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Cenni preliminari: il dispositivo nell’analitica del potere

Parte Seconda

2.1. Cenni preliminari: il dispositivo nell’analitica del potere

Si è abituati a pensare i gruppi umani organizzati, le società, come comunità politiche, cioè dotate di istituzioni che, non solo si preoccupino dell‟azione amministrativa, ma che, prima ancora, subordinino tale azione ad una visione da realizzarsi attraverso la qualificazione e l‟orientamento degli strumenti gestionali. Se dunque, individuato un obiettivo, il punto sarà quello di scegliere il mezzo più appropriato al suo conseguimento, prima ancora i soggetti politici dovranno individuare e indicare proprio quel tale obiettivo, cui seguiranno i mezzi per raggiungerlo. Progettualità politica e direzione amministrativa sarebbero così attività collegate, ma specifiche di diverse temporalità e differenti dominî di senso.

Per Marx, una volta realizzatasi la società comunista, la Storia avrebbe portato a compimento il suo percorso, cosicché, mancando la necessità di un‟azione politica volta ad immaginare il futuro, quando con la dittatura del proletariato si fosse decretato il termine alla dialettica della lotta di classe, ogni comunità si sarebbe risolta in una Stato puramente amministrativo, in cui esecutivo e legislativo si trovassero fusi a causa di una

politica, che non avesse più alcunché da immaginare e verso il quale tendere. In una visione che fa di conseguenza dello Stato moderno e della politica strumenti di dominazione di una classe sull‟altra, la società comunista si realizzerebbe pertanto come “[…] la soppressione dello Stato e della politica, il passaggio a una società non- politica”105.

L‟immagine, oltre che apparire fortemente utopica e scarsamente realistica, risulta abbastanza inquietante. Ma ciò che propone Foucault, non lo è di meno, anche se molto lontano dal pensiero marxiano sullo Stato – si potrebbe dire a questo incommensurabile –, perché presenta una lettura della realtà sociale come riproduzione incessante di un‟attività amministrativa, che lontana dall‟essere subordinata alla politica, elabora tecniche e strategie di governo al fine di costituire individui perfettamente obbedienti, tanto da rendere pletorico l‟uso della coercizione. Laddove gli orientamenti eterodiretti delle condotte sono dissimulati e sfumati col promuovere la piena attuazione dell‟autonomia personale, grazie a proposte che vadano nel senso del disciplinamento di sé, l‟azione di governo, al tempo stesso sia amministrativa che politica, tende a manifestarsi come assolutamente autoreferenziale. Pur tuttavia, una siffatta razionalità di governo, contenendo in sé le radici stesse della resistenza, di ciò che è stato definito contro-potere, sotto-politica, contro-condotte, può diventare mezzo di trasformazione politico-sociale, qualora le pratiche del sé cessino di essere strumento di governo eteronomo e si trasformino nella costruzione di una soggettività critica e consapevole.

La proposta di Foucault scaturisce da una genealogia del potere politico, quando, seguendo il distintivo metodo analitico, con cui ha affrontato la questione del binomio potere-sapere in campi specifici quali i regimi punitivi e terapeutici, si accorge che, pur non avendo l‟intenzione di fare una teoria dello Stato, il discorso sullo Stato sia divenuto ineludibile. Invero, quelle ricerche che lo hanno condotto ad analizzare particolari istituzioni dall‟esterno, cioè rispetto alle tecnologie e all‟economia generale del potere e ai modi in cui intorno ad esse si costruisce la verità, rinviano allo Stato. Se

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si cerca di separare i meccanismi disciplinari da luoghi come le prigioni o l‟esercito, è tuttavia “[…] lo stato a essere responsabile, in ultima istanza, della loro messa in atto a livello generale e locale” 106

. E in quanto istituzione, lo stesso percorso analitico che ha permesso di passare all‟esterno delle istituzioni, consente di ricollocare “[…] lo stato moderno in una tecnologia generale di potere […]” 107

, la governamentalità.

Seguendo la riflessione foucaultiana sul potere lungo lo sviluppo di categorie politiche, con cui affrontare in modo specifico la nozione di governamentalità, la sua genealogia, i differenti stili di governo, il riposizionamento concettuale dello Stato e il peculiare rapporto instaurato da questo con la società nel liberalismo, pare appropriato iniziare ritornando sulla definizione di dispositivo per ampliarla e approfondirla, poiché strettamente legata al metodo genealogico di Foucault, che non procede deduttivamente da universali e teorie generali, ma dall‟analisi critica dell‟esistente. Infatti è possibile ricostruire la storia della coerenza di un insieme di dispositivi, al fine di definire un‟epoca come la modalità generale di applicazione del potere108

, e giungere così a determinare quella attuale come epoca della società del controllo, o più propriamente della società di sicurezza, per usare un‟espressione foucaultiana – dopo quelle d‟ancien régime e disciplinare – per il fatto che il potere “[…] tendre à être appliqué et revendiqué par l‟ensamble des sujets-collaborateurs” 109

, e dunque ad essere l‟espressione nei suoi dispositivi di una specifica razionalità politica.

Invero, nell‟introdurre lo studio dei meccanismi di potere come oggetto del Corso del 1977-1978, nel quale trova collocazione e esplicitazione la nozione di governamentalità, Foucault inserisce la questione del dispositivo di sicurezza, quale elemento caratterizzante delle società contemporanee, per il fatto che i meccanismi giuridico-legali e disciplinari si rimodulano in modo peculiare all‟interno di un dispositivo generale di potere, nel quale trovano posto conoscenze, tecniche, strategie e

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M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collège de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano, 2010, p. 94.

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Ivi, p. 96.

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O. Razac, Avec Foucault, après Foucault. Dissequer la societè du contrôle, L‟Harmattan, Paris, 2008, passim.

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apparati, volti ad assicurare che i comportamenti complessivi degli attori sociali rimangano all‟interno di un ordine di grandezza ritenuto funzionale e quindi tollerabile per la totalità della comunità politica. Nello specifico si esplicita come le tecniche legali di separazione tra ciò che e lecito e ciò che non lo è, con il correlato di effetti penali, e le tecniche disciplinari di prevenzione e correzione, vengano recepite entro uno specifico dispositivo di potere interessato a rispondere a domande su quale sia il tasso medio di un certo tipo di comportamento, se su tale tasso possano incidere particolari contingenze ambientali e se sia possibile pervenire a una valutazione comparata del costo economico e sociale tra la comparsa di questi comportamenti e il loro trattamento110.

Il dispositivo di potere è costituito allora da una serie di elementi eterogenei – oggetti, macchine, discorsi, pensieri, corpi – e dai rapporti intercorrenti tra le parti che li compongono, i quali manifestano la realizzazione di un dicibile e di un visibile, come esito delle relazioni di forza presenti entro una società in un determinato momento della storia111. Se i discorsi, entro il dispositivo, svolgono la funzione di sostenere o suscitare

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Nelle prime lezioni al Collège de France del 1978 Foucault si sofferma con peculiare attenzione a specificare la nozione di dispositivo di sicurezza, evidenziandone differenze e ragion d‟essere rispetto a quelli operanti nei regimi di potere sovrano e disciplinare, al fine di introdurre il modo in cui l‟espressione governo dovrà essere declinata dal XVIII secolo in poi. In particolare l‟autore, sottolineando la vocazione intimamente medicale della biopolitica, chiarisce diffusamente i caratteri del dispositivo di sicurezza, tramite la sua applicazione in ambito fisiopatologico. Se di fatto il potere sovrano separa i soggetti sani dai malati – rinchiudendoli, per fare un esempio, nei lebbrosari –, mentre il potere disciplinare stabilisce obblighi per il contenimento del contagio – come nel caso della peste –, il potere governamentale si caratterizza per dispositivi che, servendosi della medicina preventiva e degli studi statistici, vadano nella direzione di minimizzare il danno. Portando l‟esempio del vaiolo, dopo aver osservato che nella popolazione vi sono categorie con differenti probabilità di rischio, si interviene con la pratica della vaccinazione per ricondurre la curva epidemiologica normale dell‟intera popolazione a quella della classe statisticamente con il minore rischio di contagio. Riconoscere dunque l‟esistenza e il consolidamento di dispositivi di sicurezza a partire dalla seconda metà del „700 significa poter osservare che il governo non ha il senso di imporre il dominio, né quello di ottenere un controllo totale e eterodiretto tramite l‟applicazione della disciplina su una realtà percepita dal potere politico tanto più difficile da decodificare, quanto più complessa essa divenga. Piuttosto, si vuole amministrare la popolazione riconoscendola come organismo sui generis e dunque intelligibile solo a partire dalle regolarità che le siano intrinseche. Il governo così diventa calcolo, ragionamento basato su un‟unica variabile manipolabile, l‟interesse, che posto a naturale fondamento dell‟azione individuale, consente di orientare l‟attività sociale.

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Per chiarezza va osservato che la ricostruzione ex post di dispositivi di potere e l‟attività classificatoria in epoche storiche riveste una valenza puramente analitica, finalizzata alla comprensione di un divenire,

l‟azione, collegandola a poli di legittimazione, quali il diritto, la scienza o la religione; mentre i collaborateurs – medici, professori, sorveglianti – da un lato applicano una conduzione disciplinare dei soggetti ( vale a dire i subiecti, coloro sui quali viene agito il potere ) e dall‟altro, raccogliendo informazioni, alimentano il sapere che fonda tale conduzione; gli stessi oggetti sui quali agisce il dispositivo vi entrano come elemento attivo, in quanto partecipi del suo funzionamento e, dunque, alla stregua di collaborateurs. I dispositivi si connotano così per essere la concorrenza e la reciproca influenza di regimi discorsivi – il pensato e il detto – e regimi di visibilità – gli elementi materiali –, con la funzione di rispondere a problemi che sono loro preesistenti – insorti da quel substrato di relazioni di potere informali, come ricerca di un equilibrio sempre sul punto di rottura, perché entro una materia in costante movimento, e con queste relazioni in rapporto di causalità circolare 112.

Se dunque è appropriato definire un dispositivo come “[…] un réseau efficient d‟outils et de discours qui réalise une fonction sociale globale selon des problèmes stratégique géographiquement et historiquement déterminés”113, ciascuna epoca è costituita da enunciati e visibilità, i cui dispositivi, nell‟essere l‟attualizzazione di regimi discorsivi e regimi di visibilità, rappresentano l‟ a priori storico di ciò che è possibile: quando si avverta una frattura strutturale in esso, è allora lecito poter affermare di essere di fronte a un cambiamento epocale.

Ma quando un dispositivo cambia, all‟interno di un mutamento generale

che nella sua essenza si costituisce di eventi singolari e imprevedibili, effetti e cause di rapporti di forza informali e immanenti.

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Esempio di tale concorrenza e della difficoltà presente in tale relazione è ciò che accade nel XIX secolo tra l‟elaborazione del diritto penale e il reale funzionamento della prigione, poiché entrambi hanno un proprio oggetto particolare: da un lato il delinquente, colui che a partire da una serie pressoché infinita di atti non formalmente illegali, viene definito dal discorso penale attraverso un atto conoscibile, prevedibile e controllabile; e dall‟altro dei prigionieri, da gestire in modo tale da vincolarne i comportamenti. Tuttavia il problema dell‟eterogeneità viene superato attraverso una logica di

sostituzione: “ La prison gère des prisonniers mais le fait comme s‟il s‟agissait de «délinquants » à

corriger. Le droit pénal ou la criminologie parlent des « délinquants » comme s‟ils rassemblaient aux prisonniers «réels». Cette substitution permet en fait de coupler les deux régimes […]. Le système carcéral, constitué de la prison et du discours pénal, devient un couple pouvoir-savoir où le pouvoir et le savoir s‟entraînent l‟un l‟outre”. O. Razac, Avec Foucault, après Foucault, cit., p. 22.

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dell‟intera configurazione discorsiva e materiale, trovandosi in una relazione di retroattività con l‟ambiente dei rapporti di forza, esso agisce nel modificare tale ambiente, e, a cascata, nel provocare cambiamenti negli individui e nelle masse, nei loro corpi e nelle loro anime, in quanto soggetti a specifiche tecnologie di potere, una volta interiorizzate le norme funzionali proprie a ciascun dispositivo e a ciascuna epoca. Ma non solo, nello stretto legame che vede collegata la storia dei dispositivi con quella dei soggetti, siano essi cooperanti o resistenti, il modo di tale cooperazione o resistenza potrà influenzare sia le tattiche dei dispositivi, che le strategie di un‟epoca. Se poi si è in grado di individuare e formalizzare delle grandi unità discorsive e lunghi periodi in cui i rapporti di forza sono equivalenti, si passa a un altro livello di analisi, ancora più ampio, che consente di narrare il modo in cui si realizzano i rapporti di potere con espressioni quali diagramma greco o diagramma romano o diagramma feudale, ecc.

2.2. Principio di sovranità e razionalità governamentale: due categorie