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DELLA PREVIDENZA SOCIALE IN ITALIA

CENNI STORICI

Prima delle Legge 80 vi erano però già state importanti iniziative settoriali o ter-ritoriali.

I primi Istituti di Previdenza Sociale na-scono con l’Unità d’Italia:

1861 – 5 casse per l’invalidità dei lavora-tori della Marina Mercantile 1864 – gestione pensionistica per gli

im-piegati dello Stato

1865 – gestione pensionistica per il per-sonale delle Forze Armate

1870 – la prime forme mutualistiche volontarie per la previdenza dei Giornalisti

1881 – Cassa Pensioni per i dipendenti ci-vili dello Stato e Monte Pensioni per gli Insegnanti Elementari Il salto di qualità si ha però nel

1898 – Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli Operai

Rappresenta il primo nucleo di quello che successivamente sarà l’INPS ovvero la prima vera forma di tutela previdenziale ed era una assicurazione volontaria con integrazione da parte dello Stato e dal contributo anche esso volontario del da-tore di lavoro.

1908 – Fondo per i Dipendenti delle Fer-rovie dello Stato attivo fino al 2003 quando confluirà nell’InPS 1913 – le 5 casse confluiscono in un’unica

cassa per l’invalidità dei lavoratori della Marina Mercantile

1919 – Assicurazione obbligatoria per la Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli Operai che conta circa 12 mln di lavoratori – CNAS Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali 1920 – Fondo Telefonici

La grande svolta si ha nel ventennio fa-scista:

1933 – La Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia de-gli Operai diventa INFPS ovvero Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale – l’attuale INPS 1937 – ENPAIA per gli addetti e gli

impie-gati in Agricoltura

1938 – ENFASARCO per gli Agenti ed i Rappresentanti di Commercio 1938 – ENPAS per gli Statali

Il 1939 è un anno molto importante poi-ché sono introdotte le assicurazioni con-tro la disoccupazione, la TBC, gli assegni familiari e la cassa integrazione ed è sta-bilito il limite per la pensione di vecchiaia

in 60 anni per gli uomini e 55 anni per le donne ed è istituita la pensione di rever-sibilità.

In quel momento il Sistema Previdenziale Italiano era tra i più evoluti del Mondo Intero ed era oggetto di studio e valu-tazione da parte di tutta la Comunità Internazionale, ma proprio in quell’anno scoppiò la seconda guerra mondiale con tutte le conseguenze che ne deriveranno.

1952 – sono fissati e razionalizzati gli adeguamenti monetari dei trat-tamenti pensionistici dell’imme-diato dopoguerra, è riformata l’assicurazione d’invalidità, vec-chiaia e superstiti. Il calcolo della pensione è tuttora contributivo e viene introdotta la integrazione al minimo

In ottemperanza all’art, 38 della Costi-tuzione Repubblicana l’assicurazione obbligatoria per l’anzianità, la vecchiaia ed i superstiti è estesa anche ai lavoratori autonomi, coltivatori diretti, artigiani e commercianti.

32 LA PREVIDENZA OBBLIGATORIA · CAPITOLO DUE

1966 – sistema obbligatorio di base affi-dato all’INPS

1969 – In pieno autunno caldo viene vara-ta la riforma Brodolini che abban-dona il sistema contributivo per adottare quello retributivo sulla base del concetto assolutamente lecito che la pensione è un reddito di sostituzione di quello da lavo-ro e sono intlavo-rodotte la Pensione Sociale, la Pensione di Anzianità con 35 anni di contributi e la pe-requazione delle pensioni con ri-valutazione automatica sulla base dell’indice dei prezzi di consumo.

1975 – la perequazione è agganciata anche ai salari consentendo la difesa del valore reale delle pen-sioni, ma procurando anche un aggravio pesantissimo della spesa pensionistica che, ulteriormente appesantito dalle pensioni Baby dei dipendenti pubblici degli anni 70 ed 80, sta tuttora pesando sul debito pubblico.

1989 – Riforma della previdenza dei la-voratori autonomi nelle gestioni INPS con equiparazione della mo-dalità di calcolo della pensione a quello dei dipendenti pur in pre-senza di una contribuzione infe-riore e per tutti veniva definito il coefficiente di rivalutazione del 2% per ogni anno di versamen-to con un massimo di 40 anni e calcolato sulla media del reddito degli ultimi 5 anni.

1992 – la Riforma Amato sgancia la riva-lutazione delle pensioni dalla

di-namica salariale, innalza l’età per la pensione di vecchiaia a 65 anni per gli uomini ed a 60 anni per le donne, resta il calcolo retributivo ma il periodo di riferimento viene portato a 10 anni.

1993 – il DLgs 124/1993 contiene per la prima volta una disciplina orga-nica per le forme di Previdenza Complementare

1994 – INPDAP che riunisce tutte le cas-se di previdenza degli Statali – IPSEMA accorpa le casse Maritti-me

1994 – con il DLgs 509/1994 gli Enti Pre-videnziali dei Liberi Professionisti non sono più enti pubblici, ma persone giuridiche di diritto pri-vati (Fondazioni)

1995 – la Riforma Dini introduce il cal-colo contributivo seppure con il sistema pro rata e viene costituita la Gestione Separata per i CO.CO.

CO. i soci ed i titolari di società di capitali, etc

2003 – ha inizio il progressivo innalza-mento dell’età pensionabile con i famosi scalini, scale, scaloni ma la norma sarà poi modificata nel 2007

2005 – il DLgs 252/2005 diviene la norma quadro della Previdenza Comple-mentare in vigore dal 1/1/2007 2009 – entra in vigore il sistema delle

quote per la pensione di anziani-tà ovvero la somma di eanziani-tà ed an-zianità contributiva fissata in 95 e poi in 96 dal 2011

2010 – Nel pubblico impiego l’età pen-sionabile delle donne è parificata a quella degli uomini attraverso un percorso che si è concluso nel 2012 e viene introdotta per la pri-ma volta il concetto di aspettativa

Lamberto Dini

Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1995 al 1996

Mario Monti

Senatore a Vita Presidente del Consiglio

di vita associato all’incremento dell’età pensionabile.

2011 – Il Governo Monti e la Riforma For-nero ovvero come è ora la Previ-denza Obbligatoria