giovane e tanto bravo1
— La
leggenda, certo, crebbe i meriti dell'eroe;ma
il Pascoliaveva
già, per l'età sua,una
mirabile conoscenza del latino e del greco.Mi rammento
di aver sentito parlare d'una sua traduzione in greco di alcuni capitoli della Vita diBenvenuto
Cellini. Inutileaggiungere
che fu tutto del Carducci; anzi, peramor
di lui, tralasciò di frequentare tutte le altre lezioni ... ene
perse quellefamose
seicento lire. Allora si, lafama
sua divampò.Una
schiera di amici, capita-natida
Severino Ferrari eUgo
Brilli, lo aiutava, lo confortava,prendendo
a prestito per lui i libri dalle biblioteche pubbliche si chepotesse avernein casauna
intiera a suocomodo
; ed egli passava la vita a letto, studiando; né per altro simoveva
dal caldo e dallo studio che pel Carducci. Scriveva cosibene
in versi e in prosa che, nelle conferenze per la scuola di magistero, spesso il severo maestroap-provava
senza censure di sorta; eduna
volta che tradusse lafamosa
descrizione della peste diLu-crezio, la sua versione parve cosi bella che il Car-ducci ne fu invogliato a tentareegli stesso la prova:
lode
suprema
e stupendomodo
di correggere.Tra
gli amici intanto correvano certi sonetti suoi che
sembravano
perfetti, ed erano certamente elegan-tissimi; e qualcuno, di loro arbitrio, vollero pub-blicarlo nelle Pagine sparse; qualche altrapoesiafe-cero comparire poi nei
Nuovi
Goliardi.Ho
dettoGIOVANNI PASCOLI 97
ch'era arbìtrio degli amici,
ma
talvolta la cosaan-dava
COSI:—
Brilli—
diceva il Pascoli al Maghetto,— ho due
sonetti nuovi: li vuoi ? te lidò
perdue
litri!
— Due
litri, nella lingua aulica degli stu-dentibolognesi d'allora,opiuttostonelgergo
ieratico diun
piccologruppo
d'iniziati, volevano direuna
lira. Perché tacerei il fatto? spesso con quellalira
Giovanni Pascoli si sdigiunava.
E
della vita dura sofferta in quegli anni da lui conanimo
fermo e conmente sempre
devota all'arte ed all'ideale, io so particolari che meglio lo farebbero pregiareed amare
da' lettori;ma non mi
piace esaltar gli amici perché furono buoni, perché furono pertinaci, per-ché seppero combattere e vincere.Dirò
soltanto che quelbrav'uomo
di Nicola Zanichelli, volendo aiutareil Pascoli, e
sapendo
d'altra parte che labuona
azioneavrebbeanche
potuto esserecommercialmente un
discreto affare, gli offerseuna
volta trecento lire se gli avesse date tutte le sue poesie; e ilCarducci era disposto adaccompagnarle
diuna
sua prefa-zione.Ma
il giovane poetanon
volle saperne a nessun patto, che gli parvenon
meritassero i suoi versi l'onore dellastampa
ed'una
si fatta prefa-zione.A
sentir lui,ben
altre erano le ragioni del rifiuto:meditava nuove
odi, che fossero insiememusica
e poesia, con nuovi ritmi, connuove
com-binazioni di parole; ilvolume
avrebbe dedicato Alla cascata del Niagara-, e nella dedicadoveva
essere descritta, che dico?, fatta sentire la cascata romo-reggiante efumante
giù nelloimmenso
precipizio.Voleva, perlavorare a
modo
suo, andarefin là. Poi, quelvolume non
l'avrebbe negato albuon
Nicola Zanichelli.Versi soltanto? no,
ma
anche laprosaaveva
inmente
il Pascoli,una
prosa contemperata di antico e dimoderno, con
la dignità del cinquecento, laMazzoni,Poeii giovani. 7
g8 POETI GIOVANI
schiettezza del trecento, lascioltezza e l'arguzia de Voltaire,etc. etc.
E con
tale istrumento avrebberi fatto ilromanzo
satiricocome
ilDon
Chisciotte, iromanzo
socialecome /
Miserabili, ilromanzo
psi cologicocome
. . .Non
credo che il Pascoli cono scesse alloraLa
signora Bovary.Ora
cheabbiamo
sorriso insieme, sappia l'amico lettore che più d'un
amico
delnostro Giovanni potrebbe raccontargli per disteso la favola di qualcuno di quei romanzi ; e anche l'azione di qualche suodramma
all'uso de' Greci.Le
fantasticherie artistiche del Pascoli erano cosi qualcosa più che semplici vanti per tenereal-legra la brigata dei commensali.
Debbo aggiungere
che spese in essenon meno
di sette anni: prese la laurea soltanto nel 1881.Oggi
èuno
degli ottimi tra gli insegnanti lettere greche e latine ne' nostri licei governativi.Su' primi deir82,
avendo
ilSommaruga
comin-ciato la Cronaca Bizantina, e cercando permare
e perterranomi
e scritti nuovi, fui io che gli diedi,non
biasimevole indiscrezione, qualcosa del Pascoli.Cosi
comparve
tra' fregi variopinti di quel perio-dico il sonettino che segue:Primavera, entro le botti già canticchia ilvinfremente;
tornan già gii augelli dotti da le scuole d'oriente.
A
le Naiadi il torrente or sussurra odi e strambotti che imparò là su l'algenteAlpe in grembo a l'alte notti.
Là su gli alberi pensosa chiedi forse, o Luna, ai venti una strofe faticosa?
Anch'io penso uno stornello!
rime son gli abbracciamenti, sono i baci il ritornello.
GIOVANNI PASCOLI 99
Lo
trascrissi a mente, epuò
darsi che il po-vero Pascolidebba
portar lepene
della labile me-moria dell'amico. Il sonettino volli a ognimodo
riferire perché fu quella la
prima
volta che, peramore
o per forza, ilmio
Giovanni sitrovòtrasci-natoinnanzialpubblico della capitale.
Mi
parve allo-ra direndergliun
servizio!Oh,
fidatevi degli amici.La
CronacaMinima ha
pubblicato versi di lui in più d'un suonumero;
né ioho
qui bisogno di ram-mentarliai lettori.Ma
ricevo proprio oraun
libretto,stampato
in soli venticinque esemplari, nel quale ritrovo sonetti che so amente
fin dal 1877, ed altriche
mi giungono
nuovi.Sarebbe tempo
che il Pa-scoli, ora che la maturitàdell'arte sua gli dà chiara coscienza di quanto può, raccogliesse insieme le migliori dellesue poesie, e sipresentasse finalmentea
prendere il luogo suo tra i più eleganti verseg-giatori e tra' più fantasticamentecommossi
poetiche abbiamo
oggi in Italia.Due
o tre mesi fa, ebbi labuona
fortuna di sentir leggere dal Carducci,che
è squisito lettore di versi,L'
ultima passeggiata;e
godevo
nell'udire il maestro che, pur notandoqua
e là alcun che dimen
buono, lodava quasiad ogni rispetto quella cara e viva e garbata descri-2Ìone.Come
gli piacque,mi rammento,
la massaia«che d'arguti galletti
ha
piena l'aia », e l'osteria della Pergola in faccende,piena di gridi, di brusio, di sordi tonfi; e il camio fumante a tratti splende!