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Cattiva gestione di una rete idrica ospedaliera

Un ospedale dell’Europa orientale, con 400 posti letto, è dotato di due alimentatori di acqua separati: una fornitura di una società idrica con distribuzione intermittente che fornisce acqua sufficiente e un piccolo pozzo in loco che fornisce acqua salata. L’acqua della comunità proviene da un pozzo distante circa 5 km dall’ospedale. Questa acqua è trattata e viene utilizzato un rudimentale dispositivo di clorazione a comando manuale. È scarsamente protetta dalla contaminazione sia all’origine che durante la distribuzione. È limitata dalla disponibilità di energia a tutto il sistema, insieme all’insufficiente capacità di pompaggio e di stoccaggio in ospedale.

Come risultato, l’ospedale è dotato di due sistemi interni. Il primo sistema distribuisce una miscela di acqua dalla rete e di acqua del pozzo. Questa acqua è troppo salata per essere bevuta (è classificata come non potabile), ed è usata per il risciacquo delle toilette e per le attrezzature anti- incendio. Il secondo sistema fornisce acqua potabile a circa metà edificio. Non vi è etichettatura diversa per distinguere i due sistemi, anche in ambienti che hanno connessioni da entrambi i sistemi. Non ci sono valvole anti-riflusso in tutte le parti della rete.

Quando l’acqua è disponibile dalla rete dell’azienda (circa due volte al giorno), viene raccolta e conservata per un successivo utilizzo in vasche da bagno, secchi e altri contenitori disponibili. Nell’ospedale non esistono sistemi di acqua calda, servizi per l’igiene personale, e non ci sono sistemi per il lavaggio delle mani vicino alle toilettes. I tubi di drenaggio di alcuni pozzi non sono sigillati al punto di entrata al piano. Il sistema idrico è soggetto a congelamento, in quanto il sistema di riscaldamento centrale non ha funzionato per più di 15 anni.

Un certo numero di misure potrebbe portare a miglioramenti di grandi dimensioni. La gestione, la qualità e la regolarità della fornitura della comunità potrebbe essere notevolmente migliorata, ma questo è al di là del controllo dell’ospedale. La necessità più urgente in ospedale è di garantire che vi sia sufficiente portata di acqua e un adeguato stoccaggio presso l’ospedale per fornire maggiore sicurezza nella distribuzione di acqua al sistema comunitario. Ciò consentirebbe di svincolarsi dal pozzo locale e di ridurre la necessità di raccogliere l’acqua in serbatoi aperti. La pressione costante nel sistema ospedaliero ridurrebbe anche il rischio di riflusso e l’ingresso di acqua contaminata. L’igiene in ospedale potrebbe essere migliorata fornendo più punti per il lavaggio delle mani, assicurando che i servizi igienici siano funzionali e garantendo che siano mantenuti i sistemi di drenaggio. Il sistema deve essere esaminato per collegamenti trasversali e, ove necessario, dovrebbero essere installati dispositivi di prevenzione. Potrebbero essere ricercate fonti alternative di acqua, come pozzi più profondi.

Fonte: Prospal (2010).

4.6.3. Trattamento scarsamente controllato

L’installazione di sistemi di trattamento dell’acqua, gestiti in maniera adeguata, dovrebbe migliorare la qualità dell’acqua. In ogni caso, potenziali rischi possono derivare da:

− mancanza di validazione dell’efficacia di questi trattamenti;

− installazione non corretta (ad esempio i sistemi di addolcimento dovrebbero essere tarati in modo che non producano acqua che potrebbe essere corrosiva);

− interventi ad opera di personale scarsamente documentato e preparato; − monitoraggio inadeguato e scarso controllo;

− manutenzione insufficiente;

− interventi inadeguati ai guasti delle apparecchiature o scarso controllo (ad esempio inadeguata concentrazione del disinfettante residuo);

− dosi eccessive di sostanze chimiche per il trattamento (ad esempio disinfettanti) e scarso controllo delle sostanze chimiche utilizzate nel mantenimento dei processi di trattamento (ad esempio agenti chimici per i filtri a membrana).

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È probabile che aumentino i sottoprodotti della disinfezione, se quest’ultima viene effettuata. Dovrebbero essere evitate eccessive dosi di cloro, tuttavia è importante che il controllo microbico sia mantenuto.

4.6.4. Crescita microbica e biofilm

I sistemi idrici degli edifici collegati a una fornitura pubblica o comunque a una rete esterna rappresentano sistemi di fine rete. In quanto tali, essi possono spesso fornire habitat e condizioni (ad esempio flussi bassi, ristagno) favorevoli alla crescita microbica e alla formazione di biofilm.

I patogeni ambientali crescono spesso nei biofilm, e la crescita può essere maggiore in condizioni che facilitano lo sviluppo del biofilm. In un sistema gestito bene, i biofilm dovrebbero essere sottili e relativamente ben contenuti. La preoccupazione aumenta quando questi biofilm diventano troppo spessi e iniziano a diffondersi nel sistema. Nei biofilm stabilizzati può essere difficile rimuovere i microrganismi. I sistemi idrici mal gestiti sono soggetti a colonizzazione, e il biofilm può svilupparsi dentro le tubazioni e sui componenti quali guarnizioni, valvole termostatiche di mescolamento e scarichi. Una volta stabilizzati i biofilm sono estremamente difficili da rimuovere da tutte le parti del sistema e possono essere resistenti ai disinfettanti, come ad esempio il cloro. Regimi di disinfezione ben gestiti che mantengono il disinfettante residuo attraverso il sistema idrico possono inattivare i potenziali patogeni rilasciati nella fase acquosa, tuttavia questa protezione viene a mancare se il disinfettante residuo scende sotto i livelli a cui è efficace.

− I fattori associati alla crescita microbica e alla formazione di biofilm nei sistemi ad acqua fredda includono:

- ristagno e bassi flussi idrici;

− scarso controllo della temperatura, che crea condizioni che supportano la crescita microbica; molti patogeni ambientali (ad esempio Legionella) crescono più rapidamente alla temperatura corporea (37°C), e l’acqua calda e l’acqua fredda dovrebbero perciò essere mantenute, rispettivamente, al di sopra dei 50°C e al di sotto dei 25°C (l’inadeguata separazione e l’esposizione al sole di tali sistemi, può portare al riscaldamento dell’acqua fredda);

− incrostazioni (a causa del loro impatto sul sistema idrico);

− incrostazioni e corrosione, che rendono le pareti rugose e promuovono lo sviluppo di biofilm;

− particolato sospeso, che può fornire nutrienti che favoriscono la crescita microbica, e creare fanghi depositati che supportano i biofilm;

− acque di sorgente che contengono un elevato carico organico (ad esempio, elevato carbonio organico totale);

− materiali inappropriati contenenti nutrienti microbici a contatto con l’acqua;

− scarsa manutenzione e uso intermittente di dispositivi al PU (PoU) (ad esempio macchine per il ghiaccio, torri di raffreddamento, filtri a carbone attivo oltre la loro data di scadenza), che possono supportare la crescita microbica (ad esempio Listeria,

Pseudomonas, Legionella e funghi); ad esempio, i filtri necessitano di essere

regolarmente sostituiti.

Il caso studio riportato nella Scheda 4.7 descrive che cosa succede quando un impianto per l’acqua fredda si rompe.

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Scheda 4.7. Epidemia di legionellosi dovuta ad un guasto nell’impianto di acqua fredda