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Il dibattito sul metodo avviato nel Seicento, un diffuso desiderio storiografico di ricostruzione di storie generali, la cultura enciclopedica tipica dell’Illuminismo63 sono

il presupposto e la cornice in cui prende avvio anche in Cadore una massiccia fioritura degli studi storici. I protagonisti di cui tratteremo di seguito furono gli attivi partecipanti di quella tradizione erudita settecentesca, cui spettò l’avvio di un nuovo modo di intendere la storia dell’arte, teso a saldare una lettura più affinata dell’opera con il dato documentario sottoposto ad indagine, per rilevarne l’effettiva consistenza.

62 A.GENOVA, Dopo il 1848: le memorie materiali e i beni culturali della Magnifica Comunità. Appunti cronologici

per una storia del museo in Cadore, in 1848. Una breve primavera di libertà, Pieve di Cadore, 1999, pp. 254-

255.

30 Francesco Giuseppe Sampieri (1715-1802)

Fig. 3. Stemma della famiglia Sampieri tratto dal ms. 218 di Giuseppe Monti conservato presso la Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore (c. 214) che, a sua volta, potrebbe averlo estratto da documenti di Taddeo Jacobi. Il disegno acquerellato è attribuit a Francesco

Genova figlio di Antonio di cui non si hanno altre notizie.

Sacerdote, figlio di Giacomo e di Margherita Genova64, fu custode dell’archivio

della Confraternita dei Battuti di Santa Maria della Ca’ di Dio in Pieve65 e cappellano

64 Notizie sul casato Sampieri e sull’acquisto dell’abitazione dai Vecellio si ricavano da mons. G. DE

DONÀ, Cadore I. BSC, Manoscritti, ms. n. 283, a c. 94; FABBIANI, Stemmi e notizie... cit. Sui Sampieri, poi Vallenzasca cfr. G. CIANI, Storia del popolo cadorino, Padova, 1856, p. 246; A. DA RONCO, Le famiglie Poli,

Fabris e Pellizzaroli del Comelico in Cadore, Treviso, 1906, p. 11; A.RONZON, Notizie sulla famiglia Sampieri,

Lodi, 1894; Luigi Coletti sr. discendeva da Chiara Sampieri. Nel 1881 Luigi Coletti fece stampare anche il Catalogo delle stampe tratte da opere di Tiziano raccolte nell’album offerto al municipio di Pieve di Cadore da

Luigi dott. Coletti il 5 settembre 1880 inaugurandosi il monumento al grande pittore, Cadore, 1881.

65 Nel 1770 diede alle stampe, in forma anonima, l’opuscolo sul Crocefisso di Valcalda: F.G.SAMPIERI,

Ristretto degli obblighi e grazie spirituali che godono gli ascritti alla Veneranda antica Confraternita dei Battuti della Pieve di Cadore e breve relazione del miracoloso crocifisso di Valcalda, che si venera nel detto luogo, Venezia, 1770.

31 ella chiesa del castello di Pieve dedicata a Santa Caterina66 fino all’abbandono del

castello67. Morì il 23 aprile 1802.

Le famiglie Sampieri (fig. 3) vissute a Pieve di Cadore furono due e provennero entrambe da San Pietro di Cadore (in Comelico) attorno al 1500, da qui il toponimo ripreso poi nel cognome utilizzato nei documenti68. Esponenti della casata furono

sacerdoti, notai, avvocati, giudici, cancellieri, medici e vicari69.

L’abate Sampieri viveva in borgata Arsenale, nel Palazzo Sampieri-Vallenzasca, ora Policardi, adiacente all’edificio identificato ufficialmente come la casa natale di Tiziano70. In un corridoio del palazzo in questione compare il “famoso” affresco

raffigurante la Madonna con il Bambino che, secondo la tradizione, Tiziano bambino avrebbe dipinto col sugo dei fiori71.

Sensibile e attento alla devozione della gente della sua terra, Francesco Giuseppe Sampieri si prodigò per recuperare la reliquia di San Fedele da Roma. Nel 1767 la donò alla chiesa di Santa Maria Nascente di Pieve di Cadore e fece costruire una grande teca attualmente visibile sotto l’altare laterale destro della stessa chiesa. Per un

66 A. GENOVA-S.MISCELLANEO, Scheda 146, in PUPPI, Tiziano. L’ultimo…cit., p. 442.

67 Compilò l’elenco degli arredi dell’antica chiesa in cui era conservata la pala centinata con le scene del

Martirio di Santa Caterina di Marco Vecellio per conto del capitano, attualmente conservata nel presbiterio della chiesa arcidiaconale.

68 FABBIANI, Stemmi e notizie…, cit, p. 53.

69 Agostino Ascanio Sampieri non era lo pseudonimo di don Tommaso De Luca. Qualche studioso è

stato tratti in inganno proprio dalla confusione che aleggia attorno agli eruditi che stiamo trattando (cfr. PUPPI, Su/Per…, cit., p. 123 e FOSSALUZZA, Il Carpaccio di Pozzale…, cit., p. 79). Agostino Ascanio

fu infatti un rinomato medico fisico di cui il Ronzon pubblicò il diploma di laurea.

70 Sui passaggi di proprietà della casa di Tiziano e su quella adiacente si veda la scheda di L.PUPPI,La

casa di Tiziano a Pieve di Cadore, in MAZZA, Lungo le vie…, cit., pp. 136-141. Pare che lo stabile fosse di un certo Giovanni de Cesco di San Pietro di Cadore che acquistò entrambe le abitazioni. Lo attesta un contratto di vendita stipulato a Venezia il 25 ottobre 1580 con Pomponio Vecellio (Archivio di Stato di Venezia, Atti, notaio A. Callegarini, b. 3112, cc. 559r-561v; PUPPI, La casa di Tiziano…, cit., p.138

ma prima, per altre questioni affini, si veda C. FABBRO, La casa natale di Tiziano a Pieve di Cadore (cenni

storici), “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, XXII (1951), 115, p. 46-52; C.FABBRO, La casa

natale di Tiziano a Pieve di Cadore (cenni storici), “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, XXIV

(1953), 122, pp. 14-19.

71 Tradizione accolta già dal C. RIDOLFI, Le Maraviglie dell’Arte, ouero le vite de gl’illustri pittori veneti, e dello

Sato, Venezia, 1648, vol. I, p. 136 e dal Tizianello; cfr. PUPPI (a cura di), Breve compendio…, cit., p. 50, che così si esprime: “Essendo egli pertanto d’età puerile, et esplicando nella tenerezza degli anni quella inclinazione che gli era stata impressa dalla natura, formò sopra il muro della sua casa una immagine di Nostra Donna col succo di fiori, di così ben appropriati colori che rendè stupore al padre, ai parenti et agli amici et ad ogni intendente della pittura”. In realtà si tratta di un dipinto di fattura molto modesta che si inserisce nel topos della precocità degli artisti già osservato da N.E.LAND, Petry and Anecdote in

Carlo Ridolfi’Life of Titian, in P. MEILMAN, The Cambridge Companion to Titian, Cambridge, 2004, p. 209-

210. L’affresco verrà schizzato dal Gilbert e infine riprodotto in M.F. BELLI-G.ZANDERIGO ROSOLO- G.VIANI, Il Cadore al tempo di Tiziano, Pieve di Cadore, 1990, p. 17.

32 cambiamento nel progetto originario, la teca, che avrebbe dovuto essere posta sotto l’altare maggiore, rimase in casa Vallenzasca (successori dei Sampieri) finché questi non la consegnarono alla chiesa72. Oltre a ciò, Sampieri donò il codice con Le Antiche

Laudi Cadorine – poi studiate da Carducci73 – a Taddeo Jacobi74.

Sappiamo che eseguì una carta geografica del Cadore nel 1774 già descritta nell’Elenco degli oggetti di antichità di arte e di storia aventi un qualche pregio ed esistenti nel

Museo comunale di Pieve di Cadore nel dicembre 1904 75.

Il lavoro del Sampieri si concretizzò con una serie di note e appunti manoscritti conservati nella Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore. Il ms. 207, senza data ma assegnabile alla seconda metà del XVIII secolo, è dedicato all’antico edificio sacro, La vecchia Chiesa arcidiaconale di Pieve76. In questo testo è presentata una

dettagliata descrizione degli affreschi, corredata di tavola policroma con i vari componenti eseguiti dalla bottega di Tiziano e andati perduti nel 181377. Il

manoscritto è da mettere in relazione con quello analogo redatto da Taddeo Jacobi78,

perché quest’ultimo potrebbe essersi avvalso di questa fonte primaria per la sua compilazione79.

72 C

USINATO, L’arte in Cadore…, cit., p. 45.

73 G.CARDUCCI, Antiche laudi cadorine, Pieve di Cadore, 1892, a cui si aggiunga la riedizione a cura di M.

ROSINA, Il laudario dei Verberati. Pieve di Cadore, Pieve di Cadore, 1992.

74 Il 17 settembre 1750: “Gio. Batta qm dottor Taddeo Giacobbi sposa Valeriana del dott. Giacomo

quondam Giuseppe Sampieri”: ACASM, Registro dei matrimoni 1726-1791, IV, al n. 233 a p. 121.

75 Nel Museo cadorino, poco prima della Prima Guerra mondiale e della sua distruzione, comparivano

inoltre: un Grande Album di molte pregiate stampe tratte dalle pitture di Tiziano; Un frammento di Angelo su tavola di legno reputato lavoro di Tiziano; Alcune letture (sic) di Tiziano Vecellio, Una lettera di Pietro Aretino, Diploma di Conte e Cavaliere aurato di Tiziano Vecellio colla firma autografa di Carlo V imperatore; Parecchi fascicoli contenenti trascrizioni abbreviazioni di pergamene e d’altri documenti riguardanti il Cadore, eseguite dal troppo dimenticato dr Taddeo Giacobbi di questa Pieve. GENOVA, Dopo il 1848.., cit., p. 307

76 A. RONZON, Nella Chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore, “Archivio storico cadorino”, VI (1903), pp.

18-23; G. PALATINI, La costruzione della nuova chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore in un quaderno dell'abate

Giuseppe Sampieri, "Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore", XXII (1951), 117, pp. 94-103; A.

CUSINATO, Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore, Milano, 2000, pp. 123-126;GENOVA,MISCELLANEO,

Scheda 146…, cit., p. 442.

77 Tiziano fu coinvolto nella realizzazione dei cartoni per gli affreschi del coro della chiesa

arcidiaconale del suo paese di nascita. I pittori da lui incaricati furono Marco Vecellio ed Emanuel Amberger; cfr; L. PUPPI, I perduti affreschi del coro dell’Arcidiaconale di Pieve, in MAZZA, Lungo le vie…, cit., pp. 116-126.

78 Descrizione del coro della chiesa arcidiaconale di Santa Maria di Pieve di Cadore, 1810-1816, AMCC,

Archivio antico, b. 3, all. B; A. GENOVA-S.MISCELLANEO, Scheda 145, in PUPPI, Tiziano. L’ultimo…,

cit., pp. 441-442.

33 Notizie tizianesche sono riportate in un prospetto cronologico che costituisce il ms. 297 conservato presso la Biblioteca Storica di Vigo, Appunti cronologici di fatti

precipui e documenti spettanti al Cadore raccolti per secoli dall’abate Francesco Sampieri con allegate notizie su alcuni casati cadorini. Alla data 1555 Sampieri scrive: “Venne in Cadore il gran

Tiziano ed in questa occasione in vigor del suo Privilegio creò molti Notai”, e ancora alla data 1556: “Lettera dell’Università di Pieve al suddetto Tiziano, in archivio per dipingere il nostro coro […] era in quell’anno Merico80 l’erudito nostro Vincenzo

Vecellio il quale con somma eleganza ha scritto le Parti di questo Pubblico accadute sotto la di lui mariganza”. Per il 1566 si legge “Venne eseguita la Pittura nel nostro Coro dagli allievi spediti col suo disegno dal nostro gran Tiziano che allora era in Friuli”81. Il manoscritto conservato nella busta 37.5 dal titolo Pieve e Matrice contiene

un elenco di pievani e decime provenienti dalle chiese vicine e trascrizioni di documenti che erano in casa Zamberlan nel 179082.

Sempre nella stessa busta è conservata una memoria del Sampieri, Nel castello di

Pieve. Nella descrizione della chiesa del castello, dedicata a Santa Caterina, è degna di

nota l’informazione relativa a un dipinto collocato sull’altare maggiore:

“Pittura quadrilunga alta 2 e larga 4 formata sul legno, con freggio, colonnette ed architrave ali intorno, il tutto indorato s sovra vi si veggono piccoli ornati di azzurro. Nel mezzo vi è la B. V. col Bambino tutto ignudo in piedi sul grembo, tenendogli essa la mano drita sotto il di lui braccio destro, e la sinistra sotto il di lui piè pur sinistro. La di lei veste è di rosso carico, cinta sotto il petto e ben panneggiata. Tiene sul capo un bianco velo, che la copre fino alle spalle. Dietro ad essa immagine vi si mira un drappo , o tendina di colore verde che in vero le da un ottimo risalto. Alla destra vi è S. Giambatta, smunto di ciera, secco e macilente, coperto soltanto da una ispida pelle, che dalla spalla destra gli scende al fianco sinistro. Mira i circostanti, e coll’indice della mano destra mostra ad essi il Salvatore. Alla sinistra poi della Vergine vi è la detta santa tuttelare. Se ne sta questa guardando il Bambino, vestita parimenti di rosso scuro, e sotto altra veste di giallo a fiori verdi, sotto cui appariscono gli orli di sua camiccia. Ha essa una bionda ed inannelata capigliatura, siccome è

80 Sta per marigo – traducibile con sindaco – ed era colui che presiedeva la Regola.

81 G. Sampieri, Appunti cronologici di fatti precipui e documenti spettanti al Cadore raccolti per secoli dall’abate

Francesco Sampieri con allegate notizie su alcuni casati cadorini, Vigo di Cadore, BSC, Ms. 297, alla data (carte

non numerate).

82 Si trova anche la copia del testamento del 1457, redatto dal notaio Cristoforo Palatini, di

34

quella del Precursore, ma in questi più lunga, ed affatto negletta. Il fondo di queste due immagini laterali è un Paesagio, e cielo in lontananza. Non si veggono per altro le dette Figure che dimezzate; restando di sotto coperte dal Freggio esteso. A detta dei Professori viene stimata moltissimo, e la dicono essere di Vittore Carpaccio; anzi mi viene detto, che di quest’opera si fa onorevole menzione nella raccolta del Vasari al nome di detto eccellente Pittore”83.

A Pieve, nell’archivio arcidiaconale, si trova il Libro per la nuova Fabrica della V.da

Chiesa Nostra Matrice ed Arcidiaconale,84 testo del 1761, assai prezioso perché, mentre

documenta l’iter di progettazione e di edificazione della nuova chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore85, al tempo stesso rivela l'assetto della precedente pieve. Il

documento diventa dunque una sorta di “fotografia” dell’interno del vecchio edificio di culto con la dislocazione originaria delle pale vecelliane, degli altari, degli arredi e degli stemmi gentilizi.

Nel descrivere il coro vecelliano, Sampieri ammette che “sarebbe stato desiderabile l’aver(lo) potuto conservare”, consapevole della grave perdita che tale ristrutturazione avrebbe comportato.

Sampieri era anche uno dei mittenti delle lettere al conte Antonio Bartolini86

conservate alla Biblioteca Bartoliniana di Udine, Lettere ai Bartolini87.

Troviamo menzionato l’abate Sampieri anche tra i manoscritti Renaldis, ovvero quelle fonti frequentemente citate da Fabio di Maniago, tratte dai fascicoli raccolti dal nobile sanvitese Girolamo de Renaldis (1724-1803) e usate per la compilazione del

83 Il brano sopra riportato è inedito in quanto solitamente si fa riferimento alle descrizioni delle chiese

tratte dalle Memorie parziali di Taddeo Jacobi . Il dipinto è stato già analizzato e identificato con quello attualmente conservato nella sacrestia della chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore con la nuova e corretta attribuzione al pittore di origine bergamasca Francesco Rizzo da Santacroce; cfr. CUSINATO,

Santa Maria Nascente…, cit., p. 70. Il dipinto non è contemplato tra quelli presi in considerazione da A.

TEMPESTINI, I collaboratori di Giovanni Bellini, “Saggi e Memorie di Storia dell’arte”, 33 (2009).

84 Palatini, nel 1951, riportò integralmente le prime due parti del quaderno mentre per il restante

propone solo le informazioni che ritiene di maggior interesse. Cfr. PALATINI, La costruzione della

nuova…, cit, , p. 94-103.

85 La prima pietra fu posizionata nel 1761.

86 Le notizie biografiche sul conte Bartolini sono state tratte complessivamente da A.CIONI, Bartolini,

Giovanni Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol . 6, Roma, 1964, p. 603 e da C.MORO, La

biblioteca di Antonio Bartolini. Erudizione e bibliofilia a Udine tra Settecento e Ottocento, Udine, 2007, pp. 13-25.

35 suo Della pittura friulana nel 1796. Il Di Maniago reputava “interessante” il carteggio su Tiziano prodotto tra il de Renaldis e il Sampieri, putroppo oggi irreperibile88.

Leonardo Antonio Zandonella De Michiel Garofolo (1747-1811)

Fig. 4. Miscellanea di Memorie appartenenti al Cadore estratte da varij Mss. del Molto

Reverendo Signor Leonardo Zandonella, Biblioteca Storica di Vigo di Cadore, albero

genealogico dei Vecellio (part.).

Ci sembra utile ricordare anche Zandonella Garofalo, figlio di Leonardo Antonio e di Valentina Zandonella, che fu cooperatore a Candide, curato di San Pietro di Cadore, mansionario a Dosoledo e pievano a Godego, dove morì il 4 agosto 1811. Era un sacerdote di vasta cultura e possedeva una ricca biblioteca che andò dispersa insieme ad altre memorie cadorine da lui raccolte. Gli studi di Zandonella non sono mai stati oggetto di una trattazione autonoma ma è lecito ipotizzare che fra le sue carte ci fossero molti documenti riguardanti Tiziano e la sua famiglia anche perché Celso Fabbro, nei suoi appunti, lo ricorda a margine di alcune informazioni vecelliane. L’unico manoscritto conosciuto è conservato nella Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore dal titolo Miscellanea di Memorie appartenenti al Cadore estratte da varij Mss.

del Molto Reverendo Signor Leonardo Zandonella, già appartenuto a Giuseppe Monti di

88 L.CARGNELUTTI, Le fonti documentarie di Fabio di Maniago, in FURLAN-GRATTONI D’ARCANO, Fabio di

36 Candide89. Consta di 87 carte, molte delle quali si riferiscono ai Vecellio, con alberi

genealogici ed elenco di cose notabili avvenute in Cadore (fig. 4). Benché le notizie su questo sacerdote siano molto lacunose90 e non si conservino più le sue carte nella

loro interezza crediamo possa essere utile restituirne la memoria nel caso ricomparissero altri materiali vecelliani non facilmente collocabili altrove.

Gianantonio Talamini “Boluze”/”Bolucci” (1740-1829)

Fig. 5. Stemma della famiglia Talamini.

Di professione notaio, Gianantonio Talamini, figlio dell’intagliatore Pietro (fig. 5), è autore de Il Cadore compendiato, ovvero raccolta di memorie attinenti alla detta provincia91. Si

tratta di una raccolta di note storiche e geografiche sul Cadore redatte da più copisti,

89 BSC, ms. 37.5.

90 G.ZANDONELLA GORGOLON, Dosoledo, Torino, 1970.

91 A. RONZON, Il Cadore descritto, Venezia, 1877, p. 181; C. TALAMINI, La saga dei Talamini. I Belfi e le

37 stando ai riferimenti nel testo, probabilmente tra il 1733 e il 1764. L’originale manoscritto è conservato nella Biblioteca Arcivescovile Bartoliniana di Udine mentre una trascrizione dattiloscritta è presso la Biblioteca Storica di Vigo92. I dati sui

Vecellio sono ripresi da storiografi precedenti e non apportano nessuna novità degna di nota.

Taddeo Jacobi (1753-1841)

Fig. 6. Ritratto di Taddeo Jacobi.

“Solo so che il Dottor Jacobi e il Dottor Doreguzzi spogliarono gli archivi sì della Comunità che de’ Comuni del buono e del meglio, che trovarono, colla promessa di restituire; ma sì l’una che gli altri non rividero le carte inviolate”93.

92 Biblioteca Storica Cadorina, ms. 480.

93CIANI, Storia…, cit., p. 750. In realtà le fonti dello Jacobi furono molto più numerose anche perché

38 Taddeo Jacobi (fig. 6) nacque a Pieve il 14 febbraio 1753 da Giambattista Jacobi e da Valeriana Sampieri. Studiò belle lettere a Conegliano e Legge all’Università di Padova94. Nel 1786, a 33 anni, fu eletto vicario del Cadore e “alla venuta dei francesi

si adoperò per mitigare le funeste conseguenze delle ripetute incursioni e per sollevare il paese nelle distrette che i nuovi tempi venivano cagionando”95. “Fu uno

dei deputati per la provincia di Belluno al congresso di Bassano; nel dicembre 1797 fu ambasciatore a Vienna, alla corte di Francesco II, e ne ottenne la conferma degli antichi privilegi. Fece parte per due anni e mezzo del consesso del Tribunale d’Appello sotto il Regno Italico. Ammirato pel suo sapere era stato da Napoleone invitato a Parigi ma egli preferì la quiete dei suoi monti. Eletto all’ufficio di ispettore dei boschi se ne dispensò, dopo qualche tempo, per darsi tutto alla ricerca delle patrie memorie intento a preparare i materiali per una Storia del Cadore. I materiali furono da lui con amore e intelligenza raccolti; e moltissimi documenti furono letti e compendiati, ma il Cadore attese invano la sua storia da lui che aveva veramente l’attitudine a scriverla; e sfortunatamente dopo la sua morte andarono dispersi o malamente venduti una gran parte dei documenti. Non pubblicò quasi nulla ma mise a disposizione della comunità degli studiosi ogni informazione di cui veniva in possesso per via epistolare o per indagine diretta”96. Questo profilo tracciato dal

Ronzon ci mostra innanzitutto il curriculum prestigioso dello studioso e testimonia il suo grande desiderio di raccogliere materiale sulla terra natale in vista di una pubblicazione che purtroppo non vide la luce. Gran parte dei materiali sono andati dispersi ma, in questa occasione, verrà presentato e trascritto – nel capitolo terzo – materiale inedito rinvenuto nella Capitale, già appartenente al suo fondo archivistico. Il progetto di una Storia del Cadore rientrava negli obiettivi di molta storiografia coeva ancora di matrice illuminista, tesa a realizzare una sintesi, una storia generale,

94 Le notizie sullo Jacobi si ricavano da F.CORAULO,Necrologie, Taddeo Jacobi, “Il Vaglio. Giornale di

scienze, lettere ed arti”, VI (1841), 12, p. 95; Biografia del dott. Taddeo Jacobi,“Il Cadore”, I (1868), 12, pp. 45-46; Biografia del dott. Taddeo Jacobi,“Il Cadore”, I (1868), 13, pp. 49-50; A.RONZON, I cronisti

Cadorini. Taddeo Jacobi, “Archivio storico cadorino”, V (1902), 7-8, pp. 78-94; A.GIACOBBI, Le chiese del

Cadore alla fine del Settecento, “Dolomiti”, I (1978),1, pp. 48-53; E.GARBEROGLIO, Ricordo di Taddeo

Jacobi a centocinquant'anni dalla morte, “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, 62 (1991), 275-76 ,

pp. 78-79; P.CONTE-M.PERALE, 90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire, Belluno 1999,

pp. 133-135; PUPPI, Su/Per…, cit., passim; B. AGARINIS MAGRINI, Caro amico pregiatissimo. Un epistolario

dell’Ottocento fra Carnia, Cadore, Comelico, Udine, 2000 vedi pp. 23 e 65 (nota 22).