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Celso Fabbro e la Silloge inedita 2.1 Una vita dedicata a Tiziano Vecellio

2.3 Notizie inedite o annotazioni ignorate tratte dalla Silloge

2.3.1 Giunte al regesto di Orazio

La lettera proposta da Fabbro370 si rivela di grande importanza perché

contribuisce ad arricchire il regesto documentario371 di Orazio372. Da questo testo,

inoltre, emergono due nomi che permettono un excursus e un chiarimento nella disamina dei rapporti tra Tiziano, suo figlio e alcune personalità cadorine e friulane.

Fabbro la trascrisse nella Silloge – e non guasta ripetere che non fu mai pubblicata per intero in testi di argomento tizianesco sotto la data, forse errata, 1537373,

estrapolandola dal manoscritto di Taddeo Jacobi che aveva precedentemente acquistato. Nella prima pagina non numerata del carteggio settecentesco si legge infatti la seguente nota:

“Copiata da altra consimile tratta dall’autografo dal N.U. et Senatore Co. Cintio Frangipane, e dalla di lui gentilezza inviata mediante lettera 30 gennaio 1824 all’abate Don Tomaso de Luca374, il quale per effetto di amicizia me la donò, ed io la

370 AMCC, Biblioteca Tizianesca, Silloge, II, alla data. 371 TAGLIAFERRO, Regesto per Orazio…, cit., pp. 68-98.

372 Sono rari i documenti autografi di Orazio: si ricorda la lettera dispersa di Orazio al padre (19 marzo

1559, ma già in casa di Alessandro Vecellio) e una lettera, databile attorno al 1560, inviata a Vecello Vecellio resa nota da Fabbro e posseduta da Taddeo Jacobi; TAGLIAFERRO, Regesto per Orazio…, cit., p. 82.

373 La data trascritta dallo Jacobi (17 giugno 1537) sarebbe troppo precoce in quanto Orazio, nato nel

1525, sarebbe stato troppo giovane per poter interloquire con il celebre avvocato. Si reputa dunque che si tratti di un errore di trascrizione.

374 Questa figura di prelato (Borca di Cadore, 1752-1829) è importante anche per gli studi vecelliani

ma manca, a tutt’oggi, una sua biografia a stampa. Il suo Catalogo di una pregevole collezione di manoscritti e

di libri a stampa, Venezia, 1817, dà un’idea del valore dei singoli volumi che possedeva. Da alcune

lettere e dediche sui frontespizi si ricavano i rapporti d’amicizia del De Luca, che pare avesse acquistato anche un esemplare del Polifilo dall’abate Bevilacqua, rettore delle scuole pubbliche di Venezia. Nella celebre e preziosa biblioteca andata dispersa, il prete bibliofilo Tommaso De Luca possedeva un libro già di mano di Tiziano Vecellio. Si tratta della cinquecentina Catulli Carmina, cum

118 custodisco riposta tra li Mss. patrii, tutta scritta in elegante forma e carattere, et onorata colla firma del Nobile copista, il tutto di suo proprio pugno”:

“Eccellentissimo Signore,

Se il proprio di Vostra Eccellenza in ogni causa non fosse l’ottener vittoria, non avrei avuto ardir raccomandargli il portatore di questa: qual è Messer Francesco Genoa mio grande amico, il quale avendo ad espedir una sua lite dinanzi il Clariss.mo Luogotenente contro una Catarina di Cato, non dubita punto che col mezzo de la giustizia et con l’immenso del vostro gran saper, non sia per vincer la causa.

Accettate dunque, Signore, il prefato Messer Francesco nel grembo dei vostri favori, ch’egli sendo uomo di condizione, merita che in ciò sia favorito della sopraumana cortesia et gentilezza del dotto et grave Cornelio Frangipane

Di Cadoro il XVII Giugno MDXXXVII Servitor Horatio Vecellio p.”

La situazione - o, meglio, l'occasione - della missiva è assai semplice: Orazio, forse poco più che ventenne, scrive al dotto e celebre avvocato friulano Cornelio Frangipane chiedendo di intercedere per il “grande amico” Francesco Genova. Non si conosce quale fosse l’oggetto del contendere ma solo che la parte avversa era

expositione Alexandri Guarini. Venetiis, Ferrara, 1521. All’interno la dicitura Titiani Pictoris in fronte leguntur haec verba = Liber mei Titiani Vecellii, & amicoru,, coeterorumque”. La firma di possesso sul volume

potrebbe rappresentare solo un dono (cfr. G. PADOAN, Rinascimento in controluce. Poeti, pittori, cortigiane e

teatranti sul palcoscenico rinascimentale, Ravenna, 1994, p. 143 ) e non l’effettiva dimostrazione che Tiziano

possedesse una grande formazione culturale come invece proponevano altri (AMCC, Biblioteca Tizianesca, Materiali Fabbro su Tiziano, b. 4, Cart. 23; A.OLIVIERI, La biblioteca De Luca. Indagine per la

storia del libro a Belluno (da Erasmo al cardinale Giovannelli), “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”,

LXXI (2000), 310, pp. 15-24). Don Tommaso De Luca ereditò la biblioteca dello zio Giovanni Battista; a Venezia, dove si impiegò come prete dei nobili Mora presso il palazzo di San Felice, incrementò la biblioteca, individuando nel mercato antiquario edizioni rare e pregiate (miniature con ex libris di J. Bellini, P. Veronese, T. Vecellio) stimolato anche dall'amicizia con diversi uomini di cultura. La consistenza era pregevole sia per il numero di pezzi, oltre seimiladuecento edizioni tra le quali 2660 codici manoscritti, sia per l’importanza dei singoli esemplari. La notorietà della pregevole biblioteca portò la stessa ad essere meta di curiosi ed illustri visitatori ma, nonostante questo, non riuscì nel suo intento di venderla integralmente. Per motivi economici fu costretto a vendere i propri beni e, per questo motivo, nel 1816 pubblicò il catalogo della biblioteca in modo da poterla vendere in un blocco unitario (anche se poi ci furono una serie di vendite parziali). De Luca fu collezionista di oggetti di antiquariato e autore di un breve scritto del 1804, in cui affronta il problema della datazione dell’attribuzione del dipinto della chiesa di Selva di Cadore opera di Antonio Rosso, allora considerato maestro di Tiziano (il manoscritto si trova a Padova mentre la trascrizione completa è leggibile nella tesi di Licia Cavalet); sulla tavola del Rosso si veda, da ultimo, in A Nord di Venezia in cui non viene citata la referenza del De Luca né di Taddeo Jacobi. Tommaso De Luca era anche organista, amico e collaudatore degli strumenti del Callido (V.BOLCATO-M.SALA-G.ZANETTI, Borca di Cadore. Storia e

territorio, Belluno, 1998, p. 407). Ha ricostruito la sua personalità e la rete di amicizie L.CAVALET, La

biblioteca De Luca (1752-1829), tesi di Laurea, relatore prof. S. Bernardinello, Università degli Studi di

Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1996-1997. Si veda anche IDEM, Il bibliofilo cadorino Don

119 impersonata da una ignota Caterina di Cato375 e che la controversia doveva essere

seguita dal Luogotenente del Friuli da cui dipendeva il Cadore di quel tempo376. La

prima considerazione da fare è che questo nuovo documento conferma le relazioni tra le famiglie Vecellio e Genova, che dovevano essere di natura amicale oltre che di mero interesse economico legato al commercio del legname377.

Francesco Genova, probabile coetaneo di Orazio, era forse imparentato con il notaio Giovanni Genova, che a più riprese ebbe contatti con Tiziano e i suoi congiunti. Sono infatti noti i rapporti tra Giovanni Genova e i Vecellio ma resta da indagare quali siano i legami di parentela precisi con tale Francesco Genova dato che il complicato albero genealogico, tuttora in corso di redazione da parte dello studioso locale Antonio Genova e del genealogista Bruno De Martin, è frutto di continui aggiornamenti e modifiche378, a causa di omonimie e di lacune documentarie.

Si tratta forse del figlio del notaio Giovanni Genova, a sua volta padre di quel Giovanni Genova mercante di legname di Pieve creato notaio da Tiziano il 5 agosto

1559 con approvazione della comunità il 12 gennaio 1560379 e che troviamo

committente e donatore, nel 1585, della grande tela dell’Ultima cena per l’arcidiaconale di Pieve, tradizionalmente assegnata a Cesare Vecellio380 ma recentemente ricondotta

alla mano di Marco381. In codesto telero Giovanni Genova viene inserito sul lato

sinistro del quadro, ritratto nelle vesti di inserviente, così come sembra comparire

375 A seconda del tipo di causa c’erano diverse magistrature che se ne occupavano e le indagini fatte

per risalire alla causa a Venezia non hanno dato alcun risultato utile (ASVe, Avogaria di Comune, b. 165 e ASVe, Luogotenente della Patria del Friul, b. 45).

376 Il Luogotenente aveva dei poteri in materia amministrativa, giudiziaria e militare. Sull’ordinamento

cadorino si rimanda a M.CASANOVA DE MARCO, La Dominante nel Cadore ladino. Il capitano di Venezia a

Pieve nel 1500, Costalta, 2000.

377 Sappiamo che il 24 novembre 1575 Orazio e un Giovanni Genova agiscono in nome della

Magnifica Comunità; ASVe, Notarile, Atti, b. 310i, cc. 433r-435r, su gentile segnalazione di Lionello Puppi. Sulla mercatura del legname si veda anche e soprattutto il terzo capitolo della tesi.

378 Ringrazio Antonio Genova per il continuo aiuto e sostegno nelle ricerche.

379 PUPPI, Su Tiziano…, cit., pp. 27 e 128. Giovanni Genova ricoprì le principali cariche all'interno

della Comunità cadorina e nel 1571 fece parte dell’ambasciata inviata dal Cadore presso il doge in seguito alla vittoria di Lepanto. Il Genova ha redatto, il 5 febbraio 1568, l’atto che sanzionava la creazione di Fausto Vecellio da parte di Tiziano, alla presenza dei testimoni Valerio Zuccato, Emanuel Amberger e il giovane Marco Vecellio (ivi, p. 27). Per la biografia di Giovanni Genova si veda inoltre C. FABBRO, Documenti su Tiziano e sulla famiglia Vecellio conservati nella casa di Tiziano a Pieve di Cadore,

“Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, XXXI (1960), 150, pp. 30-35.

380 Si veda tra tutti la scheda inCONTE, Cesare Vecellio…, cit., p. 169.

381 La recente e nuova attribuzione a Marco Vecellio è stata proposta da TAGLIAFERRO in Le botteghe di

120 parimenti nell’Adorazione dei Magi vecelliana di San Biagio di Calalzo382. Un’altra

ipotesi porterebbe invece a credere che Giovanni fosse il notaio, figlio di Oliviero, soprannominato “Tatù”, molto attivo in Cadore e capostipite del ramo che commerciava a Venezia.

Se, dunque, il protagonista della missiva fosse Francesco quondam Giovanni, sarebbe quell’uomo vivente il 2 maggio 1538 e nel 1541. Nel 1559 gli nacque il figlio Giovanni che sposerà Cecilia del dottor Paolo Genova, notaio, commerciante e collezionista di opere di Tiziano, con casa anche a Venezia. Il 19 aprile 1553 è abitante in contrada de Ru, in seguito acquista un prato a Sottocastello383 mentre il 14

dicembre 1561 è già deceduto: a questa data viene steso il contratto con mistro Bernardino Tagliapietra da Cividal di Belluno per il rifacimento della porta grande di Santa Maria Nascente per la quale si era impegnato a far fare una scoltura da porre sopra la stessa porta384.

Per quanto riguarda i rapporti tra i Genova e i Vecellio preme inoltre qui ricordare anche la cosiddetta pala Genova raffigurante la Madonna con Gesù Bambino tra

i santi Rocco e Sebastiano – secondo le recenti indagini condotte dalla scrivente e da

Antonio Genova, ricollegabile alla persona di Rocco Genova in qualità di committente385considerata per lungo tempo un’opera giovanile di Tiziano ma che

potrebbe invece essere riconducibile alla mano di Francesco, come si apprende da un’indicazione inedita rilasciata nella visita pastorale del 1604386 e da altri indizi

stilistici.

Una seconda considerazione ruota attorno ai rapporti tra la famiglia Vecellio e l’ambiente culturale friulano. Orazio Vecellio dimostra di conoscere bene Cornelio

382 Sulle tele di Calalzo rimando alla scheda di A.LENTINI,in MAZZA, Lungo le vie di Tiziano…, cit., pp.

141-145. Per un ulteriore approfondimento sulle portelle calaltine si veda inoltre L.LONZI,Ombre e luci vecelliane a Calalzo. Un enigma per Orazio e qualche inedito per Francesco, “Studi Tizianeschi”, IX (2016), pp.

89-98.

383AMCC, Archivio antico, b. 305, Fascicoli di memorie del dott. Taddeo Jacobi, V, c. 19r. 384 AMCC, Archivio antico, b. 305, Fascicoli di memorie del dott. Taddeo Jacobi , V, c. 34v.

385 Sono state recentemente avviate da parte della scrivente, in collaborazione con Antonio Genova, le

ricerche sulla pala Genova, in parte già svelate durante l’incontro pubblico del 14 maggio 2016 a Pieve di Cadore promosso dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore e l’Arcidiaconato, in occasione della restituzione del dipinto dopo il restauro e in vista di una futura pubblicazione.

386 Archivio Vescovile di Belluno, Visita pastorale di Ermolao Barbaro, sez. B, rep. II, b. 2, c. 69: “icona

perpulchra e depicta à Francisco Vecelio frate Titiani, ornata cornicibus ligneis auratis in qua sunt imagines B.V. Santi Sebastiani et Rochi”.

121 Frangipane387 (1508-1588), rinomato avvocato udinese che, oltre all’attività forense, si

dedicò anche a quella letteraria ed ebbe frequentazioni e amicizie di spicco, condivise anche con Tiziano, tra cui figurano i nomi di Pietro Aretino388, Sperone Speroni,

Girolamo Fracastoro.

Erano già noti agli studiosi i legami tra Tiziano e il Friuli dovuti prevalentemente al fatto che il Cadore faceva parte della Patria del Friuli: la presunta “friulanità” di Tiziano si basava anche sul legame che ci sarebbe stato con il pittore Niccolò Frangipane389, il quale, nel 1563, è documentato con la qualifica di maestro residente

in “Birri in contrada de San Canzian” e dunque probabile allievo e collaboratore della bottega tizianesca. Studi recenti hanno tuttavia accertato che questo pittore Frangipane non era friulano – bensì padovano e dunque non apparteneva alla già

menzionata famiglia dell’avvocato Cornelio, corrispondente di Orazio.

Oltre ai rapporti di carattere artistico, la missiva trascritta da Fabbro testimonia dunque un ulteriore legame dei Vecellio con il Friuli ma di diversa natura. La lettera di Orazio all’avvocato Cornelio rimase proprietà della famiglia Frangipane e, come annota il Fabbro, fu trascritta dal suo erede Cintio Frangipane (1765-1857)390, un

387 Su Cornelio Frangipane si vedano G.G.LIRUTI, Notizie delle vite ed opere scritte de’ letterati del Friuli

raccolte da Gian Giuseppe Liruti Signor di Villafredda, Venezia, 1762, tomo II, pp. 161 e seguenti, e

soprattutto la voce di M.CAVAZZA in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 50, Roma, 1998, pp. 227-

230 e da ultimo S.CAVAZZA, Frangipane Cornelio, giurista e letterato, in C.SCALON-C.GRIGGIO-U.

ROZZO (a cura di), Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, II. L’età Veneta, Udine, 2009, pp. 1188-

1193. Fu celebre giurista, oratore e poeta. Un suo maestro fu Giulio Camillo, amico di Tiziano. Tra le sue opere si ricordano il poema in tre canti Il trionfo di Cristo e Del parlar senatorio, Venezia 1619. Si veda inoltre G.M.PILO, “O per man d’artefice in tal guisa conteste, o pure così da la natura fatte”: note su Cornelio

Frangipane committente d’arte, “Arte Documento”, 6 (1992), pp. 219-230 . Un riferimento per un

rapporto con Tiziano è in F. BELTRAME, Tiziano e il suo monumento, Milano, 1853. L’omonimo nipote, anche lui avvocato e letteato, si firmava Claudio Cornelio per non confondersi con lo zio e visse tra il 1553 e il 1643.

388 Nel 1547 Pietro Aretino scrisse a Cornelio Frangipane lodandolo (Libro IV delle lettere): si veda

l’edizione di P.PROCACCIOLI,Roma,1997. Il Frangipane inviò tre lettere all’Aretino, anche per

chiedergli pareri sulla sua produzione poetica: in quella datata 20 gennaio 1547 lo loda e lo prega di concedergli l’onore della sua amicizia.

389 Cfr. FURLAN, Tiziano nella storiografia…, cit., pp. 89-95. Sul pittore Niccolò Frangipane, molto

probabilmente di origini padovane e allievo di Tiziano, si veda la voce di M.MANCINI in Dizionario

Biografico degli Italiani, vol. 50, Roma, 1998, pp. 239-240 e la recente biografia curata da Giuseppe

Bergamini in C.SCALON-C.GRIGGIO-U.ROZZO (a cura di), Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani,

II. L’età Veneta, Udine, 2009, pp. 1199-1202.

390 Si veda la voce di L.ANTONIELLI, Cintio Frangipane, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 50,

Roma, 1998, pp. 225-227 ma anche gli studi di L. CARGNELUTTI,Udine Napoleonica. Da metropoli della Patria a capitale della provincia del Friuli, Udine, 1997, pp.73, 81, 101, 115, 127. Non si conoscono opere

edite del Frangipane ma ad Aiello del Friuli, nell’Archivio Doimo Frangipane, sono conservate le memorie manoscritte, relative soprattutto alle vicende politiche del 1797-98, unitamente ad alcuni

122 appassionato di antichistica e cugino di Fabio di Maniago391. È presumibile che la

carta si conservi ancora nell’Archivio Frangipane di Aiello del Friuli392, attualmente

curato da uno degli ultimi esponenti della famiglia, Doimo Frangipane, dove al momento non è stato ancora possibile accedere nonostante le ripetute richieste. Rintracciarla sarebbe ancora più importante se solo si considerasse che sono veramente poche le occasioni che si hanno di osservare dal vivo la grafia del secondogenito prediletto di Tiziano393, ricordato dalle rare attestazioni scritte più

come segretario tuttofare ed emissario di Tiziano che non come pittore. Pare ancora difficile stabilire le “reali capacità e competenze artistiche di Orazio”394 che,

comunque, non si vogliono analizzare in questo studio, mentre risulta quasi più agevole evidenziarne gli spostamenti e le funzioni svolte, seppur circondate da una persistente nebulosità. Il 23 ottobre 1553, per esempio, scoviamo Orazio a Pieve di Cadore, che, a nome del padre, presenta una supplica al Consiglio della Magnifica Comunità di Cadore. L’inedito appello viene accettato, nonostante ci rimanga il cruccio di non conoscere quale fosse l’oggetto della questione395:

“Reiteratum fuit Sp:gnate Cabubri Consilium abritibus supranoiatis. In quo quindem Consilio Comparvit Dominus Horatius Vecellius, et nome paterno produxit supplicationem tenoris uti ivi era: qua quidem supplicatione perlecta, et superinde facta diligenti disputatione, et matura consideratione prehabita, poscia fuit pars, et obtenta, quod concedatur et concedi debeat, pro ut ivi dicta supplicatione et due per omnes balllotas nulla in contrario existente”.

E ancora, grazie alle carte possedute dagli eruditi cadorini di cui si è trattato nel capitolo precedente, veniamo a sapere di un altro transito in patria da parte di Orazio:

volumi di corrispondenza e a molto altro materiale raccolto dallo stesso Frangipane, a testimonianza della sua attività pubblica.

391 Cfr.FURLAN-GRATTONI D’ARCANO, Fabio di Maniago e la storiografia artistica…, cit.

392 Cfr. D.FRANGIPANE, L’Archivio Frangipane, “Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di

Udine”, 1973-75, VII (1975), vol. I, pp. 369-392: L’autografo del pittore Orazio dovrebbe far parte della sezione dell’archivio dedicata alle “lettere di uomini illustri”; Idem,La famiglia Frangipane,

“Harmonia. Quaderno dell’Accademia musicale culturale”, 5 (2007), pp. 35-40.

393 Molto probabilmente alcune delle lettere vergate da Tiziano furono scritte di pugno da Orazio oltre

che da Giovanni Mario Verdizzotti (cfr. HOPE, Postfazione…, cit., p. 346)

394 TAGLIAFERRO, Regesto per Orazio…, cit, p. 71.

395 AMCC, Archivio antico, b. 31, c. trascritta anche da Giuseppe Monti nel manoscritto 218

conservato a Vigo di Cadore e da Celso Fabbro: AMCC, Biblioteca Tizianesca, Materiali Fabbro su Tiziano, b. 2, Cart. 7.

123 nello stesso anno, il 1566, in cui pare firmasse una quietanza con i fabbricieri della chiesa di Calalzo, “Orazio Vecellio pittore, centenaro [sic] per la Pieve, siede in Consiglio” 396.