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Per esemplare si intende il singolo oggetto materiale (copia) prodotto e posto in circolazione come supporto di una pubblicazione, o la copia digitale,

6. UN NUOVO APPROCCIO?

0.1.2.2. Per esemplare si intende il singolo oggetto materiale (copia) prodotto e posto in circolazione come supporto di una pubblicazione, o la copia digitale,

67 Alberto Petrucciani, Biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione

integrale o parziale, di una pubblicazione elettronica accessibile a distanza, trasmessa tramite una rete informatica.

Un esemplare può presentare differenze rispetto ad altri esemplari della stessa pubblicazione, sia fin dal momento della sua produzione sia per eventi o interventi successivi. Al singolo esemplare si riferiscono, inoltre, informazioni relative alla proprietà, disponibilità, collocazione, etc.

L’esemplare è messo in primo piano: è la base della catalogazione stessa; è oggetto d'interesse per le sue peculiarità successive alla fase di produzione; è mezzo di accesso a un contenuto68.

L’obiettivo da perseguire è quello di assicurare una descrizione sia del singolo esemplare e delle caratteristiche che ne fanno un unicum bibliografico, sia dei legami interni che compongono il fondo di cui fa parte e delle relazioni che dall'interno di questo fondo si irraggiano verso l'esterno, in un territorio di rapporti che si inserisce nel più grande universo bibliografico.

I caratteri propri delle singole unità oggetto di descrizione e il sistema di relazioni che le lega può essere restituito solo attraverso una catalogazione mirata, in grado di descrivere tutti gli aspetti, dagli esemplari postillati alle dediche autografe, alle carte sciolte inserite nei volumi, quindi attraverso una catalogazione (e quindi un catalogo) in grado di riunire documenti vari e diversi.69

Tornando al testo delle REICAT, nell’Introduzione si ricorda che la catalogazione comprende l’ambito della “descrizione bibliografica” (riferito alla pubblicazione) e quello delle “informazioni relative all’esemplare” che, anche se ridotte, non possono mai mancare:

0.3.2. Informazioni relative all’esemplare

Le informazioni relative all’esemplare (cap. 7) includono gli elementi necessari per: 68 Alberto Petrucciani, ibidem.

69 Alberto Petrucciani, Biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione

1. identificare l’esemplare stesso;

2. precisare sue caratteristiche rilevanti per l’uso (p. es. la sua incompletezza o imperfezione);

3. segnalare sue caratteristiche peculiari, sia sotto l’aspetto materiale sia per quanto riguarda le sue vicende e gli interventi che ha subito (p.es. la sua provenienza, i precedenti possessori, la presenza di postille, etc.).

Con queste informazioni possono essere registrati ulteriori dati di interesse gestionale.

Si tratta quindi di informazioni non solo di carattere storico (quelle che qui più ci interessano), ma anche di dati relativi alla consistenza, a eventuali mancanze o mutilazioni, alle collocazioni e allo stato di conservazione (come la disponibilità per il prestito), nonché dati di carattere amministrativo o gestionale.70

Nella Parte III delle REICAT sono quindi incluse le norme “per l’assegnazione […] delle intestazioni alle persone ed enti che rivestono responsabilità per le opere o le loro espressioni ed eventualmente per le pubblicazioni stesse o i loro esemplari”.

Alle responsabilità relative all’esemplare è dedicato un breve capitolo della Parte III:

14.1.6. Responsabilità relative a singoli esemplari

Persone ed enti possono essere responsabili di attività che riguardano singoli esemplari di una pubblicazione, sia relativamente alle loro caratteristiche intellettuali o artistiche (correzioni al testo, postille, illustrazioni o decorazioni aggiunte, legature di pregio, etc.) sia relativamente al loro possesso o alla loro conservazione (acquisto, vendita, dono collocazione, restauro, etc. ). Tuttavia, la distinzione tra attività relative a un singolo esemplare, attività relative a un gruppo di esemplari della stessa pubblicazione e attività relative alla pubblicazione in quanto tale (o a un sottoinsieme del complesso degli esemplari prodotti, p. es., una tiratura o emissione distinta) non è sempre netta o determinabile con certezza. Queste responsabilità possono essere oggetto di una registrazione sistematica e controllata, come le responsabilità per le opere e le espressioni e quelle per la produzione materiale. Questo trattamento è raccomandato almeno per le 70 Alberto Petrucciani, cit.

pubblicazioni antiche e il materiale di pregio.

La responsabilità è concepita come «la relazione che lega un’opera o una delle sue espressioni a una o più persone o enti che l’hanno concepita, composta, realizzata, modificata o eseguita […]. Possono essere trattate come responsabilità anche le attività che riguardano la pubblicazione e la produzione materiale […] oppure singoli esemplari.»

L’importanza di registrare e rendere reperibile una responsabilità che non sia solo quella a livello della pubblicazione è palese per quanto riguarda i fondi d’autore, composti per lo più da oggetti che acquistano valore proprio in relazione ai segni e alle riflessioni di cui sono stati fatti oggetto da parte dei possessori.

Si pensi, solo per fare un esempio, a una biblioteca come quella lasciata da Elsa Morante: composta di pubblicazioni di grande interesse, la sua importanza è legata quasi esclusivamente agli schizzi, ai disegni e alle annotazioni della proprietaria71. Queste particolarità, se non rilevate

adeguatamente, rischiano di andare perse del tutto se non descritte appropriatamente o immerse nel calderone indifferenziato di un catalogo generale.

Il capitolo 7 delle REICAT (Informazioni relative all’esemplare) è pensato soprattutto per modificare l’approccio dei catalogatori e delle biblioteche una volta alle prese con un fondo d’autore.

Non credo sia superfluo ricordare che, nel trattare questo genere di fondi, il contatto con edizioni di varie età e di valore diverso, con volumi con segni di appartenenza (quali siano lo vedremo più avanti), con materiali manoscritti e piccole “raccolte” di materiale vario è all’ordine del giorno. La complessità e la stratificazione caratteristiche delle biblioteche d’autore si riflettono inevitabilmente nei documenti che le compongono, conferendogli 71 Si veda in proposito: Le stanze di Elsa: dentro la scrittura di Elsa Morante, Biblioteca nazionale centrale di Roma, 27 aprile - 3 giugno 2006, a cura di Giuliana Zagra e Simonetta Buttò, Roma, Colombo, 2006.

un valore e alcune caratteristiche che sfuggono (o almeno così è stato fino a oggi) agli standard descrittivi abitualmente usati nelle biblioteche.

Questo accade non solo per gli esemplari appartenuti a qualche importante personalità, ma anche per un’enorme quantità di materiale che, per un’infinità di ragioni, è confluito in una raccolta di biblioteca.

Labile in questo terreno è il confine tra biblioteca e archivio, senza dimenticare, negli ultimi anni, l’effetto dirompente causato dall’incredibile sviluppo delle potenzialità offerte dall’informatica. Fino a vent’anni fa (un niente, se paragonato alla millenaria storia del libro e della biblioteca) non si faceva uso di computer, e le raccolte d’autore erano fuse e confuse con le normali collezioni di biblioteca. Con la creazione dei primi OPAC (e soprattutto con la migrazione dei cataloghi a schede in cataloghi informatizzati) ci si è scontrati con un’infinita quantità di problematiche, dalle quali forse il campo delle note d’esemplare è uscito come il più trascurato e incerto tra tutti.

I cataloghi collettivi sono stati pensati per una ricerca bibliografica puntuale, che permettesse di raggiungere un’edizione, e di essa gli esemplari facenti parte del nostro patrimonio bibliografico nazionale. Questo tipo di ricerca, soprattutto se pensata in relazione alle potenzialità offerte dagli strumenti informatici, non riesce più a garantire una risposta adeguata alle specifiche necessità di studio e di approfondimento degli utenti.72 Le peculiarità si perdono. E l’unica soluzione per uno studioso è

quella di andare a consultare i singoli cataloghi, se non addirittura andare a cercare i libri stessi nelle biblioteche che li conservano.

Questo è l’indice del capitolo in questione: 7. Informazioni relative all’esemplare

7.1. Indicazione di ristampe, tirature, varianti o riproduzioni

72 Carlo Bianchini. Futuri scenari: RDA, REICAT e la granularità dei cataloghi.

7.1.1. Note relative a ristampe o tirature 7.1.2. Note relative a varianti e stati

7.1.3. Note relative a esemplari numerati o ad personam 7.1.4. Note relative a riproduzioni locali

7.2. Consistenza di pubblicazioni periodiche o seriali 7.3. Completezza, mutilazioni e imperfezioni

7.4. Altre caratteristiche materiali

7.4.1. Caratteristiche del supporto

7.4.2. Illustrazione, ornamentazione, decorazione 7.4.3. Dimensioni

7.4.4. Legatura

7.5. Note di possesso, altri elementi di provenienza e postille 7.5.1. Note di possesso, provenienza, omaggio, etc. 7.5.2. Altri elementi relativi alla provenienza e ai possessori 7.5.3. Postille e altre annotazioni manoscritte

7.5.4. Inserti

7.6. Note sullo stato di conservazione e sul restauro

7.7. Dati amministrativi o gestionali e informazioni sulla disponibilità

Di questo capitolo, tre sono le novità da rilevare. In primo luogo l’intenzione di ricondurre a un trattamento unitario il molteplice mondo degli elementi e delle informazioni che possiamo rilevare sui singoli esemplari.

In secondo luogo è chiara l’ampiezza della problematica, che non può e non deve essere circoscritta al solo materiale antico o di pregio, ma deve essere estesa a tutto il materiale da catalogare.

Infine, il tentativo di ricondurre a un’unità metodologica tradizioni e usi molto differenti nella pratica della catalogazione, soprattutto per quanto riguarda la terminologia e l’ordine delle informazioni73.

La necessità di strutturare le informazioni relative all’esemplare si contrappone alla difformità di trattamento che ha caratterizzato la catalogazione dei fondi librari fino a qualche anno fa; la natura spesso 73 Alberto Petrucciani, Biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione

diversa dei materiali che convivono in biblioteca (libri antichi, moderni, di pregio e non) ha fatto sì che, spesso, oggetti appartenenti allo stesso mondo venissero contrapposti, e se ne considerasse la convivenza come qualcosa di scomodo e di forzato. Con queste norme si riconosce finalmente la necessità di integrare e trattare secondo un principio comune i materiali che vogliamo descrivere e rendere accessibili.

Come ha sottolineato Luigi Crocetti in un suo scritto:

«le difficoltà che si incontrano quando l’indicizzazione è di un fondo speciale proveniente da una singola persona e pervenuto all’uso pubblico in una sede pubblica; e le insufficienze di una semplice indicizzazione secondo i normali standard e codici, fatti per mettere a disposizione i documenti posseduti, ma non pensati per la ricostruzione di una personalità. […] Si raccomanda, in generale, la più scrupolosa attenzione all’esemplare, alla copia, all’item. Attenzione a che cosa? A tutti quei segni che possono essere rimasti in un volume: una firma, una dedica, una postilla, un inserto, perfino una piegatura del foglio. […] Ma anche questo è sufficiente? […] Libri e carte sono da porre sullo stesso piano; ciò che dobbiamo fare è disegnarne una mappa. Ma la mappa non può limitarsi alla mappa superficiale (l’indicizzazione normale), deve essere una mappa sub superficiale, sotterranea, una mappa del sottosuolo. […] Applichiamo pure i codici e gli standard a questo materiale; è indispensabile, l’ho già detto, a certi fini di scambio. Ma non crediamo che dichiarando il titolo I Promessi Sposi e fornendo l’abituale accesso da Manzoni, Alessandro abbiamo esaurito il nostro compito. Questo ci dice soltanto che l’originatore possedeva, nella propria biblioteca, quel romanzo: una nozione anche utile, ma ancora troppo povera. Il punto che si dovrebbe esplorare è se questa nozione possa essere connessa ad altri libri, alle carte, alle lettere e così via. Solo questa prospettiva è capace di unificare l’insieme dei materiali: anche in questo caso only connect… Libro, lettera, bozza, appunto potrebbero così convivere in un’unità indissolubile e significante, legata non a qualcosa di astratto; e ripercorrente i percorsi che una mente libera di fare ha seguito».

Dopo essermi trovata a contatto con un fondo d’autore per qualche mese, mi sono accorta di quante potenzialità queste nuove norme offrano ai catalogatori e alle biblioteche, ma forse meriterebbero d’essere estese, approfondite e rese più chiare, come è stato per tante parti del nuovo codice. La parte esemplificativa del capitolo 7 presenta informazioni in

forma sintetica, più o meno sommaria. Essa occupa infatti non più del 2% della struttura complessiva delle nuove norme74. Vista l’estensione e la

complessità della problematica si potrebbe forse puntare a rendere questo capitolo una guida più esauriente per chiunque si trovi alle prese con una biblioteca d’autore, capace di indirizzare e risolvere dubbi e incertezze che inevitabilmente derivano da una tale varietà di materiale.

In occasione della mia catalogazione del fondo Spongano ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con una catalogatrice che mi ha trasmesso tanta parte della sua esperienza ed è stato proprio grazie alla nostra quotidiana vicinanza che mi sono accorta di quanti punti e quanti dubbi possono sorgere quando si ha a che fare con la catalogazione di esemplari speciali. Quando ci trovavamo di fronte a oggetti di natura non comune, come un ex libris, una cartolina o un appunto, abbiamo spesso sorriso perché davamo a questi oggetti nomi e aggettivi totalmente diversi. Forse attraverso le norme, e grazie alle nuove tecnologie, si può puntare a superare i fraintendimenti e gli errori che nascono proprio da differenze linguistiche e di concezione delle cose. Se si riesce a indirizzare utenti di lingue diverse allo stesso nome, perché non si dovrebbe riuscire a farlo verso lo stesso oggetto?

La sensazione è che la parte esemplificativa raccolta per il paragrafo 7 delle REICAT lasci un margine di discrezionalità al catalogatore che può diventare fonte di ambiguità e indecisione. Nella mia esperienza, la soluzione è stata quella di cercare in altre fonti75 le risposte che non ero

certa di avere ben interpretato leggendo le norme.

74 Alberto Petrucciani, Biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione speciale?, cit.

75 Queste sono state, di volta in volta, altri cataloghi, o vere e proprie monografie. Si veda ad esempio Provenienze: metodologia di rilevamento, descrizione e indicizzazione

per il materiale bibliografico : documento elaborato dal gruppo di lavoro sulle provenienze coordinato dalla Regione Toscana e dalla Provincia autonoma di Trento, a cura di Katia

Cestelli e Anna Gonzo. Il volume, pubblicato nel 2009, ha come oggetto la normalizzazione delle procedure di descrizione e indicizzazione dei dati di provenienza e ha come esplicito destinatario proprio il catalogatore che si trovi a dover corredare il proprio catalogo di descrizioni delle tracce di possesso.

Nel capitolo a venire è mia intenzione seguire la trama delle nuove norme integrandola con esempi tratti dalla pratica catalografica quotidiana, allo scopo di verificarne le modalità di applicazione mettendo in evidenza alcune differenze di approccio e trattamento di materiali simili.

Di tutta l'estensione del capitolo 7, ho deciso di concentrare il mio approfondimento al paragrafo 7.5: Note di possesso, altri elementi di provenienza e postille. La scelta è stata dettata dall'esperienza stessa, perché proprio in questo paragrafo ho cercato indicazioni e direttive che mi aiutassero nel mio lavoro di catalogazione di un fondo d'autore. Il percorso del prossimo capitolo riflette il percorso di ricerca che io stessa ho seguito.

A sostegno di queste mie osservazioni, ho scelto di utilizzare tre diversi cataloghi di biblioteche d'autore: due cartacei, uno consultabile on line. Da questi ho estratto tutte le componenti riconducibili ai diversi paragrafi del capitolo 7.5 delle REICAT (note di possesso, provenienza, omaggio; altri elementi relativi alla provenienza e ai possessori; postille e altre annotazioni manoscritte; inserti), ho analizzato la loro struttura, le ho paragonate fra loro e con il testo delle regole. Di questo processo parlerò nelle prossime pagine.

Per adesso, vorrei introdurre i cataloghi scelti per questo studio.

Il primo tra questi è Viaggi, popoli e paesi nella libreria di Ferdinando Martini, il quale descrive la raccolta conservata nella villa di Renatico a Monsummano che Martini si era fatto costruire poco oltre la metà degli anni ’80 del secolo XIX. L’acquisizione di questa biblioteca da parte della Forteguerriana di Pistoia fu conclusa il 30 dicembre del 1971 al termine di una lunga contrattazione con gli eredi di Martini. Giornalista, scrittore, direttore di giornali e di collane editoriali, curatore di antologie scolastiche, parlamentare, segretario e poi ministro della Pubblica Istruzione, commissario civile della Colonia Eritrea, socio, presidente,

presidente onorario di decine di accademie, società, circoli, associazioni, profuse un impegno indefesso nell’accrescimento della sua raccolta personale, specchio dei suoi interessi e fonte per la sua produzione letteraria, ma anche simbolo della sua posizione sociale, e “oggetto” di prestigio che fingeva da sfondo alle sue pubbliche apparizioni.

Tornando al mondo bibliografico, i criteri seguiti per la descrizione sono i seguenti: le registrazioni catalografiche sono disposte in ordine cronologico, per anno di pubblicazione dell’edizione descritta. Per la descrizione dei documenti si è adottato il formato delle ISBD, ovviamente nelle edizioni di fine anni ’80; maggiore libertà è dichiarata nell’introduzione al catalogo proprio in relazione all’area delle note, rivelatasi particolarmente suscettibile di contaminazioni fra edizione ed esemplare.

Il secondo, ancora cartaceo, è Le stanze di Elsa: dentro la scrittura di Elsa Morante76. Pubblicato nel 2006 in occasione dell'esposizione delle

carte della scrittrice tenutasi alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, descrive una piccola sezione (101 volumi, per la precisione) della biblioteca appartenuta alla scrittrice, attualmente conservata presso l'abitazione di Carlo Cecchi a Campagnano. A testimoniare lo stretto legame esistente tra un autore e la sua biblioteca, abbiamo in questa circostanza una rubrica manoscritta, redatta dalla stessa Elsa per mettere ordine tra i suoi libri, specchio dei suoi interessi e strumento fondamentale per risalire alla genesi dei suoi romanzi. La rubrica è manoscritta ed elenca oltre 900 titoli, disposti in ordine alfabetico di autore o di soggetto. A fianco di ciascuna intestazione (a sinistra della pagina) compaiono i vari titoli, seguiti dai dati editoriali e l'indicazione di un numero (1-922) che contrassegna ogni singolo volume. Con la stesura di questo catalogo, la

76 Le stanze di Elsa: dentro la scrittura di Elsa Morante : Biblioteca nazionale centrale di Roma, 27 aprile - 3 giugno 2006, a cura di Giuliana Zagra e Simonetta Buttò. Roma:

Morante ci guida e ci istruisce sulle sue passioni: la musica, i gatti, i tappeti, la pittura, la danza e ovviamente la scrittura. E tutto questo viene, entra, esce e fa parte dei suoi libri, ed è a essi strettamente collegato. Nella biblioteca appartenuta a Elsa siamo messi in condizione di leggere le sue sue predilezioni, i suoi interessi, di conoscere i luoghi, gli oggetti e le passioni che l'hanno ispirata, influenzata e spinta nella scrittura. Il rapporto con questi suoi libri è intenso e scrupoloso e per questo merita d'essere rispecchiato anche dalle descrizioni catalografiche, poiché denso di interesse per chi si trovi ad avere a che fare con quest'autrice e con i suoi libri, patrimonio fondamentale per ricostruire il percorso della sua vita e della sua arte.

Il terzo catalogo analizzato differisce dagli altri in quanto a supporto: è infatti consultabile on line. Il catalogo in questione è quello della biblioteca di Oreste Macrì, conservata presso l'Archivio Contemporaneo "A. Bonsanti" del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze77: costituita di 11612 volumi e 3137 estratti, è la più

consistente fra quelle conservate al Gabinetto Viesseux. Essa "porta i segni della vicenda intellettuale e umana di chi l'ha creata, ne rispecchia la fisionomia, mettendone in luce gli interessi culturali e le relazioni con i propri contemporanei78". E la consapevolezza di questa sua unicità ha

spinto coloro i quali si sono occupati della sua catalogazione e gestione a rispettare l'individualità del fondo, anche dal punto di vista dell'ordinamento fisico dei volumi, per non perdere nessuna delle caratteristiche che lo rendono così speciale.

77 Guida alla consultazione del fondo Oreste Macrì conservato nelle sale di Palazzo

Corsini-Suarez <http://www.vieusseux.fi.it/biblio/biblioteca_macri/assets/

guida_consultazione.html>.

78 Laura Desideri, Le biblioteche d’autore dell’archivio contemporaneo, in Conservare il Novecento. Atti del Convegno Nazionale, Ferrara, salone internazionale dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 25-26 marzo 2000, a cura

di Maurizio Messina e Giuliana Zagra, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2001, p. 60.

Come per le altre biblioteche d'autore, la fisionomia di quest'insieme librario è indissolubilmente legata alle attività e agli interessi culturali e umani del suo possessore: filologo, ispanista, italianista, critico letterario e personalità fondamentale del panorama umanistico del XX secolo. I due principali nuclei individuati nel fondo sono quelli di letteratura italiana (più di 4000 volumi) e spagnola, affiancati dalla ricca collezione di riviste e una notevole presenza di opere filosofiche (Macrì si era infatti laureato in filosofia). Le sezioni di filologia e linguistica sono le più vaste dopo quelle di italianistica e ispanistica.

Oltre alle appena citate caratteristiche, riconducibili all'insieme del fondo, per ogni esemplare sono da rilevare le dediche, le annotazioni manoscritte e ogni traccia utile a ricostruire storie di vita, di amicizie, di letteratura e di collaborazione. Ogni volume, insieme a tutta la biblioteca e all'intero archivio, rappresenta una fonte unica per la ricerca.

La biblioteca appare oggi a chi le si avvicina divisa in quattro nuclei, ciascuno ordinato secondo criteri diversi: gli scritti di Oreste Macrì, ordinati sulla base del numero con cui erano contrassegnati nel quaderno manoscritto Opere di Oreste Macrì, bibliografia curata dal critico stesso; le opere in volume e gli estratti, suddivisi rispettivamente in sezioni per disciplina; e i periodici, riuniti e ordinati alfabeticamente per testata.

Per parlare di ciò che ci riguarda più da vicino è necessario arrivare al termine del lavoro di riordino, ovvero alla catalogazione informatizzata e

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