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REICAT e biblioteche d'autore: una riflessione sulle note d'esemplare.

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INDICE INTRODUZIONE 2 LE BIBLIOTECHE D’AUTORE 8 FRBR 19 REICAT 26 I CATALOGHI OGGI 34 UN NUOVO APPROCCIO? 59 REICAT: IL CAPITOLO 7.5 76 BIBLIOGRAFIA 94 SITOGRAFIA 106

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1. INTRODUZIONE

Il lavoro di questa tesi prende le mosse dalla recente pubblicazione delle nuove REICAT (Regole italiane di catalogazione)1, e dalla mia esperienza

di tirocinante alle prese con il mondo delle biblioteche d’autore.

Come questi due mondi si siano incontrati, e quali spunti di analisi e di riflessione mi abbiano offerto, saranno gli argomenti che verrò svolgendo in queste pagine.

C r e d o n o n s i a i n u t i l e r i p e r c o r r e r e b r e v e m e n t e , i n quest’introduzione, il percorso intrapreso dalla catalogazione a partire dalla dichiarazione di Princìpi approvata dalla Conferenza internazionale sui princìpi di catalogazione nell’ormai lontano 19612.

La pubblicazione dei Princìpi, comunemente noti come Princìpi di Parigi, avviò a suo tempo un processo inarrestabile per l’attività di catalogazione, teso ad assecondare la necessità, avvertita sempre più fortemente, di seguire da vicino i cambiamenti nelle forme di produzione del sapere e nelle modalità di consultazione dei cataloghi.

La crescente pluralità ed eterogeneità di materiali, il passaggio dal supporto cartaceo, per sua natura statico, all’impiego di sistemi automatizzati, nonché la tendenza del catalogo di una biblioteca a rappresentare sempre più spesso soltanto il sottoinsieme di un catalogo collettivo sono stati fattori che hanno spinto a una ricerca di strumenti che fossero più adatti, più elastici e al tempo stesso più precisi per descrivere il materiale raccolto nelle biblioteche.

Tale scopo è stato perseguito, e raggiunto, da gran parte dei codici 1 Regole italiane di catalogazione: REICAT, a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione, Roma, ICCU, 2009.

2 Relazione della commissione, <www.iccu.sbn.it/upload/documenti/ relazione_commissione.pdf>.

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catalografici prodotti sin da allora. Così è stato anche per le Regole italiane di catalogazione per autori (RICA), pubblicate nel 1979.

Sin dalla loro pubblicazione, le RICA hanno rappresentato un insieme coerente di norme, un codice nazionale a tutti gli effetti, su cui si sono basate tutte le registrazioni della Bibliografia nazionale italiana a partire dal 1981.

La struttura delle RICA non fu tuttavia mai concepita come immutabile. Anzi, proprio il decreto di approvazione da parte del Ministero per i beni culturali e ambientali indicò, già nel 1978, la necessità di istituire una Commissione permanente che ne curasse l’aggiornamento3.

Nel corso degli anni la comunità internazionale ha prodotto documenti, proposto nuove strutture e introdotto nuove codifiche.

È in questo processo di continua innovazione che si è quindi inserita l’esigenza di revisione delle RICA, con l’istituzione, nel 1996, di una “Commissione permanente con il compito di curare il costante aggiornamento e le eventuali semplificazioni delle regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori nelle biblioteche italiane”.

L’evento che più ha influenzato la stesura e il nuovo impianto concettuale delle REICAT è stato senza dubbio la pubblicazione, nel 1998, dello studio dell’IFLA (International Federation of Library Association) sui

3 Isa De Pinedo, Alberto Petrucciani, Un approccio all'applicazione del modello

FRBR alle regole di catalogazione italiane: problemi e possibili soluzioni, «Bollettino

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requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche (FRBR)4.

Lo studio FRBR ha avuto il merito di riportare al centro dell’attenzione la struttura logica del catalogo e ha rappresentato il quadro di riferimento più completo a cui ispirare la revisione del codice di catalogazione.

Approfondirò nel corso di questa mia discussione quali siano le innovazioni del codice, e quali i criteri che ne hanno guidato la stesura. Basti per adesso dire che l’articolazione scelta, corrispondente alla progressione logica della catalogazione automatizzata, è strutturata in tre grandi parti:

− la Parte I, relativa alla Descrizione bibliografica e alle informazioni sull’esemplare;

− la Parte II, dedicata a Opere ed espressioni; − la Parte III relativa alle Responsabilità.

E basti anche ricordare come l‘impostazione delle REICAT sia fortemente incentrata sulle opere, nonché sulle relazioni di responsabilità coi loro autori, nel tentativo di realizzare uno strumento di informazione coerente e controllato, che rifletta in maniera corretta e appropriata specifici fenomeni culturali.

Qui vorrei innestare il secondo filone di questa dissertazione, quello delle Biblioteche d’autore. È infatti dall’incontro fra questo tipo di raccolte e il nuovo codice di catalogazione che è nata in me l’idea di questa tesi. 4 «Lo studio usa una tecnica di analisi delle entità che inizia con l'isolare le entità che costituiscono oggetto di interesse primario per gli utenti di record bibliografici. Lo studio identifica quindi le caratteristiche o gli attributi associati con ciascuna entità e le relazioni tra quelle entità che sono più importanti per gli utenti nel formulare ricerche bibliografiche, nell'interpretare le risposte alle loro ricerche bibliografiche, di entità descritte nei record bibliografici. [...] Gli elementi di base del modello sviluppato nello studio - le entità, gli attributi e le relazioni - sono derivati dall'analisi logica dei dati che vengono tipicamente rappresentati nei record bibliografici. Le fonti principali utilizzate nell'analisi comprendono le International Standard Descriptions (ISBDs), le Guidelines for

Authority and Reference Entries». FRBR, Requisiti funzionali per record bibliografici,

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Cosa significa Biblioteca d’autore? La definizione non è così semplice da trovare, e oscilla fra un’interpretazione limitativa, che tende a identificarla con la biblioteca del letterato di fama, e un’interpretazione estensiva, che la include tra le “biblioteche personali”, ampliandone forse in maniera eccessiva i confini.

Un criterio esterno di definizione di una biblioteca d’autore è senza dubbio l’appartenenza a un soggetto che ha operato in maniera significativa nel mondo della cultura intessendo relazioni con la comunità intellettuale, di cui i suoi libri portano traccia.5

A sua volta un criterio interno alla biblioteca stessa deriva dal fatto che la raccolta deve documentare gli interessi e le relazioni del proprietario nel contesto storico e culturale in cui ha operato.6

Ne consegue in prima istanza il ruolo centrale acquisito, in tale prospettiva di studio, dalla descrizione dell’esemplare.

È l’esemplare a fornire gli indizi sui gusti, sugli interessi e le relazioni del proprietario con l’epoca in cui ha vissuto. È sempre l’esemplare a portare le tracce più o meno evidenti delle emozioni e delle reazioni suscitate nei suoi lettori. E ancora l’esemplare, e quindi la sua descrizione, saranno fondamentali per la ricostruzione della storia della biblioteca, del libro in generale, della trasmissione e della ricezione dei testi.

L’elemento di novità delle REICAT che interessa proprio in relazione a questi argomenti è costituito a mio avviso dal capitolo 7, Informazioni relative all’esemplare.

Irrinunciabile presupposto è l’affermare che la catalogazione non si occupa di un inventario di opere in sé, bensì di pubblicazioni, non essendo la pubblicazione qualcosa che viene dopo l’opera ma semplicemente l’atto di nascita dell’opera stessa nella sua forma compiuta, definita e pubblica.

5 Laura Desideri, Maria Cecilia Calabri, Collezioni speciali del Novecento. Le

biblioteche d'autore: definizione e gestione, intervento a Bibliocom 2004 < http://

www.aib.it/aib/cg/gbautd04>.

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Se l’obiettivo di base della catalogazione è descrivere pubblicazioni, l’oggetto reale di partenza è quindi la copia o esemplare.7

Ecco come, nel capitolo 0 delle REICAT, si definisce l’esemplare:

0.1.2.2 Per esemplare si intende il singolo oggetto materiale (copia) prodotto e posto in circolazione come supporto di una pubblicazione, o la copia digitale, integrale o parziale, di una pubblicazione elettronica accessibile a distanza, trasmessa tramite una rete informatica.

Un esemplare può presentare differenze rispetto ad altri esemplari della stessa pubblicazione, sia fin dal momento della sua produzione sia per eventi o interventi successivi. Al singolo esemplare si riferiscono inoltre informazioni relative alla proprietà, disponibilità, collocazione, etc.

L’esemplare è in primo piano: è la fonte su cui la catalogazione si basa, è in sé oggetto di interesse, per le sue peculiarità e vicende successive alla fase di produzione e messa in circolazione; è, naturalmente, mezzo di accesso al contenuto, per l’utente.

Ecco come dall’incontro fra il capitolo 7 delle REICAT e le biblioteche d’autore con tutti i loro esemplari, nascono problemi, riflessioni, interrogativi e spunti su cui credo sia opportuno discutere.

Le questioni specifiche su cui soffermarsi sono molte. Analizzerò la struttura del capitolo, e tenterò di ampliare la casistica di alcuni elementi, nel tentativo di svilupparli fino alle dimensioni necessarie per costituire una guida esauriente per il catalogatore alle prese con la casistica effettiva. Oggi infatti i cataloghi sono alimentati in permanenza da un gran numero di catalogatori, i cui unici punti di riferimento comuni sono stati finora il catalogo stesso e l’accesso alle risorse disponibili in rete.

Ecco perché credo che sia necessaria la creazione di un codice chiaro ed esplicito, nel quale siano distinte le situazioni cui applicare criteri

7 Alberto Petrucciani, Biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione

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differenti, o che in sé risulti ben determinato quale criterio prevale sugli altri.

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2. LE BIBLIOTECHE D’AUTORE

L’idea alla base di questo lavoro mi è stata offerta dall’esperienza di tirocinio formativo svolta presso la Biblioteca di Casa Carducci, nella città di Bologna. Nella storia del mio viaggio, partito dalla città dei miei studi universitari, e approdato nella città emiliana, recitano diversi attori.

Tutto ha avuto inizio, come spesso è già successo nella breve storia della mia vita, dalla mia incontenibile, e altrettanto improvvisa, necessità di partire per altri luoghi, sconosciuti e mai praticati. Dopo qualche settimana di esplorazioni puramente virtuali, che hanno spaziato persino nel raggio di diversi continenti, ho intuito che, in realtà, l’Italia avrebbe, da sola, offerto quello che andavo cercando in lungo in largo.

Ho quindi iniziato a spedire qualche e-mail, cercando contatti e possibilità, senza alcuna idea precisa. Dopo innumerevoli colloqui, che devono aver non poco estenuato il mio (all’epoca) futuro relatore, ho ricevuto un’interessante offerta dalla Dott.ssa Anna Manfron, vice-direttrice della Biblioteca dell’Archiginnasio.

Il tirocinio propostomi avrebbe riguardato un lavoro preliminare alla catalogazione in SBN della biblioteca privata di Raffaele Spongano.

Di fatto la biblioteca dell’Archiginnasio aveva recentemente acquisito, collocandoli presso la biblioteca di Casa Carducci, i libri appartenuti a Raffaele Spongano.8

Italianista noto in Italia e nel mondo, docente di Letteratura Italiana a Firenze, a Padova e a Bologna, Spongano è stato presidente dell'Accademia delle Scienze, della Commissione per i Testi di Lingua, fondatore e Direttore della rivista "Studi e problemi di critica testuale" e organizzatore di seminari e convegni.

8 Per i cento anni di un grande maestro: scritti in onore di Raffaele Spongano, Bologna: Bononia University Press, 2004.

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Quale fosse l’entità e la tipologia del materiale con cui avrei avuto a che fare ancora non mi era del tutto chiaro, ma la prospettiva mi è sin dall’inizio sembrata stimolante e interessante.

Prima della mia partenza sapevo semplicemente che avrei dovuto ‘elencare’ i volumi, rilevando per ogni unità fisica alcuni elementi prestabiliti. Questa sorta di elenco sommario di consistenza sarebbe poi servito per effettuare valutazioni quali - ad esempio – un eventuale scarto di duplicati interni al fondo oppure rispetto al resto delle raccolte; avrei dovuto inoltre contribuire a ripristinare l'organizzazione fisica che la biblioteca aveva in casa Spongano e a identificare i volumi con inserti (lettere, cartoline, appunti, etc.).

Tutto questo si è rivelato, sin dal mio primo contatto con Bologna, e con i libri del professor Spongano, solo il punto di partenza di un’avventura che si sarebbe rivelata assai più proficua di idee di quanto già non apparisse al principio, quando intravedevo di essa solo una piccolissima parte.

Ecco come, inconsapevolmente, sono entrata in contatto con il mondo di quelle che ho poi imparato a identificare come biblioteche d’autore.

Nel lavoro di studio e di documentazione che ha preceduto e accompagnato il mio tirocinio, ho dovuto per prima cosa identificare e circoscrivere l’ambito di ricerca.

Ciò che dall’inizio ha colpito la mia fantasia e stimolato il mio interesse è stata proprio la caratteristica peculiare delle biblioteche d’autore, che credo sia perfettamente descritta da Anna Dolfi nella sua premessa a I libri di Oreste Macrì. Struttura e storia di una biblioteca privata.

La Dolfi scrive: «Nelle biblioteche private i libri non sono copie, ma esemplari, diversi (anche quando simili), perché alla storia di ogni libro (del suo autore, del suo editore, del tempo della scrittura, della lettura) si aggiunge un’altra storia, fatta di dediche, di pagine intonse, di annotazioni, sottolineature, usura. Che ci parlano anche (soprattutto perfino), oltre il

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contenuto dei libri, di una mentalità, di un tempo, e di chi quei libri ha acquistato e ricevuto in dono. Divengono eloquenti, in una biblioteca privata, oltre alle presenze, le assenze, mentre la vita di tutti i giorni (tempo perduto, temps retrouvé) ci arriva come un’intermittence perturbante alla semplice scoperta, su una pagina, di una macchia di caffè, di una firma di possesso accompagnata da una data. Si può ricostituire anche da questi segni sparsi la storia di una formazione intellettuale, di un modo di imparare e di leggere, tentando poi, quando il proprietario sia, come nel nostro caso, un intellettuale, per giunta protagonista e testimone di straordinari eventi culturali, di ricostruire i rapporti tra i libri e le carte, tra la biblioteca e gli epistolari, tra la cultura di una vita dedicata allo studio della letteratura, delle letterature, dell’arte».9

Ma cosa sono realmente le biblioteche d’autore? Quali sono le caratteristiche così rimarchevoli tali da renderle una vera e propria categoria, riconoscibile rispetto alle altre raccolte librarie?

Ho scoperto, con il procedere dei miei studi, quanto l’espressione biblioteche d’autore sia di difficile definizione, e sia a tutt’oggi un argomento vivacemente dibattuto in ambito bibliotecario, poiché di forte attualità. Sono infatti sempre più numerose le raccolte che, per volontà diretta del possessore o per quella dei suoi eredi, chiedono di poter essere accolte da una biblioteca più ampia.

Sebbene queste raccolte attraversino la storia delle biblioteche sin dalle origini, è nel secolo scorso che esse trovano la loro piena realizzazione, riflettendo un modello di produzione intellettuale tipicamente novecentesco. La biblioteca d’autore, attraverso la varietà dei documenti che la compongono, la presenza di materiali di varia natura, la molteplicità delle edizioni e la massiccia presenza di stampa periodica, in qualche modo si sovrappone, rappresentandolo, al Novecento stesso.

9 I libri di Oreste Macrì: struttura e storia di una biblioteca privata, a cura di Anna Dolfi, Roma: Bulzoni, 2004, p.12.

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Sono raccolte costituite da materiali eterogenei: monografie, pubblicazioni periodiche si accompagnano a carte d’archivio e documenti iconografici di varia natura.

A livello bibliotecario nazionale, risale al gennaio 2004 la costituzione del Gruppo Biblioteche d’Autore, il cui primo risultato concreto consiste nell’aver proposto la seguente definizione:

Raccolta di libri accorpati in maniera funzionale alla propria attività da un soggetto significativo per la comunità culturale. I documenti sono legati da un vincolo che li caratterizza in quanto insieme e tali da restituire sia il profilo del soggetto produttore che momenti della nostra storia culturale.10

Il soggetto cui questa definizione fa riferimento, e il rapporto che lo lega alla biblioteca di sua proprietà, sono figure che sin dall'inizio di questi miei studi mi sono sembrate rilevanti. Lascio volontariamente e solo per un attimo da parte le proposizioni più complesse per parlare anche brevemente della poesia e delle passioni che intravedo scorrere tra i possessori delle biblioteche e gli oggetti che le costituiscono, quei libri ai quali essi hanno dedicato spesso l'intera vita, e dai quali hanno tratto linfa vitale per i loro studi, e per la vita che chiamiamo quotidiana.

Ecco perché sono certa che leggere, tra le tante testimonianze che ho sfogliato in questi mesi, quello che Eisenstein ha lasciato di scritto per spiegare il rapporto che lo legava ai propri libri sia il modo migliore per sentire quello che anche io ho percepito avvicinandomi a questo argomento.

«Les livres ont un faible pour moi. Ils accourent, se pressent vers moi, s'attachent

à moi. Il y a tant d'années que je les aime: les gros comme les petits, les épais comme les minces, les éditions rares comme les bouquins de gare, ceux dont la jaquette crisse et ceux qui sont pensivement enfouis dans un cuir solide, comme 10 Laura Desideri, Maria Cecilia Calabri, Collezioni speciali del Novecento. Le biblioteche

d'autore: definizione e gestione, intervento a Bibliocom 2004 <http://www.aib.it/aib/cg/

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dans de moelleuses pantoufles. […] Les livres doivent épouser la main, comme un outil bien adapté. Oh ! Je pourrais en voler. Peut-être que je pourrais même tuer pour eux. Et ils le sentent. Je les ai tant et tellement aimés, qu'ils se sont mis enfin à m'aimer en retour. Les livres, comme des fruits juteux, se répandent dans mes mains et, pareils à des fleurs enchanteresses, me dévoilent leurs pétales porteurs de lignes fécondes en pensées, de mots percutants, de citations pertinentes, d'illustrations convaincantes. Quand je les sélectionne, je me montre très capricieux. Et eux viennent ardemment ma rencontre.»11

Entrare anche solo idealmente nella biblioteca di Eisenstein, studiare i volumi che sono stati suoi strumenti di lavoro, punto di partenza di molte delle sue riflessioni, può permetterci di ricostruire la sua genesi intellettuale, e buona parte dell'universo in cui si è mosso.

È anche per rendere possibile questo genere di studi che una descrizione quanto più approfondita, condivisibile e chiara delle biblioteche d'autore si rende a mio avviso necessaria. La biblioteca è, e deve essere considerata, un tassello fondamentale della biografia di ogni artista, scrittore o persona di cultura, alla stregua di un compagno, di un'amante o di un figlio. L'esperienza e i sentimenti che i possessori nutrono verso i propri libri non si discostano affatto dalle emozioni che li legano a persone e fatti che hanno attraversato la loro vita.12

Entrando in una biblioteca materiale si entra in un universo di segni e significati più o meno legati; il compito della catalogazione è proprio quello di aiutare a identificare questi legami, e a quale distanza si trovino l'uno dall'altro. Studiare una biblioteca è come ricostruire un puzzle, con la difficoltà aggiunta di spazi e tempi che vanno moltiplicandosi e disperdendosi man mano che il tempo passa, che le esperienze aumentano, e che le interferenze si fanno più fitte. Inevitabilmente gli 11 S.M. Eisenstein, Vstretcha sknigami, in Memouary, Moskva, Mouzei Kino, 1997, p.275. 12 Attilio Mauro Caproni, Le biblioteche degli scrittori del novecento: la palude delle

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interessi, le contaminazioni e le abitudini del possessore evolvono, cambiano, si intensificano o si rarefanno negli anni. E di questo i libri sono testimoni silenziosi e costanti. Compito della catalogazione è anche quello di non lasciar tacere i segni che tanto hanno da dire su chi li ha lasciati.

Nel mio percorso di approfondimento della bibliografia sull’argomento, mi sono accorta di come essa utilizzi, per fare riferimento a questa categoria di raccolte librarie, le espressioni biblioteca d’autore, fondo speciale e fondo storico.

Qual è il significato proprio di queste espressioni? E in che modo aiutano a descrivere le entità in questione?

L’espressione biblioteca d’autore concentra l’attenzione sulla provenienza della raccolta. Si tratta di biblioteche prodotte da individui distintisi nell’ambiente culturale in cui hanno vissuto, i quali hanno intessuto relazioni con gli intellettuali a loro contemporanei, e le cui biblioteche testimoniano la loro passione per i libri, raccontando il loro modo di lavorare e i cui libri recano tracce evidenti della loro attività intellettuale.13

I fondi speciali estendono il concetto di pregio oltre i confini normalmente assegnatigli, quindi anche al materiale contemporaneo. La connotazione di pregio è da intendersi rispetto alla normalità del patrimonio corrente della biblioteca, e include quindi anche la produzione a stampa otto-novecentesca. In quest’ottica ogni volume è considerato unico e insostituibile, indipendentemente dalle tracce più o meno evidenti che porta.

L’espressione fondo storico fa in parte riferimento agli esemplari di edizioni antiche all’interno delle raccolte; ma soprattutto identifica il ruolo fondamentale giocato da queste raccolte nel ricostruire la storia del loro possessore, l’evoluzione dei suoi studi e della sua personalità, la rete delle

13 Giuliana Zagra, Biblioteche d'autore in biblioteca: dall'acquisizione alla valorizzazione, «Antologia Vieusseux», 14 (2008), n. 41/42 (maggio-dicembre), p. 38

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sue relazioni, il contesto storico in cui esso ha operato, i legami tra la raccolta stessa e il mondo editoriale e culturale coevo e, più in generale, la storia del collezionismo librario.

Nella speranza di aver circoscritto e identificato con più chiarezza gli oggetti di cui mi occuperò in questa trattazione, credo sia necessario parlare di come essi vengono (o sia auspica siano) affrontati dagli addetti ai lavori.

Gli approcci alla questione delle biblioteche d’autore sono sostanzialmente due. Essi partono da diversi presupposti, e si riferiscono alle raccolte da punti di vista diversi, ma entrambi necessari per una trattazione che possa dirsi completa. Dall’osservazione diretta e dallo studio di questi approcci, ho maturato domande e osservazioni su aspetti biblioteconomici, e soprattutto catalografici, che ho pensato fosse interessante approfondire.

Il primo di questi approcci affronta la raccolta nel suo insieme, al momento del suo ingresso in una biblioteca più ampia, spesso pubblica. Cosa succede quando una (spesso imponente) mole di libri, periodici e materiale vario, bussa alla porta di una biblioteca pubblica?14

La riflessione che credo sia necessario fare in principio verte sulla differenza radicale alle origini di questi due sistemi, uno privato, l’altro pubblico. Il primo nato da condizioni e con intenti strettamente individuali, e capace però di trovare nella biblioteca pubblica una sede ideale per realizzarsi e dar luogo alla nascita di un terzo organismo, unione dei due nuclei originari.

La raccolta individuale si considera in questo caso come un unicum, e sembra ormai accettata al livello nazionale la necessità di mantenerne l’ordinamento originario, nonostante questa procedura richieda spazi maggiori (e la penuria di spazi, si sa, è uno dei problemi più sentiti dalle biblioteche contemporanee). La biblioteca d’autore, dopo un’attenta 14 Attilio Mauro Caproni, Le librerie personali nelle biblioteche pubbliche: appunti per una

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riflessione sulla funzione che il fondo avrà o potrebbe avere, dovrebbe diventare una vera e propria sezione separata dell’istituto bibliotecario di destinazione, così da non snaturare la vocazione dell’istituto destinato ad accoglierla.15

Pioniere in quest’ambito fu proprio Alessandro Bonsanti al momento della fondazione dell’archivio contemporaneo del Gabinetto Vieusseux, ora intitolato al suo nome. Egli raccolse e conservò non solo le carte e i libri degli scrittori, ma anche oggetti e arredi, nel tentativo di ricostituire perfino l’ambiente fisico in cui i soggetti produttori lavoravano. Fu il primo a intuire quanto preziosa fosse la conoscenza dell’assetto e della disposizione originari di una biblioteca, al fine di individuarne i nuclei e le strutture fondanti. La precisa percezione del materiale in relazione al suo contesto può essere di ispirazione per l’organizzazione delle sale e per la creazione di percorsi che aiutino a comprendere il carattere della biblioteca stessa.16

Gli obiettivi da perseguire sono due: rendere evidente e valorizzare l’identità del fondo e far sì che, una volta inserita la biblioteca privata nel più ampio contesto della biblioteca pubblica, essa non rimanga inerte, ma che venga curata, studiata e aggiornata secondo linee ben precise.17

Nonostante la biblioteca d’autore rimanga spesso separata dal più ampio fondo della biblioteca che la accoglie, essa non può (e non dovrebbe) essere congelata, ma anzi può continuare a crescere, in armonia con le collezioni preesistenti.

Una volta entrate a far parte di una biblioteca più ampia, una volta

15 Anna Manfron, Le biblioteche degli scrittori, «Bollettino AIB», 44 (2004), n.3 (settembre), p. 346-347.

16 Laura Desideri, Esemplari postillati di biblioteche d'autore, «Antologia Vieusseux», 14 (2008), n. 41/42 (maggio-dicembre), p. 22; Laura Desideri, Le biblioteche d'autore

dell'Archivio contemporaneo del Gabinetto Vieusseux, in: Conservare il Novecento, convegno nazionale, Ferrara, Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 25-26 marzo 2000, a cura di Maurizio

Messina e Giuliana Zagra, Roma: AIB, 2001, p. 58-71.

17 Anna Manfron, Le biblioteche degli scrittori, «Bollettino AIB», 44 (2004), n.3 (settembre), p.345-356.

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catalogate e fruita, nei limiti del possibile, quale sarà il suo futuro?18

Il modello di riferimento credo possa essere, dove possibile, quello applicato dalla Biblioteca Nazionale di Roma alla biblioteca personale di Enrico Falqui. L’aggiornamento della sala Falqui è stato realizzato attraverso l’acquisizione di alcune sezioni tratte dalla biblioteca di Mario Petrucciani.

Quest’operazione ha aperto una nuova prospettiva e ha dimostrato come una strada percorribile da fondi d’autore appartenuti a personalità diverse, ma con contenuti analoghi, sia quella di affiancarsi l’un l’altro, completandosi e aggiornandosi vicendevolmente. Attraverso una fusione di tal genere si creerà un corpus più ampio, specchio degli interessi e delle attività di studiosi e letterati novecenteschi.

Non tutte le biblioteche personali sono così complete da poter aspirare a costituire un progetto biblioteconomico autonomo; esse nascono con finalità radicalmente differenti rispetto alle biblioteche pubbliche. Sono le raccolte private sviluppatesi sin dalla loro origine con una pretesa di universalità a trovare, alla fine del loro percorso, la massima realizzazione proprio nelle biblioteche pubbliche.

Il secondo approccio è quello che considera, nelle raccolte, il singolo esemplare.

Le biblioteche d’autore si presentano in una forma che va oltre il concetto puro di biblioteca: i documenti che le compongono si collocano infatti a metà strada tra il materiale definibile come biblioteconomico e quello più propriamente archivistico. Così i confini fra archivio e biblioteca sbiadiscono, le raccolte si formano attraverso stratificazioni di materiale di duplice natura e il libro spesso cambia status: da pubblicazione diventa

18 Giuliana Zagra, I libri Petrucciani alla sala del Novecento letterario italiano «Enrico

Falqui» nella BNCR: aggiornamento e complementarità delle biblioteche d'autore, in: Una mente colorata: studi in onore di Attilio Mauro Caproni per i suoi 65 anni, Manziana:

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documento personale, carta anch’esso. Libro, lettera e bozza convivono in una sola entità, il cui studio ci permette di comprendere il percorso intellettuale compiuto dall’autore.19

Il vincolo archivistico di cui parla il Gruppo Biblioteche d’Autore nella sua definizione richiama proprio un concetto legato alle scienze archivistiche. Quello che rende ibrido, e in qualche modo speciale, il materiale facente parte una biblioteca d’autore, e quindi rende speciale la raccolta in sé, sono le tracce, i segni e gli inserti depositati su e dentro i libri. Questi elementi sfuggono agli standard descrittivi normalmente applicati in biblioteca.

Perché tali raccolte possano parlare, comunicare ed essere studiate è necessario assicurare a questo materiale una descrizione che permetta di coglierne la duplice valenza. E’ necessario un metodo che descriva fedelmente il sistema di relazioni che lega i volumi, le loro caratteristiche fisiche, la presenza di esemplari postillati, di carte sciolte, dediche e altri aspetti peculiari.20

Sarà il catalogo a garantire una visione complessiva e compatta di materiali bibliografici, archivistici, fotografici e sonori che altrimenti non potrebbero essere trattati assieme.

È proprio nell’atto pratico della catalogazione che nasce il problema cui ho deciso di dedicarmi. È infatti difficile, con gli strumenti oggi a disposizione dei catalogatori, riuscire a rendere visibili, e quindi fruibili da parte degli utenti, le peculiarità che rendono speciali gli oggetti che compongono le biblioteche d’autore.21

Analizzare e leggere accuratamente i cataloghi di fondi speciali fa percepire chiaramente la difformità di trattamento e di percezione, a 19 Anna Manfron, Le biblioteche degli scrittori, cit. p. 351.

20 Cristina Cavallaro, Fra biblioteca e archivio, Milano, Bonnard, 2007, p.10.

21 Alberto Petrucciani, Le biblioteche d'autore in biblioteca: una catalogazione speciale?, «Antologia Vieusseux», cit. p. 60-61.

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seconda del catalogatore, di oggetti simili, se non uguali. Questo paradosso non dipende dalla mancanza di competenza degli addetti ai lavori, tutt’altro. Più la descrizione cerca di essere accurata e approfondita, più rischia di diventare troppo dipendente dal linguaggio e dalle abitudini linguistiche e percettive del singolo catalogatore. La conseguente rinuncia a una descrizione particolareggiata sarebbe una sconfitta, ecco perché si è sentita sempre più forte la necessità di strumenti che permettano da un lato la profondità della descrizione, e dall’altro il rispetto delle norme catalografiche.

Le REICAT, in particolare con il capitolo 7, hanno messo il primo mattone di quella che sarà una costruzione lunga e faticosa, su cui questo mio lavoro di tesi vorrebbe riflettere. Il progetto, sulla carta, è quello di contribuire a costruire uno strumento univoco ‘di servizio’, che aiuti i catalogatori nel loro lavoro; una guida esauriente per quanto possibile, utile a distinguere quali oggetti descrivere e in che modo, quali termini preferire e quali scartare.

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3. FRBR

La dichiarazione di Princìpi, meglio conosciuta con il nome di Princìpi di Parigi, fu approvata dalla Conferenza internazionale sui principi di catalogazione nel 1961. Essa può essere considerata come punto di arrivo di una lunga riflessione biblioteconomica partita addirittura a metà dell'Ottocento (e proseguita nel secolo scorso con i contributi di Henkle, Lubetzky, Osborn e Verona)22 e, sin dalla sua pubblicazione, ha rivestito il

ruolo di modello per ogni codice nazionale di catalogazione, nell’obiettivo allora perseguito dai sistemi bibliotecari di tutto il mondo di una normalizzazione internazionale dei cataloghi.

Da allora, ogni codice catalografico nazionale si è imposto di seguire i Principi il più rigorosamente possibile, o almeno a un alto grado di concordanza, facendo prevalere gli aspetti normativi su quelli più puramente speculativi.23 Così è stato anche per i redattori delle Regole

italiane di catalogazione per autori (RICA).24

Dal 1979, anno della loro pubblicazione, le RICA hanno rappresentato un insieme coerente di norme. Dal 1981, ogni registrazione creata dalle biblioteche aderenti al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) e ogni registrazione prodotta dalla Bibliografia Nazionale Italiana (BNI) segue i dettami delle RICA. Ecco perché possiamo considerarle un vero e proprio codice catalografico nazionale.

Nonostante le RICA non siano mai state concepite come immutabili – prova ne sia il decreto di approvazione delle norme da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, datato 1978, che dichiarava la necessità

22 Mauro Guerrini, Requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche, «Bibliotime», 5 (2002), n.1 (marzo) <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-v-1/guerrini.htm>.

23 Mauro Guerrini, Requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche, ibidem. 24 Regole italiane di catalogazione per autori, Roma: ICCU, 1979.

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di istituire una commissione permanente di aggiornamento –, nel nostro paese non è mai esistito un costante monitoraggio delle norme in vigore. Il risultato è stato una mancanza di aggiornamento e di coerenza con le pratiche quotidiane della catalogazione, emerso ancor più chiaramente nell’ambito di SBN, che ha presentato l’occasione di un confronto su scala nazionale dei metodi di catalogazione, contestualizzandoli in una base dati collettiva di grandi dimensioni.25

Se già a livello nazionale appariva chiara la necessità di un aggiornamento che seguisse le modificazioni intervenute nelle pratiche di catalogazione, altri fattori entravano in gioco nel frattempo, tutti tesi a confermare, anche a livello internazionale, la necessità di una revisione generale, che partisse dalla base stessa della catalogazione, e che ne modificasse l’impianto concettuale, ormai inattuale.

Il primo di questi fattori, almeno in ordine cronologico, è stato senza dubbio il profondo cambiamento intervenuto nelle forme di produzione del sapere.

Le profonde mutazioni cui abbiamo assistito negli ultimi decenni hanno improvvisamente trasformato il supporto della scrittura, la sua riproduzione e diffusione, nonché i modi di leggere. La proliferazione di una nuova serie di documenti non ‘tradizionali’ sta modificando tutte le pratiche relative al sistema produttivo, all’uso e alla conservazione degli stessi documenti. Le biblioteche e i catalogatori sono alle prese con tipi di supporto e materiali poco trattati fino a oggi, che stanno confluendo rapidamente all’interno delle raccolte.26

25 OPAC SBN, Catalogo del servizio bibliotecario nazionale <http://www.sbn.it/opacsbn/ opac)iccu/free.jsp> ; Isa De Pinedo, Alberto Petrucciani, Un approccio all'applicazione del

modello FRBR alle regole di catalogazione italiane: problemi e possibili soluzioni.

«Bollettino AIB», 42 (2002), n.3, p. 267-280.

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Il cambiamento nei materiali e nelle forme è stato accompagnato da una diversa modalità di fruizione e uso dei cataloghi.

Se fino a qualche anno fa la consultazione di cataloghi di biblioteche geograficamente distanti era possibile solo programmando un viaggio, adesso grazie ai nuovi mezzi di informazione tutto è vicino, tutto è a portata di mano. Grandi cataloghi collettivi sono stati costruiti e sono a disposizione di utenti e catalogatori ovunque, in ogni momento. Le sfide di questa globalizzazione e gli stimoli offerti dalle innumerevoli possibilità di cooperazione e collaborazione hanno rivoluzionato il concetto stesso di catalogo, di ricerca, di descrizione.

Quest’evoluzione, straordinaria soprattutto nella rapidità dei cambiamenti prodotti su ogni forma di fruizione umana del sapere, ha permeato anche la comunità bibliotecaria internazionale, che si è lasciata trasportare in una vivace fase di confronti, revisioni e analisi.

Grazie a una sempre più organizzata e profonda collaborazione internazionale, e alla condivisione di saperi che altrimenti sarebbero per decenni rimasti isolati nei rispettivi ambiti di produzione, si sono prodotti nuovi documenti, proposte nuove strutture, introdotte nuove codifiche. Basti qui citare l’aggiornamento delle ISBD27, le Guidelines for Authority

Records and References (GARR)28, i Functional Requirements for

Authority Data29 e le norme bibliografiche UNI ISO30.

A guidare le fila di questo rinnovamento c'è stato senza dubbio il 27 Carlo Bianchini, La ISBD consolidata: uno standard unico e aggiornato per la

descrizione delle risorse documentarie, «Bibliotime», 11 (2008), n.1 (marzo) <http://

spbo.unibo.it/bibliotime/num-xi-1/bianchin.htm>

28 Linee guida per le registrazioni di autorità e di rinvio, raccomandate dal Working Group on an international authority system [...]. Roma: ICCU, 2005.

29 Functional Requirements for Authority Data: a conceptual model : final report,

december 2008 [...], edited by Glenn E. Patton, Munchen: Saur, 2009.

30 Michele Santoro, La gestione per processi in biblioteca: un'applicazione possibile?, «Bibliotime», 7 (2004), n.2 (luglio) <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-vii-2/ santoro.htm>

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documento approvato alla 63rd IFLA Conference di Copenhagen del 1997

e pubblicato a metà del 1998: i Functional Requirements for Bibliographic Records (d'ora in poi FRBR)31. Lo studio che ha portato a questo risultato

era stato avviato con lo scopo di «costituire un punto di partenza chiaro, preciso, ben stabilito e condiviso di ciò che è utile al record bibliografico per fornire le informazioni e ciò che si ritiene necessario perché il record risponda alle esigenze dell'utente»32, ed è riuscito a rivoluzionare

l’impianto concettuale fino ad oggi alla base della catalogazione, determinando la necessità di una totale revisione delle norme nazionali, una volta riconosciuto che non potevano più essere leggermente modificate, ma che dovevano piuttosto essere riscritte ex novo.

L’obiettivo che il gruppo di lavoro dell'IFLA si era prefissato era quello di definire i requisiti funzionali di una registrazione bibliografica che riuscisse da un lato a correlare i dati ai bisogni degli utenti e dall’altro raccomandasse un livello base di funzionalità che le agenzie bibliografiche nazionali avrebbero dovuto rispettare nelle registrazioni prodotte.

Cercherò adesso di tratteggiare, con chiarezza pari all’esigenza di sintesi, gli aspetti fondamentali dello sviluppo e dell’origine di FRBR: un modello estremamente complesso e che non esito a definire filosofico per molti dei caratteri che lo contraddistinguono.

Senza dubbio, gli elementi che ne costituiscono le basi sono tre:

− l’orientamento verso una semplificazione del processo di catalogazione, con la possibilità di utilizzare un livello minimo di catalogazione, identificando i requisiti minimi di descrizione che interessano l'utente quando consulta un record;

− la volontà di sfruttare a fondo tutte le possibilità offerte dalla

31 Functional requirements for bibliographic records, final report, approved by the Standing Committe of the IFLA Section on Cataloguing, München, Saur, 1998.

32 Requisiti funzionali per record bibliografici, Firenze, 27-28 gennaio 2000, atti, a cura di Mauro Guerrini, Roma: Associazione italiana biblioteche, 2000, p.2.

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catalogazione partecipata, come il riuso di registrazioni già prodotte da altri e il contenimento delle inutili duplicazioni di record;

− il tentativo di adeguare e rendere rispondenti i nuovi codici alle nuove pratiche catalografiche emerse e alle esigenze richieste dalle nuove forme di produzione e fruizione del sapere.

Lo studio FRBR ha creato uno schema strutturale in cui ogni entità bibliografica, definita e specificata nei suoi attributi, potesse essere logicamente messa in relazione ad altre entità, analoghe o di tipo differente, in un reticolo che fosse capace di soddisfare le esigenze che tipologie diverse di utenza pongono nella ricerca e nella consultazione di registrazioni bibliografiche.33

Il rapporto ritiene che i requisiti essenziali di una registrazione siano quattro, come quattro sono le operazioni che un utente deve poter fare: trovare, identificare, selezionare e ottenere.

La tecnica alla base del modello FRBR è quella dell’analisi di entità e relazioni usata nei modelli concettuali delle basi di dati relazionali, applicata in questo caso a dati ed elementi bibliografici. Questa tecnica permette di isolare gli oggetti chiave che interessano all'utente, e la sua struttura relazionale consente di stabilire quale sia la rilevanza degli attributi e delle relazioni sempre nella prospettiva degli obiettivi dell'utente.34

Nel modello si identificano le entità bibliografiche, i loro attributi e le relazioni tra loro, così da costruire record bibliografici articolati e correlati che possano soddisfare il più ampio spettro di categorie di utenza ed esigenze di ricerca.

FRBR parte dall'oggetto della registrazione, di qualunque natura esso sia,

33 Isa De Pinedo, Prospettive nell'applicazione degli FRBR alla revisione delle RICA <www.iccu.sbn.it/upload/documenti/DePinedo.doc>.

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e cerca di definirne le caratteristiche che lo identificano davanti all'utente. FRBR, dopo aver definito le entità e averne caratterizzato gli attributi, propone un modello che permette di valutare quali relazioni siano utili e significative per l'utente.35

FRBR distingue quattro entità, che sono poi gli oggetti chiave di interesse per gli utenti e che sono legate fra loro da relazioni primarie:

1. opera: creazione artistica o intellettuale distinta; può concretizzarsi tramite una o più espressioni;

2. espressione: realizzazione artistica o intellettuale di una sola opera; può oggettivarsi in una o più manifestazioni;

3. manifestazione: realizzazione fisica di una o più di un'espressione; può essere esemplificata da uno o più di un documento;

4. documento: esemplare singolo di una manifestazione, ne può esemplificare una e soltanto una.

Le entità sono divise in tre gruppi: il primo è costituito dai prodotti del lavoro intellettuale o artistico. Comprende l'opera, l'espressione, la manifestazione e il documento; il secondo contiene le entità responsabili del contenuto intellettuale e artistico, della produzione fisica e della distribuzione o della tutela di taluni prodotti: persone ed enti; il terzo consiste nelle entità che identificano il soggetto di un lavoro intellettuale o artistico: concetto, oggetto, evento e luogo.

Ogni entità definita da questo modello è associata a un insieme di attributi, che sono poi gli strumenti attraverso cui un utente formula le sue richieste e interpreta i risultati ottenuti. Gli attributi sono a loro vota divisi in due categorie: quelli direttamente collegati all'entità e quelli ad essa esterni.36

Solo per farne un esempio (che tra l'altro riguarda da vicino l'argomento di questa tesi), gli attributi del documento sono: identificatore (numero di

35 Mauro Guerrini, Requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche, ibidem. 36 Mauro Guerrini, Requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche, cit.

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codice, codice a barre e simili), impronta, provenienza, timbri e scritte, storia delle esposizioni, condizione, storia del trattamento, pianificazione del trattamento futuro e restrizione di accesso.

Il modello FRBR ha l’indubbio pregio di immaginare un catalogo il più vicino possibile all'idea di un'enorme biblioteca a scaffale aperto: l'utente formula una ricerca utilizzando alcuni attributi di un'entità, tramite essi trova ciò che sta cercando. Le relazioni definite e create da FRBR sono un'informazione aggiuntiva, che permette all'utente stesso di navigare nell'universo che sta esplorando, facendogli scoprire altre entità correlate a quella che stava cercando. Un po' come succede in biblioteca quando, nel prendere il libro che stavamo cercando, la nostra curiosità e il nostro interesse vengono catturati da tutti i libri ad esso vicini, che potrebbero interessarci, e di cui ignoravamo l'esistenza. Questo perché anche lo scaffale della biblioteca, in modo molto simile a FRBR, crea relazioni fra entità (in questo caso libri) semplicemente per vicinanza. FRBR è stato un primo approccio di definizione di uno schema logico da utilizzare nella creazione di nuovi codici e regole per la descrizione bibliografica. Esso ha avuto il pregio di richiamare la nostra attenzione alla necessità di un’analisi logica degli oggetti della catalogazione, dei loro attributi e delle relazioni che li legano. Ma è stato solo il punto di partenza di un processo più lungo e complesso di studi volti ad analizzare la sua applicabilità ai codici catalografici nazionali, che su di esso si volevano modellare.

Ecco che anche in Italia si è cominciato a pensare come e con quale intensità le RICA avrebbero dovuto essere modificate per ricevere ciò che di utile si poteva trarre da questo nuovo studio.37

37 Isa De Pinedo, Alberto Petrucciani, Un approccio all'applicazione del modello FRBR

alle regole di catalogazione italiane: problemi e possibili soluzioni. «Bollettino AIB», 42

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4. REICAT

Una volta riconosciuta la necessità di procedere a una revisione analitica e completa delle Regole italiane di catalogazione per autori38 (di qui in

avanti RICA), l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU) propose al Ministero per i Beni Culturali di istituire una commissione che si dedicasse esclusivamente a questo compito.

Nel 1996 venne così nominata la “Commissione permanente con il compito di curare il costante aggiornamento e le eventuali semplificazioni delle regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori nelle biblioteche italiane”.

Primo passo della Commissione è stato l’esame approfondito del testo delle RICA, al fine di identificare ed evidenziare i punti che necessitavano d’essere modificati, analizzandone gli aspetti poco chiari sulla scorta delle osservazioni raccolte in occasioni precedenti. Al tempo stesso, la Commissione ha analizzato le possibili implicazioni dell’applicazione del modello FRBR al codice italiano, verificando non solo le eventuali potenzialità che questo nuovo modello avrebbe espresso, ma anche l’effettiva funzionalità delle soluzioni che ne sarebbero derivate.39

Confermata la necessità di una revisione sistematica e complessiva delle RICA, la Commissione ha individuato e analizzato due punti da tenere fermi nel lavoro prospettato:

una nuova struttura concettuale, ispirata al modello FRBR, e

una nuova struttura testuale del codice, capace di rispondere a 38 Regole italiane di catalogazione per autori, Roma, ICCU, 1979.

39 Isa De Pinedo, Prospettive nell'applicazione degli FRBR alla revisione delle RICA : giornate di studio, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 21 e 22 novembre 2002

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utilizzazioni diverse, dall’avviamento allo studio della catalogazione alla consultazione da parte di esperti.40

Prima di passare a descrivere la struttura del nuovo codice, è necessario porre l’accento sull’aspetto che più di altri mi ha colpito di questo lavoro: il tentativo di estendere il codice al trattamento di tutti i generi di materiali (pubblicazioni antiche, moderne, per ragazzi, scolastiche, periodici, materiale cartografico, musicale, videogiochi e documenti elettronici). Questa volontà d'inclusione, pur riconoscendo come per alcune tipologie di oggetti la ricerca all'interno di un catalogo ristretto resti comunque più efficace, è specchio dell'ispirazione che queste norme hanno tratto proprio da FRBR. Quest'impianto speculativo, non legato a nessuna forma specifica di codice catalografico, fa sì che lo stesso possa essere applicato a tutti i materiali presenti nelle collezioni di una biblioteca che, come ho già detto, si sono negli anni fortemente diversificati dal consueto oggetto-libro. Le nuove norme sono state pensate per contribuire al miglioramento dei cataloghi generali, che sempre di più accolgono ogni genere di materiale; materiale che richiede, per essere fruito dagli utenti, di essere descritto per quanto possibile in maniera uniforme.

Considerare nelle norme questa pluralità di materiali differenti è un approccio totalmente diverso da quello proposto nelle RICA, le quali suggerivano come le norme potessero essere applicate per analogia anche a pubblicazioni diverse da quelle esplicitamente riportate negli esempi.

Quello che la Commissione ha sempre tenuto presente è stata la realtà di oggi, costituita da grandi cataloghi collettivi, alimentati in permanenza da un gran numero di catalogatori. I punti di riferimento per il personale bibliotecario erano da sempre due: il catalogo stesso, su cui operavano, e 40 Premessa a REICA, Roma, 4 febbraio 2008 <www.iccu.sbn.it/upload/documenti/ premessa_a_REICA.pdf>.

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l’accesso alle risorse disponibili in rete. Con questo nuovo codice si è cercato allora di offrire un terzo elemento: una comune normativa di catalogazione adeguata alle nuove esigenze.41

Le REICAT si propongono come una normativa d’insieme, che guarda alla catalogazione nel suo complesso. Sono norme pensate per la cooperazione, e concepite il più possibile come integrate, finalizzate al trattamento di pubblicazioni di qualsiasi genere all’interno di un catalogo generale.

Dal punto di vista testuale, le innovazioni del codice possono essere così riassunte:

− l’estensione dell’ambito della catalogazione per autori a tutti gli elementi che costituiscono punti di accesso o di selezione e/o elementi descrittivi all’interno del catalogo (autori, titoli e elementi di altro genere);

− una struttura che rispecchia la naturale progressione logica dai concetti di base alle situazioni più complesse;

− un’articolazione che prende le mosse da un’introduzione generale (il capitolo 0) e presenta man mano i concetti di base con le rispettive definizioni;

− la presentazione sintetica ma il più possibile esauriente dell’intero ventaglio delle alternative da considerare in ogni situazione, evitando così di aggiungere casistiche ‘eccezionali’

successivamente;

− l’esemplificazione nel testo, accanto al concetto, della fenomenologia concreta a cui le norme vanno ricondotte;

− frequenti richiami fra punti diversi del testo; − ampio uso di didascalie esplicative negli esempi;

− sostanziale intelligibilità delle norme lette singolarmente, anche se

41 Alberto Petrucciani, Presentazione della struttura complessiva delle norme, 3a giornata

di studio della commissione RICA, Roma, 30 novembre 2006 <www.iccu.sbn.it/upload/

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non inquadrate nel loro contesto.42

Quest’impostazione aspira a realizzare uno strumento di informazione il più possibile coerente, esauriente e controllato, facilmente condivisibile a livello nazionale e che rispecchi i fenomeni culturali in corso.

La struttura delle norme è tripartita, in un’articolazione che corrisponde alla progressione logica della catalogazione. La Parte I è dedicata alla Descrizione bibliografica e dell'esemplare, la Parte II alle Opere ed espressioni e la Parte III riunisce le relazioni di Responsabilità. Il tutto preceduto da un'Introduzione.

Il Capitolo 0, ovvero l'introduzione, è dedicato alle questioni generali e preliminari. Presenta scopi e ambiti del codice, insieme ai concetti e ai principi fondamentali. Qui si definiscono i termini ricorrenti, i livelli di completezza da raggiungere nell’attività di catalogazione, le lingue del catalogo, l’uso delle abbreviazioni e della punteggiatura.

La Parte I è dedicata alla Descrizione bibliografica e informazioni sull’esemplare. Questa parte comprende la fase di analisi del documento, il riconoscimento della sua natura e tipologia, quante e quali entità descrivere.

Essa muove dall'analisi dell'oggetto che deve essere registrato e dalla decisione di che tipo di descrizione bibliografica applicare. È chiaramente rispettata la progressione logica e pratica delle azioni di un catalogatore nello svolgimento del suo lavoro, quando ha in mano un documento da descrivere. Qual è la sua natura, quali entità descrivere e secondo quali modelli? Seguono poi le norme specifiche di descrizione, secondo l’ordine delle aree e degli elementi delle ISBD.

In questa prima parte delle Regole è contenuta l'area 7, quella che ho deciso di trattare in questa mia dissertazione. Sia sufficiente per adesso

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dire che quest'area descrive le informazioni relative all'esemplare, chiamato da FRBR documento (o item). Sempre secondo lo schema FRBR, l'esemplare appartiene al primo gruppo di entità (prodotti del lavoro intellettuale o artistico) e i suoi attributi sono:

identificatore (numero o codice associato unicamente a quell'item); − impronta;

− provenienza; − timbri e scritte;

− storia delle esposizioni;

− condizione (stato di conservazione); − storia del trattamento;

− pianificazione di trattamento futuro; − restrizione di accesso.43

Questi quindi gli attributi che bisognerebbe definire se volessimo inserire l'item nell'universo di relazioni ed entità che FRBR, e con esso i codici catalografici successivi, mira a costituire. Riportando il tutto all'interno delle REICAT, questi attributi si ritrovano, inseriti in un contesto più ampio, nel capitolo 7: Informazioni relative all'esemplare. Qualora volessimo creare legami simili a quelli previsti da FRBR, non resterebbe che da collegare sistematicamente gli elementi di questa descrizione con le entità che ne sono responsabili (si tratta ovviamente di responsabilità di secondo grado), operazione che REICAT prevede e auspica venga realizzata. Si legge infatti nella Parte III:

14.1.6. Responsabilità relative a singoli esemplari

Persone ed enti possono essere responsabili di attività che riguardano singoli esemplari di una pubblicazione, sia relativamente alle loro caratteristiche intellettuali o artistiche (correzioni al testo, postille, illustrazioni o decorazioni aggiunte, legature di pregio, etc.) sia relativamente al loro possesso o alla loro conservazione (acquisto, vendita, dono, collocazione, restauro, etc.). Tuttavia, 43 Mauro Guerrini, Requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche, «Bibliotime», 5 (2002), n.1 (marzo) <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-v-1/guerrini.htm>.

(31)

la distinzione tra attività relative a un singolo esemplare, attività relative a un gruppo di esemplari appartenenti a una stessa pubblicazione e attività relative alla pubblicazione in quanto tale (o a un sottoinsieme del complesso degli esemplari prodotti, p.es. una tiratura o emissione distinta) non è sempre netta o determinabile con certezza.

Queste responsabilità possono essere oggetto di una registrazione sistematica e controllata, come le responsabilità per le opere e le espressioni e quelle per la produzione materiale (cap. 20). Questo trattamento è raccomandato almeno per le pubblicazioni antiche e il materiale di pregio.

Avendo a disposizione un catalogo informatizzato in cui implementare questo genere di relazioni, l'utente potrebbe navigare nel reticolo di legami così creati, ottenendo una mole enorme di informazioni. Ad esempio, uno studioso dell'opera di Eugenio Montale, potrebbe risalire a tutti i volumi recanti traccia del passaggio di questo autore, sotto forma di dediche, annotazioni, inserti, appunti o correzioni.

La Parte II, dedicata a Opere ed espressioni, è quella che appare più nuova e maggiormente sviluppata rispetto alle RICA. Questa parte è la naturale prosecuzione della precedente, se teniamo presente che la catalogazione non si occupa di un inventario astratto di opere-in-sé, ma che le pubblicazioni sono cercate per l’opera che presentano. La pubblicazione non viene dopo l'opera, ma è semplicemente l'atto di nascita dell'opera stessa, nella forma cui dobbiamo fare riferimento.44

L’architettura incentrata sulle opere che il catalogo crea non è slegata dal mondo delle pubblicazioni, ma è qualcosa che costruiamo proprio partendo da esse, per organizzare più efficacemente l’informazione che le riguarda.

Questa parte si concentra sull'identificazione delle opere e del loro titolo uniforme, cui ricollegare necessariamente i contenuti di qualsiasi 44 Alberto Petrucciani, Presentazione della struttura complessiva delle norme, cit.

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pubblicazione.

Ogni pubblicazione comporta la nascita di una nuova opera, se non costituisce la riproposizione di un’opera preesistente; l'identificazione del titolo uniforme serve a verificare che il contenuto complessivo dell'oggetto che dobbiamo descrivere non sia già identificato da un altro titolo, quindi già disponibile in altra forma.

In queste costellazioni di opere, espressioni, edizioni, pubblicazioni ed esemplari, il titolo uniforme è il perno centrale del sistema di relazioni. In questa sezione, come anche nella Parte III, le problematiche di forma dell’intestazione vengono trattate prima di quelle di scelta. Affrontare, subito dopo la parte introduttiva, i problemi di forma dei titoli e dei nomi sottolinea l’importanza di questa tematica. Nonostante che ai fini della ricerca la preferenza tra alternative di intestazione abbia oggi poca importanza, non ci si può sottrarre dal costruire con precisione il reticolo complessivo dei nomi (o dei titoli) e delle loro forme, per poi scegliere i preferiti.

La Parte III è dedicata alle relazioni di Responsabilità. Si tratta qui di distinguere e definire relazioni diverse per genere e importanza: dalla responsabilità d’autore e dalla distinzione fra responsabilità per l’opera, per l’espressione, per la pubblicazione e la produzione materiale fino alle responsabilità indirette. Queste ultime strettamente connesse all'argomento di questa mia tesi, come ho accennato nelle pagine precedenti, è quello delle Responsabilità relative all’esemplare.45

Così al capitolo 20 delle REICAT:

20.0. DEFINIZIONE E AMBITO DI APPLICAZIONE

Si considerano responsabilità relative all’esemplare quelle di persone ed enti che hanno avuto la proprietà o il possesso del singolo esemplare o sono responsabili di attività o interventi relativi ad esso (p.es. la sua decorazione, la legatura, 45 Alberto Petrucciani, Presentazione della struttura complessiva delle norme, cit.

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correzioni o postille manoscritte).

Persone ed enti con responsabilità relative al singolo esemplare possono rivestire responsabilità anche a livello dell’opera o di una sua espressione (p.es. nel caso di un esemplare con correzioni manoscritte dell’autore) o della pubblicazione o produzione materiale.

20.1. ASSEGNAZIONE DELLE RESPONSABILITÀ PER IL SINGOLO ESEMPLARE

20.1 A. Alle persone ed enti che rivestono responsabilità per il singolo esemplare si possono assegnare intestazioni secondarie, collegate alla registrazione bibliografica della pubblicazione e possibilmente differenziate da quelle assegnate ai responsabili dell’opera o di una sua espressione e ai responsabili della pubblicazione e produzione materiale, o, preferibilmente, elementi di accesso di natura diversa (cfr. il par. 0.4.3), secondo le norme che seguono.

La relazione ovviamente più forte è quella fra un'opera e il suo autore, che rimane indispensabile, anche nell'ottica dell'identificazione sistematica delle opere. Ma questo non deve far dimenticare, restando ferma la necessità di definire la responsabilità principale, l'utilità di altri tipi di relazione, stavolta non per fini di identificazione di un'opera, ma per questioni prettamente culturali, proprio come accade per la responsabilità legata all'esemplare.

Questa normativa, in questi anni solo all’inizio del suo lungo percorso, desidera fornire strumenti e indicazioni per rendere sempre più praticabili e chiari gli obiettivi cui si tende, e creare cataloghi il più possibile chiari, corretti e completi. Cataloghi che permettano l'accesso a edizioni, opere e autori attraverso una rete di collegamenti fra tutte le registrazioni bibliografiche che rimandano allo stesso universo letterario o editoriale, proprio come immaginato da FRBR.

(34)

5. I CATALOGHI OGGI

Prima di affrontare gli aspetti peculiari del capitolo 7 delle REICAT, vorrei parlare di quegli strumenti che fanno da tramite tra gli insiemi di oggetti conservati nelle biblioteche e gli utenti che vi si avvicinano: i cataloghi. Senza di essi, vere e proprie mappe che ci guidano attraverso l’universo bibliografico, la comunicazione e i flussi di informazioni che scorrono tra libro e libro, e tra libro e utente, sarebbero praticamente inesistenti.

Non è questo il luogo per approfondire la questione dell'applicazione di REICAT in SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale). Vi accennerò brevemente, per non sminuire l'importanza del problema. Queste nuove norme nazionali si confrontano infatti con un contesto catalografico assai ampio quale è SBN, pur presentandosi come uno standard slegato da concreti progetti di catalogazione.46 La riflessione su quali applicazioni del

codice possono essere già messe in pratica e quali invece dovranno aspettare una più precisa pianificazione è già in corso nel mondo delle biblioteche italiane. Accettata l'idea di andare in direzione di un radicale cambiamento dei cataloghi, rimane adesso da immaginare quali strade percorrere per raggiungere l'obiettivo.

Il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) è la rete delle biblioteche italiane promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali con la cooperazione delle Regioni e dell'Università coordinata dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU).

Realizzata sulla base di un protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministero per 46 Valeria Buscaroli, Intervento in occasione della IV giornata di studio della

Commissione RICA, tavola rotonda su aspetti applicativi in ambiti diversi: libro moderno e libro antico, musica, Unimarc, nuovo Soggettario, Roma, 27 febbraio 2008, <http://

www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/attivita/gruppilav_commissioni/ pagina_356.html>.

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i beni e le Attività culturali, dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e dal Coordinamento delle Regioni con l’obiettivo di superare la frammentazione delle strutture bibliotecarie, propria della storia politico-culturale dell'Italia, la rete del SBN è oggi costituita da biblioteche statali, di enti locali, universitarie, scolastiche, di accademie ed istituzioni pubbliche e private operanti in diversi settori disciplinari.

Le prima tappa della sua storia è il 1985, anno di costituzione dei primi due Poli: la Biblioteca nazionale centrale di Roma e quella di Firenze. Nel 1992, con il collegamento di altri Poli alla rete SBN, è stato attivato il sistema centrale denominato Indice SBN che ha dato il via alla rete nazionale attraverso il collegamento tra i Poli locali e l’Indice nazionale e dal 1997 il patrimonio informativo contenuto nell'Indice SBN è disponibile all'utenza mediante il sistema OPAC (On line Public Access Catalog). Nel 2002, il progetto Evoluzione dell'Indice SBN ha individuato l'esigenza di rendere l'Indice una vera infrastruttura per i servizi bibliografici nazionali. La base dati multimediale dell'Indice SBN, che comprende attualmente materiale antico, moderno, musica, grafica e cartografia è consultabile in Internet, 24 ore su 24.47

Le biblioteche che partecipano a SBN sono raggruppate in Poli locali. Questi, a loro volta, sono collegati al sistema Indice SBN, nodo centrale della rete, gestito dall’ICCU, che contiene il catalogo collettivo delle pubblicazioni acquisite dalle biblioteche aderenti al Servizio Bibliotecario Nazionale.

Con le procedure SBN le biblioteche, pur lavorando in autonomia, sono al tempo stesso integrate in un sistema cooperativo basato su una rete nazionale. La principale funzionalità che rende possibile tale integrazione è quella della catalogazione partecipata: un documento è catalogato in SBN dalla biblioteca che per prima in ordine di tempo lo acquisisce; a quel punto, tutte le altre biblioteche facenti parti dell'Indice, di fronte alla 47 <http://opc.sbn.it>; <http://www.internetculturale.it> e tramite il Gateway Z39.50 della Library of Congress.

(36)

necessità di catalogare il medesimo documento, ne catturano la descrizione bibliografica, aggiungendovi la propria localizzazione.48

SBN è un archivio di milioni di titoli, costruito con record prodotti seguendo standard diversi che si sono stratificati nel tempo; a questo si aggiungano errori, mancate bonifiche e interpretazioni delle norme. Una pianificazione di intervento è chiaramente necessaria, e i lavori sono in corso.49

Proprio nel contesto del progetto Evoluzione dell'Indice SBN sono stati posti alcuni obiettivi da raggiungere, come il rinnovamento tecnologico dell'hardware e del software, sia di base che applicativo, col passaggio su piattaforma UNIX; l'integrazione e la ristrutturazione delle basi dati esistenti (moderno, antico e musica), oggi separate e quindi contenenti informazioni duplicate; l'aggiunta di nuovi campi descrittivi, per rendere possibile la gestione di nuovi materiali; la realizzazione di un'interfaccia standard che l'accesso all'Indice SBN anche alle biblioteche non SBN, ma che utilizzano i formati bibliografici più diffusi; la gestione di livelli di cooperazione diversificati; lo sviluppo di funzionalità come la catalogazione derivata e quella a blocchi.

Imperfezioni la cui conseguenza è stata una mancanza di soddisfazione negli utenti che utilizzano gli odierni cataloghi.

Studi specifici segnalano che la maggioranza degli utenti preferisce servirsi dei motori di ricerca generici, e solo raramente dei cataloghi delle biblioteche. A spiegare questa realtà concorrono elementi concettualmente appartenenti a piani diversi.50

Viviamo nell’era di Google, un motore di ricerca che ha reso tutto 48 <http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/sbn/>.

49 Per approfondire l'argomento, consiglio di visitare la pagina <http:// www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/attivita/gruppilav_commissioni/ pagina_356.html>: contiene tutti gli interventi dei relatori alla IV giornata di studio della commissione RICA, tenutasi a Roma il 27 febbraio 2008 alla BNC, dal titolo Le nuove

regole di catalogazione: presentazione, analisi e prospettive di applicazione.

50 Carlo Bianchini, FRBR prima di FRBR: il numero di libro nella Colon Classification, «JLIS.it», 1 (2010), n.1 (giugno), p. 11.

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