7 delle REICAT, vorrei parlare di quegli strumenti che fanno da tramite tra gli insiemi di oggetti conservati nelle biblioteche e gli utenti che vi si avvicinano: i cataloghi. Senza di essi, vere e proprie mappe che ci guidano attraverso l’universo bibliografico, la comunicazione e i flussi di informazioni che scorrono tra libro e libro, e tra libro e utente, sarebbero praticamente inesistenti.

Non è questo il luogo per approfondire la questione dell'applicazione di REICAT in SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale). Vi accennerò brevemente, per non sminuire l'importanza del problema. Queste nuove norme nazionali si confrontano infatti con un contesto catalografico assai ampio quale è SBN, pur presentandosi come uno standard slegato da concreti progetti di catalogazione.46 La riflessione su quali applicazioni del

codice possono essere già messe in pratica e quali invece dovranno aspettare una più precisa pianificazione è già in corso nel mondo delle biblioteche italiane. Accettata l'idea di andare in direzione di un radicale cambiamento dei cataloghi, rimane adesso da immaginare quali strade percorrere per raggiungere l'obiettivo.

Il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) è la rete delle biblioteche italiane promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali con la cooperazione delle Regioni e dell'Università coordinata dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU).

Realizzata sulla base di un protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministero per 46 Valeria Buscaroli, Intervento in occasione della IV giornata di studio della

Commissione RICA, tavola rotonda su aspetti applicativi in ambiti diversi: libro moderno e libro antico, musica, Unimarc, nuovo Soggettario, Roma, 27 febbraio 2008, <http://

www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/attivita/gruppilav_commissioni/ pagina_356.html>.

i beni e le Attività culturali, dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e dal Coordinamento delle Regioni con l’obiettivo di superare la frammentazione delle strutture bibliotecarie, propria della storia politico-culturale dell'Italia, la rete del SBN è oggi costituita da biblioteche statali, di enti locali, universitarie, scolastiche, di accademie ed istituzioni pubbliche e private operanti in diversi settori disciplinari.

Le prima tappa della sua storia è il 1985, anno di costituzione dei primi due Poli: la Biblioteca nazionale centrale di Roma e quella di Firenze. Nel 1992, con il collegamento di altri Poli alla rete SBN, è stato attivato il sistema centrale denominato Indice SBN che ha dato il via alla rete nazionale attraverso il collegamento tra i Poli locali e l’Indice nazionale e dal 1997 il patrimonio informativo contenuto nell'Indice SBN è disponibile all'utenza mediante il sistema OPAC (On line Public Access Catalog). Nel 2002, il progetto Evoluzione dell'Indice SBN ha individuato l'esigenza di rendere l'Indice una vera infrastruttura per i servizi bibliografici nazionali. La base dati multimediale dell'Indice SBN, che comprende attualmente materiale antico, moderno, musica, grafica e cartografia è consultabile in Internet, 24 ore su 24.47

Le biblioteche che partecipano a SBN sono raggruppate in Poli locali. Questi, a loro volta, sono collegati al sistema Indice SBN, nodo centrale della rete, gestito dall’ICCU, che contiene il catalogo collettivo delle pubblicazioni acquisite dalle biblioteche aderenti al Servizio Bibliotecario Nazionale.

Con le procedure SBN le biblioteche, pur lavorando in autonomia, sono al tempo stesso integrate in un sistema cooperativo basato su una rete nazionale. La principale funzionalità che rende possibile tale integrazione è quella della catalogazione partecipata: un documento è catalogato in SBN dalla biblioteca che per prima in ordine di tempo lo acquisisce; a quel punto, tutte le altre biblioteche facenti parti dell'Indice, di fronte alla 47 <http://opc.sbn.it>; <http://www.internetculturale.it> e tramite il Gateway Z39.50 della Library of Congress.

necessità di catalogare il medesimo documento, ne catturano la descrizione bibliografica, aggiungendovi la propria localizzazione.48

SBN è un archivio di milioni di titoli, costruito con record prodotti seguendo standard diversi che si sono stratificati nel tempo; a questo si aggiungano errori, mancate bonifiche e interpretazioni delle norme. Una pianificazione di intervento è chiaramente necessaria, e i lavori sono in corso.49

Proprio nel contesto del progetto Evoluzione dell'Indice SBN sono stati posti alcuni obiettivi da raggiungere, come il rinnovamento tecnologico dell'hardware e del software, sia di base che applicativo, col passaggio su piattaforma UNIX; l'integrazione e la ristrutturazione delle basi dati esistenti (moderno, antico e musica), oggi separate e quindi contenenti informazioni duplicate; l'aggiunta di nuovi campi descrittivi, per rendere possibile la gestione di nuovi materiali; la realizzazione di un'interfaccia standard che l'accesso all'Indice SBN anche alle biblioteche non SBN, ma che utilizzano i formati bibliografici più diffusi; la gestione di livelli di cooperazione diversificati; lo sviluppo di funzionalità come la catalogazione derivata e quella a blocchi.

Imperfezioni la cui conseguenza è stata una mancanza di soddisfazione negli utenti che utilizzano gli odierni cataloghi.

Studi specifici segnalano che la maggioranza degli utenti preferisce servirsi dei motori di ricerca generici, e solo raramente dei cataloghi delle biblioteche. A spiegare questa realtà concorrono elementi concettualmente appartenenti a piani diversi.50

Viviamo nell’era di Google, un motore di ricerca che ha reso tutto 48 <http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/sbn/>.

49 Per approfondire l'argomento, consiglio di visitare la pagina <http:// www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/attivita/gruppilav_commissioni/ pagina_356.html>: contiene tutti gli interventi dei relatori alla IV giornata di studio della commissione RICA, tenutasi a Roma il 27 febbraio 2008 alla BNC, dal titolo Le nuove

regole di catalogazione: presentazione, analisi e prospettive di applicazione.

50 Carlo Bianchini, FRBR prima di FRBR: il numero di libro nella Colon Classification, «JLIS.it», 1 (2010), n.1 (giugno), p. 11.

ricercabile (tutto, che è un po’ come dire niente), ma ha insegnato pochissimo su come si debba impostare una ricerca. Gli utenti capaci di usare la maschera di ricerca avanzata di Google sono un numero irrisorio rispetto al totale dei suoi utilizzatori.

Indubbiamente si potrebbe obiettare che le biblioteche, invece di cercare di competere con un motore di ricerca sterminato e indifferenziato quale è Google, dovrebbero educare alla scelta delle strategie di ricerca, alla valutazione della qualità e della effettiva utilità dell’informazione recuperata, al risparmio del tempo dell’utente nel recupero dell’informazione…Verità sì universali, ma forse superabili in nome di un progresso a cui neppure le biblioteche possono sperare di sottrarsi. Anch’esse oggigiorno dovrebbero accettare di immergersi nel mondo della rete come è percepita oggi, ovvero come uno strumento di immediato e chiaro utilizzo e capace, grazie alla sua semplicità, di rendere più produttivo il nostro tempo. Accettare il dato secondo cui coloro in grado di impostare una ricerca perfetta saranno sempre una piccola frazione del totale degli utenti sarebbe già un primo passo per indirizzare gli sforzi verso quella massa di persone che usa internet, ma che si tiene alla larga dai cataloghi perché li trova obsoleti rispetto alle risorse disponibili gratuitamente in rete.

Cosa separa i cataloghi di biblioteca dalle piattaforme comunemente usate dagli utenti di internet per effettuare le proprie ricerche?

Come realmente il catalogo può e deve essere migliorato per diventare uno strumento davvero utile, e quindi davvero utilizzato dagli utenti?

Il problema non è semplice da affrontare, poiché coinvolge più livelli dell’universo bibliotecario; spero, attraverso esempi concreti, di riuscire a spiegare quale sia il mio punto di vista sull’argomento.

rete, abbia tentato di fare una ricerca per parole chiave in un catalogo di biblioteca avrà incontrato difficoltà non indifferenti, e ottenuto risultati assai poco soddisfacenti, o comunque di difficile decifrazione. Uno dei paletti più frequenti deriva dall'incapacità dei cataloghi bibliotecari di correggere o suggerire soluzione alternative alle ricerche male impostate.51

Digitando in SBN Il nome della rossa, questa è la pagina di risultati che si ottiene:

Anche combinando al titolo la parola Eco, non si ottiene alcun risultato. Se lo stesso utente decidesse di cercare, sempre utilizzando lo stesso titolo, in Amazon, verrebbe indirizzato al risultato corretto:

51 Antonella Agnoli, Le piazze del sapere: biblioteche e libertà, Bari: Laterza, 2009, p. 33-36.

Dove si crea quest’interruzione nel flusso di informazioni ? Perché, anche presupponendo che il catalogatore riesca a svolgere alla perfezione il compito assegnatogli creando quindi registrazioni complete degli oggetti che gli passano fra le mani, i dati creati si perderebbero nel percorso da compiere per arrivare all’utente?

Innanzitutto, i risultati di una ricerca sono presentati sotto forma di elenco di singole registrazioni, che restituiscono sì la vastità dell’universo bibliografico, ma non la sua complessità. I cataloghi odierni pongono l’accento sui singoli dati, piuttosto che sulle relazioni che legano gli uni agli altri.

Tra le carenze più gravi ed evidenti del catalogo elettronico dei nostri giorni spicca l’incapacità di presentare secondo un ordinamento intellegibile porzioni dell’universo bibliografico che siano più ampie di una singola registrazione.52

«I cataloghi in linea non sono in grado di presentare un quadro chiaro dell’universo bibliografico. Risultati di ricerca disseminati disordinatamente, moltiplicati in recuperi di grandi dimensioni, danno luogo a liste di record recuperati che devono

52 Carlo Bianchini, Futuri scenari: RDA, REICAT e la granularità dei cataloghi, «Bollettino AIB», 50 (2010), n.3 (settembre), p. 219-237.

essere riorganizzati, se vogliamo che siano di qualche utilità».53

In realtà, nei nostri attuali cataloghi, alcune relazioni sono previste e implementate, così da consentire una certa forma di navigazione. Come? Per chiarire cosa intendo dire è utile ricorrere a qualche esempio concreto. Se cerchiamo il titolo “Manuale pratico di catalogazione” sull’OPAC SBN il risultato che otteniamo è la registrazione bibliografica di una pubblicazione. A partire da questa registrazione è possibile seguire alcuni link: verso la collana, gli autori, il soggetto e la classe. Questi collegamenti sono le relazioni che il catalogo ha deciso di implementare, e sono le sole possibilità di navigazione offerte all’utente.

Cliccando sul titolo della collana, che funge anche da collegamento ipertestuale, si ottiene una pagina di risposte ordinate automaticamente dal sistema, ma non ordinate in base al numero di collana, né in base ad alcun criterio facilmente individuabile.

53 Rahmatollah Fattahi, From information to knowledge: superworks and the

challenges in the organization and representation of the bibliographic universe, lectio magistralis in library science, Florence, Italy, Florence University, March 16, 2010,

Inoltre non otteniamo in nessun caso una descrizione bibliografica della collana redatta secondo lo standard ISBD, ma solo un elenco di titoli a essa collegati. L'entità collana, per parlare in termini di FRBR, non è definita; veniamo semplicemente rimandati a un elenco di titoli che puntano alla collana in questione.

Analogamente, se si segue il collegamento verso l'autore indicato come responsabilità principale, si ottiene una pagina in cui le rappresentazioni sintetiche delle registrazioni bibliografiche sono prive di un ordine esplicito.

Per gli autori possiamo consultare la scheda d'autorità, che contiene sì qualche cenno biografico, ma nessun collegamento verso altri oggetti che potrebbero interessarci.

I criteri a disposizione dell’utente per ordinare le registrazioni sono cinque: rilevanza, autore, titolo, data ascendente, data discendente. Scegliendo di ordinare il risultato della ricerca in base al nome dell’autore si ottiene un elenco che presenta in prima battuta le pubblicazioni prive di intestazione per autore (ordinate per titolo delle pubblicazioni) e, di seguito, un ordinamento per nome dell’autore.

Altre osservazioni si potrebbero fare sulle ristampe, in questo caso presentate come pubblicazioni diverse (per altri casi, confrontare REICAT ai paragrafi 4.2.1.1 e 4.7.2.3) perché non riconosciute come la medesima opera.

I cataloghi in linea non dispongono di una struttura sindetica adeguata a rappresentare e a rendere navigabile la complessità dell’universo bibliografico.54 Le relazioni che sussistono tra le risorse

bibliografiche non sono visibili e nello spazio rappresentato dal catalogo non è possibile navigare.55

La concezione dell’OPAC SBN è antecedente all’avvento di FRBR, e non può aver recepito né implementato i principi da esso enunciati.

Eppure è proprio l’implementazione delle relazioni la funzione che dovrebbe distinguere un catalogo realizzato da professionisti dell’informazione da un motore di ricerca generalista. Rete di relazioni che permetterebbe una presentazione ordinata dei risultati secondo un principio logico immediatamente riconoscibile.

Tra i molti possibili ordinamenti, una struttura gerarchica che consenta di navigare dall’opera alle sue espressioni e successivamente alle manifestazioni e quindi alle copie, con le relative collocazioni, sarebbe la più auspicabile, soprattutto alla luce del recente successo di un modello

54 Carlo Bianchini, Futuri scenari: RDA, REICAT e la granularità dei cataloghi, «Bollettino AIB», cit.

55 Carlo Bianchini, Futuri scenari: RDA, REICAT e la granularità dei cataloghi, «Bollettino AIB», cit.

come FRBR e dei modelli ad esso correlati. Come osserva Fattahi:

“gli utenti degli OPAC vorrebbero vedere i record recuperati presentati e ordinati in un contesto significativo in modo da poter comprendere il tipo, la natura e il valore di ciascuna opera”.56

Per non parlare dell'impatto visivo, significativamente più piacevole quando si utilizzano motori di ricerca generalisti, piattaforme di condivisione come Anobii o siti di vendita come Amazon. Il mostrare le copertine accanto al record bibliografico indirizza immediatamente l'intuito dell'utente verso la risposta esatta alla ricerca formulata: i romanzi sono chiaramente riconoscibili, come lo sono i saggi o i manuali anche attraverso l'immagine che magari li identifica da anni.

Bisogna riconoscere che alcuni passi sono stati fatti, in ambito bibliotecario, verso la creazione di software più user friendly, già adottati da diverse biblioteche. Un esempio tra tutti è Clavis NG di Comperio57,

che è in grado di unire le funzionalità offerte all'utente e alla biblioteca dai normali software di automazione bibliotecaria a quelle di comunicazione e condivisione di informazioni tipiche dei social network: gli utenti del portale hanno così la possibilità di prenotare il materiale da casa, votare e recensire il catalogo, salvare ricerche e creare bibliografie personalizzate. Grazie alla presenza dei forum di discussione utenti e bibliotecari possono contribuire alla costruzione di una community.

Solo un'ultima osservazione sul catalogo SBN mi sembra doverosa. Tra le maschere di ricerca avanzata messe a disposizione per i diversi materiali, mi è sembrata importante quella relativa alla musica.

56 Rahmatollah Fattahi, From information to knowledge: superworks and the

challenges in the organization and representation of the bibliographic universe [...], cit.

Come si può vedere, è possibile indicare che genere di relazione sussiste tra il nome e il titolo. Le relazioni elencate sono numerose: annotatore, ballerino, committente, designer dell'ex libris, fotografo, solo per citarne alcune. Questo genere di ricerca sarebbe perfetto anche per le note d'esemplare. Allora perché non pensare a una simile maschera di ricerca anche per i fondi speciali?

Queste relazioni sono stabilite a priori dal catalogatore, che si presuppone abbia un'idea più chiara di che nome e che gerarchie costruire fra le informazioni. Purtroppo dobbiamo ammettere che spesso non è così, e che la catalogazione non riesce a rispondere correttamente al comune sentire degli utenti cui è indirizzata.

Questo perché i cataloghi di biblioteca non sono programmati per sfruttare le potenzialità offerte dall'odierna tecnologia.

Gli strumenti informatici che gestiscono grossi volumi di interazione con gli utenti (Amazon, Flickr, Anobii fra i tanti) riescono a ottenere informazioni proprio dagli utenti stessi e a riproporle nei risultati delle ricerche sotto

forma di relazioni interessanti per l'utente.

Un esempio per essere più chiara: in Amazon, dopo aver cercato il titolo Trilogia di New York ed aver selezionato il primo risultato in ordine di rilevanza (ovvero il romanzo di Auster), veniamo indirizzati verso una pagina che contiene l'immagine di copertina del libro con accanto i dati essenziali che lo riguardano (titolo, autore, prezzo, disponibilità e tempi di consegna), una breve sinossi, una decina di altri titoli che gli utenti interessati a questo romanzo hanno per una qualche ragione visitato o acquistato, un paio di recensioni lasciate da altri utenti e un ampio spettro di possibilità di interagire con la pagina stessa, aggiungendo il libro alla lista dei desideri, inserendo l'immagine della sua copertina in un archivio di immagini preferite e soprattutto taggare il romanzo.

Cosa permettono di fare questi tag? Ecco, secondo lo stesso Amazon, che vantaggi offrono all'utente:

1.trovare altri articoli: dopo aver etichettato il romanzo (in questo caso) con un tag, può scoprire quali altri record hanno tag simili;

2.contrassegnare ciò che vuole acquistare per poi organizzarlo a suo piacimento;

3.cercare documenti partendo dai tag stessi;

Ricevendo quindi un aiuto molto simile a quello che un normale utente di biblioteca ricerca nel catalogo e nel bibliotecario di riferimento.

Per quanto riguarda il panorama bibliotecario internazionale, un catalogo che dichiara esplicitamente di voler implementare il modello FRBR, sfruttando appieno le potenzialità offerte dalla rete, è WorldCat. È una specie di catalogo-del-tutto, cui si può chiedere di cercare qualsiasi cosa, per ottenere in cambio un’infinità di risultati, tutti legati da una qualche relazione alla nostra idea di partenza, tra i quali la navigazione è abbastanza intuitiva.

WorldCat è una rete globale di servizi bibliotecari basata sulla gestione condivisa e cooperativa di basi di dati bibliografiche. WorldCat integra e mette a disposizione di un pubblico vasto come quello del web le informazioni raccolte e elaborate dagli enti partecipanti al progetto.

Il progetto WorldCat è stato progettato, realizzato e gestito dall'organizzazione internazionale OCLC (Online Computer Library Center)58, fondata nel 1967 con lo scopo di ampliare l'accesso globale

all'informazione contenendo i costi crescenti affrontati dalle biblioteche. Di WorldCat fanno parte al momento attuale alcuni cataloghi italiani, come il Catalogo Bibliografico Trentino.59

Nel mese di marzo 2012 anche il CIPE (Consorzio Interistituzionale per Progetti Elettronici)60 ha stipulato con OCLC un accordo che prevede la

fruibilità dei record contenuti nel suo catalogo da parte di WorldCat. Le operazioni necessarie per trasformare i record delle biblioteche italiane in 58 A OCLC partecipano di più di 72.000 biblioteche disseminate in 170 paesi, tra cui l'Italia.

59 Per maggiori informazioni sul progetto, consultare la pagina <http://www.ifnet.it/>. 60 Il CIPE, fondato nel 2007 con lo scopo di promuovere la cooperazione bibliotecaria nazionale e internazionale, riunisce le università di Bologna, Firenze, Genova, Modena e Reggio Emilia, Padova, Parma, Pisa, Sassari, Siena, l'Università Politecnica delle Marche.

informazioni utili per WorldCat saranno svolte da Ifnet, rappresentante di OCLC in Italia. Ifnet è un'azienda che offre prodotti, servizi, formazione e consulenza per le biblioteche e i centri di documentazione. Doveroso è in questa sede segnalare WorldCat Local, proposto da Ifnet alle singole biblioteche che vogliano offrire agli utenti la stessa esperienza di ricerca fornita da WorldCat ma limitata e contestualizzata in un ambiente ridotto rispetto a quello globale.

Cosa permette di fare Worldcat? I suoi utenti possono cercare libri, musica, video, contenuti digitali (come gli audiolibri), rintracciare un testo partendo da una citazione che lo contiene, trovare materiale utile ai fini della ricerca scientifica (come documenti o immagini di rilevanza storica) e immagini digitalizzate di materiale raro o non disponibile alla consultazione, usufruire del servizio Ask a librarian e soprattutto interagire con il catalogo stesso. Gli utenti possono infatti dichiarare il loro indice di gradimento degli oggetti descritti nei record, aggiungere recensioni e commenti visibili a tutti gli utenti, creare liste di item preferiti e interagire con il materiale proposto da altri utenti, in un sistema simile a quello creato da Wikipedia. L'insieme di queste informazioni viene riutilizzato da Worldcat nello stesso processo seguito da Amazon per proporre quei legami tra oggetti che sono stati evidenziati dall'uso stesso del catalogo, secondo la tecnica del collaborative filtering, una classe di strumenti e meccanismi che consentono il recupero di informazioni predittive

relativamente agli interessi di un insieme dato di utenti a partire da una massa ampia e tuttavia indifferenziata di conoscenza.

Proviamo a fare in Worldcat una ricerca simile a quella effettuata in SBN. Digitando The intellectual foundation of information organization nella maschera di ricerca generica si ottiene un risultato non dissimile, almeno

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