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INFORMAZIONI RELATIVE ALL’ESEMPLARE

7.1. Indicazione di ristampe, tirature, varianti o riproduzioni 7.1.1. Note relative a ristampe o tirature

7.1.2. Note relative a varianti e stati

7.1.3. Note relative a esemplari numerati o ad personam 7.1.4. Note relative a riproduzioni locali

7.2. Consistenza di pubblicazioni periodiche o seriali 7.3. Completezza, mutilazioni e imperfezioni

7.4.1. Caratteristiche del supporto

7.4.2. Illustrazione, ornamentazione, decorazione 7.4.3. Dimensioni

7.4.4. Legatura

7.5. Note di possesso, altri elementi di provenienza e postille 7.5.1. Note di possesso, provenienza, omaggio, etc. 7.5.2. Altri elementi relativi alla provenienza e ai possessori 7.5.3. Postille e altre annotazioni manoscritte

7.5.4. Inserti

7.6. Note sullo stato di conservazione e sul restauro

7.7. Dati amministrativi o gestionali e informazioni sulla disponibilità

Arrivati al capitolo 7 ci credevamo sicuri di aver rintracciato un'intelaiatura comune a tutti le aree della descrizione, costituita da una definizione (o indicazioni generali), elementi presenti (trascrizioni, misurazioni, ecc.), fonti delle informazioni, punteggiatura convenzionale; questa sicurezza deve essere abbandonata una volta giunti al capitolo 7, che si manifesta subito nella sua diversità. Praticamente privo di introduzione, non presenta alcuna definizione o indicazione da seguire tout court; queste le poche righe che lo precedono:

Si registrano separatamente dalla descrizione bibliografica le informazioni che riguardano specificamente il singolo esemplare, compresa la sua appartenenza a ristampe o tirature non descritte autonomamente. Le informazioni relative all’esemplare dovrebbero essere presentate in modo da risultare chiaramente distinte dalle eventuali note che fanno parte della descrizione bibliografica. Quando è opportuno, a questo scopo, si possono usare espressioni più esplicite di quelle adottate negli esempi che seguono (p.es. Esemplare appartenente a ..., Esemplare con ..., etc.).

Informazioni relative a due o più esemplari devono risultare chiaramente distinte tra loro, p.es. dall’indicazione della biblioteca, fondo, collocazione, etc., a cui si riferisce ciascun insieme di informazioni. Per gli elementi di accesso relativi al singolo esemplare vedi il cap. 20.

Al catalogatore si raccomanda di distinguere in modo chiaro le note riguardanti il singolo esemplare da quelle appartenenti alla descrizione bibliografica, senza espressamente dirgli come, se non accennando a

espressioni più esplicite. La separazione di elementi diversi è lasciata alla discrezione del catalogatore. Questa ristrettezza d'estensione, soprattutto se paragonata a quella delle altre aree, può essere dovuta a diversi fattori, alcuni dei quali cercherò di identificare nelle pagine che seguono; sia sufficiente per il momento indicare l'esistenza della questione.

Affronterò qui una trattazione approfondita del paragrafo 7.5, il più strettamente collegato alle questioni discusse in queste pagine.

Il paragrafo in esame è suddiviso in quattro parti, ciascuna dedicata a una specifica categoria di note:

7.5. Note di possesso, altri elementi di provenienza e postille 7.5.1. Note di possesso, provenienza, omaggio, etc. 7.5.2. Altri elementi relativi alla provenienza e ai possessori 7.5.3. Postille e altre annotazioni manoscritte

7.5.4. Inserti

Procederò con l'analisi di ciascun paragrafo insieme alla sua parte esemplificativa, per poi affiancare a ciascuno le descrizioni tratte dai cataloghi studiati, così da poter argomentare, osservare e discutere gli spunti che da questa metodologia verranno suggeriti.

Durante il lavoro di spoglio dei cataloghi ho estratto circa un centinaio di voci da ciascuno di essi. Per esigenze di leggibilità di questo mio commento, riporterò in questo capitolo solo le descrizioni più significative, per lasciare poi in allegato a questo mio lavoro di tesi le tabelle integrali che sono state frutto del mio lavoro.

Nel primo dei quattro paragrafi che andiamo ad analizzare, Note di possesso, provenienza, omaggio, etc. vengono fornite le seguenti indicazioni:

Si riportano eventuali note di possesso (o provenienza, acquisto, omaggio, lettura, etc.), possibilmente indicandone l’ubicazione (Sul frontespizio, Sulla guardia

anteriore, A carta ..., Alla fine del testo, etc.). Nella trascrizione si sciolgono le

trascrizione comporta particolari difficoltà, o se si preferisce, si può semplicemente riassumere o descrivere il loro contenuto (p.es. Firma di ... sul frontespizio,

Monogramma ... sul frontespizio). Se le note non includono una data (o non vi è

implicita) se ne specifica, se possibile, l’epoca (in genere il secolo, se è il caso seguito da un punto interrogativo).

Si segnalano possibilmente anche note non decifrate, depennate, erase, etc.

Come prima osservazione, posso dire che le norme non presentano indicazioni volte a circoscrivere gli oggetti di cui si sta parlando: non viene data alcuna definizione di cosa si debba intendere per nota di possesso, o cosa la distingua da una di acquisto o di lettura.

La norma suggerisce poi di indicare l'ubicazione, senza specificare quale ordine sia necessario seguire nel caso le note presenti su uno stesso esemplare siano più di una: dall'alto verso il basso della pagina? In ordine cronologico (prima le note più antiche, poi le più recenti)? In ordine topografico (dall'esterno verso l'interno del libro)?

Osservando il testo riportato tra parentesi: Sul frontespizio, Sulla guardia anteriore, A carta ..., Alla fine del testo, etc., ho pensato lecito dedurre che l'ordine suggerito sia proprio quello topografico: partendo dal frontespizio e passando attraverso guardia anteriore e carta, si arriva infatti alla fine del testo. L'intento di queste formulazioni è quello di lasciare ampia libertà al catalogatore, proprio in virtù della varietà dell'argomento trattato; il buon senso dovrebbe poi suggerire a ciascuno di operare una scelta e rimanere coerente con essa per il resto del catalogo.

Le indicazioni non fornite esplicitamente dovrebbero a questo punto essere deducibili dagli esempi, che sono i seguenti:

Dedica dell’autore

Dedica dell’autore a Elsa Morante, Roma, 24 maggio ’70 Firma dell’autore sul frontespizio

Sul frontespizio: Collegij Soc: Iesu Tridenti 1745 ex dono p. Hieronymi Pilati Sul frontespizio: Loci Roboreti Capuccinorum, corretto depennando Roboreti in: Loci Capuccinorum Condini

pro 26 Iulijs

Sul frontespizio: Carlo Betocchi 8/12/1915 Sul frontespizio nota manoscritta depennata

Si vede però come gli esempi forniti non risolvano i dubbi che abbiamo appena sollevato. I primi due esempi non riportano infatti l'ubicazione della nota; gli altri, pur riportandola, non si spingono oltre il frontespizio.

Anche la struttura della descrizione presenta forme diverse, riassumibili rispettivamente nello schema cosa-dove (Firma dell'autore sul frontespizio) e dove-cosa (Sul frontespizio nota manoscritta depennata). Né la parte discorsiva né gli esempi ci mettono quindi in grado di identificare una struttura per la nota né un ordine da dare agli elementi. L'ubicazione va all'inizio o in fondo? Si deve seguire un ordine fra le note? Ci sono delle fonti preferite a cui dare la precedenza?

Il catalogatore, lasciato libero di decidere, dovrebbe avere l'accortezza di scegliere un ordine e una struttura preferita, a patto di mantenerli in tutte le descrizioni. Gli esempi che seguiranno, estratti da cataloghi reali perché analoghi a quelli riportati nelle norme, mostreranno che non sempre è così.

Le descrizioni che seguono sono estratte dal catalogo del fondo Ferdinando Martini:

Dedica autografa dell'autore a F. M., datata: Roma 14 aprile 1904. Omaggio dell'autore, datato: Caltagirone, maggio 1890.

Queste due note descrivono rispettivamente un esemplare autografato dall'autore per Ferdinando Martini e un altro che reca inscritta una dedica sempre dall'autore al possessore del fondo: potrebbero rappresentare lo stesso oggetto? Potremmo trovarci di fronte a due note diverse per indicare lo stesso oggetto: una dedica da parte dell’autore non rende una copia un suo omaggio?

Ci potremmo chiedere quale elemento presente sull’esemplare abbia portato il catalogatore a operare una scelta diversa in due casi simili, e per esserne certi dovremmo avere a disposizione gli esemplari. Parlando per casi generali, credo che indicare la posizione della nota sull’esemplare per poi trascriverne esattamente il contenuto potrebbe essere un metodo efficace per eliminare almeno una consistente parte di interpretazioni. Perché in questo caso è stata probabilmente l’interpretazione a produrre due note diverse per due oggetti analoghi.

Capire in quali casi la dedica di un autore diventa un suo omaggio richiede la conoscenza del momento in cui quell’esemplare è entrato a far parte della collezione, di quale fosse la grafia dell’autore che ha vergato la nota, e altre informazioni che molto difficilmente saranno a disposizione del catalogatore che si trovi a dover descrivere un fondo d’autore.

Anche in questo catalogo, come negli esempi estratti dalle REICAT, ci sono variazioni nella struttura delle note, come si evince dai due esempi che seguono, dove la costruzione è rispettivamente cosa-dove e dove- cosa.

Annotazione di F.M. sulla pagina precedente il frontespizio Sulla coperta, a penna: Omaggio della famiglia Ansaldi.

Passiamo adesso al secondo catalogo: Le stanze di Elsa.

La situazione relativa alla struttura delle note si fa un po' più complicata; la costruzione prevalente all'interno di questo catalogo è sicuramente cosa- dove:

Firma di Elsa Morante sulla sguardia anteriore in alto a destra (stilo). Firma di Elsa Morante in alto a destra sulla sguardia anteriore (stilo). Firma di Elsa Morante sul foglio di guardia anteriore.

Sulla sguardia anteriore firma di Elsa Morante con pennarello rosso.

Anche lo strumento con cui le note sono apposte viene riportato in posizione e in forma sempre diversa:

Firma di Elsa Morante in alto a destra sulla sguardia anteriore (stilo). Sulla sguardia anteriore firma di Elsa Morante con pennarello rosso. Firma di Elsa Morante con pennarello blu nella sguardia anteriore.

Firma di Elsa Morante (pennarello rosso) nell'occhietto e tre stelline intorno al titolo.

Un'altra differenza è nella descrizione dell'orientamento grafico delle note manoscritte, dove lo stesso concetto viene indicato con termini diversi, inseriti in una struttura anch'essa non uniforme:

Firma di Elsa Morante di traverso sulla sguardia anteriore.

Firma di Elsa Morante nel foglio di guardia anteriore recto in diagonale. La posizione delle note manoscritte non viene sempre indicata:

Firma di Elsa Morante sul foglio di guardia anteriore.

Firma di Elsa Morante sul foglio di guardia anteriore in alto a destra.

Le dediche vengono invece sempre trascritte integralmente, anche se le abbreviazioni non sono sempre sciolte:

Nell'occhietto, dedica dell'A.: “a Elsa / col più affettuoso / augurio per Artù / Calvino / 24-11-56”.

Dedica dell'autore: “Roma, 24 maggio '70 / Alla grande Elsa, / alla nostra / infrangibile amicizia / il suo / Sandro Penna”.

Il terzo catalogo considerato, quello del fondo Macrì presenta un’uniformità pressoché totale, le scelte del catalogatore sono coerenti

lungo tutto il catalogo. Ecco alcuni esempi:

Sull'occhietto dedica ms. dell'A.: "A Oreste Macrì 'il miglior fabro' con l'ammirazione e l'affetto del Suo Rolando. (Firenze, 6 Nov. 1968)".

Sull'occhietto firma ms. di Oreste Macrì e data 1947.

Continuo con l'analisi del paragrafo successivo: Altri elementi relativi alla provenienza e ai possessori.

Si indicano analogamente gli altri elementi disponibili riguardo a possessori precedenti dell’esemplare (p.es. ricavabili da ex libris, timbri, etc.) e alla sua provenienza.

Si indicano possibilmente anche informazioni connesse (p.es. numerazioni o segnature precedenti) o desunte da fonti esterne (p.es. antichi cataloghi o inventari) e si includono, quando opportuno, informazioni dello stesso genere relative alla biblioteca che possiede l’esemplare (p.es. suoi timbri antichi, segnature precedenti, etc.). Si aggiungono, quando opportuno, i relativi riferimenti bibliografici.

Qui è preponderante il riferimento al libro antico, piuttosto che a libri appartenenti a fondi più recenti. E’ infatti difficile, nel caso di biblioteche d’autore contemporanee, reperire questo genere di note, o comunque distinguerle nettamente da quelle assegnate al paragrafo precedente. Anche qui la parte introduttiva evita descrizioni approfondite, o indicazioni precise sulle fonti o sull’ordine strutturale della nota. Cosa si intende per provenienza e possessori? Nelle norme è assente una definizione precisa, probabilmente anche a causa della vastità dell’argomento, per approfondire il quale è di grande aiuto il volume cui ho accennato nel capitolo precedente, ovvero Provenienze81. Scorrendone le pagine si

81 Provenienze: metodologia di rilevamento, descrizione e indicizzazione per il materiale

bibliografico : documento elaborato dal gruppo di lavoro sulle provenienze coordinato dalla Regione Toscana e dalla Provincia autonoma di Trento, a cura di Katia Cestelli e Anna Gonzo. Trento: Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i beni librari e archivistici ; Firenze: Regione Toscana, Giunta Regionale, 2009.

impara che la provenienza è la storia non editoriale dell'esemplare di un documento o dell'insieme dei documenti appartenuti a un soggetto82.

Con il termine di "possessore" si intende ogni persona fisica, famiglia, gruppo, organizzazione pubblica o privata che, nel corso della propria esistenza abbia raccolto, organizzato, conservato, utilizzato o anche semplicemente posseduto una raccolta libraria nello svolgimento della propria attività personale o istituzionale. Si riconoscono tre categorie di possessori: persone, enti o famiglie.

Lo studio delle provenienze è fondamentale, perché è proprio partendo dall'individuazione della provenienza di ogni unità bibliografica che si può arrivare alla ricostruzione della fisionomia di una raccolta, o di una biblioteca d'autore andata dispersa lungo la sua storia. Fondamentali sono quindi le operazioni di descrizione e indicizzazione dei segni e una corretta catalogazione perché tasselli di un lavoro più generale mirato alla ricostruzione di fondi, collezioni e biblioteche private, nonché al loro studio.

A dispetto di ciò, il testo della norma, come già osservato nel precedente paragrafo, non fornisce indicazioni precise sulla struttura da seguire, né offre definizioni specifiche delle forme della descrizione o di quali segni siano da prendere in considerazione.

Questa la parte esemplificativa proposta dalle REICAT: Sul frontespizio timbro della Biblioteca del Convento di S. Torpè Sul frontespizio timbro rotondo con le iniziali S. M.

Sul verso del frontespizio timbro Ex libris Vittorio Camerani Nel piatto anteriore ex libris della Biblioteca Regoli in Faenza Sul frontespizio: Scaf. VII. n. 13.

Legatura in marocchino rosso alle armi di . . .

82 Provenienze: metodologia di rilevamento, descrizione e indicizzazione per il materiale

bibliografico : documento elaborato dal gruppo di lavoro sulle provenienze coordinato dalla Regione Toscana e dalla Provincia autonoma di Trento, cit., p. 15.

Dono dell’autore, gennaio 2000 Dono prof. Giovanni Pascucci

Nel piatto anteriore cartellino della Libreria Forni di Bologna Nel piatto anteriore cartellino di vendita col numero 1292 Proveniente probabilmente dal Collegio dei Gesuiti di . . . Acquistato nel . . . dalla Libreria antiquaria . . . di . . .

Gli esempi sono estremamente vari. Dal punto di vista strutturale alcuni sono riconducibili allo schema dove-cosa, mentre in altri il dove non è indicato; si nota inoltre una grande varietà nella terminologia utilizzata. Entrano qui in gioco numerosi oggetti, come ex libris o cartellini, che facilmente possono essere nominati in modi diversi a seconda di chi si trovi a descriverli: ennesima conferma della varietà difficilmente categorizzabile delle note di possesso.

Gli esempi tratti dai tre cataloghi che ho osservato sono anch'essi vari, difficilmente riconducibili a una categoria univoca; inoltre, questo tipo di nota si trova con difficoltà nei fondi Macrì e Morante, come è naturale che sia in fondi di età recente, dove la presenza di libri antichi, e quindi passati attraverso molte mani, è decisamente rara.

Fondo Ferdinando Martini:

Nel verso del piatto anteriore, etichetta incollata recante, a stampa: Giuseppe di Gio. Agostino Giacomelli.

Timbro nel frontespizio: "Ex bibliotheca Josephi Thomati philos., ac medicinae doctoris".

Timbro di possesso: Bibliothèque du seminaire N.D. Valence.

Nella pagina contro l'occhietto, timbro recante: Emporio librario nazionale Senso Giacomo Via Luccoli n.40 Genova.

Nell'occhietto, a matita: Carlo Volterra Fir. Dicembre 1872.

In questo catalogo si trovano, dal punto di vista strutturale, forme invertite (dove-cosa, cosa-dove) o anche indicazioni prive dell’ubicazione. Gli oggetti descritti includono timbri, etichette e annotazioni.

Fondo Elsa Morante: Esemplare del fondo Falqui

Sul front. Timbro del libraio Shukla & Co., Calcutta. Esemplare n. 143.

Fondo Oreste Macrì:

Sull'occhietto timbro: Biblioteca Circolante Modena Parma Sull'occhietto firma ms. di Nicola De Donno e data 1943.

I pochi esempi reperibili nei cataloghi studiati non presentano particolari criticità. L’ubicazione non è sempre presente, e la struttura è libera.

Questo genere di note è difficilmente riconducibile a un’unità omogenea. Quello che le accomuna è senz’altro il riferimento alla provenienza e ai possessori, ma differiscono ampiamente quando si parla di descrizione.

Passiamo quindi all'analisi della terza parte del paragrafo delle norme, dedicata a Postille e altre annotazioni manoscritte. Queste le indicazioni:

Si indica la presenza di postille e altre annotazioni manoscritte (sia relative al testo sia non connesse ad esso). Si può specificare se sono numerose o sporadiche, cosa riguardano ed eventualmente la loro ubicazione; se possibile se ne indica il periodo ed eventualmente la mano. Si possono segnalare, se si ritiene opportuno, anche notabilia, maniculae, sottolineature, etc. Annotazioni o altri interventi sporadici o di scarsa importanza si possono trascurare.

Sostanzialmente la norma lascia al catalogatore la responsabilità di scegliere cosa descrivere e come descriverlo. Non viene data nessuna definizione (è quindi da considerarsi qualunque impronta esclusa dalle altre categorie?) né istruzioni sull'ordine da seguire nella compilazione delle descrizioni: quali fonti citare per prime? In caso di tipologie diverse di annotazioni, quale criterio seguire per riportarle (le più diffuse in testa, le più recenti o quelle apposte dall'ultimo possessore)?

In quest'assenza di indicazioni precise, penso a quali elementi sarebbe utile cercare di definire nelle norme, per aiutare in qualche modo il lavoro del catalogatore. Tra questi basti citare: aggiunte, annotazioni (iniziali, finali, interlineari, marginali), autografi, cancellature, abrasioni, asportazioni, citazioni, correzioni, firme, indici, iniziali, acronimi e sigle, monogrammi, notabilia (maniculae, sottolineature, tratti verticali).

Questi gli esempi delle REICAT: Note manoscritte dell’autore Postillato

Note marginali coeve

Correzioni al testo e note marginali Rare note marginali

Ex libris e numerose postille di Giuseppe Pelli Bencivenni Sottolineature e asterischi con pennarello blu

Sul frontespizio e nell’interno il nome di Erasmo è depennato

Come si può vedere, questi esempi rispecchiano l'eterogeneità della materia trattata e la libertà da regole precise: non c'è una struttura predefinita né un apparente ordine di citazione.

Martini:

"Avvertimento" firmato: N.B.

Nella coperta, a penna: "Pagine vecchie (1878)". Varie annotazioni a matita nei fogli di guardia. Ampie note manoscritte di F. M.

Anche in questi esempi non si può rintracciare nessuna struttura precisa: alcune descrizioni presentano la trascrizione della nota manoscritta senza indicarne l'ubicazione, altre indicano l'ubicazione ma non il contenuto della nota.

Passando alle note provenienti del catalogo del fondo Morante, gli esempi sono tanti: Elsa Morante era solita lasciare consistente traccia di sé sui volumi che leggeva e studiava. Il lavoro del catalogatore è stato minuzioso: le note sono state rilevate in modo approfondito, anche se non riportate in modo uniforme.

Tracce di lettura sparse [...]. Stella rossa sul front.

Sottolineature con pennarello rosso e stelle [...].

Tracce di lettura sparse con qualche parola tradotta in italiano.

Sottolineature e evidenziazioni con asterischi con pennarello blu sul testo di Edipo

a Colono, orecchie alle pagine.

Tutto annotato in rosso e verde.

Non ho potuto rintracciare una struttura precisa neppure in questi casi; da notare come in presenza di più di una nota per lo stesso volume, il catalogatore le ordina topograficamente, dall'inizio alla fine dell'esemplare.

Infine, gli esempi dal catalogo del fondo Macrì: Nelle p. iniziali annotazioni ms. di O.M.

Sottolineature e annotazioni ms. di O.M. in gran parte del testo. Annotazioni manoscritte al margine delle p. di pubblicità editoriale. Annotazioni ms di O.M. [soprattutto nelle p. riferite a Emily Dickinson].

Qui la struttura è senza dubbio cosa-dove. Da notare nell'ultima nota come il catalogatore abbia avuto l'accortezza di segnalare il particolare interesse del possessore per una parte specifica del libro.

In questo genere di note, come si evince anche da tutti gli esempi appena riportati, l'impronta del catalogatore è ancora più forte che nei paragrafi precedenti, e questa soggettività non trova alcun ostacolo nelle norme, che di fatto si conformano alla pratica catalografica corrente, e in nessun modo cercano di dare un ordine più rigoroso, necessario nell'ottica di una futura normalizzazione delle descrizioni.

La nostra analisi è arrivata adesso all'ultima parte, dedicata agli Inserti. Questa la breve introduzione data dalle regole:

Si segnalano fogli o altri materiali inseriti nell’esemplare o allegati (lettere o biglietti di invio, fatture o ricevute d’acquisto, appunti, fotografie, segnalibri, ritagli di stampa, etc.), anche se estratti e conservati separatamente, specificandone la natura e le caratteristiche per quanto si ritiene opportuno.

Anche in questo caso non ci sono indicazioni precise di una struttura da rispettare, né di un livello minimo di descrizione, e il catalogatore ha il

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