C eoe ardo Roccai a g lia ta 'Ceocandi negli ultim i tem pi della su a sven
t u r a ta esistenza soleva dire di sè c h ’egli « viveva da trentacinque anni in u n a illusione ero ica » (1). Quella sua illusione si è {fatta poesia ed egli è so p ra ttu tto il p o eta dell sogno. La realità non iha per il poeta va
lore alcuno perchè la m ente ed il cuore vivono g ià di quella serenità in sogno in tra v is ta e da'l sogno riv elata, e l’an im a fa tta lieve insegue, di sè dim entica, il libero volo della fan tasia. T ra re a ltà e poesia anzi è un contrasto che può cogliersi aid esempio in questo distico:
« Q uegli r a m a n te : q u a n t’oro reca Amore! Son [•lacrime o Ibaci?
B aci a lu i d a l profondo la poesia sospira » (2).
ed il poeta è più che poeta sacerdote che ned tempio luminoso delle sue visioni di b o n tà e di purezza si fa degno di p artecipare con fervore de
voto la bellezza ai cuori gentili (3) (la poesia è delle anim e elette). Cec- cardo è sta to definito « il Cavaliere dell’Ideale » (4·) e l’ideale è il (bello irreale che, ndU’obilio d e iru m a n a realtà, è capace di riedificarci in se
r e n a dolcezza di p en sieri e di sentim enti :
(1) L o r e n z o V i a n i - ««Il Popolo d ’ I t a li a » , 6 Agosto 1919 - Si deve allo stesso Viani u n pregevole e fo r tu n a to lib re tto («Ceccardo»» - Ed. Alpes, 1922) in cui a ttra v e rso u n a se rie d i d iv e r te n ti e cu rio si episodi è (n a rra ta la v ita del poeta. L o p era poetica di C. R. C. è t u t t a com jpresa in tr e .volumi e d iti a d is ta n z a di quindici an n i L’ uno d a ll’ a l t r o : - I l Libro dei fr a m m e n ti - C arlo A liprandi M ilano 1894; S onetti c poemi, Società E d itric e L ig u re-A p u an a 1910; Sillabe cd Ombre, F ratelli Treves E ditori, Mi
la n o 1925. Chi v o g lia c o n s u lta re u n a v e ra e p ro p ria cronologia di tu t ta la produzione di poesia e di p ro s a d e llo sc ritto re , p u ò leggere con p ro fitto la p refazione di P. A.
B a b a t o n o a ll’edizione di « S illa b e ed O m bre »> la qu ale <può anche servire, per notizie biografiche, di u tile com plem ento al c ita to lib retto del V iani.
(2) S o n e tti e poem i, Ed. e it. pag. 105.
(3) C eccardo ebbe sem p re e s o p r a tu tto fede (nella m issione del poeta. Se ne con
fr o n ti u n b e ll’ accen n o in « Marzocco » 17 Agosto 1919.
(4) Così si in tito la un «postumo riconoscim ento che il preg io d ell’a rto di C. R. C.
h a tr o v a to re c en tem en te n el liibro Colloqui e Profili (ZfMìiohelli, Bologna 1925, pp..
119-122) di G i u l i a n o D o n a t i - P m t b n i .
GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA 57
Ë p o e sia .... im m o rta le
faniciuH etta del tem po, coronata di stelle
c h e {pei cad uch i a n n i vendem m ia speranze e memorie e n e fe rm e n ta il vino d ’illusion eterna (1).
n è a v v ie n e a l p o e ta cihe l’a la del sogno tenda con lo spasimo della spe
r a n z a a l l a r e a l t à d e s tin a ta a distru g g ere la purezza dell’illusion e per
chè i'I s o g n o è u n a s u a in tim a necessità spirituale.
T u tto e p e rs in o il so v ra u m a n o , il trascen dente si riveste del suo s o g n o e s i tra s fo n d e nelle p iù beile ilLlusioni um ane e terrene dhe si r ia s s u m o n o in quell'’-eflLem ento di bellezza che ogni uomo possiede e r i t r o v a in sè stesso , e se lo sg u a rd o , assetato d i meraviglioso, si perde n e ll ’a z z u r r o d e i cieli, il m o nd o celeste (2) che vi scopre è quello che vi h a n n o c r e a to le im ag in i p iù suggestive e più care all’anim a del poeta:
lu c c io le d ’o r o , a rm o n ie d ’uocelli rap ite al vento, e preghiere di bambini b u o n i e le a e r e e mufbi ohe son favole um ane.
:R ico rd o d i V alentino Piccoli (3) un dotto articolo in cui, rilevan
d osi i r i s u l t a t i ra g g iu n ti «da u n a nuova critica dan nunziana iniziata da F e r d in a n d o P a s in i, si r ito r n a con novità di argom enti alla conclusione c h e n o n so lo n o n «debba lim ita rs i l’attenzione del critico all’« io » sta
tic o , im m o b ile , d ell’a r t i s t a anziché estendersi al progressivo inevitabile s v ilu p p o d e lle su e faco ltà e d ei suoi atteggiam enti, bensì un giudizio c ritic o d e ll ’o p e r a s u a non debba considerarsi compiuto e perfetto quando n o n s ia in te g r a t o dallo stu d io dell’azione nelle vicende della vita. Ecco in v e c e n n p o e ta , p a re v o glia o sservare del Ceccandi, Flavia Steno (4), per c u i s a r e b b e in u tile e su p e rflu o ricercare nelle vicende della vita un a iu to a l l a in te rp re ta z io n e dell’o p era perchè « la sua poesia sta di per sè s te s s a e d è la p id a ria e fred d a, m a sbozzata con pollice forte, per l ’i m m o r t a l i t à ». Anzi ella dice andhe di più, nel richiam are in un con
f ro n to co l n o s tr o a ltri in sig n i poeti del dolore dal Leopardi al Gozzano:
« r a r a m e n t e eg li riesce a tra sfo n d e re quel senso di intim a e profonda c o m m o z io n e c h e ci d à n n o «sempre, invece, non soltanto il Leopardi — voce im m o r ta le d ella sofferenza u m an a — m a anche, in un senso meno filosofico e p ili im m ediato, il B audelaire e il Verlaine. Quale il poeta è a p p a r s o n e ll a v ita in d u b b iam en te la su a poesia non la ritrae; m a, certo, è a r d i t a l a c o n c lu sio n e che tu tto p e r «Ceccardo n a sca e finisca nella fan
ta s ia . Ad e s s a s i può co n sen tire entro certi lim iti soltanto (limiti a cui o c c o rre p e n s a r e co n sid e ran d o che il fatto «stesso di aver riconosciuto ta le r e s tr iz io n e p e r il n o stro esclude il concetto che per molti 6e non
(1 ) S o n e t t i o p o em i, Ed. c it., p a g . 104-105.
(2 ) « D i 'D io — si legge n e l te s ta m e n to del -poeta — accetto la fo rm u la di Bene
d e t t o S p i n o s a : D io è la s e r ie in fin ita, dei modi finiti del pensiero e deH’esten eian e».
(3 ) Va l e n t i n o P i c c o l i - I l ib r i d el giorno - M açgio 1925.
(4 ) Fl a v ia St e n o - L a C hiosa - 28 Ma-ggio 1925
58 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA
p e r tu tti i veri a rtis ti tu tto po ssa nascere e (finire n ella fan tasia), se non si volgili a am m ettere dhe a quella che è so p rattu tto creazione dell’in
telletto s ia rim a sto estra n eo il sentim ento. F r a un ta l m odo di conce
p ire e l’a rte del nostro p oeta si potrebbe presso a poco stabilire, per rico rrere ad vieto p arag o n e, la differenza che si riconosce t r a l’obiettivo fotografico e la tavolozza del pittore. P erchè tale è la potenza com uni
c a tiv a d e lla s u a fa n ta s ia che ci sentiam o da essa inconsciam ente quanto irresistib ilm en te a lle tta re in quel suo mondo aereo di fan tasm i dove tu tto ciò ohe quell’iarte si è ap p ro priato, perde ogni c a ra tte re di vaga astra ttez z a , si concretizza e p rende form a e p a lp ita tutto di in tim a e p ro fo n d a u m a n ità . Così è che sentiam o in Cecicardo im poeta schietto che p a r la al cu ore, m en tre ci in v ita a p a rtecip are alla festa del suo intelletto, sebbene egli con le sue sc arse gioie e le sue molte pene si te n g a sem pre o q u a s i sem pre celato a i nostri occhi. Ma abbiam o più o ltre occasione d i to rn a re s u ll’argom ento.
* * *
L a m aflinoonia d iv en u ta espressione a rtistic a è qualche cosa che si sente, e non si s a p ro p rio dire che coisa sia, nè sarebbe facile definirla con freddezza scientifica. Il p a d re della critica estetica (1) l’aveva detta sem plicem ente « il sentim ento di tu tte quelle anim e che non reggendo lu n g am en te allo strazio e non osando g u a rd a re in viso il loro male, si creano am abili fantaismi e dolci illusioni ». Forse oocorrebbe per ogni individuo u n a nuo v a definizione. Certo è tu tta d o m in ata da questo in definibile senso di tristezza l ’o p era poetica ceccardiana, nella quale è im m an en te come e ra sta to n e lla vita il fantasm a di E utanatos, la buon a so rella m orte, che è 'la creazione più d ire tta e spontanea, la n a tu ra le c re a tu r a d i questo sentim ento profondo ed intenso, m a senz’om bra di ribellione e di am arezza, in cui non si conturba m a si purifica e rin nova la se re n ità sp iritu a le del poeta.
Il suo dolore è an co ra quel dolore universale che è divenuto fonte in ogni tem po di im m o rtali inspirazioni. Ma in lui non si risolve mai in quel riso a m a ro insiem e e beffardo in c-ui ad esempio sentiam o espri
m ersi l ’inesorabile sin cerità del contem poraneo Gozzano : ...il Mondo; quella cosa tu tta piena
d i lotte e di com m erci turbinosi, la c o sa tu tta p iena d i quei « cosi
con due gam be » che fanno tan ta pena... (2).
Non colsi caustico nè così n id e, il Ceccardi pare invece non voglia tr a r r e quel suo torm ento d a l segreto del c u o t c. Nella casetta lontana, cui co rre il pensiero nostalgico del m arinaio, fra antica m obilia
cor-(1) Fran cesco De Œa n c t is - S to ria d ella L etteratura· ita lia n a .
(2) « S ig n o r in a F elicità » in « P rim i ed ultim i colloqui », Trevos, M ilano, p. 165.
Λ \
GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA 59
-A_______
r o s a d a lle ta ra n e e il romlbo del telaio e il ricam o creato dalla sottile i n d u s t r i a d i e sp e rte d ita v a g a con l ’om bra d e l à m orte la speranza (La v ita d e i M a r in a i, Sonetti e Poem i). E ricordate la Santa ? H a visto ta n t e s p a s e e ta n te b a re e si a llie ta al pensiero che ingh irlan data di s e m p re g io v a n i rose v e d rà a c ca n to alla m orte un eterno sorriso di gio
vinezza. (L ib r o dei F rainm ew ti) (1). Ceocardo è sognatore, ed il sogno è c r e a t u r a d i v ita e di bellezza nè può vestirsi a lutto. Egli non 6i fa a d e s p o r r e il d ra m m a ded suo spirito p er farsene poeta, m a il suo to rm e n to a ffio ra sem p re in non so che (brivido appena percettibile in q u e l s u o to n o d i n o b iltà g ra v e e solenne. Dove poi il dolore si fa più u m ilm e n te , e in sie m e più in tim am en te um ano, si sente aleggiare uno s p ir ito b u o n o di rasisegnazione seren a dhe fa levare a una pia visione di a z z u r r o P a r a d i s o gli occhi e sta sia ti delle povere figliuole che non so n p a r t i t e s p o s e (Le R a sseg n a te - Libro dei Fram m enti) e inghirlanda di fio ri e d i illu s io n i « i cuori silenziosi » che languiscono nel desiderio v a n o d i uni s o r r is o di fan c iu lla .
* * *
Q u e lla p a r t e d ella s u a liric a che può dirsi p iù propriam ente poesia d e lla triiste z z a s i p rese n ta, è vero, qualche volta nella veste della remi
n is c e n z a ; m a è rem in iscen za che non è in fondo se non un vago ri
c h ia m o a u n n o to m odello d ’a rte e n on va, si può dire, più in là della fo rm a . Ë r e m in is c e n z a c h ia ra m e n te leo p ard ian a la « Canzone del (borgo » e q u a lc h e a l t r a d e lla m ed esim a intonazione, m a che appare evidente n o n p iù c h e n e lla versificazione e nedla a rc h ite ttu ra della strofe; ed è a p p u n to i n q u e s to « sa g g io di im itazione » che si rivela con tra tti più d e fin iti q u e ll a so g g e ttiv ità di se n tire e di esprim ere che non permette d i c o n fo n d e r e il notstro con alcu n altro poeta del dolore, non escluso q u e l g r a n d e m odello.
Niè d ’a l t r a n a tu r a sono in buo n a p a rte le reminiscenze di cui ha la s c ia to t r a c c i a n e lla liric a sto ric a e nazionale ceocardiana l ’influenza e s e r c it a ta d a l C arducci sul p o e ta apuano. Per quella lirica forse, se v o le ssim o l im ita r e gli elem enti di giudizio ailTinesorabile confronto con q u e lla f o r m a d ’a rte che l ’h a in sp irata , la severità della critica po
tre b b e ancihe a p p a rire eccessiva. A ltra arte è quella del Carducci che p e rs e g u e e c o g lie il senso p iù riposto, in u n a parola, lo spirito del fatto s to ric o , p e r f a r n e leg g en d a, p e r fare veram ente della storia poesia. Ma n o n p u ò d e s t a r m enajviglia che le im itazioni meglio riuscite siano di co lo ro c h e s u p p lisc o n o a l vuoto delle idee con quell’entusiasm o fittizio c h e h a in lo ro d e s ta to l a p o te n z a suggestiva del modello per cui arrivano, p e r c o sì d ire , a c o n tra ffa rn e lo spirilo, più che a produrre, a riprodurre.
(1 ) D i q u est© p r im e p ro v e del p o e ta h a sc ritto u n do tto giudizio critico Pietro Mastbi
s u l « M a rz o c c o », 1894.
60 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA
Chi h a invece gualche c a sa d a dire, fin irà sem pre p er d irla a modo suo. Così avviene al Ceccardi dhe, tu tto inten to a rifare Γepica solen
n ità c a rd u c c ia n a , si riveda p iù intim am ente poeta quando ritro v a la s u a p iù p ro fo n d a v en a elegiaca (1), che gli consente di riuscire nella n ovità del pensiero e ideile im m agini come nei tra tti esteriori dell’arte v eram en te completo. TI più bel·!’esempio è forse quell’aureo fram m ento, accolto nel volume « -Sillabe ed Ombre », dhe è l’u n ica cosa rim asta della v asta concezione di un « C arm e della Giovine Ita lia » (2).
Non o sta n te un indefinito accenno al ça ira carducciano il poemetto di A p u a M ater deve considerarsi u n a cosa tu tta a sè : tredici sonetti nel genere loro perfetti, in cui l’a rte della rapnresentazione e della rie
vocazione ra g g iu n g e il suo g rad o m assim o, inseguendo e fissando im a
gini possenti che sem b rano ricav ate dall’a rtis ta nella viva roccia del- l’Alpe su a, ta n to schietta e gen u in a espressione trova in auel canto l’a n im a ru de dell’a sp ra te rra nataile; sonetti di egregia fa ttu ra per la p e rfe tta fusione, che dà an im a e v ita a lla poesia, tra le visioni che colpiscono l’occhio e quelle rievocate nella m ente e insieme tr a queste ultim e ed il loro valore sim bolico nel tempo. Così è che Michelangelo, te rrib ile g ig an te egli stesso, di cui ric h iam a 3’im agi ne il grande sp e tta colo d i colossi m arm o rei erti nel cielo, è insieme il simbolo della vita, m entre sorge accanto a 'lui, simbolo dell’eterno, l ’altro grande spi
rito, D ante A lighieri. E si sente a ssa i bene in a u e sta molto preg iata col
la n a di sonetti (e in quello so p ra ttu tti «Uomini ed ombre » in cui di
nanzi ad u n soffio g a g lia rd o di fervida v ita attuaile sì dilegua 1 om bra gelida d ella sto riai n ell’intenso amoTe alla p a tria ed alle sue antiche m em orie il p rin cip ale m otivo della commozione estetica del poeta.
Altre infine sem brano rem iniscenze e non lo sono, perchè si debbono in re a ltà u n icam en te ad affinità di indole e di sensibilità artistica. Tali ap p ariscon o gfli ultim i accorati versi che tan to ricordano il Pascoli di (Tueiralata canzone in m orte di Leone D elagrange dedicata ai primi s v e n tu ra ti ard im en ti dei pionieri dell’a ria (Sillabe ed Ombre) e quelle m olte p a g in e ceccardiane dove lo strazio dell’anim a um ana che anela con spasim o in cessante a ll’infinito si coglie in tenui im agini, in episodi
(1) Vedi in p ro p o sito A r t u r o S a l u c c i (L ettera a Ceccardo in * Tavolozza genovese ».
G enova 1926. p a ^ . 88) - U b a l d o F o r m e n t i n i (« L ’Azione», 16 luglio 1922), che solo ai m o m en ti di seren a stasi d e ll’a n im o thensa che il poeta debba la sua vera poesia; m ecii) c h e a qu elli di e ro ic a e saltazio n e. V’è chi tie n e in m olto oonto la poesia storica e n az io n a le del C eccardi (Cfr. L u i g i A m a r o - L ’Azione», 3 Agosto 1921) e sopra tu tti P . A. B a r a t o n o ^V. la recensione del lib ro del V iani in « L àvoro », 2 luglio 1922).
- P o ch i sap ev an o , C eccardo, m e n tre vivevi che tu tessevi, con Pascoli, la poesia di q u e sti u ltim i tem p i ita lia n i ».
(2) S crive Lo r e n z o Vi a n i in quel c ita to lib re tto (pag. 25) in cui la figura dello sven
t u r a to p o e ta è rie v o c a ta con affetto fra te rn o : « ....P e n s a te a q uest uomo che non o s ta n te gli m an ca sse « il m agro a rid o p a n e » tra c c ia v a le tra m e del ■ C arm e della G iovane I t a l i a » m e n tre eiù p e r le feesure del te tto l'a c q u a gli cadeva su lle spalle, il fuoco e r a sp en to e in to rn o aveva la so litudine».
GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA 61
m o d e s ti, n e lle cose p iccin e: nelil’u m ile pianto canoro della capinera im
p r i g i o n a t a « si scioglie Û’im m o rta le desio ».
* * *
È d o te d i o g n i a r tis ta vero quella di sap er cogliere, pure in di
v e rso m o d o e in d iv e rs a m is u ra , il senso di quell’intim o elemento di p o e s ia di c u i o g n i cosa è caipace, di sentire e di comprendere l ’anim a p o e tic a d e lla n a tu r a ; m a Ceccando è p e r eccellenza poeta della n a tu ra (nel s ig n if ic a to p iù p a rtic o la re che suole a ttrib u ira i alla parola) come q u e llo c h e n e firn fatto co m piutam ente il m ondo del suo spirito. Ci sono n el v o lu m e d e i « S o n etti e P oem i » b ra n i di poesia che si sentono nati m q u e lla p s ic h e di a r t i s t a m e n tre il pu ro sentim ento della n a tu ra la d o m in a v a in co n traiS tato e a d esso il poeta si concedeva in cieco abban
d o n o m e n t r e il tocco q u a si istintivo delle corde della $ua lira lo tra s f o r m a v a in m u s ic a e in can to : « A ndando con ΓAutunno », « Silenzio a lp e s tre ». A l p a s s e ro affid a il p o e ta i suoi sospiri perchè ne tram i una
« (leg g era o r m a di nido » e affida i prim i passi d ella su a creatura, cui n o n in v o c a a v e g lia « u n volo d i bianchi angeli cristian i », al canto d e l c u c u lo a p rim a v e ra .
A c c a d e t u tt a v i a q u alche volta che l’arte, acquistando di graz/ia, v e n g a a r is o lv e r s i in artificio, come in quei vertsi u n po' freddi:
E t u fiorendo P rim a v e ra , ridi la c rim e , tu dopo la p ioggia etc.
e in q u a lc h e a ltr o concetto n on m eno peregrino. P iù spesso e in special m o d o i n q u e lla viva p ittu ra (1), di cui si compiace sovente, dei vàri a s p e tti n e i q u a li l a v ita dekla n a tu ra si m anifesta, con spontanea sin
c e r i t à si s e n te v e ra m en te il p o eta p a rla re di sè nel linguaggio della n a tu r a . Così è in u n a delle odi p iù belle dei « Sonetti e Poemi » (A un r o s ig n o lo ), i n c u i le v a rie stàgio ni sanno riesprim ere ciascuna con la n o ta p r o p r i a , f a t t a di suoni di colori e d i luci, tu tta la tristezza di u n a m o r e s e n z a sp eran za.
* * *
tP u re d in a n z i ad u n a creazione poetica che sia capace di produrre n el le tto r e lo s ta to d ’anim o p iù affine d ìe sia possibile a quello del
<1) C e o c a r d o è .p itto r e : e g li h a così p ro n ta ed im m e d ia ta la sensibilità o ttic a per la lu c e e d il c o lo r e ch e luce e colore d iv en tan o veram en te p er lui il mezzo più diretto d ’e s p r e g i o n e :
A rg e n to g rig io c in e rin o argento, p a llo r di s o lita r ia on d a di olivi che si ra c c o g lie a valle ove i declivi p o san o in u n K>por d 'o m b ra e di vento.
V ersi n e i q u a l i u n a lt r o a r t is t a d a lla sq u isita sen sib ilità E rnesto Arbocò (Secolo XIX, 17 G iu g n o 1910) h a c re d u to d i s e n tire u n a sp iccata affinità col oosidetto moderno - im p r e s s io n is m o » p itto ric o .
6 2 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA
poeta, nel m om ento dell·inspiram ene, pe.rc-hè di esso è l ’esatta espres- sione, volendone esam in are e distinguere gli elem enti1 di vita, ci si può tro v a r co stretti ad am m ettere, per così dire, un metodo artistico di t r a d u rre quell’in spirazione. Il che va d ’aiacordo con la definizione crociana che « l’a rte sia l ’espressione p u ra di uno stato d’anim o », perchè questo che conveniam o di d h iam a r m etodo è p u r esso prodotto dello spirito
•più che d a ll’inteMietto ed è in ogni poeta e corresponde allo speciale co
ntante a tte g g ia rsi della s u a sensibilità poetica. È quanto avviene di
■pensare rileggendo u n a strofe d e lla g ià accenn ata can tilen a dei « cuori so litari » :
Cuori, so litari cuori, se m ai u n a fanciulla avesse com preso da un volo di farfalla , dal trillo d ’un uccellilo, — dall lavorìo di u n tarlo entro un piolo che len ta ililnsion di desio in voi cresceva... (1)
dove si 'sente l ’in so lita efficacia di u n ’arte personalissim a tu tta in ten ta a n on d ire la cosa, m a a fa rla sen tire p e r via di im pressioni nuove e in asp ettate, che sono con essa in rap porto ideale e vagam ente in tu i
tivo, riuscendo così a meglio com unicarne l ’in tim a essenza.
Un a ltro degli aspetti (più soggettivi d ell’arte ceccardiana si ritrova in u n a -spioca/ta predilezione p er le personificazioni dhe fanno prova sovente d ’u n a r a r a originailità. L’im agine talo ra si concretizza e si fa inn anzi ai n ostri occhi come u n a coisa 'finita, taflora oi tra sc in a in un m ondo di im pressioni vaghe e indefinite. Ma dove l’a rtista richiede tro p p o a lla s u a 'personificazione, estendendola a un troppo ampio si
gnificato, perde in efficacia insiem e e in proprietà, come in quei versi che descrivono la « p rim a v era del m are «che
...se d u ta in sui balconi,
rosea tra ram i di um idor goccianti, d i «passeri le to rri erm e ghirlanda.
È sta to an co ra giustam ente rilevato come il (poeta insista su motivi
È sta to an co ra giustam ente rilevato come il (poeta insista su motivi