Celso Fabbro e la Silloge inedita 2.1 Una vita dedicata a Tiziano Vecellio
2.3 Notizie inedite o annotazioni ignorate tratte dalla Silloge
2.3.2 Giunta al regesto di Francesco
Pare interessante rendere noto, in questo contesto, anche un altro documento non inserito nel regesto di Francesco397 e relativo a una proprietà posta ad Ansogne398
di Perarolo di Cadore, luogo da sempre strategico per i commercianti di legname399 e
da cui proveniva Cecilia, moglie di Tiziano400.
“1557, settembre 5, Contratto di vendita di un prato in Ansogne fra Francesco Vecellio e Gio.Francesco di Zanvettor.
Il documento è trascritto nel Ms. Miscellanea Jacobi, p. 36: così riassunto dal documento originale allora (1822) posseduto da Luigi Mozzi di Serravalle e in precedenza appartenuto alla famiglia Filomena.
1557. Ind. E XV 5 settembre
396 Il dato inedito si ricava da ms. 665 (senza titolo) recentemente depositato alla Biblioteca Storica di
Vigo di Cadore, alla c.114.
397 D’INCÀ-MATINO, Regesto per Francesco …, cit., pp. 20-46.
398 Per altri documenti relativi ad Ansogne (guarda caso la località è ora divenuta la sede della locale
zona industriale) si veda l’atto di vendita dell’11 marzo 1542 “Vincenzo Vecellio nodaro di Pieve di Cadore quondam ser Vecellon Vecellio per mi e per nome de i miei fratelli” vende (“demo, vendemo et cedemo”) per un totale di 13 ducati “la magnifico misier Titian Vecellio et suo fratello misier Francesco et suoi eredi tutte le nostre raggioni et attioni che havemo quivis modo per la portion nostra nella Posta della Siega d'Ansogne si come haveva il quondam nostro padre” (ASCViVe, b. 566, serie 22; C.FABBRO, Documenti su Tiziano, in “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, XXIV
(1953), 125, pp. 97-104; F.ZANGRANDO, Le seghe dei Vecellio ad Ansogne presso Perarolo. Tiziano negoziante
di legname, “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”, XXIX (1958), 142, pp. 32-33;PUPPI, Su/Per...,
cit., p. 138, nota 126; PUPPI, Tiziano e il commercio del legname, in MAZZA, Lungo le vie…, cit., pp. 96-99; D’INCÀ-MATINO, Regesto per Francesco…, cit., p. 29). La località è citata, sempre per motivi legate alle
seghe, nel 1568: il 10 settembre, davanti al notaio Francesco Michieli, Orazio – “in eius domo posita in Biri” – fa mettere agli atti la risposta a un’intimazione che era stata indirizzata a nome suo e di Tiziano da Ascensio degli Oratori, proprietario di una segheria ad Ansogne confinante con la loro (ASVe,
Notarile, atti, notaio Francesco di Michieli, b. 2835, cc. 48; PUPPI, Su/Per…, cit., pp. 46-47, 139, nota
127).
399 I.DA DEPPO-M.MAIEROTTI, Tiziano e Perarolo, inMAZZA, Lungo le vie…, cit. pp. 94-96.
400 Non si hanno notizie su Cecilia, semplicemente nominata come la figlia “del quondam ser Alo de
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Instrumento autentico di vendita e compra scritto in Pieve di Cadore in casa dell’infrascritto venditore situata nella contrada detta Lovera dal pubblico notaio Girolamo q.m Ser Oliviere pur Notaio di detto luogo, in presenza di Ser Girolamo di Bernardo Notaio di Domegge e di Maestro Aloisio di lui figlio, quo: Il Sig. Francesco q.m. Ser Gregorio Vecelli di Pieve vende a Ser Gio. Francesco di Zanvettor q.m. Antonio di Ospitale un prato in Ansogne, confinante a mattina con bosco e pascolo comune, a mezzodì coi beni del lume di S. Michele di Caralte e parte nel compratore, a sera ed a settentrione nel fiume Piave e nel pascolo, libero a franco etc., per prezzo di Ducati 120 da L.6 : 4 l’uno: riservato al venditore il diritto di ricuperarlo quandocumque, e colla condizione che, non recuperandolo, si deva farlo stimare da due probi uomini, ut pars reficienda reficiantur…
Hieronimus q.m. Ser Oliverii notarii Plebis Cadubrii pubbl. ex Imp. Auctoritate Not. Aliis…..superscriptum emptionis instrumentum ex authentico ejius instrumentorum protocollo manu alterius fidi sibi amici extrahi, et in hanc publicam formam redigi fecit: appositis ejus nomine et signo siuis solitis et consuetis, et ad majorem roborem et firmatatem se aubscripsit et signavit manu propria.
Fabbro esordisce segnalando che il documento, a suo parere, risulta inedito e importante perché confermerebbe che la casa di Tiziano era ubicata in contrada
Lovera – che sta a significare, in dialetto locale, “luogo frequentato dai lupi” – e non nella confinante contrada Arsenale, come indicato dal Tizianello401. In realtà i due
toponimi non sono così in contraddizione tra loro, come si potrebbe credere di primo acchito, perché, come già evidenziato dal Majer, “essa casa, benchè, seguendo il citato instrumento, esistesse in Lovera, teneva una delle sue facciate sull’Arsenale”
402. Si tratta dunque di affacci diversi di uno stesso edificio – forse formato da più
vani – posizionato molto vicino alla piazza del paese e in prossimità della strada che mena a Sottocastello403. Nella Silloge, lo studioso cadorino tiene inoltre a precisare che gli
401 Cfr. PUPPI, Breve compendio…, cit., p. 50. Nella dichiarazione dei redditi del 1566 Tiziano non
specificherà la località ma si limiterà a indicare che “…in Cadore mi attrruovo una casa in la quale abitava il quondam mio fratello Francesco Vecellio, de la quale no cavo utilità alcuna, et apreso ditta casa mi atruovo un pezzo di pra in loco chiamato Montaricho…”.
402 Andrea Maier portò avanti tutta una serie di osservazioni contro le affermazioni del collega Stefano
Ticozzi che, a suo parere, aveva dato informazioni errate e aveva peccato di non aver citato
abbastanza Taddeo Jacobi, approfittando delle altrui fatiche così come aveva peccato giudicando le opere di Tiziano senza andar a dare prima un’occhiatina. Uno degli errori che Maier voleva confutare era relativo all’affermazioni perentoria del Ticozzi “Ma la casa in cui nacque ed abitò Tiziano non esiste più . Cap. I. p. 8.” Per fare ciò Maier pubblicò lo “squarcio di una lettera scrittami dall'eruditissimo dottor Taddeo Jacobi di Pieve di Cadore” nella quale si esaminava un documento notarile del 1580 – di vendita
e compera – redatto da Fausto Vecellio. L’atto vedeva protagonisti Cesco Sanfior di Serravalle,
procuratore di Pomponio Vecellio e i delegati di Giovanni de Cesco che stava per acquistare la casa natale di Tiziano dagli eredi. L’atto originale che si trova ora all’Archivio di Stato di Belluno, p.lo 7239, cc. 18r-19r., è stato mostrato per la prima volta alla piccola mostra Attorno a Tiziano. Documenti sulla
famiglia Vecellio tra Cadore e Belluno (sec. XVI-XVII), 17 settembre 2007- 4 gennaio 2008, esposizione a
cura di Donatella Bartolini e Eurigio Tonetti. La mostra non prevedeva un catalogo ma solo un depliant informativo. A.MAIER, Della imitazione pittorica della eccellenza delle opere di Tiziano e della vita di Tiziano
scritta da Stefano Ticozzi, Venezia, 1819, pp. 262-64.
125 era stato riferito dall’avvocato e studioso bellunese Alessandro Da Borso che il documento – rogato dal notaio Girolamo Genova di Oliviero, operativo dal 1539 al 1557 – non si conservava nell’archivio Notarile di Belluno404.
Nulla sappiamo sull’acquirente di Ospitale di Cadore ma l’istrumento ci conferma alcune notizie già note sul fratello di Tiziano. Francesco Vecellio, che morirà di lì a poco, alla data dell’atto, nel 1557, era attivo in Cadore dove ormai rimaneva sempre più spesso per seguire le faccende familiari, allontanandosi, quasi in maniera definitiva, dalla attività pittorica e dalle lagune.
A proposito della produzione artistica attribuibile alla fase attiva e feconda del fratello di Tiziano, si vuole fare conoscere, in codesta occasione, un lacerto di affresco – datato 1548405 – che potrebbe andare ad aggiungere un tassello al catalogo
poco sostanzioso del pittore. Si tratta di una Madonna con Gesù Bambino molto deperita e lacunosa, posta nell’androne voltato a crociera di un palazzotto di via Salvadei406, a
Pieve di Cadore (figg. 38 e 39). Le vicende dell’antica casa e della sua decorazione, di impianto tardo quattrocentesco, non sono note407 ma l’impostazione allargata della
veste della Madonna e la postura delle gambe incrociate del Bambino rimandano alla
404 Presso l’Archivio di Stato di Belluno sono conservati altri documenti inediti sulla famiglia Vecellio
non riguardanti direttamente l’oggetto di questo paragrafo ma utili per il prosieguo di altre ricerche mirate. Piace ricordare l’atto del 14 novembre 1568, redatto a Valle di Cadore, dal notaio Bernardino Costantini nel quale Giorgio Fornasello di Serravalle procuratore di Girolamo Piazzoni cede i diritti sui crediti maturati nei confronti di due persone di Venas e Calalzo a saldo di un debito di 349 lire e 4 soldi, a Battista Bertoni di Pozzale, procuratore di Orazio Vecellio di Pieve di Cadore; cfr. ASBl,
Notarile, p.lo 2332, cc. 74v-75v.
405 In quell’anno Tiziano si reca ad Augusta, forse transitando per Pieve di Cadore che si trova lungo la
via d’Alemagna, dall’imperatore Carlo V e Francesco beneficia di un’esenzione dal dazio sul legname importato dal Tirolo, concessa da Ferdinando I.
406 Via Salvadei, attualmente defilata e poco frequentata, è considerata una delle strade più antiche del
paese. Per una sua corretta contestualizzazione si veda la più antica rappresentazione conosciuta di Pieve di Cadore, in cui compaiono la chiesa gotica, la fontana centrale, il Palazzo della Magnifica Comunità, il Castello sullo sfondo, e via Salvadei, a sinistra ovvero disegno di anonimo del 1616, Pieve
di Cadore, veduta prospettica dell’abitato e del Castello, Venezia, Archivio di Stato; cfr.A.GENOVA-S. MISCELLANEO,Scheda 133, in PUPPI,Tiziano. L’ultimo…, cit., p. 432.
407 L’unica informazione nota (senza però riportare l’immagine dell’affresco) è quella riportata dal
Frova nel 1908: “Fra i quadri del Cadore attribuiti a Tiziano il più sicuro parrebbe quello di Sant’Anna a Zoppè, ma è così gravemente rovinato da far pietà. Nello scorso settembre il pittore Milesi [si tratta di Alessandro Milesi (1856-1945)] e lo scultore Brustolon [si intende Valentino Brustolon (Calalzo 1858 – Venezia 1940)] scopersero nell’atrio d’una casa dall’architettura cinquecentesca, appartenente a una certa Romilda Vecellio, la parte inferiore d’un piccolo affresco rappresentante la Madonna col Bambino, sotto cui è incisa la data MDXXXXVIII; parve agli scopritori di vedervi la mano di Tiziano, ma, trattandosi di tracce assai scarse e sbiadite, la congettura mi sembra un po’ ardita, tanto più che in quell’epoca Tiziano non era probabilmente in Cadore” in A. FROVA, Chiese Gotiche Cadorine, a cura della “Rassegna d’Arte”, Milano, 1908, p. 11, nota 1.
126 produzione vecelliana coeva408. La rappresentazione di devozione privata, per quanto
rovinata, sorprende ancora di più se si tiene a mente che le uniche opere vecelliane in Cadore, ad affresco, sono andate miseramente perdute: il coro dell’arcidiaconale409 di
Pieve di Cadore del 1566, su cartoni di Tiziano, e la decorazione dell’antica casa canonica di Pieve, con motivi architettonici e figurati410.
Fig. 38. Lacerto di affresco, Pieve di Cadore, via Salvadei (inedito).
408 Si confronti il dipinto con le tele di Francesco di San Vito di Cadore. Cfr. la scheda relativa di
Arianna Lentini in MAZZA, Lungo le vie di Tiziano…, cit., pp. 107-111.
409 Nella lettera che l’architetto feltrino Sebastiano De Boni invia al Cancelliere della Magnifica
Comunità di Cadore, Giovanni Lorenzo Giacobbi il 21 dicembre 1812 si evince lo scrupolo che si ebbe nel dover distruggere gli affreschi vecelliani: “[…] per conservare adunque le dette pitture, si potrebbe verificare il Coro nuovo alla parte verso sera, cioè della porta maggiore presente, che suppongo sufficiente l’area di quel sito. Così facendo il Coro vecchio servirebbe assai bene per un nobilissimo Atrio, facendo la porta d’ingresso dove presentemente esiste l’Altar maggiore, con l’avvertenza però di chiudere l’Arco della Chiesa, e formare una proporzionata porta che dall’Atrio stesso s’entri nella Chiesa. Siccome che la Chiesa si trova capace per sei Altari, numero forse ecedente alle circostanze presenti, a mio credere si potrebbe perderne uno, e aprire una grandiosa porta nella medietà maggiore a mezzogiorno, e si otterrebbe così un bellissimo ingresso laterale, a somiglianza della nuova e superba Chiesa di S. Giovanni in Piazza di Bassano” (trascrizione dattiloscritta in AMCC, Biblioteca Tizianesca, Materiali Fabbro su Tiziano, b. 5, Cart. 33, Diverse su Tiziano. Celso Fabbro attribuisce la “colpa” della demolizione “ai cittadini di Pieve i quali non hanno accolta la proposta del de Boni”).
410 Secondo quanto riferisce Ciani gli affreschi sarebbero stati opera di Cesare Vecellio del 1584:
“erano belle immagini di giovani donne simboleggianti le virtù, nelle quali deve risplendere il prete preposto ad una parrocchia: ma quelli affreschi caddero colla casa da parecchi anni demolita, onde rifabricarla ivi presso: io li vidi quelli affreschi, e so dire che allettavano e fermavano l’osservatore”; G. CIANI, Storia del popolo…, cit., p. 472.
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Fig. 39. Ambito vecelliano, Madonna con Bambino, 1548, Pieve di Cadore, via Salvadei (inedito).
Per ritornare invece alle attività svolte da Francesco all’epoca del documento sopra citato, si rammenti che il 7 gennaio 1557 (come poi accadrà anche nello stesso giorno dell’anno successivo) egli fu eletto Consiliarius de Centenario411 di Pieve, l’8
gennaio Sindicus della Comunità e il 25 giugno è registrato dalla Regola di Pieve412.
Agli inizi del 1558 riscuote, a nome di Tiziano, alcuni prestiti fatti alla Magnifica Comunità di Cadore che erano stati avviati fin dal 1550 e che tardavano ad essere recuperati413.
Sempre a proposito dei ruoli assegnati a Francesco Vecellio (figg. 40 e 41) si vuole segnalare un altro documento inedito che vede comparire il fratello di Tiziano come sindico414 in Cadore nell’ottobre 1554 mentre si registra la presenza di Tiziano a
411 In tutta la sua vita, Francesco fu nominato 16 volte consigliere, una volta giurato, 5 volte sindico e
altrettante console.
412 D’INCÀ-MATINO, Regesto per Francesco…, cit., p. 40. 413 Sull’argomento si veda il paragrafo successivo.
414 Le cariche venivano assegnate a rotazione (rodolo) e obbligatoriamente tra gli esponenti delle
128 Venezia, nella annotazione delle spese sostenute da Giovanni Alessandrini tra l’8 luglio 1554 e la fine di ottobre dello stesso anno. Nel Conto del viazzo fatto per nome
della Magnifica Comunità da Tito Vecellio, un componente della famiglia Genova,
Tomaso Costantini e Giovanni Alessandrini si erano fermati a Treviso per acquistare regalie destinate a Tiziano e agli Avogadori di Comun: “spesi a Treviso per comprar robbe da presentar et donar alli nostri avvocati et amici et a M. Tiziano lire 7 e soldi 8”415.
Fig. 40. Pietro Zandomeneghi, Ritratto di Francesco Vecellio, incisione tratta da Francesco Zanotto, Pinacoteca della Imperiale Regia Accademia Veneta, 1833. Fig. 41. Valentino Panciera Besarel, Busto di Francesco Vecellio, 1864, Pieve di Cadore,
Palazzo della Magnifica Comunità, Sala del Cancelliere (foto Tomaso Albrizio).
129 Il 1554 era dunque l’anno in cui, dopo tante vane aspettative e una successione incalzante di lettere416, Tiziano aveva ricominciato a sollecitare il duca Guglielmo
Gonzaga per ottenere il beneficio di Santa Maria di Medole per il figlio Pomponio. La vicenda era iniziata nel 1530 quando Pomponio aveva solo sette anni e si inserisce nel discorso sulle entrate di Tiziano (quindi non direttamente legate all’attività pittorica), che si svilupperà nel paragrafo successivo in modo da dare spazio a un argomento che manca di una trattazione specifica negli studi vecelliani.
2.3.3 Precisazioni sui benefici ecclesiastici richiesti, ottenuti o solo sperati.