le mosse,
come
ognibuon
biografo deve, dalla na-scita dell'eroe.Quelladel PascarellaaccaddeaRoma
nell'aprile del 1858.
Mandato
da' suoi alle scuole d'umanità e di filosofìanon
vollemai
piegarsi ad adoprare lapenna
ne'componimenti
e nelle tradu-zioni,ma
se ne valse invece adisegnare di fantasia, eanche
dal vero, inmodo
tale che i maestrinon
lo tollerarono a lungo. «
Ha
tanta disposizione pel disegno! perchénon provano
amandarlo
all'Istitu-to?» Cosi consigliati, i genitori del piccolo pittore corseroad
inscriverlo nell'Istituto diSan
Luca.Oimè,
i lapis e lepenne
del Pascarellanon
voi-J
CESARE PASCARELLA 43
lero nell'Istituto di
San Luca
disegnare,ma
si die-dero invece a scrivere in rima: e vi si ostinarono tanto che i professori, persuasi ch'eraun
peccato tenere a forza su que' noiosi lavori di ornatoun
piccolo poeta si bene promettente di sé, gli dettero garbata licenza. Licenza né tecnica né liceale né ac-cademica.Senza
né arte né parte, il profugo si die a scor-razzare pel Transtevere: ascoltò, osservò, cercò ren-dere con le linee e con le parole ciò che vedeva, ciò che udiva; eRoma ha
avutoun
successore del Belli chenon
teme, per molte parti, il rafironto col progenitore, ed anzi, a parer mio, in alcune lo su-pera.Ho
detto a parer mio,ma dovevo
dire a pa-rere del Carducci, il quale cosi scrisse a proposito del Villa Gloria: «Sonetti in dialetto romanesco, originali—
chedopo
il Belli pare impossibile,—
ha
trovatomodo
di farne Cesare Pascarella.Già
in quelli del Morto dicampagna
die a divedere, anni addietro, potenza cheaveva
a intuire e rendere la verità severa. In questidi Villa Gloria il Pascarella solleva di botto conpugno
fermo il dialetto alle altezze epiche. . .Non mai
poesia di dialetto italiano era salita a quest'altezza».
// morto di campagna, che il Carducci qui loda, edito dal
Sommaruga
neir82, fu laprima
di quelle serie di sonetti in cui il Pascarella sicompiace
ri-trarre con tanta evidenza ed efficacia i casi e i sen-timenti del popolinoromano
:ma
già il suonome
era noto per le coseda lui pubblicate nelFracassa,
dove
loaveva
tenuto a battesimoUgo
Fleres, conun
articolo edun
ritrattino, togliendone occasioneda
certe caricature fatte peruna
festada
ballo nel Circolo degli Artisti.Nel
Fracassa il Pascarella rac-contò, con quellaingenua
malizia e quella copiadi arguzie ch'egli sa, il suo viaggiotra i Ciociari; poi44 POETI GIOVANI
venne
l'altro in Sardegna, colD'Annunzio
elo Scar-foglio. Nell'ultimo fascicolodel rimpianto Pupazzetto diGandolin
i lettori sorrisero, certo, delle avven-ture del Pascarella nel ritorno diSpagna, quando un gendarme
francese,vedendo
che disegnava qual-cosa, gli chiese arrogante chi fosse e che profes-sione avesse.—
Peintre d'ànes!—
rispose lui, emo-strò al
gendarme
il taccuino su cui in quel punto gli stava facendo il ritratto.Che lui pe li somari è un gran pittore,
come
egli afferma di se stesso.Prima
o poi è da sperare s'induca a raccontarcianche
il viaggio nel-l'India:un
suolibretto fittissimo di appunti e quella cartella di disegni potrebbero divenirecon
lieve fa-ticauno
de' libri più vivi e divertenti chepossiamo
augurarci.La
processione dellepagode
! i roghi sulGange
! l'architetturasplendida dei tempii !Vo-lete averne
una
descrizione mirabile?ne ho
trovatoun mezzo
certo: dirbene
al Pascarella del Viaggio nell'India delDe
Gubernatis, e poi starlo a sentire.Il
primo
sonetto chestampò
parla di certifu-namboli checaddero, nel fare i giochi, dal trapezio:
uno
del popolo, al solito, racconta:Li portorno via morti, poveracci....
Sur sangue ce buttorno un po' de rena, e poi vennero fora li pajàcci.
Cosi, fin
da
principio, il Pascarellaprovava
l'artesua a quella severa verità cui accenna ilCarducci.
Si sorride
leggendo
i sonetti suoi,ma non
ripen-sandoli; che allora ilcomico
della espressione vi si palesa, quale è,una maschera
incosciente chevelail senso tragico del fatto. Dalla Serenata a Villa Glo-ria che diversità di argomentiI
nondimeno
si l'una che l'altra serie sono figlie simigliantissime d'unoCESARE PASCARELLA 45
Stesso intendimento d'arte.
Volgarmente
oeroica-mente
sanguinosa che sia, l'avventura prende, sulla bocca delbuon
popolano che ne fu parte e che la narra,un
valore diversoda
quello che ebbe in ef-fetto; e il lettore sorride pel contrasto che è tra laforma
e la cosa,ma
il contrasto stesso locommuove
insieme potentemente.
Dicono
che in Italiamanca
o è raro l'umorismo:a tale parola,
come
accadedi tutte quelle di cui si fa abuso, è difficile dareun
senso preciso;ma
se umoristaè lo scrittore che dei fattiumani
coglie neltempo
stessola partecomica
e la tragica, equasi liatteggia nell'arte