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Parte Terza

3.4. Rischio e liberalismo avanzato

3.4.1. Neo-prudenzialismo

La critica liberale, che si pone la questione di come ottimizzare il governo della società e dell‟economia, massimizzando la libertà soggettiva, e che trova nelle tecnologie del rischio lo strumento per trasferire all‟individuo la responsabilità del proprio comportamento razionalmente orientato, di modo che l‟attività di regolazione dei processi quasi-naturali si trasformi da diretta in indiretta, ritrova la sua piena interpretazione nelle forme di governo riconducibili al neo-prudenzialismo. Servendosi delle pratiche di auto-regolazione dell‟homo oeconomicus, questo stile di governo si ripiega sui propri meccanismi, assicurando questi stessi, il loro funzionamento, e non gli individui nel loro essere singoli o collettività nei confronti dei pericoli insiti nella diseguale allocazione delle risorse; e lo fa, come descritto da O‟Malley, muovendosi proprio lungo quelle direttrici, per le quali da un lato sono state progressivamente abbandonate tecniche di socializzazione del rischio a vantaggio di tecniche individualizzanti, e dall‟altro si sono intensificate azioni sovrane e disciplinari per facilitare il governo nella promozione e strutturazione della responsabilità individuale. In campo sanitario, ad esempio viene scoraggiato il ricorso al sistema sanitario statale con limitazioni sempre più stringenti riguardo alle tipologie di servizi forniti o la revisione dei criteri di accesso, con strategie legate al prolungamento delle liste di attesa e agendo culturalmente sull‟etica sociale della classe media, facendo apparire immorale rivolgersi al servizio pubblico. Sull‟altro versante non solo si incoraggia il sistema sanitario privatizzato, ma allo stesso tempo si promuove la cura del corpo, attraverso campagne informative pubbliche di prevenzione, per esempio contro i danni legati al fumo o all‟obesità, e la promozione di un mercato del fitness. L‟intervento è concreto ed etico, poiché si interfaccia a un soggetto sia calcolatore razionale, che in base alla relazione tra risorse disponibili e interessi prioritari, opererà la scelta più efficiente e efficacie, sia morale, poiché grazie alla manipolazione neo-liberale dell‟ambiente, viene reso responsabile del risultato ottenuto. Sulla base di una valorizzazione del dovere di star bene, il soggetto viene indotto a operare attraverso strategie orientate alla prudenza

grazie a tecniche di gestione del rischio. Questa estensione delle tecniche di gestione del rischio riguarda qualsiasi sfera di governo, così nel caso della criminalità, una cittadinanza responsabile contempla una collaborazione attiva con la polizia per intensificare e strutturare il controllo sociale e la problematizzazione della condizione della vittima, nel non essere stata sufficientemente cauta nell‟adottare misure di protezione. Alla base della virata prudenzialista, si trova l‟obbligo etico all‟informazione, che permette di osservare come si ripresenti lo stretto legame tra condotta e verità, etica e politica: se si conosce il bene, il giusto, il vero, non potrà essere lecitamente sostenibile il suo opposto. La conoscenza è fonte di responsabilità. La colpevole ignoranza individuale non può domandare la responsabilità collettiva. “The prudent subject of risk must be responsible, knowledgeable and rational. To rely on the State to deal with the harmful effects of known, calculable and individually manageable risks appears feckless and culpable” 226.

Nella profonda trasformazione del welfarism, operato in conseguenza della critica neo-liberale,il rischio non è più il problema posto dal capitalismo, cui rispondere nel tentativo, se non di eliminarlo, almeno di neutralizzarne gli effetti, piuttosto l‟occasione per rendere gli individui più competitivi, in una prospettiva che fa del benessere soggettivo, la condizione necessaria alla prosperità generale e in conseguenza alla convivenza pacifica. Questo accade non solo perché il soggetto razionale e responsabile opera la scelta migliore per dare soluzione ai propri bisogni, ma anche perché sarà lui stesso a definire questi stessi bisogni, e non un sistema burocratico e centralizzato guidato dalla definizione scientifica di apparati professionali di ingegneria sociale. Solo in tali condizioni, definendo i parametri di azione del governo statuale, vi potrà essere la sicurezza che il sistema risulti pienamente efficiente: “prudentialism thus embodies a key technique for dealing with one of the central problematics of liberal governmentalities – defining the minimal parameters of State activity consistent with an

226

P. O‟Malley, Risk and responsibility, in A. Berry, T. Osborne, N. Rose, (edited by ), Foucault and

Political Reason. Liberalism, Neo-liberalism and Rationality of Government, The University of Chicago

ordered, prosperous and peaceful nation”227

. Parametri, che oltre a rispondere a questi concreti obiettivi di governo liberale, si innestano sulla concezione di autonomia per come si è andata definendo, all‟interno della dottrina del liberalismo, dalla forma classica alle concezioni avanzate. Infatti accanto all‟assunzione di una libertà originaria, propria alla condizione umana, si è parallelamente asserita la costruzione, attraverso l‟interazione, della possibilità di operare autonomamente, che farebbe della libertà, più che una condizione naturale, un diritto ritenuto come naturale, cioè un artefatto giuridico-discorsivo che prende forma culturalmente lungo il processo di civilizzazione. Da questa prospettiva si chiarisce ancor meglio il senso di un governo che quanto più sembra essere facilitativo, tanto più interviene con dispositivi sovrani e disciplinari: da un lato infatti questo può operare, in una prospettiva del tutto peculiare di auto- limitazione, a distanza, indirettamente - quando l‟autonomia si sia già costituita -, ma dall‟altro, agisce direttamente con programmi volti alla normalizzazione di quei soggetti che ancora non si fossero uniformati alle norme comportamentali richieste228.

3.4.2. Dalla governamentalizzazione dello Stato alla governamentalizzazione